Scritta in coppia con Ana.
Genere: Romantico, Commedia, Erotico.
Pairing: Bill/Tom, Bill/Andreas/Tom.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Incest, Lemon, PWP, Slash, AU, Threesome.
- liz scrive: "questa storia nasce un po' anche per prenderci per i fondelli... e prendere per i fondelli pure miles away XD sappiamo che la amate, ma quella fic aveva un'enorme pecca: non era abbastanza zozza!"
ana scrive: "ed e' per questo che veramente la consigliamo a chi ha una mentalità abbastanza perversa"
liz scrive: "e la sconsigliamo anche a chiunque vorrà trovarle significati profondi: vi assicuriamo che non ce n'è"
ana scrive: "l’unica profondità della quale si parlerà sarà..."
liz scrive: "SMETTILA SUBITOOOOOOOH X’DDDDDD"
Note: A sei mesi dalla sua apertura, quello che doveva essere uno spin-off scemotto per festeggiare il Natale in compagnia di Miles Away è diventato prima un concentrato di porno prolungato e poi una puccioseria random con la quale riappacificarsi col fluff in attesa del seguito angst (Perfect Shade Of Dark Blue, che non vedrete su questo archivio perché opera unica di Ana). Per la verità - e qui mi discosto da quella che pare essere l'opinione comune - io mi associo a Tab nel dire che ho tanto apprezzato lo scrivere le parti pornografiche quando mi ha per certi versi infastidito indulgere nell'introspezione XD Voglio dire: la storia era nata, appunto, per essere un porno senza pretese. Come dicevamo nell'intro, un modo per prendere in giro Miles Away. Ha preso una piega più riflessiva, verso la fine, e non me ne pento del tutto, ma mi pare che si sia un po' snaturata, col proseguire. Che sia un po' invecchiata prematuramente. Insomma. MA non me ne pento mica è_é E comunque la threesome resta una delle scene di sesso migliori che abbia mai scritto <3
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MILES AWAY: CHRISTMAS SPECIAL
PORN IS WHAT WE AIM FOR
CAPITOLO 4

Quando rientrarono, alle tre di notte, il bungalow era troppo freddo, troppo buio e troppo silenzioso per rientrare nei canoni di ciò che avrebbe definito “un buon posto in cui riposare dopo una giornata stancante”.
Del loro unico, preoccupatissimo e stanchissimo padre, non restava che un bigliettino sul ripiano portaoggetti dell’ingresso.
“Siete dei figli orribili, non vi perdonerò mai. Sono le due e mezza, ed anche se restassi sono talmente stanco che non riuscirei a rimproverarvi come meritereste, anche se rimanessi, perciò me ne vado a letto. Abbiate almeno la decenza di farmi uno squillo, quando arrivate, così mi metto l’anima in pace.
Cercate di dormire bene.
Papà.”


Bill ridacchiò, ficcando una mano in tasca ed estraendo il cellulare, col quale provvide ad avvisare il suddetto genitore del fatto fossero ancora vivi e vegeti e ormai in salvo, prima di gettarlo con noncuranza sul mobile.
- Tom! – borbottò, stringendosi nelle spalle e guardandosi intorno con aria infastidita, - Si congela!
- Mmmh. – mugugnò in risposta lui, chiudendo brevemente la finestra della sala principale, prima di tornare accanto a lui ed avvolgerglisi attorno come una coperta.
- Tooom… - si lamentò il moro, divincolandosi debolmente fra le sue braccia.
- Be’? Che c’è? – chiese l’altro, sporgendosi oltre la sua spalla e lasciandogli un bacino sulla guancia, - Sei stanco?
- Sì. – ed anche tremendamente frustrato. Ma questo non poteva dirlo, ovviamente.
Quello che era successo da Andreas aveva avuto un unico, devastante effetto, su di lui: l’aveva lasciato mortalmente eccitato e, purtroppo, anche del tutto insoddisfatto.
Insomma, era una crudeltà gratuita! Perché, su tre persone, tre, accidenti!, lui era stato l’unico a non meritare un sanissimo, doveroso ed estremamente virile orgasmo? Cazzo! Era un uomo anche lui, in fondo. Un’erezione schiacciata sotto un paio di jeans talmente stretti da fargli desiderare – per la prima ed ultima volta nella sua vita – di poter indossare la roba di Tom, era una punizione troppo ingiusta! D’accordo, la sua vita non era esattamente il ritratto della santità, ma…
…oh, be’.
