Genere: Comico, Demenziale, Romantico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Crack, Incest.
- E se il twincest fosse una meravigliosa realtà? Be', non sarebbe poi tanto meravigliosa. Almeno a detta dei protagonisti.
Note: WIP.
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QUANDO L’AMORE BRUCIA I NEURONI
GEORG LISTING E L’ATTACCO DEI TOMI
È evidente che il mio ruolo all’interno dei Tokio Hotel andrebbe rivisto. O meglio, andrebbe rivisto il mio compenso, perché della disgraziata situazione che ha preso il via in una piovosa mattinata di metà ottobre, due mesi e qualcosa fa, io sono indubbiamente quello che risente maggiormente.
Per dire, a Gustav è toccato Tom. Ma, in seguito a una spaventosa serie di eventi che ora vi narrerò, a me è toccato Bill. E questo è peggio. Peggio di qualsiasi cosa possiate immaginare.
Tutto è cominciato appunto in quella piovosa mattinata di metà ottobre. Erano da poco passate le dieci. Bill dormiva ancora placidamente. Gustav cucinava qualche intruglio dei suoi da abbinare al tacchino che stava preparando per la cena. Tom sembrava perso da qualche parte a fare qualcosa che non avevo intenzione di scoprire.
Dal momento che è comprovato che giocare alla playstation da solo, per un essere umano di sesso maschile, coincide in squallore più o meno a quell’altro passatempo tipico dei ragazzi della mia età – quello che coinvolge una mano e un certo organo semovente del quale non sto qui a specificare il nome – avevo deciso che, squallore per squallore, tanto valeva accendere il pc e vagare un po’ nei favolosi meandri dell’erotismo virtuale, prima che Jost rincasasse e cominciasse a spiarci come una vecchia matrona bigotta.
Ero intento a misurare la circonferenza di un paio di cosucce che sembravano tutto tranne che naturali – e che pure mantenevano intatto tutto il loro fascino, senza la benché minima difficoltà, almeno ai miei occhi – quando Tom spalancò la porta e piombò al mio fianco, letteralmente scandalizzato.
Dopo un attimo di smarrimento iniziale – dovuto più che altro al fatto che la mia mano stesse già dirigendosi pericolosamente verso il cavallo dei miei pantaloni, anche se Tom non sembrava essersene accorto – mi sforzai di sorridere ed accoglierlo nel migliore dei modi.
- Compagno! – dissi felice, sollevando una mano per salutarlo, - Vuoi unirti? – chiesi, facendo cenno allo schermo con un breve movimento del capo.
Tom spostò lo sguardo da me a Jenna Jameson e lì lo tenne per una considerevole quantità di secondi.
- A lei, con piacere… - esalò infine, estasiato, mentre io mi lasciavo andare ad una risata bonaria. Ma poi lo vidi scuotere il capo e chiudere gli occhi, come a scacciare i pensieri impuri, e allora realizzai che doveva esserci qualcosa che non andava, perché altrimenti Tom Kaulitz non si sarebbe mai privato di una visione simile. – Ma che sto facendo?! – lo ascoltai dire, inarcando le sopracciglia e fissandolo con curiosità, - Georg, ho un problema.
Ebbene sì.
Fui io il primo a saperlo.
È per questo che lo stronzo – e quando dico stronzo intendo quel mentecatto di Gustav – si diverte a farmi raccontare questa storia: sa che sono io quello che ne è rimasto più traumatizzato.
- Credo di essere innamorato di Bill.
Rimasi lì, come un baccalà, a fissarlo.
Alle mie spalle, Jenna si stava strusciando gioiosa contro qualcosa che avrebbe potuto essere un piumino ma anche altro, e il dramma era proprio questo: non riuscivo ad interessarmene. In un qualsiasi altro momento della mia normalissima vita, scoprire se quello fosse un piumino o qualcos’altro sarebbe diventato più o meno l’obiettivo primario della mia esistenza, la più assoluta fra le mie priorità.
Il mio chitarrista aveva appena dato ragione all’orda infoiata di fangirl cui mio malgrado si vendeva la nostra musica.
E, di fronte a tutto ciò, Jenna e il suo presunto piumino perdevano importanza.
