Scritta in coppia con Ana.
Genere: Romantico, Commedia, Erotico.
Pairing: Bill/Tom, Bill/Andreas/Tom.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Incest, Lemon, PWP, Slash, AU, Threesome.
- liz scrive: "questa storia nasce un po' anche per prenderci per i fondelli... e prendere per i fondelli pure miles away XD sappiamo che la amate, ma quella fic aveva un'enorme pecca: non era abbastanza zozza!"
ana scrive: "ed e' per questo che veramente la consigliamo a chi ha una mentalità abbastanza perversa"
liz scrive: "e la sconsigliamo anche a chiunque vorrà trovarle significati profondi: vi assicuriamo che non ce n'è"
ana scrive: "l’unica profondità della quale si parlerà sarà..."
liz scrive: "SMETTILA SUBITOOOOOOOH X’DDDDDD"
Note: A sei mesi dalla sua apertura, quello che doveva essere uno spin-off scemotto per festeggiare il Natale in compagnia di Miles Away è diventato prima un concentrato di porno prolungato e poi una puccioseria random con la quale riappacificarsi col fluff in attesa del seguito angst (Perfect Shade Of Dark Blue, che non vedrete su questo archivio perché opera unica di Ana). Per la verità - e qui mi discosto da quella che pare essere l'opinione comune - io mi associo a Tab nel dire che ho tanto apprezzato lo scrivere le parti pornografiche quando mi ha per certi versi infastidito indulgere nell'introspezione XD Voglio dire: la storia era nata, appunto, per essere un porno senza pretese. Come dicevamo nell'intro, un modo per prendere in giro Miles Away. Ha preso una piega più riflessiva, verso la fine, e non me ne pento del tutto, ma mi pare che si sia un po' snaturata, col proseguire. Che sia un po' invecchiata prematuramente. Insomma. MA non me ne pento mica è_é E comunque la threesome resta una delle scene di sesso migliori che abbia mai scritto <3
Genere: Romantico, Commedia, Erotico.
Pairing: Bill/Tom, Bill/Andreas/Tom.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Incest, Lemon, PWP, Slash, AU, Threesome.
- liz scrive: "questa storia nasce un po' anche per prenderci per i fondelli... e prendere per i fondelli pure miles away XD sappiamo che la amate, ma quella fic aveva un'enorme pecca: non era abbastanza zozza!"
ana scrive: "ed e' per questo che veramente la consigliamo a chi ha una mentalità abbastanza perversa"
liz scrive: "e la sconsigliamo anche a chiunque vorrà trovarle significati profondi: vi assicuriamo che non ce n'è"
ana scrive: "l’unica profondità della quale si parlerà sarà..."
liz scrive: "SMETTILA SUBITOOOOOOOH X’DDDDDD"
Note: A sei mesi dalla sua apertura, quello che doveva essere uno spin-off scemotto per festeggiare il Natale in compagnia di Miles Away è diventato prima un concentrato di porno prolungato e poi una puccioseria random con la quale riappacificarsi col fluff in attesa del seguito angst (Perfect Shade Of Dark Blue, che non vedrete su questo archivio perché opera unica di Ana). Per la verità - e qui mi discosto da quella che pare essere l'opinione comune - io mi associo a Tab nel dire che ho tanto apprezzato lo scrivere le parti pornografiche quando mi ha per certi versi infastidito indulgere nell'introspezione XD Voglio dire: la storia era nata, appunto, per essere un porno senza pretese. Come dicevamo nell'intro, un modo per prendere in giro Miles Away. Ha preso una piega più riflessiva, verso la fine, e non me ne pento del tutto, ma mi pare che si sia un po' snaturata, col proseguire. Che sia un po' invecchiata prematuramente. Insomma. MA non me ne pento mica è_é E comunque la threesome resta una delle scene di sesso migliori che abbia mai scritto <3
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
MILES AWAY CHRISTMAS SPECIAL
Porn Is What We Aim For
- Capitolo 2 -
- Si può sapere cosa sta succedendo? – chiese Jörg aprendo la porta e ritrovandosi davanti allo scenario apocalittico causato dai propri figli.