- D’accordo, d’accordo. – sussurrò Tom, lasciandogli una risatina sulla pelle del collo e dandogli letteralmente i brividi, - Che sei teso, lo sento da me. – continuò sensuale, scivolandogli sulla schiena con le mani bene aperte, - Hai tutti i muscoli contratti. Sai che ti ci vorrebbe?
Oh, sì. Sì che lo so. Un letto. E te dentro di me. Adesso.
- Cosa?
- Un bel bagno caldo e un massaggio!
Bill si voltò a guardarlo, sbigottito. E poi sorrise lieve, rilassandosi istantaneamente sotto il tocco di Tom, che gentilmente cercava di sciogliergli i muscoli delle spalle.
Suo fratello lo conosceva meglio di quanto non si conoscesse lui stesso.
*
- Tu non sei un fratello. – flautò estasiato, giungendo le mani sotto al mento e rimirando con evidente compiacimento lo spettacolo della vasca ripiena fino a traboccare di acqua calda e schiuma profumata che crepitava lievemente a due passi da loro, - E non sei nemmeno un fidanzato! Neanche un essere umano! Sei un angelo!
- Ehi! – ridacchiò divertito Tom, stringendolo con dolcezza da dietro e conducendolo verso la vasca, ondeggiando comicamente, - Vacci piano con le offese, in teoria gli angeli sono asessuati!
- Smettila di puntualizzare cose inutili, Tom… - borbottò Bill, sporgendo offeso le labbra in modo tale che il fratello non potesse rifiutarsi di poggiar loro addosso un bacio piccolo e umido, incredibilmente tenero, - Quando ti dico cose piacevoli, cerca di godertele, una volta tanto. Senza commenti.
- Stai tranquillo… - lo rassicurò Tom, scivolando con le labbra lungo il mento ed il collo, - Di te mi godo sempre tutto
- Perché con te ogni cosa deve sempre ridursi al sesso? – sospirò lui, alzando gli occhi al soffitto, mentre Tom rideva ancora contro la sua pelle.
E soprattutto, perché per me dev’essere così dannatamente difficile sentirti parlare senza pensare che la tua voce mi piacerebbe sentirla in tutt’altro modo, e in tutt’altra situazione…?
…devo essere impazzito del tutto.
Che razza di modo di ritrovarsi adolescenti e allupati così all’improvviso.

- Avanti, avanti. – lo esortò Tom, ricominciando a spingerlo verso la vasca, - L’acqua si fredda! Non vorrai rendere vani tutti i miei sforzi…?
- Non sia mai. – ridacchiò Bill, sfilando le scarpe, sbottonando i jeans e scalciandoli velocemente in un angolo della stanza, sull’immacolato pavimento in piastrelle bianche, prima di provvedere anche a sfilare la maglietta dalla testa ed avvicinarsi con aria famelica alla vasca da bagno. I boxer sparirono durante l’arco del secondo successivo, dopodiché Bill era già completamente immerso nella vasca, ricoperto di schiuma e circondato da caldissime e rassicuranti bollicine profumate. – Sono in paradiso! – esclamò vittorioso, facendo le fusa come un gatto.
- C’è posto anche per me? – chiese Tom, sornione, chinandosi in ginocchio a fianco della vasca ed accarezzando l’acqua col palmo aperto.
Bill sorrise ed annuì, vagamente imbarazzato, ritirando le gambe al petto per fargli posto.
Quando anche Tom si liberò dei propri abiti e lo raggiunse dall’altro lato della vasca, a Bill sembrò di essere ritornato indietro nel tempo. Non a quando erano bambini, né a quando erano neonati. Un tempo ancora più antico. Un tempo in cui dividevano uno spazio minuscolo e riuscivano comunque a non sentirsi “di troppo”. Ora, come allora, a Bill sembrava che anche se quella vasca fosse stata solo la metà, sarebbero comunque riusciti a riempirla comodamente, senza essere d’intralcio l’uno all’altro.
Era bello, finalmente, sentirsi di nuovo completi e perfetti.

…per quanto dannatamente frustrati.
E per quanto il suo stupido gemello sessuomane sembrasse decisamente intenzionato ad ucciderlo prima dell’indomani mattina.
- Tom!!! – sbraitò il moro, spingendosi con foga contro la parete della vasca, resa tiepida dall’acqua, - Che cavolo stai facendo?!
- Sto cercando di farti rilassare… - gorgheggiò lui, tranquillamente, sorridendo con una tale malizia e con tanta sfacciata sensualità che Bill si sentì salire il sangue alla testa ed ebbe paura di svenire. - …ehi? Tutto a posto? – chiese immediatamente Tom, premuroso, scorgendo nei suoi occhi annebbiati i segni del cedimento.