Mi risparmiai tutta quella serie di commenti idioti che generalmente personaggi altrettanto idioti fanno nei telefilm o nei libri – o nelle fanfiction! Come dimenticare? – in situazioni simili. Appunto, non ero un personaggio idiota, per quanto le fangirl si ostinassero a credere diversamente e tratteggiarmi in tal modo nelle loro operette telefilmiche da quattro soldi. Perciò evitai di dire “ma sì, certo, Bill è adorabile, tutti gli vogliamo davvero molto bene!”, oppure “ma è ovvio che tu lo ami: siete fratelli, siete gemelli, l’affetto che vi lega è il più profondo che esista!”. Sapevo che Tom non intendeva niente del genere, e sinceramente offrirgli il fianco per una risposta banale quale sarebbe stata “non in quel senso” in un’occasione simile non mi sembrava l’opportunità migliore.
Dal momento che la mia vita si stava trasformando in una kaulitzest, che almeno fosse di qualità.
- Hai di nuovo letto quella robaccia, Tom? Lo sai che ti fa male. – risposi quindi, ricordando di quando, dopo aver letto in una fanfiction di essere un genio di composizione poetica, Tom ci aveva ammorbato l’esistenza per settimane proponendo ogni giorno un testo nuovo talmente orribile che perfino Bill, generalmente morbido quanto a giudizi nei suoi confronti, alla fine era sbottato in un “Tom, vuoi piantarla di scrivere vaccate? È ovvio che non le useremo mai!”.
- No! – rispose lui, infervorandosi, - Cioè, sì. Ma non c’entra!
Roteai gli occhi, esasperato.
- Qualsiasi cosa dicesse, era una fanfiction. Niente di credibile. Non era un articolo di giornale. – mi soffermai un po’ a riflettere. – Be’, in genere neanche quelli sono credibili. Soprattutto se hanno per protagonista te. Comunque! Il succo della questione è: dimentica e passa avanti. Vuoi scoprire con me cosa sta facendo Jenna in questo filmino?
Lui lasciò scivolare ancora una volta lo sguardo sullo schermo del computer.
- Sta scopando uno sturalavandini, al momento. – disse candidamente, per chiudere il discorso.
Guardai anche io. Aveva ragione.
Tra l’altro, sarebbe stato anche normale se avesse usato il manico, ma…
…insomma, prodigi della natura.
- Georg, ti prego. – prese le redini Tom, avvicinandosi al computer e spegnendolo dal tasto sull’hard disk, incurante dei traumi gravissimi che avrebbe potuto causargli – e causare a me per avermi privato dello spettacolo della natura all’opera, - Davvero, è un problema. Non so che fare.
Sospirai, roteando sulla sedia con le rotelle e spostandomi lentamente fino alla finestra sulla parete opposta della camera.
- Che diavolo diceva questa fanfiction di così sconvolgente?
- Ma niente, infatti te l’ho detto che non c’entra! Era una cosa piuttosto banale, a dire la verità, c’ero io che ero innamorato di Bill e facevo l’emo-boy perché avevo paura che dicendoglielo lui poi avrebbe pensato che facevo schifo, e in effetti poi glielo dicevo e lui mi strillava in testa che facevo schifo, e infatti la cosa mi ha lasciato perplesso per dirla tutta, perché, voglio dire, Bill era quantomeno OOC, e stavo pure meditando di lasciare una recensione, sai? Tanto su quel sito c’ho pure un account, mi chiamo Kaulitz89, è incredibile come la gente non sospetti nulla, pure se nelle tue info scrivi che fai il chitarrista per una band, da quando sto lì se n’è accorta solo una ragazza e ha creduto che stessi scherzando!, e comunque ero lì che meditavo-
- TOM, CRISTO SANTO!!! – sbraitai scattando in piedi, cercando di porre un freno al fiume in piena che era diventato, - Non mi interessa sapere come passi i tuoi giorni da fanboy, cazzo! Ne abbiamo già discusso in passato e ti ho già detto che disapprovo, disapprovo e ancora disapprovo! Piantala, eh!
- Ma tu mi hai chiesto-
- Ti ho chiesto perché hai realizzato di essere innamorato di tuo fratello, mica che hai fatto nelle ultime due ore! E porco cane!
- …be’. – rispose lui, scrollando le spalle, - Leggevo. E ci ho pensato.
- Ci hai pensato?
Annuì.
- A cosa hai pensato?
- Che ero innamorato di Bill.
- …
- …Georg?
- O tu fingi di non capire. – meditai a mia volta, incrociando le braccia sul petto e lasciandomi ricadere sulla sedia, - O non capisci sul serio. Ora, ho visto che quando ieri David ti indottrinava usando il Monopoli come scusa, lo seguivi. Quindi sei in grado di capire un essere umano che parla. Mi capisci quando parlo, vero Kaulitz?
