Genere: Comico, Demenziale, Romantico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
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QUANDO L’AMORE BRUCIA I NEURONI
TOM KAULITZ E L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELLA CASTITÀ
A me le fanfiction piacciono. Non saprei dire per quale motivo, mi sono sempre piaciute. Voglio dire, è roba simpatica! Le fangirl sono simpatiche! Io non capisco davvero cosa renda Gustav e Georg tanto disgustati e Bill tanto preoccupato dalla loro presenza. Voglio dire, guardatele: sono così adorabili!!! E non lo dico perché sono iscritto ad un archivio pubblico ed a svariate livejournal community. Non dipende da questo, o dal fatto che io stesso sia una fangirl. Anche perché non lo sono. Al massimo sono un fanboy.
…qual era il punto?
Ah, sì! Le fangirl. Le fangirl sono adorabili, ecco. Non perdono occasione per descrivere me e mio fratello alle prese con situazioni che, facili o difficili che siano, ci danno modo di esprimere pienamente tutto il profondo amore che proviamo l’uno nei confronti dell’altro. E se in questo momento fossi in chat con una di loro, alla fine di questa dichiarazione metterei un bel cuoricino.
L’unico problema delle fanfiction, se proprio se ne deve trovare uno, è che sono drammaticamente imprecise. Al di là del fatto che ogni tanto dipingano situazioni del tutto fuori dall’ordinario – per dire: l’ordinario, per noi, è morire sul tour-bus fra una data e l’altra. O morire su un divanetto agli studi di registrazione mentre lavoriamo a qualche nuova traccia. O morire nei nostri letti quando torniamo all’appartamento di Hamburg. Insomma, morire, il più delle volte, rispecchia la nostra personalissima normalità; mica pomiciare in macchina.
…ho perso di nuovo il filo.
Dio mio.
Dicevo, al di là del fatto che ogni tanto dipingano situazioni fuori dall’ordinario, che ci può pure stare, perché può capitare che ogni tanto si pomici anche, invece di morire soltanto, ecco, al di là di tutto il problema è uno: nelle fanfiction si scopa troppo.
E per troppo intendo: non tanto quanto vorrei, ma tragicamente più di quanto in realtà non si faccia.
Il che, ovviamente, mi massacra.
Cioè, capisci di essere arrivato al punto limite nel momento in cui vorresti ritrovarti in un’emo-fic in cui tuo fratello tenta il suicidio un paio di volte e tu stesso non sei estraneo a momenti veramente pessimi, solo perché il te stesso di quella fic tromba più del te stesso reale.
La mia situazione attuale è descrivibile in poche semplici parole: sto con mio fratello, i nostri migliori amici ci accettano e ci coprono più che dignitosamente – nonostante, lo ammetto, sia io che Bill abbiamo fatto veramente di tutto, ultimamente, perché la cosa venisse allo scoperto – e tutti ci supportano e ci vogliono bene, manager – insolitamente – compreso, ma nonostante quest’ondata di amore profondo mio fratello non me lo dà.
- Tom, potresti per favore smetterla di ascoltare Avril Lavigne e darci una mano con le decorazioni?
Insieme a tutto questo, è anche Natale.
Il che rende la mia condizione ancora più disgustosa.
A Natale non dovrebbero essere tutti più buoni…?
- Non stavo ascoltando Avril Lavigne, Gustav!
- Ah, no? – medita il mio batterista, lanciandomi un cestello pieno di fili pelosi argentati, - Dall’espressione, si sarebbe detto di sì. Qualcosa a metà fra “Nobody’s Home” e “When You’re Gone”.
- Vaffanculo. – rispondo, e Gustav deve ringraziare che io, contrariamente a tutti quanti loro, senta davvero profondamente lo spirito natalizio. Al punto da non saltargli addosso ed azzannarlo come mi sentirei capacissimo di fare al momento.
- Vedo che oggi ogni parola del nostro adorabile chitarrista sa di zucchero. – commenta supponente Georg, affacciandosi dal camerino con una matassa di capelli d’angelo argentati anch’essi che gli cadono dalla testa fino ai piedi.
- C’è un vaffanculo anche per te, se proprio lo vuoi. – minaccio cupo, - E comunque, ‘cazzo stai facendo con quella roba addosso?