Tutto a posto? Certo!
Se solo il tuo fottuto piede non stesse giocando felice col mio uccello, allora sì, potrei dire di essere perfettamente a posto!

- Ma sei veramente impossibile! – si lamentò, spingendosi indietro col bacino, per cercare di sfuggire al suo tocco, - Non ti sazi proprio mai!
- Oh, avanti! – rise Tom, schizzandolo con un po’ d’acqua e sporgendo in avanti la gamba criminale, - Sto solo cercando di metterti a tuo agio!
- Certo! – arrossì Bill, cercando di afferrargli il piede fra le mani, - È una tecnica che dovrebbero suggerire alle hostess sui voli e alle cameriere nei ristoranti! “Vuole che la metta a suo agio, signore? Si sfili i pantaloni, grazie, mentre io mi tolgo le scarpe”!
Tom sembrò trovare il tutto incredibilmente divertente, e si piegò in due, scoppiando a ridere, reggendosi il ventre con le mani e ritirando le gambe, assumendo una forma vagamente sferica mentre rischiava di affogarsi da solo scivolando sul fondo della vasca e finendo sommerso di schiuma.
- Mio fratello è una palla. – considerò annoiato Bill, in un sospiro stremato, mentre ficcava una mano sul fondo della vasca per recuperarlo prima che morisse, magari intrappolato fra i propri stessi dread.
Tom, però, sfuggì al suo tentativo di recupero. Contorcendosi su sé stesso, riuscì a cambiare posizione, e riemergere proprio davanti a lui, ritrovando immediatamente il contatto coi suoi occhi.
- …come diavolo hai fatto?! – sbottò incredulo il minore, spalancando gli occhi.
Tom si chinò a baciarlo, sollevando una mano e portandola con disinvoltura fra le sue gambe, ricominciando ad accarezzarlo.
- Sono particolarmente snodato… - ammise in un soffio, prima di riprendere a baciarlo, con più passione.
- Tom… - mugugnò Bill, socchiudendo gli occhi e cercando, con poca convinzione, di tirarsi indietro per sottrarsi almeno alle carezze, che lo stavano facendo del tutto impazzire – come se già non fosse stato più che propenso ad un’eventualità del genere! – Tom, aspetta, non è il caso di-
- Oh, avanti… - bisbigliò lui, scendendo a baciargli lievemente le clavicole e cercando di spingerlo verso l’alto, per far emergere i capezzoli dalla superficie dell’acqua, - Credi che non me ne sia accorto…?
- Di cosa…? – chiese Bill, cercando di distrarre il fratello mentre si spingeva di nuovo a fondo nella vasca.
- Del fatto che sei stato l’unico a non venire… - rispose Tom, impietoso, costringendolo a risalire con una carezza più poderosa e decisa delle altre, e prendendo immediatamente a stuzzicargli un capezzolo con i denti, una volta ottenuto il proprio scopo.
Bill mugugnò una protesta stremata, nascondendo gli occhi sotto l’avambraccio ed inarcandosi sotto i baci e le carezze di Tom, che per contro si lasciò andare ad una risatina divertita ed approfittò del suo momento di debolezza per sollevarlo ancora un po’ e portarlo a sedersi sul proprio grembo.
- Sai, io potrei risolvere questo tuo… enorme problema… - suggerì sensuale, mordicchiandogli un lobo, - Ma prima tu dovresti fare qualcosa per me…
Bill non lo degnò di una parola, ma gli gettò addosso uno sguardo talmente liquido e intenso che Tom non poté fare a meno di ridere ancora, chinandoglisi addosso e mordendogli le labbra, possessivo.
- Dillo. – pretese, perentorio, - Dillo, e ti prometto che questo sarà l’orgasmo più potente di tutta la tua vita.
Cristo, sì.
È tutto quello che voglio.

Aprì gli occhi.
Si rese conto.
- …cos’è, un ricatto? – chiese a mezza voce, separandosi da Tom lentamente ma con decisione, inarcando le sopracciglia, incredulo.
Anche Tom non poté fare a meno di tornare presente a sé stesso, mentre tutta la tensione sessuale che s’era accumulata nella bolla di vapore attorno a loro sembrava sgonfiarsi e svanire in uno sbuffo d’aria troppo fredda.
- Non… Bill, aspetta…
- No… - borbottò lui, con una smorfia, - Non ce l’ho con te, ma non è bello dire una cosa simile in un momento come questo…
Tom fece la stessa smorfia, incrociando le braccia sul petto.
