Genere: Romantico/Triste
Pairing: SakuraXLi, TomoyoXLi
Rating: NC-17
AVVISI: Angst.
- Ma Sakura è davvero così innamorata di Yukito? Per scoprirlo Tomoyo finge di interessarsi a Li... e da qui prendono il via una serie di eventi, che porteranno una situazione partita ingenuamente a degenerare…
Commento dell'autrice: Questa fanfiction prende vita nella mia mente come un'assoluta celebrazione dell'amore fra Sakura e Li. Davvero, inizialmente volevo solo che Tomoyo si mettesse in mezzo per far capire a Sakura i suoi veri sentimenti e poi farla mettere con Li. Questa idea l'avevo pensata così più o meno ai tempi di "My love for you", si capisce. Però, cominciando a scriverla adesso... è stata una lotta serrata ed interiore. Perché arrivata al discorso di rottura fra le due ragazze pensavo "Ok, ora se faccio rispondere Sakura così scoppia il finimondo... sono ancora in tempo, però, per farla rispondere in quest'altra maniera e farlo diventare una commedia romantica...". Alla fine ho optato per il finimondo, e quella che doveva essere un'innocua commedia romantica ad ambientazione scolastica si è trasformata in un dramma sulla fragilità dell'amicizia fra adolescenti O_O Tra l'altro, proprio mente io scrivevo dei litigi e delle seghe mentali dei miei tre protagonisti, ho vissuto una tormentata storia d'amicizia con i miei tre migliori amici, e stava letteralmente andando tutto a scarafascio... fortuna che poi si è risolto tutto, e tutti abbiamo sacrificato qualcosa. Certe volte è necessario, per aggiustare un legame. I protagonisti di Just an act... sono molto diversi da quelli del manga, ed ancora più diversi da quelli dell'anime, ma c'è un motivo profondo, ampiamente spiegato per tutti i dieci capitoli. Praticamente è la prima fic lunga ESCLUSIVAMENTE INTROSPETTIVA che scrivo. Mi è piaciuta, ma... è dura scrivere d'introspezione, perché devi calarti completamente nel personaggio, e questo ti porta dentro tutte le sue angosce e le sue paure... ma è stato bello scriverla. Sono soddisfatta. Ma quanto ho scritto??? O_o
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It’s Just An Act!
7° capitolo
Motivi validi


Perché l’hai fatto, Sakura?
Fatto? Cosa ho FATTO io? Hanno fatto tutto da soli. Da soli e senza chiedermi niente.
Lo sai che è una bugia…
Non è una bugia. Non è forse vero che Tomoyo ha deciso autonomamente di mettersi con Li? E non è forse vero che lui ha deciso autonomamente di accettare?
Si, è vero…

Quelle domande… se le era poste spesso. Ma ogni volta che concludeva quel soliloquio riusciva sempre a cavarsela, in qualche modo. Finiva sempre nella stessa maniera. Non è colpa tua, Sakura, tranquilla, sono stati loro. Tu sei la vittima. L’unica vittima.
Eppure… ultimamente… ultimamente stava cominciando a nascere dentro di lei una nuova consapevolezza. Tutti quei ricordi che, dopo due lunghi, lunghissimi anni, tornavano a galla facendole scoprire tanti particolari diversi… tutte quelle cose… la stavano confondendo più di prima. Ma era una confusione stranamente lucida, in cui lei sapeva esattamente cosa era successo. Era sicura, di saperlo. Solo che, nella montagna di pensieri che le avevano invaso la testa, non si raccapezzava più. Non riusciva più a trovare il bandolo della matassa, la soluzione al problema. Ed era così sicura di averla.
Lentamente, la consapevolezza che lei avrebbe potuto avere almeno un briciolo di colpa, si era fatta strada dentro di lei. E ad un certo punto le sembrò addirittura ovvio.
Solo, questo suo bisogno di fuggire dalla realtà… anche con sé stessa… magari il motivo per il quale non trovava più la soluzione era soltanto che non voleva davvero trovarla.
La situazione era, tutto sommato, comoda per lei. Insomma… camminava in classe a testa alta, ma con lo sguardo della persona provata da mille sofferenze… le sue compagne di classe le regalavano fedeltà e comprensione assolute… e… poteva riservare loro *quello sguardo* ogni volta che li vedeva, che fossero da soli o insieme non era importante, perché tutti sapevano cosa quello sguardo tagliente volesse dire ed il perché fosse stato lanciato. La sua era una superiorità netta.
Si, ok, la situazione era comoda… ma c’era comunque qualcosa che non andava. Qualcosa che le impediva di godere appieno della sua superiorità, del suo ruolo di vittima… cos’era? Era forse la certezza che, per quante frecce il suo arco avesse scagliato, loro avrebbero comunque passato il pomeriggio insieme? Che avrebbero fatto lo stesso ogni sorta di cose che erano già abituati a fare? Che magari quegli sguardi li avrebbero anche avvicinati di più? Chissà. Chissà cos’era che la frenava dal ridere compiaciuta di quegli esseri disgraziati che avevano osato rubarle amore ed amicizia… chissà. O forse qualcuno lo sapeva. Magari proprio Tomoyo e Li. Loro sicuramente sapevano che non riusciva ad essere sicura quanto voleva. Ecco perché, almeno per qualche secondo, riuscivano e reggere quello sguardo d’odio ed a ricambiarlo con uguale intensità. Ecco perché non esitavano un attimo a baciarsi davanti a lei. Ecco perché non esitavano un attimo a guardarsi con aria complice ed un sorriso imbarazzato quando si parlava di sesso ed affini. Conoscevano la sua debolezza. Ed ecco perché, dallo scontro, sarebbero usciti sempre e comunque vincitori.
**