Georg sospira dolorosamente e scuote il capo, in una giravolta festosa di fili brillanti.
- Idea di quel cretino di tuo fratello, che, per inciso, quando te lo riprendi è sempre troppo tardi.
Evito di precisare che riprendermelo, in effetti, rientra nella mia lista di regali di Natale e cerco di capire in cosa consista l’idea di mio fratello.
- Dal momento che abbiamo passato la scorsa mezz’ora a sclerare per districarli… - illustra Georg, indicando i fili, - il deficiente ha pensato fosse opportuno mettermeli addosso così per evitare che si annodassero di nuovo mentre li portavo verso l’albero.
- Albero…? – è la mia incredula domanda, mentre mi guardo intorno e noto che, durante il mio periodo di assenza mentale, i miei coinquilini e compagni di band hanno pensato di mettere su un delizioso alberello finto ancora per metà spoglio. – Oh! – dico quindi, annuendo con interesse.
- Finalmente te ne sei accorto. – sibila Gustav, tirandomi addosso un altro cestino, ripieno stavolta di pupazzi effeminati a forma di Babbo Natale, - Ora vuoi darti una mossa e sbrigarti a completarlo? Mezzanotte è praticamente fra tre ore!
Ecco un’altra tipica manifestazione della nostra normalità: ridursi al ventiquattro sera per decorare casa. Ma non è mica colpa nostra se, in genere, a casa neanche ci siamo!
- Ma questa roba fa cagare… - sbotto contrariato, sollevando dal cestino di prima uno di quei filamenti pelosi e reggendolo davanti alla faccia, - Che dovrei farci, avvolgerlo attorno all’albero? Mi dispiace per lui, che schifo…
- Evita di dispiacerti per le cose inanimate! – borbotta Georg, incrociando le braccia sul petto, - Se vuoi dei soggetti per cui provare pena, ci siamo noi che siamo i candidati perfetti!
- E questi Babbi, poi? – proseguo ignorandolo, lasciando cadere a terra il filo peloso ed afferrando un bambolotto dal mucchio, - Cioè, guardali, sono osceni: rotondi e barbuti ma con rossetto ed eyeliner!!! Se non fossero così grassocci somiglierebbero a…
- Ho ho ho! – mi interrompe mio fratello, apparendo in soggiorno dallo stanzino in cui è rimasto rinchiuso tutto il giorno per tirare fuori gli addobbi.
Ora.
Generalmente la mia parlantina è piuttosto sciolta. Nel senso che, quando comincio a parlare, vammi a interrompere, poi. È uno dei miei vanti.
Ma sinceramente, non si può pretendere da me che concluda un concetto – ma neanche che lo cominci, in realtà! – nel momento in cui vedo prendere corpo davanti a me l’incredibile visione di mio fratello infilato in un costume da Babbo Natale circa diecimila volte più ampio di lui.
Senza esagerazioni: è una delle cose più arrapanti dell’universo!
E perciò io non posso parlare.
- Bill, Dio mio! – si lamenta Gustav, passandosi una mano sulla fronte, - È enorme!
Sì, ed anche il piccolo Tomi, là sotto, in questo momento.
- E poi sarà pieno di tarme, santo cielo, è lì da quando… uh… da quando David l’ha indossato per il nostro primo Natale qui! – continua Georg, arricciando le labbra in una smorfia disgustata.
- Per caso avete lavato il vostro spirito natalizio a novanta gradi? – sillaba mio fratello, infastidito, aggrottando le sopracciglia, - No, perché s’è ristretto.
- S’è ristretto perché fai cadere le palle a terra, Bill. – offende Georg, fissandolo astioso.
Bill incrocia le braccia sul petto e assottiglia pericolosamente le palpebre: lo fa solo quando si sta preparando a sganciarne una delle migliori.
- Hai lavato anche il cervello, con lo spirito natalizio, Listing? – ribatte tagliente. Poi la sua espressione cambia: – Spero che almeno a Tomi piaccia! – e perciò si volta verso di me, investendomi con uno sguardo talmente adorabile che pure lo odiassi non potrei mai dirglielo, - Perché a te piace, vero Tomi?