- Be’, quando l’ho detta sembrava figa. – argomentò cocciuto, inclinando il capo.
- Ma sì, ok, se la nostra vita fosse stata un telefilm di serie b, d’accordo. Ma cavolo… un po’ di… - gli lanciò un’occhiata imbarazzata, - …se dico “romanticismo” sembro troppo femmina?
Tom sospirò, arrendendosi.
- No, non sembri femmina. Solo un rompipalle estremamente sensibile. – commentò, arricciando il naso in un’altra smorfia offesa, che divertì molto Bill, - Comunque, ok, capito. Ho combinato un casino. Usciamo di qui ed andiamo a nanna? – propose come segno di pace, sollevandosi in piedi ed allungandosi verso i sostegni degli asciugamani, rischiando di rompersi l’osso del collo per recuperarne due.
Bill sospirò e sorrise, afferrando l’asciugamani che Tom gli porse e seguendolo nel movimento.
E dire che, quello che Tom avrebbe voluto sentirsi dire, lui lo provava sul serio.
Gli sarebbe solo servito un po’ di coraggio in più per buttarlo fuori.
*
Stesi sul letto, godevano della frescura delle lenzuola e del loro profumo di pulito, accucciati entrambi sulla stessa parte del letto ed abbracciati stretti come fossero stati un unico nodo. Tom aveva affondato il mento nell’incavo della spalla di Bill, e Bill giocava con uno dei suoi dread, sfiorandogli impercettibilmente la schiena, di tanto in tanto.
Immagino di dovermi semplicemente arrendere, pensò Tom, lievemente deluso, mentre aspirava il profumo buonissimo della pelle di Bill con una soddisfazione sensoriale che non rispecchiava per niente il suo stato d’animo, magari non vuole dirmelo e basta. Magari non è il momento.
Avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace e provare semplicemente a dormire, come stava facendo Bill – con risultati scarsi tanto quanto i suoi, c’era da dire. Ma il sonno proprio non arrivava.
E d’altronde, come cavolo potrebbe arrivare? Bill è così vicino che mi sento girare la testa…
- Senti… - cominciò, cercando di distrarsi chiacchierando. Ma si rese conto immediatamente di quanto il suo tentativo fosse vano: non aveva di che parlare. La verità era che gli scottava ancora un po’, quanto successo in bagno.
È vero, vorrei sentirmelo dire. Vorrei sentirlo più di ogni altra cosa. Perché ne ho bisogno. Ho bisogno di sapere che per lui è lo stesso. Ho bisogno di saperlo dalla sua voce.
Chiedo troppo…?

- Che c’è? – chiese gentilmente Bill, respirandogli addosso.
Tom rabbrividì e scosse il capo.
Distrazione, distrazione.
All’improvviso, per nessun motivo apparente, gli tornò in mente la scenata apocalittica che aveva fatto Andreas quando s’erano ritrovati tutti e tre distesi sul letto.
E lì, l’illuminazione.
Conosceva un unico argomento, oltre ai compiti d’inglese, che facesse infervorare Bill al punto da cancellare qualsiasi altra cosa anche per lui. E in quel momento, decisamente, non voleva parlare di paradigmi.
- Ma fa davvero così male? – chiese quindi, scostandosi dal gemello per poterlo scrutare attentamente negli occhi.
Bill ricambiò con un’occhiata talmente istupidita dalla sorpresa, che quasi Tom scoppiò a ridergli in faccia.
- Sì, dico… il sesso. – precisò con un breve sorriso, - Fa davvero così male?
- Tu non ne hai nemmeno idea! – rispose prevedibilmente Bill, cominciando ad agitarsi come una piccola anguilla contrariata, - È uno strazio! Terrificante! E non mi riferisco solo all’atto pratico di una cosa oggettivamente enorme… e non cominciare con la solita solfa di “il mio uccello non è così enorme, Bill”, perché ti picchio! Hai cominciato a farmi parlare, ora ti becchi le lamentele! – disse il moro, tappandogli la bocca con una mano quando lui accennò ad un vagito di protesta, - Dicevo, non è solo l’atto pratico di infilare un affare enorme dentro un buco che è tutto meno che enorme, è anche il fatto che questo buco è proprio quel buco! Da lì le cose non entrano, semmai escono, e se è difficoltosa pure l’operazione naturale, figurarsi quella inversa! E poi-
- Mi piacerebbe provare.
Bill si bloccò, fissandolo con l’aria di uno che stia guardando la cosa più strana sulla quale gli sia mai capitato di posare gli occhi in tutta la sua intera vita.
