Genere: Romantico/Triste
Pairing: SakuraXLi, TomoyoXLi
Rating: NC-17
AVVISI: Angst.
- Ma Sakura è davvero così innamorata di Yukito? Per scoprirlo Tomoyo finge di interessarsi a Li... e da qui prendono il via una serie di eventi, che porteranno una situazione partita ingenuamente a degenerare…
Commento dell'autrice: Questa fanfiction prende vita nella mia mente come un'assoluta celebrazione dell'amore fra Sakura e Li. Davvero, inizialmente volevo solo che Tomoyo si mettesse in mezzo per far capire a Sakura i suoi veri sentimenti e poi farla mettere con Li. Questa idea l'avevo pensata così più o meno ai tempi di "My love for you", si capisce. Però, cominciando a scriverla adesso... è stata una lotta serrata ed interiore. Perché arrivata al discorso di rottura fra le due ragazze pensavo "Ok, ora se faccio rispondere Sakura così scoppia il finimondo... sono ancora in tempo, però, per farla rispondere in quest'altra maniera e farlo diventare una commedia romantica...". Alla fine ho optato per il finimondo, e quella che doveva essere un'innocua commedia romantica ad ambientazione scolastica si è trasformata in un dramma sulla fragilità dell'amicizia fra adolescenti O_O Tra l'altro, proprio mente io scrivevo dei litigi e delle seghe mentali dei miei tre protagonisti, ho vissuto una tormentata storia d'amicizia con i miei tre migliori amici, e stava letteralmente andando tutto a scarafascio... fortuna che poi si è risolto tutto, e tutti abbiamo sacrificato qualcosa. Certe volte è necessario, per aggiustare un legame. I protagonisti di Just an act... sono molto diversi da quelli del manga, ed ancora più diversi da quelli dell'anime, ma c'è un motivo profondo, ampiamente spiegato per tutti i dieci capitoli. Praticamente è la prima fic lunga ESCLUSIVAMENTE INTROSPETTIVA che scrivo. Mi è piaciuta, ma... è dura scrivere d'introspezione, perché devi calarti completamente nel personaggio, e questo ti porta dentro tutte le sue angosce e le sue paure... ma è stato bello scriverla. Sono soddisfatta. Ma quanto ho scritto??? O_o
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It’s Just An Act!
2° capitolo
La rabbia


Spense la macchinetta del caffè che stava già strabordando.
Come intontita, rimase a fissare la chiazza di caffè che si allargava sempre di più attorno al fornello, sul piano cottura.
In contrasto con quell’argentato metallo luccicante, il marrone scuro del caffè.
- Sakura, che combini? Il caffè è uscito?
Sembrò risvegliarsi in quel momento.
- Ah…! Touya! Si…
Era soprappensiero. Questa l’unica spiegazione.
Afferrò la caffettiera con una mano, senza nessuna protezione e non dal manico, ma direttamente dalla parte inferiore, quella che per più tempo era stata direttamente a contatto col fuoco.
Touya la guardò sconvolto, e lei lo fissò di rimando, spalancando occhi e bocca ed esprimendosi poi in un urlo lancinante.
- Sakura!!!
La ragazza lasciò cadere la caffettiera, finendo così di sporcare la cucina.
C’erano schizzi di caffè sui mobili e sulle bianche mattonelle del pavimento.
Si tenne stretta la mano, fissando il nulla con sguardo terrorizzato.
Eppure… nonostante il dolore terribile che DOVEVA stare provando… perché stava ferma, immobile? Perché non cercava del ghiaccio, o metteva la mano sotto l’acqua, o cercava un qualunque altro sistema per rinfrescarsi? Perché diavolo non piangeva, perché stava così… così?
**

- Ahi, mi sono scottata!
- Attenta, Sakurachan!
Le disse Tomoyo afferrandole la mano e portandola sotto un getto piacevolissimo d’acqua fredda.
- Che è successo?
- La cioccolata… cioè, il pentolino. Mi sono scordata di prenderlo con la presina…
Sorrise, in segno di scusa.
- Mi dispiace averti fatto preoccupare…
- Ma no, che dici…
La ragazza prese il pentolino e cominciò a versarne il contenuto nelle due tazze che si trovava di fronte, poggiate sul tavolo, stando attenta a quello che faceva, perché la tovaglia era bianca e ricamata, e sarebbe stato un disastro sporcarla.
- Comunque, Sakurachan…
Le porse la tazza.
- Non so se ieri sera mi hai sentita, forse già dormivi, ma…
- Si, ti ho sentita.
Disse sbrigativamente cominciando a bere piano.
Tomoyo abbassò lo sguardo.
- Sei un po’ scontrosa per essere completamente disinteressata…
- Tomoyochan, ti ho già detto che…
- Si, lo so cosa mia hai detto. Volevo solo essere sicura.
Ricaddero nel silenzio.
C’era questa nuova atmosfera fra loro… inspiegabilmente dal nulla era apparsa. Cosa l’aveva creata?
Sakura ne era certa. Era lei. Era lei stessa che si stava ergendo attorno quel muro.
**