Per quanto fosse vero che aveva pensato spesso a Sakura, era innegabile che il suo primo pensiero, in ogni ora del giorno e della notte, fosse Li Shaoran.
Ogni tanto si era fermata a riflettere su questo, in maniera profonda.
Insomma, ok, nonostante tutto quello che aveva detto a Sakura durante la loro ultima e tempestosa litigata, non si può certo dire che Tomoyo amasse Li, quando fece l’amore con lui la prima volta.
Cosa era successo… cosa era successo dopo quella volta?
Ah, si. Come cancellarlo, dalla sua memoria? Un ricordo troppo profondo.
Fu una settimana dopo. Ormai loro due l’avevano fatto più di una volta. Non tantissime volte, ma abbastanza per rendersi conto di quanto in realtà potesse essere piacevole. In classe si parlava animatamente di cosa scatenasse il piacere sessuale nelle donne. Una domanda impertinente che aveva posto un loro compagno magari troppo curioso, ma non era questo l’importante. Ovviamente, nessuno aveva esperienza nel campo, e tutti si limitavano a fare proposte più o meno assurde o più o meno valide. Attirata da una ragazza che aveva detto che la cosa migliore per una donna è il bacio sul collo, si avvicinò e si sedette su una sedia.
- Sapete… la cosa più bella secondo me è l’attimo prima dell’orgasmo. Sai che stai per raggiungere l’apice massimo, ma il piacere provato fino a quel momento ti fa pensare che vorresti non finisse mai. È come una specie di conflitto interiore, no? È un momento che a noi donne fa perdere la testa, quasi fino alle lacrime.
Insomma… senza nemmeno capirlo, senza rendersene conto aveva usato termini… espressioni… che le avevano dato l’apparenza di una donna matura e navigata. Una con esperienza, insomma.
Gli altri l’avevano guardata come un’extraterrestre. Sakura stava nel banco accanto, e fino a quel momento aveva cercato di ignorare il tutto. Ma probabilmente, dopo quell’ultima situazione non era più riuscita a trattenersi. Aveva alzato lentamente lo sguardo. L’aveva guardata fissa negli occhi, senza neanche cercare di nascondere il ribrezzo profondo che provava.
E dopo averla fissata, aveva parlato.
- Puttana.
Incredibile. Una parola del genere, dalle labbra di Sakura Kinomoto. I compagni di classe rimanevano attoniti osservando quella scena che fino a poco tempo prima sarebbe stata inimmaginabile.
Tomoyo aveva spalancato gli occhi.
- C-Cosa…?
L’aveva offesa. L’aveva offesa davvero. Adesso sentiva come un’ondata di rabbia alla base della gola. Avrebbe voluto urlare. Aveva stretto i pugni, invece.
Sakura continuava a guardarla, e nonostante la sua domanda non ripeté. Era sicura che non ce ne fosse bisogno, ed in effetti aveva ragione.
Fino a quel momento, Li era rimasto lontano, in disparte. I discorsi come quello l’avevano sempre messo in imbarazzo.
Però, improvvisamente, dopo quella sparata di Sakura, si era avvicinato. Aveva messo una mano sulla spalla di Tomoyo. L’aveva un po’ accarezzata. Poi l’aveva fatta alzare. Lei si era alzata, senza opporre resistenza, ancora tremando per l’affronto subito. Lui l’aveva attirata a sé, e poi le aveva parlato in un orecchio. Piano, ma in modo da farsi sentire da tutti.
- Ti va di andare in bagno…?
Sulla classe era calato un silenzio innaturale.
Lei aveva sorriso furbescamente, riacquistando la calma. Lo aveva preso per mano ed erano usciti insieme.
Poi in bagno c’erano andati davvero.
**