Oh, sì. A parte il fatto che, osservando come gli cade addosso la casacca, coprendolo fino alle punte delle dita, e come gli scivolano dai fianchi i pantaloni, lasciando intravedere tra gli sbuffi di tessuto la stella che ha tatuata sul bacino, mi sento in un filmetto pedopornografico omosessuale…
- …lo adoro. – rispondo sinceramente, sospirando felice e lasciandomi ricadere seduto per terra accanto all’albero, ficcando le mani nel cestello dei Babbi e cominciando a disseminarli ramo per ramo con perizia.
- Ecco, ecco! – esulta Bill, saltellando gioioso e correndomi incontro per poi gettarmi le braccia al collo e stringermi amorevolmente, - Sapevo che tu mi avresti capito!
Be’, insomma. Il vecchio nonnino lappone dev’essere d’accordo con me riguardo cosa possa essere inteso come un valido regalo di Natale. Speriamo lo sia fino in fondo… e mi consenta di ottenere ciò che voglio entro stanotte. Non s’è detto che a Natale bisogna essere tutti più buoni?
- Fate schifo. – borbotta contrariato Georg, fuggendo il cucina a controllare l’arrosto nel forno dopo aver osservato Bill chinarsi su di me e darmi un bacetto a fior di labbra.
- Spero che Babbo Natale porti a Georg una nuova dose di pazienza. – aggiunge Gustav, seguendo l’amico in cucina per verificare che il suo tentativo di salvare il capretto dalla carbonizzazione non risulti in un disastro di proporzioni ancora più enormi, - Perché è palese che quella che aveva gliel’avete già risucchiata via come vampiri.
- Io invece spero che vi porti una donna. – sputo io, infastidito dalle loro lamentele, - Forse, quando comincerete a scopare per conto vostro, smetterete di pretendere di governare quello che facciamo noi in quel senso.
Il nostro batterista scompare in cucina, mostrando il medio, e mio fratello ridacchia, buttandomisi addosso con fare orgoglioso ed ammirato.
- A questo proposito… - gli sussurro in un orecchio, stringendolo alla vita e insinuando una mano sotto l’enorme casacca rossa che indossa.
E lui si ritrae come l’avessi punzecchiato con un fottuto spillo.
Come sempre.
È palese che non me lo scoperò mai.
E che impazzirò per questo.
- Tomi, ne abbiamo già parlato… - mormora colpevole, abbassando lo sguardo.
Vorrei ricordargli che no, non ne abbiamo parlato. Perché “parlare” non vuol dire fermare tuo fratello a mezzo metro da te, osservare il rigonfiamento evidente all’altezza del cavallo dei suoi pantaloni, poi prendere atto della luce folle che illumina i suoi occhi e biascicare un “potremmo aspettare un po’, prima…?”, arrossendo come una vergine alla sua prima volta!!! Questo non è parlare, questo si chiama ricatto morale!
- Avevi detto che avremmo aspettato…
Certo che ho detto che avremmo aspettato! Come potevo ignorare la piega infantilmente triste che avevano preso le sue sopracciglia e limitarmi a pretendere che si lasciasse scopare immediatamente come avevo chiesto?! Ovvio che non potevo!
- Bill, è che… ecco… - mugugno insoddisfatto, incapace di guardarlo negli occhi, - è già passato più di un mese, e io sinceramente sto cominciando a chiedermi quando e se mai accadrà…
Lui si stacca di me con uno scatto nervoso, fissandomi con aria infastidita.
- Stai insinuando che non facciamo sesso solo perché a me piace torturarti, Tom? – protesta animatamente, reggendo i pantaloni per la cintola perché non rovinino a terra lasciandolo in mutande, - No, perché se preferisci ci lasciamo e ti rendo nuovamente la tua libertà sessuale, ok?
Roteo gli occhi, indispettito.
- Ma chi ha mai detto questo, Bill?!
- Be’, lo stai pensando!
- In realtà no. – preciso tranquillamente, - In realtà sto solo pensando che mi andrebbe proprio una scopata, per dirla tutta.
Ovviamente, lui la prende nel peggiore dei modi possibili.
…ammesso che, nella frase effettivamente insensibile che ho appena sparato, ci fosse qualcosa che potesse essere presa in un modo migliore.
