Genere: Romantico/Triste
Pairing: SakuraXLi, TomoyoXLi
Rating: NC-17
AVVISI: Angst.
- Ma Sakura è davvero così innamorata di Yukito? Per scoprirlo Tomoyo finge di interessarsi a Li... e da qui prendono il via una serie di eventi, che porteranno una situazione partita ingenuamente a degenerare…
Commento dell'autrice: Questa fanfiction prende vita nella mia mente come un'assoluta celebrazione dell'amore fra Sakura e Li. Davvero, inizialmente volevo solo che Tomoyo si mettesse in mezzo per far capire a Sakura i suoi veri sentimenti e poi farla mettere con Li. Questa idea l'avevo pensata così più o meno ai tempi di "My love for you", si capisce. Però, cominciando a scriverla adesso... è stata una lotta serrata ed interiore. Perché arrivata al discorso di rottura fra le due ragazze pensavo "Ok, ora se faccio rispondere Sakura così scoppia il finimondo... sono ancora in tempo, però, per farla rispondere in quest'altra maniera e farlo diventare una commedia romantica...". Alla fine ho optato per il finimondo, e quella che doveva essere un'innocua commedia romantica ad ambientazione scolastica si è trasformata in un dramma sulla fragilità dell'amicizia fra adolescenti O_O Tra l'altro, proprio mente io scrivevo dei litigi e delle seghe mentali dei miei tre protagonisti, ho vissuto una tormentata storia d'amicizia con i miei tre migliori amici, e stava letteralmente andando tutto a scarafascio... fortuna che poi si è risolto tutto, e tutti abbiamo sacrificato qualcosa. Certe volte è necessario, per aggiustare un legame. I protagonisti di Just an act... sono molto diversi da quelli del manga, ed ancora più diversi da quelli dell'anime, ma c'è un motivo profondo, ampiamente spiegato per tutti i dieci capitoli. Praticamente è la prima fic lunga ESCLUSIVAMENTE INTROSPETTIVA che scrivo. Mi è piaciuta, ma... è dura scrivere d'introspezione, perché devi calarti completamente nel personaggio, e questo ti porta dentro tutte le sue angosce e le sue paure... ma è stato bello scriverla. Sono soddisfatta. Ma quanto ho scritto??? O_o
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It’s Just An Act!
8° capitolo
Esperienza


Ci era arrivata solo dopo due anni.
Due anni, accidenti! Due anni di sofferenza per capire cosa? La differenza fra lei e loro.
Che poi, tra l’altro, era una cosa talmente scontata da far paura…
La differenza era una sola, e si chiamava esperienza, ed andava colta in tutte le sue sfumature diverse. Già.

Probabilmente l’aveva capito vedendoli tornare insieme dal bagno, quel giorno.
Forse l’aveva capito ancora prima, quando erano entrati in classe qualche tempo prima, ed entrambi avevano uno sguardo diverso, talmente diverso da far capire tutto. O prima ancora, durante quel bacio in corridoio, mentre piangeva lacrime amare, amarissime.
Il fatto che, semplicemente, rifiutasse di ammetterlo con sé stessa era indicativo del rimpianto per aver perso l’amicizia di Tomoyo ed non aver capito prima cosa stava iniziando a provare per Li.

Ok, adesso ne era sicura. Non era innamorata di Li Shaoran.
Ma due anni prima… forse… se Tomoyo non avesse combinato tutto quel casino… magari avrebbe potuto esserci una possibilità, o anche due.
Adesso era tutto sfumato, si, ma solo perché tutti e tre erano così cambiati da non riconoscersi per strada anche senza bisogno di rivoluzionare il proprio look.
Il fatto che non era riuscita a tenere aperte tutte le opzioni ed a valutarle con la dovuta attenzione la faceva infuriare ancor più del tradimento di chi considerava vicino, perché si rendeva conto che la sua incapacità in quel tradimento aveva avuto un ruolo fondamentale.

