Genere: Romantico, Triste.
Pairing: SheskaxMaes principalmente, un po' di sano RoyxRiza e un po' di velato AlxEd.
Rating: R
AVVISI: What if?, Incompleta.
- Maes Hughes è un uomo fedele. Maes Hughes non tradirebbe mai la fiducia di sua moglie o quella della sua amata figlia. Maes Hughes è abbastanza forte da resistere ad ogni tentazione. O forse no.
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
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GROUNDLESS
Capitolo 2
Chiedi consiglio alla persona sbagliata


- Bravo!
Di tutte le cose che avrebbe potuto aspettarsi da lui, quella era, ovviamente, la più prevedibile. E forse proprio per questo motivo, sentirsi fare i complimenti per essersi portato a letto la sua segretaria – sebbene non fosse esattamente la sua segretaria – lo sconvolse.
- Sapevo che in fondo al tuo cuore si celava l’anima del donnaiolo! – si complimentò Roy stringendogli la mano e dandogli qualche pacca sulla schiena, commosso.
- Ehm...
- Non devi essere imbarazzato! Però, devo dire che da te non me lo aspettavo, con tutti quei consigli di trovarmi una moglie eccetera eccetera... - continuò lui, entusiasta.
Ma quei lucciconi negli occhi, potevano mai essere veri?
- Roy... vorrei solo ricordarti che mi sono rivolto a te perché la cosa mi sembrava un problema, non perché mi andasse di festeggiare...
Lui lo guardò stupito per qualche secondo.
- Che problema c'è?
- ...come fai a non vederlo?
- Ah, dici, Glacier ed Elysia...
Maes annuì, abbandonandosi su una poltrona e sospirando pesantemente.
- Scusa, è stata una botta e via, no? Capita.
Mmmmmh...
Il problema, il problema...
- Tenente Colonnello Maes Hughes!
Sollevò lo sguardo.
Roy luccicava.
- Non dirmi che hai intenzione di... portare avanti?!
Spaventato, non si mosse.
- Oh! Commozione!!! Non avrei mai creduto!
Quell'uomo singhiozzava.
Santo cielo, chi diavolo gliel'aveva fatto fare...?
- Non pensavo che saresti andato tanto avanti in un colpo solo! Ma dì, quante volte ci sei stato, fino a ora?
- Una sola, che domande...
- E già pensi all'amante fissa?! Sono piacevolmente stupito dai tuoi progressi... evidentemente, sono riuscito a insegnarti qualcosa...
- E piantala, Don Giovanni dei miei stivali! - borbottò, alzandosi in piedi infastidito, - Non è come se stessi progettando di portarmi a letto tutte le donne di Central! E' solo capitata una cosa!
- Sì, ma adesso non è più solo una cosa! - sentenziò seriamente Roy puntandogli un dito contro, - Ora è una storia!
Roy avrebbe sicuramente continuato a parlare, dando il via ad un'interminabile filippica sui vantaggi dell'essere un uomo circondato da donne adoranti, ma fu fermato da qualcuno che bussava alla porta.
- Sì?
- Scusate... è permesso?
Sheska.
Maes guardò Roy come a chiedergli un nascondiglio sicuro o qualcosa del genere. L'altro si limitò a scuotere le spalle, dispiaciuto, e permettere alla ragazza di entrare nello studio.
- Scusate. - ripeté lei, sguardo basso, dirigendosi svelta verso la libreria in fondo alla stanza, senza guardare nessuno; Roy e Maes continuarono a fissarla senza smettere un secondo, mettendola terribilmente in imbarazzo; agitata e un po' irritata, consultò i volumi che le servivano in pochissimo tempo e poi fuggì via dalla stanza, e neanche allora i loro sguardi l'abbandonarono.
- Be', - commentò Roy tornando a sedersi comodamente al suo posto, - Carina è carina.
- Giù le mani. - sbottò Maes senza neanche pensarci su.
- Sì, non c'è bisogno che faccia così! - disse Roy scoppiando a ridere, - Non ho intenzione!
- Sì, come se non ti conoscessi!
Roy smise di ridere.
- La stai prendendo troppo seriamente. - disse, con un pizzico di preoccupazione nella voce.
- Vedi?! Ecco il problema! E' già grave se diventa più di una volta sola, ma se diventa un'amante fissa è la fine del mondo! - disse lui in tono lamentoso, guardando per terra come smarrito.
Roy lo ascoltò attentamente, e poi incrociò le braccia sul petto, pensoso.
- Vedi, Maes, - disse con espressione saggia, - non c'è nulla che diventi in un determinato modo senza che lo si voglia, anche in minima parte. Intendo, tu l'hai voluta, due settimane fa. E la stai volendo, ancora oggi. E, se posso permettermi, forse la stai volendo un po' troppo.
Maes annuì, silenzioso.
- E non fraintendere. Non sto dicendo che la vuoi troppo e questo potrebbe distruggere la tua unità familiare. Sto dicendo che la vuoi troppo e questo potrebbe farti sfuggire la situazione di mano. Sta' attento.
Non che non esistesse affatto la possibilità che la cosa gli sfuggisse di mano, eh. Solo, preferiva non pensarci.
Dannato Mustang.
- Ora va'.
Sussultò e lo guardò negli occhi.
- Sul serio? Mi vuoi rimandare là dentro? Con lei?!
Roy annuì, sorridendo beatamente.
- E scusa, - protestò Maes agitato, - cosa pensi che dovrei fare una volta faccia a faccia con lei?!
L'altro scrollò le spalle.
- Temo tu stia chiedendo consiglio alla persona sbagliata. Tutto quello che posso dirti è: va' di là e fa ciò che senti.
Ciò che sentiva era mortalmente sbagliato, ovviamente.
- E' un consiglio di cui non ti fai niente, vero?
Annuì sconsolato.
- Sorry, Maes. Non ho altro da dirti.
Lentamente, si alzò in piedi, sospirando.
- Roy... - gli chiese, poco prima di lasciare la stanza, - Sono nei casini, mh?
Roy sorrise e lo lasciò andare.
*