Digrigna i denti e mi tira un calcio alla coscia. Uno di quelli che sferra quando è proprio incazzato. Per fare male.
- Non sono mica una delle tue troie, io. – sibila crudelmente, dirigendosi poi a passo spedito verso la propria stanza.
Io rimango lì, da bravo deficiente che sono, un Babbo per mano, un filo peloso in grembo ed un alberello rinsecchito plastificato e ancora mezzo vuoto accanto.
- Sei talmente coglione che mi fai pietà. – sbotta Georg, tornando in salotto reggendo in mano un’insalatiera enorme e posandola nel centro del tavolo già apparecchiato.
Perfetto.
L’ultima cosa che mi serve adesso è proprio una lezione di sentimentologia da parte del mio bassista idiota.
O il vecchio lappone si sta rincoglionendo, o ha smesso di amarmi tutto a un tratto.
- Lasciami in pace. – borbotto infatti, tirandogli addosso un Babbo, - L’unica cosa che mi serve al momento è che qualcuno tipo Cicciolina piombi in camera di quel deficiente di mio fratello e lo convinca che il sesso non è il male, contrariamente a quanto può pensare! – aggiungo ad alta voce, perché anche Bill mi senta nonostante la porta chiusa a chiave della propria camera. In risposta ricevo solo l’ennesimo vaffanculo di oggi, e comincio a pensare che saranno questi i regali che troveremo infiocchettati sotto l’albero quando ci ritroveremo qua intorno a scartarli dopo mezzanotte.
- Dubito che Cicciolina risolverebbe i vostri problemi. – considera il mio bassista, sedendosi accanto a me, - Tom, devi capire che Bill ha dei problemi con te, in quel senso.
- Come si può umanamente avere problemi con me in quel senso?! – sbraito incredulo, torturando il cappuccio di un altro Babbo innocente, - Sono l’essere sessualmente più facile dell’universo intero!!!
Georg sospira, mugugnando di dolore.
- Tom, ti prego: amati un po’, almeno a Natale.
- Non intendo ripiegare sul “solitario”, Listing! Tanto meno a Natale!
- …intendevo di non darti della puttana da solo almeno per oggi, deficiente di un porco che non sei altro. – precisa lui con aria sempre più schifata. – E comunque il problema è esattamente questo: siccome tuo fratello non è così cretino, almeno, non quanto te, e ti conosce perfettamente, sa anche quanto poco valga per te il sesso. Per lui non è così, invece! E tu devi capirlo.
- Ma io lo amo! – ribatto accorato, mentre mi accorgo di quanto la fanfiction che sto vivendo da un po’ stia assumendo toni drammatici che non avrei mai desiderato. Perché diavolo non posso trovarmi in un PWP demenziale…? – Non l’ho mai detto a nessuno, questo! Non conta niente che l’abbia detto solo a lui?
- Ma certo che conta… - annuisce lui pazientemente, - E Bill lo apprezza, ne sono sicuro. È solo che ha bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare il tutto e convincersi del fatto che non sei solo lo stronzo che il più delle volte dimostri di essere, e che non lo pianterai dopo essertelo scopato semplicemente perché ti sei tolto lo sfizio e non hai voglia di ripetere l’esperienza!
Quello che sta dicendo non ha il minimo senso.
- Mai sentita una tale marea di cazzate. – borbotto.
Insomma, io sono pazzo di Bill! Il solo fatto che abbia aspettato un intero mese – più di un intero mese!!! – restando al suo fianco malgrado lui non si voglia decidere a sfilare le mutande lo dimostra! Nessuno, conoscendomi bene come mi conosce Bill, avrebbe ancora dei dubbi a riguardo!
- Lascia perdere. – si lamenta Gustav nei confronti di Georg, portando a tavola un’enorme teglia ripiena di capretto perfettamente dorato, - È una causa persa. Va’ a chiamare Bill, piuttosto: forse, ingerire la giusta quantità di proteine permetterà ai loro cervelli di cominciare a ragionare lucidamente.
- Vogliamo aprire i regali? – suggerisce festoso Gustav, soddisfatto della cena, oggettivamente ottima.
Io e Bill rispondiamo un mugugnante e simultaneo “okay” e ci fissiamo in cagnesco, aggrottando le sopracciglia.