- Ma hai capito quello che ho detto? – gli chiese, sconvolto, picchiettandogli con un dito sulla fronte come a volersi sincerare del fatto la sua testa fosse piena o meno.
Tom annuì lentamente, cercando di mostrarsi calmo e sicuro di sé come in effetti era.
Non aveva mai pensato all’eventualità di un ribaltamento in camera da letto, ma be’, non era un’idea del tutto assurda. D’altronde, se era veramente così doloroso, non era giusto lasciare che fosse sempre e solo Bill a prendere tutto il peggio, mentre a lui, ogni volta che scopavano, sembrava di avvicinarsi di un passo in più verso la beatitudine eterna. Non aveva senso, era profondamente sbagliato!
- Tom, ti ho appena detto che è uno strazio. – insistette Bill, spiegandosi più esplicitamente.
- Sì, ho capito, Bill, ho capito! – annuì lui, ancora più convinto, ridacchiando lievemente.
- Ma... ne sei sicuro? – chiese Bill, mordendosi il labbro inferiore.
Tom sembrò pensarci un altro po'...
- Beh... penso che prima o poi dovrò comunque scoprire se mi piace o no, giusto? – rispose il biondo con un sorriso.
Bill sbuffò, ridendo, e lo guardò negli occhi.
Quella situazione era del tutto assurda. Come gli avesse letto nella mente, sembrava che Tom avesse intuito la sua frustrazione e stesse cercando di darsi da fare per soddisfarlo. In modi del tutto inappropriati, questo era indubbio, ma era ugualmente così carino che…
- D’accordo. – disse in un sussurro, piegandosi sulle braccia per sollevarsi dal materasso, - Prometti che quando torno non avrai cambiato idea?
- E dove hai intenzione di andare? – chiese Tom, dubbioso.
- Vedrai… – disse semplicemente Bill, dandogli un bacetto sulla guancia ed alzandosi, per andare a chiudersi in bagno.
Tom appoggiò i piedi per terra e lo aspettò seduto sul bordo del letto. Era incredibile quanto la sua testa sembrasse vuota, in quel momento. Sembrava che il cervello avesse giustamente deciso di prendersi una pausa e fuggire altrove, magari per evitargli qualche ripensamento di troppo.
Dopo alcuni minuti la porta del bagno si riaprì e Bill ne uscì, con le mani nascoste dietro la schiena e un sorriso divertito sul viso.
- Cosa nascondi? – chiese il rasta mentre, contagiato dal fratello, sorrideva allo stesso modo.
Bill non rispose. Si limitò ad avvicinarsi al fratello e sedersi sulle sue ginocchia a gambe divaricate, guardandolo frontalmente.
- Ne sei ancora sicuro? – domandò di nuovo, portando le mani davanti a sé. Tom guardò le lunghe dita del fratello e notò una certa differenza rispetto a prima.
Le unghie. Erano ancora perfettamente smaltate di nero ma... non erano più lunghe, Bill le aveva tagliate. Per lui.
- Quelle… - deglutì, - Dovrebbero andare… - si fermò, inarcando un sopracciglio e guardando il fratello.
- Beh, - rispose Bill, scrollando le spalle, – se ci tieni così tanto a vedere come ci si senta ad essere un agnello sventrato… – specificò con un tono di divertita malizia nella voce.
- Sventrato e riempito. – precisò Tom, mentre Bill strabuzzava gli occhi.
Aveva capito bene?
- Tu…- si fermò, per analizzare di nuovo la frase appena pronunciata dal biondo, - Vorresti che non… - lasciò il seguito a vagare nell'aria, Tom non poteva davvero avergli appena proposto di…
- Io non ho nulla, tu non dovresti avere nulla… incinto non posso rimanere. Non vedo perché mai dovremmo usarli. – spiegò tranquillamente il rasta, stringendosi a propria volta nelle spalle.
Bill fece cascare le braccia dalla sorpresa. Effettivamente aveva capito bene.
Si prese un momento per riassumere gli avvenimenti dei precedenti minuti. Tom voleva fare l'amore con lui… sotto di lui, con tutte le implicazioni del caso… e senza usare il preservativo.
Immerso com'era nei suoi pensieri, non aveva notato che Tom, nel frattempo, si era steso sul letto. A dire la verità, era così immerso nei propri pensieri che si era completamente dimenticato della presenza di Tom. Almeno finché non percepì una forte spinta alla cintura che lo fece cadere in avanti, e solo grazie ad una miracolosa prontezza di rifletti – che in genere gli era del tutto estranea – era stato in grado di portare avanti le braccia, evitando così uno scontro frontale con la testa del proprio gemello.