- Ehm...- la testa di Tom fece capolino da sotto le lenzuola, mentre Bill sfilava un paio di boxer dalla testa – sai... – improvvisò, - ho avuto un improvviso crampo allo stomaco, un dolore assurdo, secondo me nemmeno le ragazze coi dolori mestruali soffrono tanto… Dicevo? Ah sì, ho avuto questo crampo improvviso e ho urlato, buttandomi direttamente sul letto perché non riuscivo a stare in piedi... e Bill... Bill si è spaventato così tanto da buttare all’aria tutti i vestiti che in quel momento aveva in braccio... che erano tanti... perché stava riempiendo la valigia... sì, è stato proprio così. – spiegò il biondo, cercando di convincere più sé stesso che il proprio padre.
Jörg squadrò il figlio maggiore e poi quello minore, sul quale si soffermò un paio di secondi, notando la strana curva che aveva preso la schiena di Bill mentre cercava di tirare quello che sembrava un calzino, finito nella sua maglietta.
- Va bene...- sospirò l’uomo guardando di nuovo Tom, - Farò finta di bermela, ma soltanto perché tra mezz’ora arriva il taxi e voi dovete essere pronti. Vi aspetto di sotto.
E dicendo così chiuse la porta dietro di sé, tornando al piano di sotto mentre entrambi i gemelli rilasciavano un sospiro di sollievo.
C’è l’avevano fatta di nuovo.
Sorrise al pensiero che meno di sei mesi prima aveva odiato quel posto, la Bretagna, mentre in quel momento si sentiva un po’ triste a lasciare la villa al mare.
Guardò Tom seduto alla sua sinistra, mentre il padre chiacchierava allegramente col tassista davanti. La mano di suo fratello se ne stava appoggiata sul sedile di mezzo e Bill stava morendo dalla voglia di stringerla.
Peccato che il tassista controllasse un po’ troppo spesso entrambi nello specchietto.
A guardarlo meglio, Bill poteva dire con certezza di averlo già visto da qualche altra parte. Spremette un po’ le meningi e alla fine ricordò.
L’autista dell’autobus.
E un improvviso senso di rabbia lo percorse ricordando le idiozie che aveva osato sputare quel cretino.
Gli aveva dato della ragazza e li aveva scambiati per una giovane coppia di innamorati!
Certo ok, una coppia lo erano, ma Bill non era una ragazza!
Ok, aveva i capelli lunghi.
Ok, si truccava.
Ma, cazzo fottuto!, ciò che aveva nelle mutande non mentiva!
Era un ragazzo.
Ripensò di nuovo al fatto della giovane coppia e questa volta non poté fare altro che sorridere.
Quello lo erano veramente.
Erano giovani, ed erano una coppia.
Certo erano fratelli, gemelli per giunta, ma quelli erano dettagli.
Lui e Tom erano una coppia a tutti gli effetti.
La notte prima avevano pure fatto...
Oh, merda!
Si era dimenticato di mettere in valigia il lubrificante!
La sua schiena si raddrizzò improvvisamente mentre gli occhi si spalancavano.
Frugò immediatamente nella borsa a tracolla, estrasse il cellulare e, aprendolo, si mise a cercare la funzione ‘scrivi messaggio’.
“Abbiamo un problema”, digitò velocemente, passando il cellulare al gemello. Tom lo guardò stranito poi prese il telefonino e lesse. Ci mise poco a rispondere.
“Cos’è successo?”
Bill sospirò e riprese a scrivere.
“Ho dimenticato il lubrificante...”
Tom inarcò un sopracciglio, divertito, e ripassò il cellulare al fratello.
“Pazienza... ne comprerai uno alle Maldive.”
Il moro lesse sconvolto la tranquillità del proprio gemello.
“Non ho intenzione di rivivere l’esperienza! Lo comprerai tu...”
Ripassò velocemente il cellulare al biondo che di nuovo non perse molto tempo a ribattere.
“No caro mio, sei stato tu a scordartelo... casomai ne faremo a meno!”
Gli occhi di Bill si spalancarono a dismisura.
“Stai scherzando?!”
“No, al massimo useremo qualcos’altro... una crema, la maionese... magari la nutella!”
Il minore rimase scioccato davanti alle proposte del fratello.
“Sei peggio di Andreas!”
Tom sorrise leggendo il messaggio.
“Eddai Bill, non ti intriga essere spalmato tutto di maionese e ketchup...?”
Bill sentì i corn-flakes fare una capriola nello stomaco al pensiero di essere cosparso di salse varie.
