Genere: Romantico
Pairing: SelphieXSquall
Rating: PG
AVVISI: AU.
- Alla periferia della città di Balamb c'è una scuola poco apprezzata. Una classe in particolare è definita "problematica". Come reagiranno i compagni di classe all'arrivo di una nuova ragazza da Trabia?
Commento dell'autrice: Una fanfiction spensierata. L'ho scritta in un periodo di pausa che mi sono presa da "No man no cry", ed infatti è l'opposto di questa fanfiction^_^. A parte questo, era una cosa che volevo scrivere da tempo. Lo so che se dico Final Fantasy voi rispondete Rinoa e Squall, ma se lo dicessero a me prima risponderei Quina (GRANDIOSA! Di FFIX) e poi Selphie e Squall. Li ho sempre visti benissimo, insieme, forse perché sono agli antipodi ed a me le coppie opposte piacciono troppo (LAS forever...).
Nota: Questa fic ha partecipato all'ottava edizione del concorso dell'EFP.
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2° capitolo
Confused girl


Bè… pareva proprio una normale studentessa liceale, nulla di più.
Ma c’era qualche piccola differenza, con gli altri.
Prima cosa: la divisa. In quella scuola non la portava proprio nessuno. Non solo quelli della terza G, ma anche gli studenti delle altre classi non la portavano più da molto tempo!
Invece ecco che al suono di un “Signore e signori, vi presento Selphie Tilmitt!” era entrata questa signorina dal faccino pulito e delicato, dai corti capelli sbarazzini, dal fisico un po’ infantile… e con la classica divisa blu e bianca della scuola addosso.
Erano rimasti tutti stupiti.
Lei era entrata sorridendo, si era messa accanto a Quistis vicino alla cattedra e poi aveva sgranato gli occhi, esclamando con stupore.
- MA QUI NESSUNO PORTA LA DIVISA!!!
In classe nessuno riuscì a nascondere lo spavento provocato da quell’urlo a loro parere immotivato. Infatti tutti fecero un passetto indietro.
- Ma vi sembra modo? In una scuola della capitale non è obbligatoria la divisa… mah!
Disse lei incrociando le braccia e guardando Quistis con un’espressione di disapprovazione.
La donna rispose con tono dispiaciuto ma conciliante, quasi allegramente rassegnato.
- Teoricamente sarebbe anche obbligatoria, ma… bè, si vede che sei una nuova studentessa…
- Questo non ha senso, a mio parere! Comunque sono contenta, questa deve essere una classe impegnativa, contato il numero di allievi…
- Almeno puoi prendere posto dove vuoi!
Continuò Quistis sorridendo.
Selphie scorse velocemente tutta la classe.
- Mah… non saprei…
Improvvisamente sentì un fischio provenire dalla sua destra, e si voltò.
- Potresti sempre venirti a posare docile fra le mie braccia…
- …
Lei lo guardò sconvolta per alcuni secondi.
- Forse è meglio trovare un posto in cui la mia integrità di vergine non sia messa alla prova!
Concluse sorridendo innocentemente.



