Genere: Romantico
Pairing: SelphieXSquall
Rating: PG
AVVISI: AU.
- Alla periferia della città di Balamb c'è una scuola poco apprezzata. Una classe in particolare è definita "problematica". Come reagiranno i compagni di classe all'arrivo di una nuova ragazza da Trabia?
Commento dell'autrice: Una fanfiction spensierata. L'ho scritta in un periodo di pausa che mi sono presa da "No man no cry", ed infatti è l'opposto di questa fanfiction^_^. A parte questo, era una cosa che volevo scrivere da tempo. Lo so che se dico Final Fantasy voi rispondete Rinoa e Squall, ma se lo dicessero a me prima risponderei Quina (GRANDIOSA! Di FFIX) e poi Selphie e Squall. Li ho sempre visti benissimo, insieme, forse perché sono agli antipodi ed a me le coppie opposte piacciono troppo (LAS forever...).
Nota: Questa fic ha partecipato all'ottava edizione del concorso dell'EFP.
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Somebody New
3° capitolo
All that jazz!


Ma… era normale, da quelle parti, una confusione del genere?
Selphie si ritrovava all’ora di pranzo, ovvero l’orario in cui sarebbe uscita da scuola, sballottata qua e là da almeno mille e trecento ragazzi che premevano tutti verso un unico buco.
Dal quale, almeno per quanto riusciva a vedere lei, non usciva proprio nessuno.
Si sentì male.

Tutta quella confusione non faceva per lei.
Tutto nella sua vita era sempre stato talmente preciso ed ordinato…

Per la millesima volta quella giornata, si pentì di essere partita da casa.

Poi strinse i pugni.

Avanti, Selphie, scherzi? Molli già?

Guardò dritto davanti a sé e ricominciò a camminare verso l’uscita.
**

Fuori il vento era molto piacevole, debole ma rinfrescante.
Il sole batteva non troppo forte.
Insomma, una normalissima giornata di primavera.
- Chissà dov’è finita la nuova arrivata…
Si chiese Irvine guardandosi intorno.
- Effettivamente non la vedo dal suono della campanella… che si sia persa? Il Garden è grande…
Disse Ellione con tono preoccupato.
Rimasero tutti un po’ in silenzio, aspettando. Poi, Zell.
- Che ne dite di andare a bere qualcosa da qualche parte?
- Mah, si… io tanto non ho nulla da fare…
Disse Rinoa.
Diedero tutti la loro approvazione, e si incamminarono verso il Duklyon Cafè, il loro locale.
**

Si, bè, era uscita, ma non aveva proprio nessuna voglia di ritornare all’appartamento.
Non è che fosse proprio la prospettiva più allettante. Una casa buia, senza telefono e senza neanche un mobile.
Sospirò rassegnata.
Fosse stata a casa sua sarebbe stata tutta un’altra situazione…
Lì era tutto incredibilmente bello e dolce. Dall’ingresso alla cucina, al bagno, alla sua stanza, alla camera da letto dei suoi, al salotto…
Lì tutto dava la sensazione di essere vivo e luccicante, proprio come dovrebbe essere. Vivo. Una casa dovrebbe dare la sensazione di essere piena di amore, di essere abitata da una famiglia…
L’appartamento grigio e spoglio nel quale abitava, per quel che ricordava – perché non è che ci fosse stata poi tantissimo – non dava nessuna delle sensazioni alle quali aveva pensato prima.

Continuò a camminare distrattamente per molti minuti, fino a quando non si rese conto di non sapere assolutamente dove si trovasse.
Si guardò intorno impaurita, e più guardava più un pensiero si faceva spazio fra gli altri, mettendola nel panico.

Mi sono persa.

Accidenti!
PERFETTO! LA SUA VITA, ADESSO, ERA DAVVERO, DAVVERO PERFETTA!