“Ewww! CHE SCHIFO!”
Tom sorrise di nuovo e, sempre tranquillamente, scrisse un nuovo messaggio.
“Tranquillo Bill, l’ho preso io il lubrificante ;)”
Leggendo quelle righe la rabbia di Bill salì a dismisura, e il ragazzo non ci pensò due volte a scrivere il nuovo messaggio.
“Vaffanculo Tom, sei uno stronzo! TI ODIO!”
Praticamente lanciò il cellulare contro Tom, colpendolo in grembo. Bill vide suo fratello sbuffare, prendendo l’apparecchio e leggendo il messaggio. Notò anche il suo sguardo rabbuiarsi e l’espressione farsi più seria.
Il moro deglutì profondamente, osservando il fratello scrivere qualcosa, ma Tom si fermò poco dopo. Chiuse il cellulare e lo mise nella propria tasca, girandosi dall’altra parte e guardando fuori dal finestrino.
Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, fino all’arrivo all’aeroporto.
Tom aveva continuato ad ignorare Bill per tutto il tempo, salvo quando gli aveva ridato il cellulare subito dopo essere sceso dal taxi.
Stavano per salire sull’aereo quando Bill se ne ricordò ed estrasse il cellulare dalla borsa notando la spia luminosa a forma di bustina segnalargli che era arrivato un nuovo messaggio.
Apri la cartella dei messaggi arrivati e guardò il numero del mittente.
Era il proprio.
Sbuffò.
Tom gli aveva scritto un sms dal suo stesso cellulare, si poteva essere così idioti?
Preso dalla curiosità, lo aprì e lesse il messaggio.
“Grazie Bill, ti amo anch’io :**”
Ed un sorriso gli illuminò il volto.
Tom sollevò leggermente la testa dalla propria postazione, ossia il grembo di Bill, e fissò il padre con uno sguardo da cucciolo abbandonato che non usava da anni.
- Ma papà... sto male... - mugugnò debolmente, appoggiando di nuovo il capo. Bill ghignò e ricominciò ad accarezzare lo scalpo del fratello gentilmente.
- Guarda che tra i due, quello che dovrebbe lamentarsi per il dolore sono io. - sussurrò per non farsi sentire il moro.
Tom lo guardò, strabuzzando gli occhi.
- Ancora con questa storia dell’agnello sventrato? Te l’ho detto che è colpa dei carciofi!-
Bill sbuffò.
- E io ti ho detto che i carciofi non li ho mangiati.- precisò, tirando leggermente un dread per dare più forza alla propria lamentela.
Tom si lamentò leggermente e poi sospirò.
-Va bene, va bene... quando arriveremo ti darò un bacino dove ti fa la bua, okay?- e così dicendo chiuse gli occhi e si addormentò di colpo, lasciando il gemello a fissarlo con uno sguardo di puro stupore, mentre le guance gli diventavano rosse come il Bloody Mary che stava sorseggiando in quel momento loro padre.
Si guardarono intorno e dovettero ammettere che non era male.
Niente di super-extra-lussuoso, ma era comunque un bel posto. Un grande salotto dotato di TV satellitare e lettore dvd, una cucina comoda, due camere da letto con bagno, un altro bagno a parte e una grande terrazza che dava sulla stupenda spiaggia.
- Vado un attimo in bagno...- si scusò l’uomo, lasciando i figli vicino alla porta.
Tom non perse tempo e si avvicinò al fratello, passandogli un braccio intorno alla vita e stringendolo a sé, affondando il viso nell’incavo del collo e succhiando leggermente la pelle di Bill.
- Qualcosa mi dice che ci divertiremo...- mormorò dopo essersi staccato.
- Tom...- mugugnò divertito il moro, ma subito si fermò. - Silenzio.- disse poi, staccandosi dal fratello che lo guardò stranito ma rimase muto.
Il biondo si concentrò e cercò di ascoltare qualsiasi-cosa-dovesse-sentire.
Nulla.
Era tutto in silenzio, si sentivano giusto le onde lontane del mare e il rumore che loro padre faceva nel bagno.
Nel bagno?
Incrociò lo sguardo di Bill e lo stesso pensiero invase le menti del gemelli.
Le pareti erano sottilissime!
- Tom!- sibilò Bill tra i denti, - Fai qualcosa! Non possiamo dividere il bungalow con papà, ci sentirebbe! -
Il fratello lo guardò stralunato.