Comunque, per tornare all’esperienza…
Insomma, il suo mondo non era composto poi da molte persone.
Suo fratello, suo padre,Yukito, Tomoyo e Li.
Realisticamente parlando, l’unico con cui avrebbe potuto avere una possibilità di rapporto sessuale era Li.
Li, che però aveva deciso di mettersi con la sua migliore amica. Questo era il punto chiave della questione, il nodo da sbrogliare, ciò a cui tutto ruotava intorno.
Dalla triade si era formata una coppia, ed una sola persona era rimasta esclusa, tagliata fuori. Lei sola. Era praticamente successo che loro due avevano trovato il modo di andare avanti e lei invece era rimasta immobile, per il semplice fatto che non aveva nessuno con cui progredire. O grazie a cui progredire. Che poi era lo stesso.
Questa era l’unica, semplice differenza. L’esperienza. Troppo grande, e troppo profonda per ignorarla. Era impossibile perfino godere della solidarietà degli altri, perché in fondo cosa importava? Loro due continuavano ad essere ai suoi occhi così immensamente superiori… così immensamente avanti… così dannatamente irraggiungibili, benché così desiderabili… e quanto intensamente aveva desiderato di poterli davvero guardare negli occhi riuscendo a dire a se stessa che erano pari… e quanto dolorosamente si era poi accorta che sarebbe stato impossibile comunque…

Smise di mangiare il riso, che comunque aveva già da molto tempo perso il suo sapore.
- Non hai fame?
Le chiese suo padre, sinceramente preoccupato.
Non si preoccupò di sorridere o di tranquillizzarlo.
- Preferisco andare a letto. Buonanotte.
Si voltò e si avviò per le scale e poi nella sua stanza.
Si fermò anche sulla porta, prima di entrare.
La sua stanza. Il posto nel quale aveva trovato ristoro e sicurezza così spesso… ma così spesso… quante lacrime aveva asciugato il suo cuscino? Si distese piano sul letto, toccando il legno con i piedi.
Era cresciuta in altezza. Quel letto stava diventando troppo piccolo, preso avrebbe dovuto cambiarlo.
Si mise seduta.

Probabilmente uno dei motivi per i quali era rimasta così sconvolgentemente ferma era anche l’odio che si portava nel cuore, e che, nonostante i due anni passati, continuava a provare ogni volta che anche solo il loro ricordo si affacciava tra i suoi pensieri. Un odio talmente intenso da portarla a stringere i pugni fino a far diventare bianche le nocche. Non riusciva neanche a contenerlo, neanche voleva.
Quest’odio l’aveva bloccata. Se avesse odiato di meno…?
**

Pettinandosi i capelli, quella sera, si vide molto diversa.
Pallida ombra di quello che Tomoyo Daidouji era stata. Perché era stata. Davvero.
Se guardava una sua fotografia di due anni prima, anche del periodo in cui stava con Li, soprattutto di quel periodo, vedeva una ragazza bella e florida, in pieno sviluppo, lunghi capelli morbidi, pelle bianca e gote rosa, occhi vivi e sorriso sulle labbra.
Adesso, su quello specchio crudele e freddo, vedeva un’adolescente demotivata e sola, occhi spenti e pallore diffuso. Proprio la solitudine gliela si leggeva sul viso. Ed era una cosa orrenda.
Un tempo… un tempo sarebbe bastata la presenza di quel ragazzo a tirarla su. Adesso lui non c’era più. Almeno non con lei. Ed era definitivamente sola.

“La rovina te la sei creata con le tue sole mani”, le aveva detto una volta sua madre distrattamente. Odiava questo modo di fare di sua madre. Potevi parlarle della fine del mondo, avrebbe comunque mantenuto un’espressione impassibile e lo stesso disinteressato tono di voce. La odiava ancor più perché pensava di essere comunque più importante, in quanto figlia. Ma comunque.
C’era stato un periodo in cui il suo cervello aveva vagato così tanto e così bene che perfino l’odio per sua madre prendeva un posto meno importante. Li l’aveva aiutata anche in questo.

Insomma, si ritornava sempre allo stesso punto. Li Shaoran e quello che era stato per lei. Ed era stato molto, per lei.
Sinceramente, se le avessero detto una cosa del genere, sarebbe scoppiata a ridere coprendosi la bocca con una mano. Lei e Li… insieme? Ma quando mai, che pensiero assurdo… tanto più che l’aveva sempre considerato diretta proprietà di Sakura, senza alcun dubbio. Lei non aveva alcuna mira su Li, proprio nessuna.