- Allora… – disse Tom, guardandolo negli occhi, mentre il suo fiato solleticava le labbra di Bill, che lo stava ancora guardando perplesso. – Lo facciamo o no?
Passarono molti secondi di silenzio, durante i quali Bill riuscì soltanto ad issarsi sulle braccia, allontanando il viso dal fratello e circondandolo in una gabbia di braccia e gambe. Continuò a rimanere in silenzio, senza staccare lo sguardo dagli occhi di Tom. Il quale, nel frattempo, trovò anche il modo di spazientirsi.
- Ok, ho capito. – sospirò Tom, - Tocca sempre a me fare tutto. – continuò divertito.
Fece leva sui muscoli delle gambe e si spinse in avanti finché non rimase sdraiato sul letto soltanto con la schiena, mentre le mani si alzavano sui fianchi di Bill, che proprio grazie a quel gesto riuscì a sbloccarsi e uscire dallo stato catatonico nel quale era finito poco prima.
Chinò la testa e vide Tom che, in pochi istanti, tirava giù i suoi boxer, facendogli scoprire le natiche e rilasciare l'erezione che venne accolta nella sua bocca ancora prima che il moro si capacitasse di ciò che stava succedendo.
Le braccia di Bill tremarono pericolosamente, sentendo il calore della bocca di Tom avvolgerlo, e dovette strizzare forte gli occhi per non lasciarsi ricadere sul materasso.
- Oh mamma… – riuscì semplicemente a dire con un sospiro mozzato, e l'unica cosa che poté sentire nel momento seguente… fu la bocca di Tom che lo abbandonava.
- Bill… – mormorò il biondo, risollevandosi nella posizione di poco prima, – Ti scongiuro, tieni la mamma fuori dalla nostra camera, potresti farmi avere reazioni non tanto piacevoli.
Il moro strabuzzò gli occhi, riallacciando di nuovo lo sguardo con quello di Tom e scorgendone il divertimento celato.
Sorrise a sua volta, e decise che era veramente arrivato il momento di passare all'azione.
- Ok, fratellone, - disse, abbassandosi per posare brevemente le labbra su quelle di Tom, - Ma tu… - si staccò dalle labbra e passò a baciargli il collo, - Devi startene buono e lasciare che io ti faccia rilassare, ma soprattutto… - mormorò, risalendo con la bocca all'orecchio del biondo, dove prese tra i denti il lobo, succhiandolo gentilmente, – Godere. – aggiunse, soffiando nell'orecchio di Tom mentre abbassava di colpo il bacino, facendolo scontrare con quello dell'altro. – Capito? – chiese, con un sorriso angelico sul viso, guardando gli occhi del fratello socchiudersi mentre emanava un sospiro.
- Capito… – riuscì a concedere il biondo, col respiro mozzato.
Bill sorrise e si alzò tirandosi su i boxer. Andò ad aprire il comodino vicino al letto, mentre Tom, dopo avere ripreso un minimo di lucidità, si tirava indietro sul materasso, appoggiandosi alla testata.
Il minore prese un tubetto dal cassetto, e ritornò a sedersi sulle ginocchia del fratello, incrociandogli le braccia dietro il collo.
- Tom… – sussurrò appena, chinandosi in avanti ed appoggiando la fronte sulla spalla del biondo. – Quello che è successo prima… con Andreas… – sfiorò la pelle del collo con la punta del naso, - Non deve succedere mai più.
Tom sentì la bocca del fratello socchiudersi e marcarlo, come aveva fatto lui stesso due giorni prima.
Bill si separò da lui ed accarezzò con due dita la piccola macchiolina rossa, riportando lo sguardo sul gemello.
– Ho l'esclusiva, ricordi? – aggiunse sincero, e Tom non poté fare altro che abbracciarlo a propria volta e rapire le sue labbra con le proprie.
Bill lasciò cadere il lubrificante vicino a sé, portando le mani alla testa del biondo e togliendogli gentilmente la fascia e il cappello, appoggiandoli poi sul comò, senza però interrompere il bacio.
Si allontanò, schiudendo gli occhi non appena sentì le dita fresche di Tom intrufolarsi sotto l'orlo della sua maglietta e alzarla lentamente. Indietreggiò, separandosi dal gemello e sedendosi sul materasso, ghignando divertito.
- Sbaglio, o avevo detto di lasciar fare a me? – chiese, togliendosi da solo la maglietta.
Tom incrociò le braccia sul petto e lo squadrò con aria di sfida.