- E cosa dovrei dirgli? Papà, vorrei che cambiassi bungalow perché mi voglio scopare mio fratello?- sbraitò ironicamente.
- Cos’ha tuo fratello? – chiese Jörg, uscito proprio in quel momento.
I gemelli si scambiarono uno sguardo di puro panico.
E ora?
- Bill...- cominciò Tom nervoso, - Bill soffre d’insonnia... sì, soffre d’insonnia. Di una forma molto pericolosa, infatti gira per casa armato di coltello. Io so fronteggiarlo ma dubito che tu ce la faresti... quindi devi trovarti un altro bungalow.- constatò saggiamente, guardando suo padre.
- Tom, - sospirò Jörg, - Non mi sono bevuto la balla del mal di stomaco, figuriamoci se credo all’insonnia. Avanti, ditemi che sta succedendo.- disse placido.
- È che noi... vorremmo che tu cambiassi bungalow...- inizò Bill.
Suo padre lo guardò incuriosito, - Non vi piace questo?
- No, no, è stupendo, - rispose velocemente Bill, - Ma abbiamo diciott’anni e...-
- Abbiamo diciott’anni e siamo in questo posto pazzesco per le vacanze e se ci capitasse la possibilità di vivere una nottata di puro piacere sessuale vorremmo farlo ma senza preoccuparci di farci sentire da nostro padre! – ammise Tom tutto d’un fiato, come se stesse spiegando un semplice calcolo da prima elementare.
Jörg lo guardò sbigottito mentre Bill, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, optò per dargli uno scappellotto dietro la testa.
- Ahia! – piagnucolò il rasta guardando il gemello, - Che hai da picchiarmi? È la verità!- protestò, massaggiando la parte colpita.
- Ragazzi, - il padre si schiarì la voce, - Vi capisco... – annuì, sorridendo bonario. – In effetti avrei dovuto pensarci anch’io... risolverò tutto, ma che ne dite se prima andiamo in spiaggia?
La spiaggia era magnifica, la sabbia morbida, l’acqua cristallina, il suo cocktail alla frutta era rinfrescato al grado giusto e la compagnia era stupenda.
Era questo che pensava, guardando intorno a sé e realizzando di essere circondato da belle e giovani ragazze, tutte in bikini che gli ammiccavano contro, mentre altre invece optavano per un più tradizionale occhiolino.
Sospirò di nuovo, si mise gli occhiali da sole e bevette un sorso del suo cocktail mentre una bionda mozzafiato lo raggiungeva e gli spalmava la crema sulle spalle.
Bill non immagina cosa si sta perdendo... si disse, pensando al fratello rimasto indietro perché colpito all’improvviso dalla ‘pipì di sicurezza’, ossia il bisogno di andare in bagno non appena varcata la porta di casa.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal morbido tocco della bionda mentre un sonno improvviso lo colpiva.
Si svegliò poco dopo, disturbato dalle chiacchiere di alcune ragazze. Si guardò intorno e notò un gruppo di ragazze eccessivamente folto – ragazze che prima stavano circondando lui! – intorno a una sedia a sdraio poco lontana. Incuriosito, si alzò per avvicinarsi.
Prima vide le gambe dell’oggetto di tutta quella curiosità. Erano lunghe e snelle... e decisamente maschili, anche perché si intravedeva un costume bermuda arancione. Facendo un altro passo la visuale si allargò e vide una stella spuntare dal bordo del costume.
Ma chi è lo scemo che si fa un tatuaggio simile in un posto simile?
Fece un altro passo in avanti, rimando comunque fissato su quella stella.
Eppure lo intrigava in un modo pazzesco, maledetta stella.
Una ragazza si spostò e finalmente poté vedere il viso di questo fantomatico pazzoide... ma con un tatuaggio così...
Bill?
Il rasta guardò sbigottito la faccia di suo fratello.
Non poteva essere lui! Insomma, quella stella...
Eppure quello era Bill.
Ma quella stella...
…Tom non l’aveva mai vista!
E poi ci pensò.