- Certo che ti capisco, Georg…
- Ecco. Quindi… - presi fiato. E urlai. – Che sei innamorato di Bill me l’hai già detto!!! Vuoi cercare di rendermi partecipe del processo mentale che ti ha portato a capirlo?!
E lui mi guardò. Per molti secondi. Più o meno con la stessa intensità con la quale aveva guardato Jenna prima.
…oddio, la stessa proprio no. Fortunatamente.
E poi rispose nella più banale delle maniere.
- Processo mentale…?
Ed io l’avevo intuito, lo giuro. Me lo aspettavo, che rispondesse così.
Era Tom, perdio!
Ma questo non mi impedì di schiaffeggiarmi la fronte ed erompere in un mugolio sconsolato, lasciando andare il capo contro lo schienale della sedia.
- Tom… non vorrai dirmi che stavi lì a fare tutt’altro e a un certo punto il tuo cervello ha pensato che fosse opportuno semplicemente comunicarti che eri innamorato di Bill, vero?
Lui si puntellò il mento con un dito, riflettendo con serietà. Almeno apparentemente.
- Be’, sì. – annuì al termine della riflessione, tornando a guardarmi. – Stavo segnalando alla tizia che aveva sbagliato a scrivere il tuo nome e il pensiero mi ha attraversato la testa. Senza motivo.
Lo fissai.
- Cioè era pure una merda, ‘sta roba che stavi leggendo?
- Te l’ho detto! Era banale! E poi la tizia si ostinava a chiamarti George!
Vedete perché ci tenevo, che almeno la mia vita fosse una kaulitzest di qualità? Perché, con tutte le belle fanfiction che ci sono in giro, il mio chitarrista si ostina a leggere solo le vaccate! Ditemi voi se non è la cosa più ingiusta che avete mai sentito.
Sconvolto, rattristato, esasperato e generalmente sfiduciato riguardo l’intelligenza media delle nostre fan – anche se su quella in effetti non avevo mai contato molto – e, soprattutto, del mio chitarrista – l’uomo sulle cui spalle si reggeva il peso del nostro successo dal momento che le spalle di Bill erano troppo sottili pure per reggere il peso dei suoi capelli – mi sollevai dalla sedia e andai a morire sul mio letto, arrotolandomi fra le lenzuola e considerando che, in fondo, non era ancora tanto tardi: potevo seguire il geniale esempio di Bill e riprendere a dormire.
- Geoooorg!!! – sussultò disperato Tom, saltandomi addosso e cominciando a tirarmi da ogni lato per costringermi a curarmi di lui, - Non puoi abbandonarmi così! Io adesso che faccio?!
- Ma sei serio, Tom?! – sbottai incredulo, affacciando appena il naso oltre la coltre di coperte.
- Certo che sono serio! – annuì lui, compiaciuto, afferrandomi per quell’unico punto esposto ed obbligandomi a riemergere dalla matassa tra mugolii di dolore e di rammarico.
Pensai semplicemente che, se l’avessi messo di fronte alla palese assurdità di ciò che stava blaterando, forse avrebbe smesso di farlo.
Ah.
L’illusione.
- Be’, se sei così convinto… - suggerii distrattamente, riutilizzando ad arte la posa di sostenuto distacco che Bill aveva imparato direttamente dal maestro del falso disinteresse, alias Herr David Jost, e quindi fissandomi le unghia con fare interessato mentre le sopracciglia si inarcavano fin quasi a lambire l’attaccatura dei capelli, - …perché non glielo confessi?
Ovviamente, pensavo, non avrà mai le palle di presentarsi in camera di suo fratello e dire una cosa simile.
Mi sono già sfottuto da solo per questo palese eccesso di razionalità…?
No, dico, davvero: è stata una crudeltà inserire me, che sono tanto intelligente, in questo manipolo di cretini.
- Okay! – rispose lui, sorridendo come un bambino, felice di essersi rivolto a me per trovare la soluzione perfetta ad ogni suo guaio, - Grazie mille, Georg! – e così dicendo saltò in piedi, dimentico di me che lo fissavo sconvolto dal mio rifugio di lenzuola per metà disfatto, e si allontanò impettito verso la porta, mugugnando “Però! ‘Grazie mille, Georg’… è un buon titolo per una fanfic! Ho già la trama!”.
Io lo ammetto.