- Eh, ma tu non facevi niente...
Il moro fece finta di offendersi.
- Ah, è questo ciò che pensi? – chiese, afferrando il fratello dietro le ginocchia, - Ora ti faccio vedere io… - e, dicendo così, tirò forte, facendo sdraiare completamente Tom e senza perdere altro tempo, ritornò sopra di lui a baciarlo, mentre infilava le mani sotto la sua t-shirt.
- Ora si ragiona… – sorrise Tom poco dopo, sollevando le braccia per lasciare che il gemello lo liberasse dall’indumento.
Udì uno 'scemo' fuoriuscire dalla bocca di Bill, prima che questa si posasse di nuovo sul suo collo, e sorrise appoggiando le mani sui fianchi dell'altro, sfiorando i boxer con le dita ed accarezzando la pelle del moro attraverso il tessuto leggero. Sentì la fronte del gemello sovrapporsi alla propria ed aprì gli occhi, per fissare quelli identici di Bill. Vi lesse qualcosa di strano. Erano sempre gli stessi occhi, uguali ai suoi, ma irradiavano una luce nuova… Era un qualcosa che Tom non riusciva a decifrare pienamente ma che provocava un tale senso di attrazione che semplicemente non riuscì a staccare lo sguardo, rimase intrappolato in quelle iridi così familiari ma affascinanti come le vedesse per la prima volta.
Riuscì a smorzare quell'attrazione soltanto quando sentì una presa decisa ma al contempo delicata intorno alla sua erezione… Bill era riuscito ad abbassargli i boxer senza nemmeno farglielo notare.
Guardò il moro allontanarsi per tirarli via e liberarsi a sua volta dei propri.
- Ti amo… - sussurrò a voce bassa, ma sapeva che Bill l'aveva sentito.
- Lo so. – rispose infatti il moro, soffiando nell'orecchio del rasta e facendo scontrare i due membri, sospirando dal piacere.
Nel frattempo, Bill era riuscito a recuperare il tubetto e aprirlo, versando un po' del contenuto su una mano. Scese a baciare il petto di Tom, mentre la mano si intrufolava tra le gambe e, lentamente, lo aiutava ad abituarsi a quella presenza esterna. Percepì il biondo tendersi ed emettere un sospiro di fastidio.
- All'inizio non è il massimo della comodità… - spiegò, leggermente imbarazzato, mentre sollevava la testa per vedere l'espressione del gemello. Tom lo prese delicatamente per le spalle e lo riportò all'altezza del proprio viso.
- Continua… – sussurrò, prima di baciarlo di nuovo.
E Bill continuò a prepararlo, muovendosi lentamente dentro di lui e aggiungendo un altro dito, senza interrompere quel bacio che era diventato più importante dell'ossigeno stesso, che per contro iniziava a mancare nei polmoni dei due ragazzi. Si staccò soltanto quando sentì la mano di Tom cospargerlo con il liquido denso, massaggiandolo delicatamente.
- Pronto…? – gli chiese timoroso, mentre si chinava per dargli un altro bacio a fior di labbra.
- Pronto… – annuì Tom a voce bassa, riattaccandosi alla bocca del moro, che tolse la mano e si posizionò tra le gambe del fratello.
Entrò piano, fermandosi poco dopo per lasciare un po' di tempo al fratello di abituarsi, realizzando comunque di non poter riuscire a resistere più di tanto.
- Come va? – chiese, guardando Tom negli occhi.
- Pensavo peggio… – ammise lui, incrociando le gambe sulla schiena del moro ed aiutandolo ad entrare di più. – Non ti fermare…
- Non lo farò. – rispose semplicemente Bill, ricominciando a muoversi, aggiungendo più forza ad ogni spinta. Riportò una mano all'erezione di Tom, assecondando il ritmo delle carezze forti a quello delle sue spinte, affondando sempre più nel calore del biondo, che venne per primo, contraendo i muscoli attorno all’erezione di Bill, che raggiunse l'orgasmo poco dopo.
Si accasciò sul biondo, ed entrambi rimasero fermi, ancora tremanti, cercando di riprendere fiato.
Bill si separò da lui, sdraiandosi su un fianco, appoggiando la testa alla spalla del fratello e circondandogli la vita con un braccio.
- Tom… – chiamò piano.
- Dimmi. – rispose l'altro, portando un braccio sotto le spalle di Bill e stringendolo a sé.
- Devo dirti una frase maledettamente dolce e maledettamente cliché. – mormorò il moro, chiudendo gli occhi mentre il sonno lo raggiungeva lentamente.