Quando l’avevano fatto, la sera prima, era buio... quindi non aveva potuto vederla. E la mattina, mentre erano al telefono con Andreas, era troppo assonnato, e tutti i suoi neuroni utili erano concentrati nell’impegnativo atto di fissare l’espressione di puro piacere di Bill per abbassare lo sguardo e vedere se c’era o meno una certa stella tatuata da quelle parti. Ed infine, durante la strusciatina nell’armadio di quella mattina, erano rimasti vestiti... ed effettivamente no, neanche quella volta l’aveva potuta vedere.
E poi all’improvviso ricordò.
Quando quell’estate avevano parlato della vicina maggiore età, Bill gli aveva confidato di volersi fare un tatuaggio... però non aveva specificato cosa.
E non gli aveva mai detto di averlo fatto!
Lo guardò per l’ennesima volta e quella volta il sangue gli entrò in testa.
Una bionda, la stessa di prima!, stava accarezzando Bill... anzi, la stella di Bill!
Non poteva farlo!
Bill era suo!
E quindi anche la stella era sua!
E l’unica mano che poteva accarezzarla era la sua!
E perché diamine Bill le stava sorridendo?
Senza pensarci su due volte si avvicinò del tutto al gruppetto, scostando in malo modo le ragazze che erano tra i piedi, troppo vicine al suo! Bill.
- Tu! – esclamò infine, puntando il dito verso il gemello. Bill lo guardò sorpreso.
- Tom? Cosa...- il moro non riuscì a finire la frase, che un Tom letteralmente furioso lo afferrò per la mano e lo tirò su, portandolo di forza verso il loro bungalow.
- Veramente dovrei chiederlo io a te! – rimbrottò irritato Bill, incrociando le braccia sul petto e lasciandosi andare di schiena contro la parete legnosa dell’ingresso, arricciando le labbra con aria offesa, - Non mi pare di esserti saltato addosso per romperti le palle, quando quello circondato da belle ragazze eri tu!
- …non c’entra niente!!! – ribatté Tom, aggrottando le sopracciglia. Era consapevole della totale irrazionalità del proprio comportamento, diamine!, fino a pochi minuti prima di addormentarsi stava giusto dicendosi che gli dispiaceva Bill non potesse godere delle stesse attenzioni che erano state riservate a lui, solo perché era rimasto indietro! E adesso era lì a piantare una vera e propria scenata di gelosia nei confronti del proprio amato fratello che non aveva fatto nulla di male se non imitarlo nei propri comportamenti sconsiderati! – Io sono un pessimo esempio! – aggiunse concitato, incrociando le braccia e sbuffando a propria volta, così che lui e Bill l’uno davanti all’altro sembravano proprio le due facce riflesse di uno stesso specchio, - Non devi fare tutto quello che faccio io!
- Ma chi ci pensa a fare quello che fai tu… - borbottò irritato Bill, - Io mi stavo solo divertendo. Non crederai che possa divertirmi solo con te, eh? Non hai mica l’esclusiva…
Ed allora la sentì.
La cosa che lo aveva appena infastidito quando aveva visto Bill circondato da ragazze in spiaggia, tornò a pungere. Più forte. Con più decisione. Fino ad aprire un piccolo ma dolorosissimo buchino nella sua felicità.
- Invece la voglio. – mormorò cupo, sollevando le braccia e imprigionando Bill al muro.
- Tom…? – chiese Bill, cercando di scrutarlo negli occhi, visibilmente spaventato, - Che… che hai adesso…?
- Voglio l’esclusiva. – rispose Tom, risollevando lo sguardo per fissarlo nel suo, - Voglio che tu sia mio. Solo mio. Non voglio dividerti con nessuna di quelle ragazze là fuori, con nessun altro.
Bill inarcò le sopracciglia, stringendo impercettibilmente le labbra.
- Non è giusto che lo dica proprio tu, che passi tutto il tuo tempo a flirtare…
Tom scostò una mano dalla parete e la portò a sfiorare la guancia di Bill, seguendo il contorno morbido eppure affilato del suo viso e scivolando fino alle labbra, sfiorandole col pollice.
- Non pretendo senza dare niente in cambio. – lo rassicurò, rapito dalla piega che le labbra di Bill prendevano sotto la sua leggera pressione, - Se tu sarai solo mio, anche io sarò solo tuo…
Bill si mostrò stupito. Solo per un attimo, la curva delle sue sopracciglia si fece più accentuata e le sue labbra si schiusero, mostrando un assaggio della lingua e dei denti all’interno. E poi sorrise.