Il fatto che lui sia ancora vestito da Babbo Natale – e che, appena entrato nel raggio di un metro attorno all’albero, abbia riacquistato sorriso e felicità, tornando bellissimo come fosse stato una principessa vittima di un sortilegio spazzato via in un soffio – continua ad eccitarmi in maniera disgustosa.
Vorrei non essere tanto eccitato.
…vorrei che lui non mi piacesse così tanto, ecco. Forse, se non fossi così irresistibilmente attratto da Bill, la nostra relazione sarebbe più semplice. Più lineare. Non dovrebbe necessariamente cambiare, non dovrebbe necessariamente evolversi.
Ma io sono io, ecco. Io non riesco ad assomigliargli in questo senso. Non riesco ad essere paziente e non riesco a dimenticare che lo voglio lo voglio lo voglio, non ci riesco nemmeno per un minuto.
Voglio fare l’amore con lui, ecco tutto. Non mi sembra di chiedere la luna.
Ma lui mi sta palesemente torturando e questo non mi va affatto giù, ecco! Mi sono rotto i coglioni.
- E questo è per Tom… - mi avverte Gustav, agitando un pacchettino colorato proprio sotto al mio naso.
È il regalo di Bill. Riconosco la carta. È quello che mi ha comprato il pomeriggio in cui è uscito con Georg.
Lo guardo. Bill, non il pacchetto. Lui mi evita e fissa un Babbo appeso sottosopra a un ramo di plastica, allungando un dito per giocarci, facendolo dondolare avanti e indietro.
Come diavolo faccia ad essere tanto tenero, sinceramente non lo so.
Scarto il mio regalo. E’ un ridicolo peluche a forma di panda, con una faccia che somiglia ad un fagiolo e gli occhi cerchiati di nero perenne come i suoi. Attaccata ad una zampetta, un’etichetta bianconera mi informa che l’animaletto si chiama Bill. Sul bigliettino che accompagna il peluche, in bella grafia – un corsivo rotondo ed elegante, quasi morbido come la sua pelle, nella mia mente – Bill ha scritto “C’era pure una scimmia di nome Tom. Te la regalerò per il compleanno e potrai metterli accanto sulla mensola!”. Più in piccolo, in un angolino, tre paroline frettolose. Che quasi si nascondono, imbarazzate.
Ich liebe dich.
Mi alzo in piedi e mi avvicino, prendendo al passaggio il mio regalo e sedendomi di fronte a lui mentre glielo consegno. Quando la papera asciuga-smalto viene alla luce fra le sue mani, sul volto gli sboccia un sorriso che è esattamente il motivo per cui lo amo. Lui mi guarda, mi ringrazia e sorride ancora, accoccolandosi contro di me come fa sempre quando vuole un abbraccio ma non osa chiederlo. Ed io lo accontento. E che lo amo glielo sussurro anche io; perché, malgrado la mia naturale propensione alla bastardaggine gratuita, voglio che anche lui non lo dimentichi mai.
Per quanto riguarda il sesso, be’, che dire. Ho aspettato fino ad adesso, posso aspettare ancora. Credo.
- Secondo te hanno fatto pace? – chiede Georg a Gustav, allungandosi sul tappeto per recuperare il vassoio pieno di pandoro che abbiamo trascinato dal tavolo fino a qui prima di cominciare a distribuire i regali.
- Mah, non so. – medita lui, strappandogli un pezzo di pandoro dalla fetta enorme che ha in mano e ficcandoselo in bocca, - Direi piuttosto che Bill l’ha avuta vinta un’altra volta.
Georg annuisce e riflette per qualche secondo. Poi il suo volto s’illumina.
- Evvai! Ancora per una volta, ci siamo salvati dalla lemon!
Chiaramente Bill ride abbracciandomi, al colmo della felicità.
Chiaramente Gustav inarca le sopracciglia e borbotta che certe terminologie andrebbero usate solo online e mai nella vita vera.
Chiaramente, l’unica cosa che resta a me di tutto questo è la drammatica certezza che, come sempre, avevo ragione: io non me lo scoperò mai. La PWP demenziale, temo, me la dovrò scrivere da solo.
Sigh.