Accidenti, SPIGLIATA LA RAGAZZA!
Fece un giro veloce fra i banchi, guardando qua e là dove avrebbe potuto sedersi e, finalmente, adocchiò Squall.
- Ooooh… lui sta bene?
Disse indicandolo con un dito, chiedendo a Rinoa.
Squall neanche si voltò a guardare. Teneva gli occhi chiusi ed ascoltava musica.
- Ah… lui è un po’ scontroso… lo è sempre stato, intendo, è normale che sia così.
- Normale?
Selphie guardò nuovamente Squall.
- Ok, ho deciso!
Tornò alla cattedra, prese il suo zaino e si mise proprio nel banco alla sinistra di Squall, impedendogli tra l’altro la completa visuale del giardinetto fuori dalla finestra.
La prima cosa che fece fu staccargli le cuffie dalle orecchie. Quasi con violenza. Lui, sicuramente, si fece male.
- Ma che diavolo…?
- Ciao, sono Selphie Tilmitt, la tua nuova vicina di banco. Piacere di conoscerti! Spero che diventeremo buoni amici!
Gli prese la mano e cominciò a scuoterla con forza.
Squall si voltò verso i suoi compagni, con uno sguardo sconvolto che sembrava chiedere “Ma fa sul serio?”. Quelli non poterono fare altro che sorridere imbarazzati.
Si vedeva che quella ragazza era nuova…
Ancora si stavano chiedendo se, dopo così tanto tempo, una nuova arrivata dal carattere così aperto e deciso avrebbe potuto inserirsi bene, fra loro. Non sembravano molto sicuri del si.
- Allora, possiamo cominciare la lezione, no?
Disse Selphie sedendosi ed aprendo lo zaino.
Ma quando i ragazzi, e soprattutto Zell, videro davanti a loro la SERIA possibilità di *studiare*… non ce la fecero più.
- COOOOOOOOSA??? Senti, guarda che qui noi non studiamo!!!
Selphie guardò attonita il biondo.
- Come no? Siete a scuola…?
- Si, ma noi non studiamo mai. Studiamo solo quando c’è in previsione un compito in classe, o qualcosa del genere…!
La ragazza sorrise furba.
- Ma non c’è un compito in classe a sorpresa programmato proprio per domani?
Silenzio.
Era vero. Se n’erano tutti dimenticati, ma Quistis aveva detto che ci sarebbe stato il compito…!!!
- Per cui, io direi di prendere i libri e dare una ripassata generale agli argomenti del compito… sa mica su cosa sarà, professoressa?
- Ah, sugli ultimi tre argomenti di chimica…
- Uhm…
La ragazza tirò fuori dallo zaino un libro che avrebbe potuto essere tranquillamente il tomo originale dell’Enciclopedia Somma della Chimica, e cominciò a sfogliare.
- Quindi… fissione e scissione nucleare, radioattività e pericoli ambientali ed umani ad essa collegati?
Tutti la guardarono come se fosse una pazza.
- Ehm… Selphie… veramente il compito sarà su soluzioni, solubili e solventi…
Stavolta fu Selphie a guardare tutti stupita.
- Cioè… cioè voi al terzo anno non avete studiato neanche l’atomo?
Il silenzio che ne seguì fu la risposta migliore. Selphie lasciò andare il libro.
- Ma… dove sono capitata?
Quistis le si avvicinò.
- Selphie, è normale che tu ti senta disorientata… vieni dalla scuola più prestigiosa ed importante della nazione, oltre che da quella che offre la preparazione ed i materiali migliori… qui siamo molto indietro, rispetto a te, devi cercare di capire…
Lei guardò il suo banco e poi rialzò gli occhi.
- Bè. Potrebbe anche essere divertente non fare nulla… forse…
La verità era che non lo sapeva. Non si era mai ritrovata libera di fare quello che voleva.
Fin da quando era nata, i suoi genitori avevano deciso per lei le scuole migliori, gli amici migliori, il modo migliore per vivere. E lei non si era mai lamentata, perché in fondo si, le piaceva non dover scegliere nulla per conto proprio. Insomma, aveva la vita che le veniva portata su un piatto d’argento, con un ripieno ed un contorno che avrebbero fatto invidia a chiunque. Davvero, credeva di non avere niente di cui lamentarsi.
Poi, però, era arrivato quel momento. Quel momento in cui si era chiesta “Ma perché sto facendo tutto questo?”.

Perché lo faccio?

Non era stata in grado di darsi una risposta. E questo la terrorizzò.

Possibile che io faccia tutto quello che mi viene detto di fare, come un automa, senza aver bisogno neanche di un motivo per farlo? Sarei in grado di gestire la mia vita da sola? A quel punto ed in quel modo, forse, mi sentirei meglio con me stessa… o no?

In stato di confusione ancora avanzato, abbandonò la casa paterna.
L’aveva fatto senza un motivo particolare, a parte la voglia di essere in grado di provare a sé stessa che sarebbe riuscita a vivere con le proprie forze.
Ed i suoi genitori non avevano trovato proprio nulla da obbiettare.
Con sguardo triste le avevano messo la roba in valigia ed una busta traboccante di soldi in mano, e con un bacio l’avevano salutata, senza neanche informarsi di dove sarebbe andata.
Chiamarli appena arrivata. E tornare presto.
Queste le uniche raccomandazioni che le avevano dato.