- E allora sarò solo tuo… - bisbigliò, avvicinandosi a lui e soffiando quella promessa direttamente sulla sua bocca, dentro di lui. E Tom lo sentì tanto vicino che non poté trattenersi: gli chiuse le braccia attorno, stringendolo forte mentre affondava fra le sue labbra con la lingua, incapace perfino di prendere il respiro fra un bacio e l’altro.
Bill mugugnò di piacere, stretto a lui, sollevando per quanto poteva le braccia per posargliele sul petto, aderendo al suo torace coi palmi aperti e lasciando scivolare le dita ad accarezzare la pelle ancora calda di sole e resa un po’ ruvida dall’aria salmastra e dai granelli di sabbia che il sudore le aveva appiccicato addosso.
Tom si chiese se il sapore di Bill potesse essere diverso dopo un bagno di mare e sole, e sfuggì alle sue labbra avide per scivolare a propria volta lungo la piega del suo collo e quella della spalla, la bocca dischiusa per lasciare che la lingua potesse marchiare il suo corpo in una scia di saliva che si asciugava subito.
Marchi…
Marchi come il tatuaggio di Bill…
Poggiò una mano sul bordo del suo costume, scostandolo dalla pelle lo stretto indispensabile perché la stella fosse tutta in mostra, dalla prima all’ultima punta.
- Non mi avevi detto di averlo fatto… - mormorò a bassa voce, chinandosi sulle ginocchia e scivolando sulla pelle marchiata di nero prima con la punta del naso e poi con le labbra umide, seguendo il contorno di ognuna delle tre stelle concentriche sul suo bacino, per fermarsi in un bacio bagnato nel centro.
- Uh… - sospirò Bill, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare più mollemente contro la parete, certo che la presa forte di Tom attorno ai suoi fianchi sarebbe bastata a non farlo cadere, se pure le gambe avessero ceduto, - …volevo che fosse una sorpresa…
- Ma così non vale… - mugugnò lui, in tono falsamente lamentoso, - Adesso addosso non hai niente di mio… non mi piace…
- Che intendi…? – ma non riuscì a finire, perché le labbra di Tom si dischiusero ancora un po’ e poi gli si serrarono nuovamente addosso, e lui percepì la propria pelle tirarsi e tendersi dentro di lui, lentamente accarezzata dalla sua lingua e lambita appena dagli incisivi. – Ah… Tom! Cosa…?
- Ti sto marchiando anche io… - sussurrò sensuale lui, separandosi dal suo bacino ed osservando compiaciuto la discreta macchiolina viola che ora decorava lo spazio di pelle lievemente abbronzata a sinistra della stella. – Davanti e dietro…
Bill chiuse gli occhi, strizzandoli con forza. Non voleva guardare. Perché se solo avesse guardato… Dio, se solo avesse visto Tom scivolare lento lungo il profilo della sua schiena e poi fermarsi appena sopra le sue natiche, prendendo a succhiare la pelle esposta con avidità ed ingordigia, quasi stesse cercando di succhiargli via il sangue dal corpo… se l’avesse visto sarebbe stata la fine. Della sua razionalità, della sua presenza di spirito… di tutto. Non ci sarebbe stato altro spazio che per Tom. Per il suo tocco. Per la sua lingua. E per il suo profumo di mare.
E poi Tom si separò da lui e non lo resse più, e Bill ebbe la certezza che sarebbe caduto. Ma non cadde. Perché si accasciò addosso a lui, ansimando furiosamente e cercando la sua bocca con la propria a tentoni, con gli occhi socchiusi, senza vedere realmente più niente oltre il velo di piacere che lo copriva.
- Tom… - mormorò a stento, fra un bacio e l’altro, - Ti voglio adesso…
Lui sembrò considerare per qualche istante se fosse o meno prudente lasciarsi andare lì ed in quel momento, con la possibilità che loro padre facesse irruzione nella loro intimità per l’ennesima volta, interrompendoli proprio mentre sapevano con certezza che fermarsi li avrebbe uccisi. Ma fu una considerazione breve, perché anche Tom gli si gettò addosso, dimentico di ogni cosa, divorando le sue labbra e la sua pelle con ferocia mentre lo costringeva ad allargare le gambe ed aggrapparsi al suo bacino, intrecciandole dietro la sua schiena, e allo stesso tempo inumidiva una mano di saliva, prima di utilizzarla per lubrificare la propria eccitazione pulsante e preparare Bill, sfiorando con le dita bagnate la sua apertura, cercando di aiutarlo ad abituarsi alla presenza che presto l’avrebbe invaso.