- Che frase? – domandò il biondo, cercando a tentoni il lenzuolo leggero per coprire entrambi.
- Buon Natale… – mugugnò il gemello, prima di crollare dal sonno.
Tom sorrise. Sperava in tutt’altra frase cliché.
- Buon Natale.
E si addormentò.
*
Si svegliò ore dopo, quando i raggi del sole facevano già capolino attraverso la finestra.
Strabuzzò gli occhi, scacciando via i residui di sonno, e cercò la presenza di Bill.
Qualcosa gli disse che quel cumulo nascosto sotto il lenzuolo era proprio il suo gemello, perciò scostò la stoffa, ritrovandosi davanti un Bill sveglio e non solo… era occupato con una mano dietro la schiena, ed a Tom non servì molto per capire cosa stesse facendo, sopratutto dopo avere intravisto vicino al fratello il tubetto di lubrificante aperto.
- Cosa diavolo stai combinando?! – esclamò comunque, incredulo davanti alla scena che gli si parava davanti.
Bill, in un primo momento, arrossì. Ma poi scosse velocemente la testa, come per liberarsi dal rossore fastidioso, e si lanciò letteralmente sul fratello, attaccando voracemente le sue labbra, facendo ricadere entrambi sul letto.
- Ti sto finalmente svegliando a modo mio. – spiegò il moro, dopo essersi staccato. - Gli altri giorni siamo stati interrotti da altre persone e non ho potuto farlo come volevo. – aggiunse poi, con un sorriso divertito.
Si avventò sul collo del biondo, lasciandogli un nuovo succhiotto, proprio vicino a quello fatto la sera prima.
- Bill, se continui così non potrò più uscire dal bungalow… – disse Tom, con il respiro mozzato.
- Vorrà dire che non usciremo più fino alla fine delle vacanze. – constatò Bill, abbassandosi sul petto del fratello per lasciare una macchia rossa anche lì.
Tom lasciò scorrere le mani sulla schiena del fratello, rafforzando la presa mentre si issava, tirandosi seduto fino al bordo del letto, appoggiando i piedi per terra.
Bill si aggrappò al collo del fratello, colto alla sorpresa dal movimento improvviso.
- È questo ciò che intendevi come 'sveglia a modo tuo'? – chiese Tom, osservando il fratello rialzare il viso mentre le mani lasciavano la loro presa.
Il moro lo guardò negli occhi senza rispondere. l'unica cosa che disse fu in realtà l'unica cosa che Tom non si sarebbe aspettato di sentire in quel momento.
- Ti amo. – disse, lasciandolo di sasso. – E, come 'sveglia a modo mio', - precisò, portando la mano ancora cosparsa di lubrificante al membro oramai duro del fratello per cospargerlo. – Intendevo un'altra cosa…
- Sarei curioso di sapere cosa… – riuscì a domandare Tom, ritrovando un minimo di lucidità.
Bill sorrise, alzandosi leggermente dal grembo del biondo e posizionandosi proprio sopra il sesso di Tom.
– Intendevo questo. – precisò, abbassandosi velocemente, accogliendo dentro di sé il fratello, che gemette per la piacevole sorpresa.
Tom lo afferrò per i fianchi, accarezzando con un pollice la solita stella, mentre lo aiutava nei movimenti, sentendo le sue lunga dita farsi spazio tra i rasta.
Il moro attirò il viso del gemello a sé, sentendo la bocca di Tom schiudersi intorno alla pelle del suo collo, per lasciargli l'ennesimo marchio di proprietà. Incrementò la velocità dei propri movimenti, stringendosi ancora di più a lui, mentre dalla sua bocca non fuoriuscivano nient'altro che frasi sconnesse dal piacere.
Quella volta toccò a lui raggiungere l'orgasmo per primo, rallentando nei movimenti ma stringendo la presa dei suoi muscoli intorno al fratello, facendo toccare anche a lui il piacere massimo.
Crollarono insieme sul letto, ancora l'uno tra le braccia dell'altro.
- Bill… - sussurrò Tom, accarezzando i capelli del fratello. – Questo… – continuò, dopo avere sentito un mugugno da parte del moro che lo incitava a continuare. – È stato decisamente un modo stupendo per svegliarmi… però adesso ho di nuovo sonno. – disse, sbuffando una risata divertita.
Bill sollevò il viso, le guance ancora leggermente rosse-
- Allora dormi. – mormorò, baciandolo a fior di labbra, prima di tornare a nascondersi nell'incavo del suo collo, stringendosi ancora di più a lui.
E dormirono ancora.

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