Ci misi effettivamente un po’ a capire che l’idiota si stava apprestando a rovinare tutte le nostre vite.
Ma quando lo capii, giuro, saltare in piedi e corrergli dietro fu la prima cosa che feci.
Peccato fosse troppo tardi.
Bill batte le mani compiaciuto, mentre Tom rievoca per l’ennesima volta l’epopea di quella mattinata ottobrina che sembra appartenuta a secoli fa e invece risale appena a un paio di mesi.
Io, giuro, sono così stanco del twincest che ho meditato di lasciare più volte il gruppo.
Mi fa rabbia guardarli pomiciare. Io sono più bello, più bravo e più intelligente di loro: meriterei di meglio!
- Non è del tutto preciso, Tom, io non ho… - parto a lamentarmi, ma Gustav mi scocca un’occhiataccia dall’altro lato del tavolo e mi intima di guardare Bill.
Ed io lo guardo.
Sta lì, felice come una pasqua, e letteralmente pende dalle labbra di suo fratello. Sta aspettando che lui vada avanti, che gli racconti di come fece irruzione in camera sua, di come saltò sul suo letto, svegliandolo di soprassalto, di come lo prese gentilmente fra le braccia e, prima di baciarlo con passione sulle labbra, gli confessò di amarlo.
Chiaramente, come Tom non è stato preciso riguardo le mie dichiarazioni, non lo sarà neanche riguardo al racconto. Perché mica è andata a quel modo. Lui ha fatto irruzione scardinando quasi la porta, Bill è saltato in aria e ha avuto due infarti, gli ha tirato addosso mezzo comodino strillando come un ossesso e solo dopo ha lasciato che si avvicinasse e gli parlasse. E, quando Tom l’ha fatto, altro che abbracci e baci. Piuttosto, gli urletti concitati di Bill somigliavano per contenuto più al “banale” copione della fanfiction che Tom aveva letto, che non a quello che aveva registrato nella mente e che da quel giorno avrebbe propinato a noi come racconto delle sue magnifiche gesta ogni volta che ne avrebbe avuto l’occasione.
Però Bill è così soddisfatto, ogni volta che Tom mette l’inizio della loro storia in questi termini fantasiosi… non si può proprio guardarlo negli occhi e dirgli “sta mentendo e lo sai”.
Perciò sospiro e scuoto il capo, ficcandomi in bocca un’abbondante porzione di maiale arrosto mentre Gustav mi guarda e sorride soddisfatto.
Continuo ad ascoltare distrattamente il racconto di Tom.
Sul seguito non mente mai. Non ne ha bisogno.
Non è stato facile, ci è voluto del tempo, ma come nella più perfetta delle fanfiction dopo qualche tempo Bill semplicemente è andato da lui e, sorridendo felice come un bambino, gli ha confessato di ricambiarlo.
Quale fosse stato il suo processo mentale, non me lo sono mai chiesto. Non voglio saperlo, se non altro perché so che Bill i processi mentali li ha sul serio. Ed è questo quello che mi spaventa.
Ma, all’inizio di tutto questo, mi stavo lamentando perché, dopo tutto questo circo di idiozia e isteria, Gustav s’era beccato Tom ed io Bill. Allo stato attuale dei fatti che vi ho narrato, siete liberi di non capire perché; ma la spiegazione in realtà è molto semplice.
La prima volta che Tom ha raccontato a Bill come aveva realizzato di amarlo e come io l’avevo aiutato a capire ciò che doveva fare per rendere la propria vita migliore, Bill ha – comprensibilmente ma erroneamente – dedotto che io fossi diventato il confidente segreto del suo amato fratello. Quello al quale confessava tutte le sue ansie, i suoi problemi e i suoi desideri.
E quindi, ovviamente, ha deciso di allungarmi le mani addosso e utilizzarmi per i propri loschi scopi.
Deve comprargli un regalo? “Georg, mi aiuti a sceglierlo?”.
Deve mostrargli un testo nuovo? “Georg, secondo te potrebbe piacergli?”.
Deve aiutarlo a rilassarsi dopo una giornata stressante? “Georg, secondo te se gli faccio un bel massaggio alla schiena e poi, già che ci sono, scendo a massaggiare pure qualcos’altro, è una buona idea?”.
E io non sono davvero il confidente di Tom, ma posso sopportare tutto, davvero. Regali inutili e testi melensi compresi.
Ma le cronache in diretta della loro fottuta vita sessuale, quelle no!