Si spinse contro di lui, affondando al suo interno con un gemito sordo, mentre la schiena di Bill si inarcava e lui affondava le unghie nelle sue spalle, spezzando un respiro a metà e spalancando gli occhi, annaspando alla ricerca d’aria e lanciando un gridolino di dolore.
- Sssh… - gli sussurrò Tom a fior di labbra, baciandolo lievemente, - Passerà… vedrai che passerà…
Bill strinse i denti ed annuì, serrando gli occhi ed aggrappandosi con più forza alle sue spalle mentre, quasi contro la sua stessa volontà, prendeva ad agitarsi sopra di lui, aiutando il suo sesso ad entrare ed uscire dalla sua apertura prima lentamente, poi sempre più velocemente.
Tom lasciò correre una mano all’erezione del fratello, avvolgendola con le dita ed accarezzandola affettuosamente, cercando di seguire con la mano il ritmo che i movimenti di Bill imponevano al loro ondeggiare e strisciare precario contro la parete del bungalow, serrando le labbra per non sospirare troppo forte e muovendosi via via con più decisione e più desiderio, man mano che si avvicinavano all’orgasmo.
Venne dentro di lui, mordendosi la lingua per non urlare, ed accolse fra le labbra il gemito in cui Bill eruppe quando anche lui raggiunse l’orgasmo fra le sue dita. Rimasero abbandonati contro il muro per tutto il tempo che servì loro a recuperare il minimo di forza necessario per separarsi, e per tutto il tempo Tom non fece che pensare che l’unica cosa di cui gli importasse in quel momento era costringere le proprie gambe a reggere il lieve peso di Bill mentre aspettavano che si sentisse abbastanza sicuro da reggersi autonomamente sulle proprie.
Bill. Era. Suo.
Era una sua proprietà.
Era una parte di sé.
Era una sua responsabilità.
Qualsiasi cosa lo riguardasse, riguardava anche lui.
Perfino i suoi respiri concitati contro la pelle calda e sudata del collo. Lo sbattere lieve delle sue ciglia a solleticarlo come in un giochino che facevano spesso da piccoli. Il bacio della farfalla, così si chiamava. Anche il suo sorriso breve e un po’ affannoso, che premeva ora contro la clavicola, ora più in alto, contro la guancia, e gli sbuffi un po’ stanchi ma soddisfatti che gli si disperdevano addosso, mescolando il loro profumo perennemente zuccherato con quello fortissimo del mare, delle creme abbronzanti, del sudore, del legno del bungalow, dell’aria tropicale.
- Ti amo… - mormorò piano, aiutandolo a rimettersi in piedi.
Bill non rispose. Gli si abbandonò contro, cingendolo alla vita con le braccia ed affondando contro il suo petto, nascondendosi imbarazzato.
E quello era semplicemente il Momento Perfetto.
O almeno… lo sarebbe stato, se suo padre non l’avesse ritenuto anche il momento più opportuno per sfondare la porta del bungalow ed annunciare estasiato che aveva trovato un alloggio più confortevole per tutti, e che quindi l’appartamento sarebbe stato tutto per loro fino alla fine delle vacanze.
- E comunque che facevate così abbracciati nel mezzo della stanza? – chiese curioso Jörg, grattandosi il mento con aria stupita mentre entrambi i suoi figli guardavano altrove imbarazzati.
- Uhm… - mugugnò Bill, risistemando il costume nella speranza che il padre non avesse notato le condizioni drammatiche in cui si trovavano entrambi nel momento in cui era entrato, - Decidevamo cosa fare con le nostre numerose pretendenti. – spiegò supponente, lasciandosi poi andare a un sorrisetto malizioso.
Tom lo ricambiò, socchiudendo gli occhi con aria predatrice.
- Ossignore, la gioventù… - mormorò contrariato Jörg, scuotendo il capo, - Spero che almeno prendiate le dovute precauzioni!
E fu in quel momento che entrambi si guardarono e scorsero, l’uno negli occhi dell’altro, la stessa sgomenta verità.
Cazzo.
Ai preservativi proprio non avevano pensato!