Rimase ferma sul marciapiede, giusto il tempo di far sbollire la rabbia. E mentre stava lì, impalata come una stupida, scorse un ciuffo di capelli biondi tirati su sulla testa che le sembrava di conoscere.
Era sempre stata brava a ricordare le persone.
Mentre si rendeva conto che quei capelli erano del suo compagno di classe Zell, un largo sorriso le si apriva su viso.
Lo chiamò a gran voce.
Quando lui si accorse di lei fece fermare il gruppo, e tutti aspettarono che si avvicinasse.
- Selphie!
Disse Rinoa correndole incontro.
- Pensavamo che te ne fossi andata subito a casa! Per questo siamo andati via!
- Ah… in realtà sono rimasta intrappolata nella baraonda all’uscita… quando ce l’ho fatta non vi ho trovati, e così sono andata un po’ in giro…
- Ma capiti proprio a proposito!
Irvine le andò accanto, porgendole il braccio.
- Stiamo andando al bar in cui andiamo di solito, posso permettermi di invitarti?
Lei sorrise.
- Certo!
Si rimisero in cammino, stavolta tutti insieme.
Irvine trascinò Selphie con lui fino ad andare davanti al gruppo, e nel superare tutti, la ragazza si accorse di Squall, che rimaneva sempre solo.
Le venne naturale pensare “Come al solito!”, anche se in realtà lo conosceva da così poco tempo.
Comunque, passandogli davanti lo salutò con la mano, sorridendo dolcemente.
**

Ma che voleva quella?
Tutti quei saluti, tutti quei sorrisi, tutte quelle moine, quelle esternazioni di entusiasmo, tutti quei movimenti!!!
Per lui erano concetti troppo distanti, non riusciva a capire il motivo che spingesse la gente a dire tante cose ed a fare tante cose quando alla fine il novanta per cento di essere era completamente inutile!
E poi… non era abituato alle attenzioni. Non voleva ricevere particolare interessamento da nessuno, era più comodo passare nell’anonimato.
Ma perché invece non riusciva a fare altro che attirare persone intorno a lui?
Rinoa ed Ellione… e lui che tutto voleva tranne avere intorno due ochette svolazzanti inneggianti all’amore per lui.
Quel piantagrane di Seifer… vabbè, però lui lo conosceva veramente dalla nascita, non poteva fare a meno di averlo fra i piedi…
Quell’altro pazzo di Zell… lui era incredibilmente bravo nel creare confusione intorno a sé stesso. Non poteva sopportarlo.
Ed Irvine, del quale non sopportava i modi… che atteggiamento odioso… tutto quel continuare ad adulare le ragazze chiunque fossero… che cosa inutile!

E adesso arrivava questa qui… che cosa cercava precisamente questa nuova arrivata?
Il mondo sembrava essere d’accordo con tutte le sue creature per continuare incessantemente ad infastidirlo!

Non riusciva a capire poi perché lui stesso acconsentiva ad uscire con loro, perché non dava forfait e rimaneva a casa sua, invece che incitarli a continuare a cercare la sua compagnia?
Insomma… non riusciva a capirlo neanche lui.
Non riusciva a capirsi.
Ma almeno sapeva che era il tipo da lasciarsi passare le cose addosso. Lui lasciava che il mondo gli passasse davanti senza interferire.
Anche questo periodo di noia finirà.
E finalmente vivrò nella tranquillità.

Lui pensava già con gioia al periodo per il quale invece la sua professoressa – ad esempio – era preoccupata fino all’inverosimile.
Perché? Perché lo immaginava già come il periodo di calma più assoluto che la sua mente potesse desiderare.
Alzarsi quando voleva, mangiare quando voleva, fare quello che voleva, addormentarsi quando voleva.
Decidere di sé stesso senza implicazioni sociali o fisiche.
Era questa l’unica cosa di cui aveva bisogno.
Voleva essere lasciato in pace.
Ma nessuno sembrava capirlo…
**