Eppure, era un piacere vederla sussultare della sua presenza. Vederla abbassare gli occhi con imbarazzo, vederla tremare quando la sfiorava.
Era stata una volta sola. E da allora erano passate già due settimane. Senza un contatto. Di nessun tipo.
Era piuttosto fiero di sé. Be', più o meno.
Solo che quando provi il sapore, e il sapore ti piace... diventa difficile farne a meno. E allora era una prova di coraggio non indifferente riuscire, senza pentimenti, a rinunciare a lei, pelle candida e corti capelli crespi e profumati. Che poi, be', senza pentimenti. Una parola. Come le aveva predetto prima di quell'unica volta insieme, s'era pentito, sì. Non aveva fatto altro che pentirsi, minuto dopo minuto. Prima per averla avuta. Poi per non averla più potuta prendere.
- Signore.
Sentire la sua voce chiamarlo così dopo averle sentito pronunciare distintamente il suo nome di battesimo era una specie di tortura. Insopportabile.
- Ho terminato la trascrizione del caso numero 1354... procedo col successivo?
Cercò di darsi un contegno.
- Per quanto ne avrai ancora? – chiese, provando a dimostrare distaccato interessamento.
- Un bel po', Signore... Sono all'incirca al sessanta percento dell'intero archivio.
- ...in così poco tempo? Sei incredibile...
Imbarazzata, abbassò lo sguardo e sorrise lievemente.
- Grazie.
- Scie...
- Allora, Signore? Procedo?
- Mh... sì... è meglio...
Lei annuì e si diresse velocemente verso la sua scrivania, cominciando a scrivere fin da subito, appena si fu seduta. Totalmente immersa nel suo lavoro, era più carina che mai. E lui, quasi senza rendersene conto, si alzò in piedi e le si avvicinò. Voleva giusto guardarla meglio. Quando, però, lei sollevò lo sguardo, si sentì in imbarazzo, e allora tirò fuori la foto di Elysia e le fece segno di guardarla, pur senza molta convinzione.
Il momento lasciò entrambi basiti. Era chiaro che aveva tirato fuori la foto della bambina giusto per riempire il silenzio. Cosa che... be', non era affatto da lui.
Mentre ancora lei lo guardava sconvolta, lui si lasciò andare, senza forze, su una sedia di fronte alla sua scrivania. La guardò un po', affranto.
- Che mi stai facendo, ragazzina? - le chiese, quasi scherzosamente - per quanto il tono fosse tutto meno che allegro.
Lei, in parte offesa dal ragazzina, in parte infastidita dall'accusa, lo fissò, irritata.
- Dici che è colpa mia?
Lui scosse il capo, sorridendo tristemente.
- No. - disse a bassa voce, - Solo che devi aver fatto scoppiare una qualche bomba nel mio cervello. Non ragiono più.
Be', questo sì. Di questo poteva incolparla.
Poteva essere solo felice di aver fatto scoppiare qualcosa dentro di lui, dal momento che lui per primo l'aveva fatta esplodere fino a ridurla in mille pezzi.
- Scusa... scusi, Signore.
- E smettila, dai... - sospirò, alzandosi in piedi e raggiungendola dietro la scrivania, - Te l'ho detto che puoi chiamarmi Maes. Almeno qua dentro...
Si chinò su di lei, sfiorandole il collo con la fronte. Lei rabbrividì.
- Ma-
- Shh... non dire niente.
Sheska sorrise.
- Non volevo dire qualcosa. Stavo solo per chiamarti per nome.
- Mh...?
- Mi piace chiamarti per nome... - disse lei con voce sognante, - E'... intimo. Più di qualsiasi cosa potremmo mai fare su una scrivania, o per terra, o appoggiati al muro.
Si interruppe un attimo, e lui ebbe il tempo di rattristarsi a morte per le sue parole.
- E mi dispiace dirlo. - aggiunse dopo un po', - Perché io ti...
- Sheska. Ti ho chiesto di non dire niente, per favore...
Lei annuì.
- Sì, scusa. Mi stavo facendo trasportare dalla situazione. - mormorò con un risolino, stringendosi nelle spalle.
Lui l'abbracciò. Non poté non baciarla.
- ...Dio mio, che stiamo facendo...?
- Una brutta cosa. - rispose lei. Ma non poteva fare a meno di sorridere.

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