Quei ricordi improvvisi che si prendevano gioco di lui gli davano davvero molto fastidio.
Stava cercando… con molta fatica… di dimenticare tutto quello che era successo. Stava disperatamente cercando di cancellare dalla sua memoria ogni parola, ogni sensazione, ogni cosa, tutto… per cercare anche di star meglio con se stesso. Ma evidentemente non ci riusciva.
Perché quei ricordi continuavano a tornare, con tutta la loro potenza. E magari due anni erano ancora troppo pochi.

Lo aveva già pensato tempo prima… cosa fosse stato a caratterizzare quel periodo assurdo. Ed era facile capirlo. Era stata la sua incredibile ma lucida indecisione.
Il suo bisogno sfrenato di Tomoyo.
Un bisogno assoluto, non avrebbe potuto vivere senza quella ragazza. E non soltanto per il suo corpo, anche se ammetteva che se Tomoyo avesse avuto un altro corpo, probabilmente non avrebbe avuto lo stesso bisogno di lei. Ma… lei era Tomoyo, ed in quanto tale, per lui era indispensabile.
Ed il suo amore per Sakura.
Un amore che molto spesso si trasformava in voglia di rivalsa. Più raramente in odio. Erano comunque entrambi sentimenti piuttosto pericolosi, da provare.
Era stata la sua voglia di rivalsa che gli aveva fatto portare Tomoyo in bagno, quel giorno, a scuola. Ma una volta in quello spazio minuscolo, una volta a quattrocchi, era stato il suo bisogno di Tomoyo che l’aveva spinto a fare l’amore con lei, sfidando tutte le regole del mondo.
Se lo ricordava, quel momento. Se lo ricordava davvero benissimo, perché gli era piaciuto in maniera indescrivibile.
L’aveva spinta piano contro il muro, evitando con maestria il cesso per terra. Non aveva perso molto tempo a spogliarla, aveva messo le mani sotto la camiciola a maniche corte della divisa e si era abbandonato alle carezze di quelle meravigliose rotondità in crescita. Istintivamente, Tomoyo aveva alzato una gamba, incrociandola dietro la sua schiena. Erano così vicini. Lui aveva provveduto ad aiutarla bene, quando si era trattato di alzare l’altra gamba, dopo averle sfilato gli slip delicatamente. L’avevano fatto così. Lei non toccava nemmeno terra, rimaneva pressata fra lui ed il freddo muro di piastrelle bianche, rabbrividendo ogni volta che la schiena le toccava.
Lui la guardava… la guardava attentamente con gli occhi semichiusi. Dava uno sguardo che lei non ricambiava, perché i suoi occhi li teneva chiusi, ed aveva il viso leggermente piegato di lato, mettendo in mostra il bel collo bianco. Si era quasi gettato su di lei. Non era riuscito a frenarsi, tanta era la voglia che lei, con una sola occhiata, era capace di mettergli addosso.
- Fai piano, Tomoyo… se continui a fare così ci sentiranno tutti…
Le aveva detto ansimante, fra i sospiri. Non che lui riuscisse a frenarsi meglio, però. Lei ci aveva provato, a tenere la bocca chiusa. Almeno per un po’.
- Non… non ce la faccio… ah!
Aveva lanciato un ultimo gridolino più forte degli altri. E poi gli si era accasciata sul petto, incrociando le braccia sopra le sue spalle.
Avevano sentito rumori negli altri bagni. Sciacquoni, poi porte che si aprivano e si chiudevano. Passi verso l’esterno. Si erano messi a ridere sommessamente, ancora stanchi.

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