- BUONGIORNOOOOOO EDY!!!!
Zell entrò nel bar spalancando la porta ed urlando un saluto ad una bellissima donna che asciugava bicchieri dietro ad un bancone.
La donna si girò verso i nuovi entrati con sguardo raggiante, facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri. Davano l’idea di essere molto morbidi. Selphie ne rimase subito colpita.
Lei non aveva mai avuto dei bei capelli.
Non era mai stata neanche particolarmente bella.
Ed a pensarci bene, adesso era circondata da ragazze e donne davvero bellissime.
Ci aveva pensato parecchio camminando per strada.
Rinoa camminava decisa ma elegante. Dava l’idea di essere una principessa. Aveva lo stesso portamento fiero, almeno. E per di più quei meravigliosi capelli bruni e lunghi, ed incredibilmente lisci, e quegli occhi profondi, e diciamocelo, quel fisico da sballo.
Ellione camminava discreta, ma con grazia. La circondava un alone di dolcezza ineguagliabile. Aveva un corpo snello ed armonioso. Improvvisamente se la immaginò come una modella, ed arrossì al pensiero, perché probabilmente se la stava figurando molto più bella di quanto già non fosse.
Poi c’era Quistis, non più giovanissima ma ancora attraente, nemmeno una ruga sul volto, i lunghi capelli biondi tenuti legati in una coda ordinata e precisa, proprio come lei… e poi quelle due ciocche che le incorniciavano il viso in maniera un po’ infantile. Non dimostrava la sua età.
Ed adesso spuntava quella bellissima donna… chissà chi era…
- Selphie, ti presento Edea. Sai, è la moglie del preside della scuola!
Lei si irrigidì tutta in un attimo.
- Ah… p-piacere! I-Io… mi chiamo Selphie Tilmitt!
- E’ una nostra nuova compagna di classe!
Disse Rinoa sedendosi su uno degli sgabelli di fronte al bancone.
- Sapessi, viene da Trabia! Mi fai una coca e limone?
- Ma guarda… da Trabia? Il Garden migliore della nazione?
Disse la bellissima donna afferrando una lattina di Coca-cola dal frigo.
- Ehm… si…
Disse Selphie un po’ imbarazzata.
- Ah, Rinoa, come fa a piacerti una schifezza del genere? Coca-cola e limone… urgh…
- Ebbene???
Disse Rinoa rivolta a Zell che aveva parlato prima.
- A te non piace forse l’aranciata? A me fa schifo!!!
- Riny, non si dice “fa schifo” di qualcosa che si mangia…
- Ma Edy, scherzi? Mi prendi ancora per una bambina???
- Io continuerò a considerarti per quello che sei. D’altronde non sei ancora maggiorenne…
- Edy, allora, me la fai quest’aranciata? Però non la solita Fanta! Stavolta me la devi fare tu, quella vera! Ce l’hai qualche arancia, vero???
- Certo, ma non trovi di essere oltremodo scortese?
Si voltò sorridendo verso Selphie, che di nuovo sentì quella sensazione di agitazione. Credette perfino di arrossire, ma riuscì in qualche maniera a controllarsi.
- Questa signorina sull’attenti… cosa gradisce da bere?
- Ah… io… non saprei…
- Qualcosa di fresco?
- Bè… magari… grazie…
- Allora, ragazzi, se per voi va bene… apriamo il barile?
Tutti si scambiarono sguardi e sorrisi d’intesa.
- C-Cosa è il barile?
Chiese Selphie sempre più agitata. Si sentiva inquieta.
- Hai mai bevuto birra?
Le chiese Ellione avvicinandosi a lei.
- C-Come??? BIRRA???
No, non l’aveva mai fatto. Era una cosa… troppo poco elegante, per la sua famiglia.
Se sua madre l’avesse saputo, probabilmente sarebbe svenuta. Sorrise un po’ a questo pensiero.
- No, non ho mai bevuto birra. Ma mi piacerebbe provare!
Edea sorrise gioiosa e riempì sette boccali.
- Tu non bevi?
Le chiese Selphie avvicinando la bocca al bicchiere.
- MAI SUL LAVORO!!!
Urlò Seifer precedendo Edea.
- Maleducato Seifer!
- Ma lo dici sempre tu! Ogni tanto volevo provare a dirlo io, sembrava così divertente…
- Ma tu sei proprio uno stupido…
Concluse la donna sorridendo amabilmente.
- Allora? Non la assaggi?
Selphie arrossì, ed inghiottì il primo sorso.
Rabbrividì subito. Era un gusto pungente che non avrebbe mai immaginato. Le bruciava un po’ la gola… ma… era buona… accidenti se era buona…
Scolò il resto della bibita senza pensarci due volte.
- Oh, accidenti!
Disse Zell alzando il suo boccale.
- L’ha già finito! Potrai fare concorrenza al nostro Squall, allora!
Nel sentirsi chiamato in causa, Squall prima si infastidì, e poi arrossì.
Selphie si voltò a guardarlo mentre anche lui avvicinava le labbra al suo boccale.
- Ma… se sta appena cominciando!
Commentò.
- Ti sbagli…
Disse Ellione dando una pacca sulle spalle di Squall e facendolo tossire.
- E’ già il secondo boccale!!!
- Davvero??? E fino a quanto arriva, di solito?
- Zell! Non ricordo, ieri dove si è fermato?
- Cinque… no, aspetta, poi di sera ne ha bevuto un altro? Conta?
- No, solo quelli di seguito!!!
- Allora cinque!
Tutti si misero a ridere, tranne Squall che si alzò e si andò a mettere in un angolo, offeso, continuando a sorseggiare birra.
Rise anche Selphie.
Le sembrò di scoprirla solo in quel momento. La gioia di sorridere.
E per di più, quel bar… le ricordava casa sua. Era stracolmo di amore, confidenza e tenerezza. C’era proprio un alone di dolcezza che lo circondava e lo riempiva tutto. Si sentiva tranquilla e serena.
Per la prima volta, da quando era arrivata in quella città… sentiva di poter andare avanti in quel posto, senza ripensamenti né tristezza.
**