Quando sua madre tornò a casa le toccò asciugare tutta l’acqua che era entrata dalle aperture sotto i balconi.
La giornata libera delle cameriere. L’unico giorno in cui davvero potesse stare sola, in silenzio ed in pace con sé stessa. Il giorno in cui, però, doveva fare tutto da sola.
Lavare i piatti, caricare la lavabiancheria, stendere poi i panni bagnati, spolverare. Ed ovviamente procedere con la sua normale vita sociale, frequentare il corso di canto e studiare.
Si sentiva sempre incredibilmente stressata, alla fine della giornata libera delle cameriere.
Asciugando quella chiazza d’acqua che più che rimpicciolendosi le sembrava si stesse lentamente allargando, ebbe modo di ripensare al cielo di quella mattinata.
Accidenti, era proprio grigio. Grigio come uno straccio sporco.
Dava l’idea di dover piovere.
**

Malgrado la tensione che c’è fra noi, non ho cattive intenzioni.

Se lo ripeté a lungo, per la strada verso la scuola, camminando al fianco di Sakura.

Non ho cattive intenzioni. Lo faccio per il suo bene. Per farle capire cosa vuole in realtà.

Era un concetto talmente semplice. Talmente banale. L’avrebbe capito anche un bambino che l’affiatamento particolare tra Sakura e Li era tutto meno che semplicemente amichevole.
Eppure… nonostante Tomoyo fosse forte di queste sue convinzioni… cos’è che le faceva sentire il tutto come sbagliato? Cos’era che continuava a dirle di evitare tutto quello?

Ricordava un discorso con sua madre, molto tempo prima.
“Non immischiarti mai nelle faccende degli altri, Tomoyo. Malgrado tutte la buona volontà si finisce sempre per sbagliare qualcosa. E quando questo qualcosa va storto e peggiora tutto, niente impedirà che tutti se la prendano con te.”.
Saggio consiglio. Che avrebbe dovuto ascoltare.
Ma lei… lei era così. Le piaceva, le piaceva da pazzi sapere di poter fare qualcosa per aiutare gli altri.
Non perché così li aiutava. Ma perché farlo la faceva sentire bene. In qualche modo… superiore, forse.
**

Tomoyo spalancò gli occhi, capendo troppo tardi di aver rovesciato per terra il secchio con l’acqua appena raccolta. Era di nuovo tutto fradicio. Doveva ricominciare ad asciugare.
Doveva farlo.
Ma non voleva. Perché riflettendo stavano venendo a galla delle cose che non le piacevano per nulla.
**

Doveva cercare di studiare.

Pensa, Li, pensa… concentrati sul quaderno…

Niente. Non ne voleva sapere.
Continuava – inutilmente – a ripensare a quel particolare diverso che aveva notato negli occhi di Sakura quella mattina.
**

Quella era una ragazza che difficilmente si preoccupava in maniera tale da farlo capire agli altri.
Era sempre stata apparentemente di una felicità inaudita, una cosa a volte insopportabile.
Però… però quella mattina in lei c’era indubbiamente qualcosa di diverso.
Era entrata a scuola al fianco di Tomoyo, come al solito. Tomoyo sembrava essere la solita, nonostante quella strana agitazione di fondo nei suoi occhi… ma poteva anche sbagliarsi.
Non aveva mai capito nulla, di Tomoyo. Era un enigma. Un enigma gigantesco, soprattutto se paragonata a Sakura, che era un libro aperto.
Si, Tomoyo… non si capiva mai cosa le passasse per la testa, e la motivazione apparente per la quale faceva qualcosa non era mai quella reale.
Strana ragazza, Tomoyo.

Ma Sakura… lei aveva uno sguardo scuro che le stava bene quanto la carta da parati viola con i mobili di legno scuro.
Non sembrava neanche la stessa, mentre camminava a sguardo basso attraversando il cortile della scuola.
Voleva avvicinarsi a lei. Voleva davvero.
Però, poi…

Poi Tomoyo si era avvicinata a lui. Ed aveva indossato la sua maschera più bella, quella della ragazzina dolce, tenera ed indifesa che cerca solo coccole.
Una maschera che le stava bene, nonostante tutto.
Nonostante tutto non è che si potesse dire che Tomoyo non fosse bella. Era davvero bella. Troppo bella, per avere solo dodici anni. Tutta quella bellezza, tutta in una ragazzina appena in sboccio… non era eccessiva?
Era per questo, che preferiva Sakura. Lei era carina. Ma anonima, nel suo essere semplice. E siccome lui era un ragazzo anonimo, preferiva così.

Però, ammise con se stesso, non gli sarebbe dispiaciuto farsi vedere per strada mano nella mano con una ragazza bella come Tomoyo. Un po’ di vanità. Non era mai stato vanitoso.
**

Tutti questi particolari fino a pochi minuti prima non li ricordava.
Gli fece un po’ paura pensare che forse tutto quello che era successo lo aveva voluto anche lui.

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