Se soltanto Sakura mi avesse detto che con lui ci voleva stare… che non voleva che io glielo chiedessi… sarebbe bastata una sua parola, Li sarebbe stato suo… che sciocca.

Si. Lo pensava davvero. Ripensava a Sakura e le veniva quasi da ridere accorgendosi di quanto fosse stata stupida.
Perché Li la amava in maniera davvero spropositata già allora, e davvero sarebbe bastata una parola, un gesto… invece no.
Presuntuoso, da parte sua, credere che quella ragazzina immatura avrebbe capito qualcosa se lei l’avesse forzata in tal senso. Era una ragazza intelligente, la Tomoyo di un tempo, no? Ed allora avrebbe dovuto capirlo, che non avrebbe cavato un ragno dal buco. Avrebbe dovuto capire che era tutto perfettamente inutile e che ne sarebbero derivati solo una marea infinita di guai che avrebbe sommerso tutti. Avrebbe dovuto capire anche che giocare con i sentimenti degli altri è pericoloso, si, ma non quanto giocare con i propri… perché a furia di stare con lui… a furia di baciarlo, di fare l’amore con lui, di ascoltarlo parlare, di guardarlo dormire, di sentire la sua meravigliosa presenza accanto… se n’era innamorata…

Già. Un cuore mai scalfito dall’amore prendeva fuoco per il ragazzo che apparteneva al cuore della sua migliore amica. Un classico. Quasi da stereotipo. O forse proprio uno stereotipo. Una di quelle storie che quando vengono raccontate suscitano solo banali commenti, ma che quando sono vissute rivoltano anima e corpo tanto da non riconoscersi più.
Il suo cuore gelato era stato riscaldato, nel breve arco di poche settimane, forse neanche un mese… e poi era tornato nel ghiaccio. Quando lui se n’era andato.

E della coppia che si era formata dal trio era rimasto nient’altro che tre persone sole.
**

Aveva deciso di spezzare quel circolo solo in seguito ad una lunga riflessione. Il suo sarebbe stato un passo significativo, e doveva pensare bene a cosa avrebbe avuto da guadagnare e cosa da perdere.
Si credeva in una posizione piuttosto comoda. Nonostante il sessanta per cento della sua giornata lo passasse arrovellandosi sul dilemma Sakura/Tomoyo e cercando di capire quale fosse l’unica della quale non potesse fare a meno, il restante quaranta per cento era occupato da quella meraviglia in terra che era parte del suo dilemma, ovvero Tomoyo, che non lo faceva pensare assolutamente a nulla e lo lasciava ogni volta in uno stato di beatitudine tale da poter essere chiamato senza indugio pace dei sensi.
Dire basta significava dire addio a lei.
E non aveva neanche alcuna fiducia su Sakura, no? Non pensava minimamente che in seguito ad un suo abbandono di Tomoyo lei sarebbe corsa fra le sue braccia canticchiando e sussurrandogli all’orecchio che aveva sempre saputo che il vero amore avrebbe trionfato, un giorno.
Per cui, addio alla pace dei sensi di Tomoyo e rinuncia totale ad un possibile futuro con Sakura. Tutto in una volta, così in fretta.
Non sapeva se fosse preparato.
D’altro canto, c’erano molti altri problemi sui quali riflettere. Per esempio il sentimento di Tomoyo. Aveva capito, più o meno, i motivi per i quali tutto quel casino era cominciato. Riusciva ad immaginarli, quanto meno. Ma che cosa fosse successo *poi* nella mente di Tomoyo… cosa lei adesso provasse… questo lo ignorava. Così come ignorava i veri sentimenti di Sakura, al momento. Era davvero così incredibilmente furiosa? O era semplicemente una maschera ed il suo vero messaggio era aiuto per la solitudine? Ed i suoi stessi sentimenti, poi… quelli erano probabilmente l’incognita più grande. E la più dannatamente difficile da risolvere.
Ciò che lo convinse gli restò impresso per molto tempo, molto a lungo. Fu una scena a scuola. Proprio davanti a tutti. Entrambe avevano perso ogni inibizione, erano guidate solo dalla furia. E lui si ritrovava in mezzo. In mezzo a tutto questo. Lui, che non aveva mai fatto nulla per meritarselo.
Alla fine, la sua decisione arrivò, guidata dal semplice egoismo.

Non ne posso più.

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