Era arrivata già da un giorno, e non aveva neanche alzato il telefono, neanche pensato di comporre il loro numero. Quanto alla possibilità di tornare presto a casa… ora come ora le pareva più remota che mai.
Solo che adesso era semplicemente più confusa di prima.
Si, era stata in grado di trovarsi un appartamento immediato, ma era praticamente spoglio. Solo un materasso per terra e la sua valigia poco più in là. E non aveva la minima idea sul dove andare a comprare i mobili che le sarebbero serviti.
Per di più non aveva la minima idea di come attivare una rete telefonica ed almeno una luce in casa sua.
Ed infine arrivava in quella scuola assurda dove per prima cosa non si studiava, e quando si studiava lo si faceva per così poco tempo che in terza liceo erano arrivati appena alle soluzioni chimiche!
Ma dove erano finite le sue certezze???

Insomma… non era un tempo così lontano, ricordava benissimo di essere stata una ragazza apprezzata… una sicura di sé… ed invece adesso non era più sicura neanche se il posto in cui si trovava in quel momento fosse reale o fittizio.
Non avrebbe saputo dirlo.
Si sentiva… fuori. Fuori di sé, ma non come se fosse arrabbiata. Proprio fuori. Come uno spettatore che guarda un film per lui poco interessante. Quasi annoiata dalla sua continua incertezza se il film che sta guardando le piace o meno.
Era con questo stato d’animo che era partita. E si ritrovava ancora nelle stesse condizioni. Chissà di quanto tempo avrebbe avuto bisogno…

Si voltò a guardare il ragazzo che le stava accanto.
Lui sembrava non avere nessuna preoccupazione. Si, era imbronciato e scontroso, ma fondamentalmente… sembrava uno che non aveva obblighi o incertezze di nessun tipo. Uno non solo sicuro di sé stesso, ma anche di tutto quello che lo circondava.
Questo le faceva provare un po’ d’invidia. E tutti i sentimenti ad essa correlati.
Ammirazione… ma tanta rabbia. Per il semplice motivo che lei non sarebbe mai stata in grado di raggiungere un livello di tranquillità tale.
Ai suoi occhi, quel ragazzo immerso completamente nella musica che ascoltava sembrava un Buddha in trance.

Guardando anche gli altri ragazzi, il resto della classe… notava esattamente le stesse cose.
Erano tutti così… allegri, solari, senza pensieri… a parte ovviamente il compito dell’indomani…
Selphie provava una sensazione. Una sensazione davvero sgradevole. Se lei ed uno qualsiasi di quei ragazzi si fossero messi accanto, in paragone, si sarebbe notata subito la differenza.
Perché lo stress si sente a pelle.
Quei ragazzi vivevano la loro vita come andava loro di viverla. Presumibilmente in maniera molto felice.
Lei invece… non avrebbe saputo dirlo, semplicemente non lo aveva mai provato. Ma sentiva di essere molto stressata. E questo non le piaceva.

Come mai si rendeva conto di sentirsi così solo in quel momento?
Ricordava benissimo che fino a quando viveva con i suoi non c’erano stati problemi del genere.
Ricordava di essere una ragazza solare, sempre con il sorriso sulle labbra, e nessuna preoccupazione per la testa.
Era cambiato tutto. E non era sicura di farcela, a sopportarlo.

Anche gli scherzi di poco prima… non li aveva sentiti come li avrebbe sentiti a mente libera.
Era stato uno svago senza motivo, che non le aveva lasciato dentro neanche un briciolo di allegria.

Possibile che sia io ad essere sbagliata?

Magari aveva sbagliato a porsi domande come quelle che si era posta, ed a decidere di andare via di casa e cambiare città. Probabilmente gli altri vivevano benissimo, senza essersi mai chiesti cose del genere.
Ma era un po’ tardi per pensarci.

Si lasciò andare sulla sedia ancora turbata, ed incapace di frenare il vortice di pensieri nella sua testa.

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