Anche per la grande felicità che aveva provato quel giorno, quando si fece tardi cominciò a provare paura.
Erano circa le otto, ed Edea aveva già avvisato che presto avrebbe chiuso. Tutti si stavano già preparando, ed Ellione vagava in giro per il locale cercando il suo zaino – che non trovava.
Adesso sarebbe dovuta tornare in quella casa. In quella casa vuota e silenziosa.

Non voglio…

Non aveva alcuna voglia di andare a dormire su uno scomodo materasso per terra. Voleva… voleva rimanere con quei ragazzi… voleva stare con loro…
- Ok, allora si va…
Disse Rinoa dirigendosi verso l’uscita. Spingendo per le spalle Ellione, che aveva da poco ritrovato il suo zaino.
- Edy, ci vediamo domani!
La donna li salutò con la mano e poi furono tutti fuori.
- Allora… Noi andiamo a casa, ci vediamo domani Selphie?

Un momento… qualcosa non quadrava…

- … noi?
- Ah!
Disse Rinoa dandosi una leggera pacca sulla fronte.
- Che scema, non ti ho detto nulla! Noi viviamo tutti assieme! È una casa piccola, ci sono appena tre stanze, però ci sono una cucina, un balcone a terrazzino ed indovina un po’? Due bagni!
Vivevano… tutti assieme…
- Ma… i vostri genitori?
- Ah…
Lo sguardo di Rinoa si fece triste. Seifer si avvicinò a lei. Sembrava pieno di imbarazzi. E le mise una mano intorno alle spalle.
- Noi… non abbiamo mai avuto genitori. Prima vivevamo in un orfanotrofio, diretto da Edea. Poi, quando abbiamo fatto tredici anni, lei ed il preside Cid ci hanno regalato questo appartamento, e poi hanno aperto un locale, che lei dirige da sola.
Selphie era rimasta ad ascoltare il discorso attonita.
Finalmente capiva. Capiva la differenza che c’era fra lei e loro.
Loro avevano avuto molti problemi… soprattutto ne avevano avuti più tristi dei suoi. La differenza stava nel sorriso.
Loro avevano un sorriso diverso. Il sorriso che viene dalla consapevolezza che qualunque cosa sarebbe successa… sarebbero stati con qualcuno che li avrebbe amati e capiti.
L’Amicizia.
Lei non aveva amici a Trabia.
Credeva di averli. Ma adesso, adesso che conosceva il vero significato di Amicizia… adesso si rendeva conto di non averne mai avuti.
- Bè… allora… a domani!
Disse Rinoa salutandola.
Selphie aspettò qualche secondo, prima di dire qualcosa. Voleva essere più sicura. Ma non ci riusciva. Quando parlò fu un sussurro. Se Irvine lo sentì fu solo per fortuna.
- Portatemi con voi…
- Cosa?
- Eh?
Si stupì lei stessa che lui l’avesse sentita.
- Hai detto qualcosa, Selphie? Non ho sentito bene…
- Ah… io…
Prese il coraggio a quattro mani.
- Portatemi con voi a casa vostra, vi prego!
Tutti rimasero a guardarla.
- Ma… tu non vivi con i tuoi genitori?
La ragazza scosse la testa.
- MA PERCHE’ NON CE L’HAI DETTO PRIMA!!!
Urlò Zell andandole incontro.
- E come avevi pensato di sistemarti per stanotte???
- I-In realtà… ho preso un appartamento… ma non mi piace…
Rimasero in silenzio per un po’.
- Va bene.
Concluse il biondo.
- Passiamo da questo benedetto appartamento e prendiamo la tua roba. Nella stanza delle ragazze ci dovrebbe essere ancora posto!
Circondata da sorrisi, non ebbe più neanche nostalgia di casa.
**

- Bè… hai ragione a dire che non ti piaceva questo appartamento…
Disse Zell rabbrividendo davanti allo squallore del luogo.
Un uomo in calzoncini e canottiera macchiata entrò in casa. Non portava scarpe, camminava in calzini.
- Qualche problema con il mio appartamento?
Lo disse in modo così minaccioso che tramarono tutti.
- Ah… no, davvero, l’appartamento è comodo e… carino…
- Meglio così. Che è tutta sta folla? Non voglio casino nel mio palazzo…
- Ah… S-Sissignore… cioè, io volevo dirle che… bè… mi dispiace, eh, intendiamoci, ma…
- Selphie verrà a vivere con noi, quindi lascia l’appartamento.
Disse ancora Zell, con maggiore entusiasmo. L’uomo guardò prima lui e poi la ragazza.
- Questo galletto scherza, vero?
- NO che non scherzo!!! Selphie non ci vuole stare qui, e se proprio devo dirla tutta, questo appartamentucolo neanche le piace!!!
L’energumeno fece una faccia davvero pericolosa. Tanto che tutti si voltarono verso Zell con sguardo carico d’odio.

Finì che dovettero raccogliere le cose di Selphie in fretta e furia, scappando da un uomo armato di manganello che li inseguì fino all’angolo della strada. Fortunatamente deserta.
**

Forse era stata un po’ prematura, a giudicare il suo stato d’animo di quel periodo, e forse per questo non si era capita per nulla.
Non credeva di essere più capace di divertirsi come quel giorno. Ed invece aveva conosciuto un sacco di persone splendide, persone che meritavano la sua fiducia, il suo rispetto… gente che sapeva come darle calore, come farla sentire parte del gruppo…
Un gruppo…
Nonostante il carattere aperto e gioviale, non aveva mai avuto dei veri amici. La colpa, la imputava soprattutto alla sua scuola. Era una scuola di gente molto snob, i classici tipi sempre con la puzza sotto il naso. Si parlava, ci si conosceva, certo. Ma nulla di più.
Stava scoprendo solo in quel minuto quale fosse il vero significato della parola amicizia. Le piaceva. Si sentiva desiderata, pur non essendo il centro dell’attenzione. Stava proprio bene.
E poi, quella giornata… era stata completamente diversa da tutte le altre giornate che aveva vissuto prima di arrivare a Balamb.
Si sentiva come se avesse partecipato ad un musical, non come spettatrice, ma come parte integrante dello show.
Ecco, si sentiva come in “ A chorus line”. Doveva avere quella parte. Era importante, per lei, fare parte di quel gruppo.
Trascinata avanti ed indietro, scelte e cambiamenti repentini, tra migliaia di persone che volevano tutte la stessa cosa. Ed era incredibilmente divertente.

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