Genere: Erotico, Introspettivo.
Pairing: Bill/Tom, Bill/OFC, Tom/OFC, Bill/OFC/Tom, OFC/OFC.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Underage, Het, Threesome, Incest, Femslash, What If?.
- Bill e Tom sono due gemelli normali. E non hanno mai avuto un rapporto strano. Fino ad ora.
Note: Così si conclude questa storia per la quale provo del sincero affetto, per il semplicissimo motivo che è molto bello cimentarsi in qualcosa di nuovo e scoprire di essere in grado di soddisfarsi comunque <3 Badate bene, non penso che questa storia sia perfetta e continuo ad essere quasi sicura del fatto che le sarebbe servito più spazio per essere un racconto valido, ma per ciò che è, per come si muove, per come l’ho raccontata e per cosa ci ho messo dentro, ne sono soddisfatta. È una bella sensazione e spero che anche voi l’abbiate provata leggendo <3
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LIEBESKETTE
CAPITOLO 1
LOVE WILL TEAR US APART

Bill e suo fratello Tom non hanno mai avuto un rapporto strano. Bill e suo fratello Tom sono sempre stati due ragazzi piuttosto normali, nonostante tutto, a prescindere dalla fama, dalle ovvie stravaganze che questa comporta ed anche dalle ovvie stravaganze derivate dal corredo genetico di una madre con un tale spiccato senso artistico da renderli entrambi un paio di piccole opere d’arte da rimirare da ogni lato fin da piccoli. Bill è sempre stato un tipo eccessivo – il trucco, i vestiti, l’atteggiamento – Tom è sempre stato un tipo estremamente sicuro di se stesso – la sfacciataggine, la supponenza, il menefreghismo – ma il loro rapporto è sempre stato più o meno normale. Due gemelli sono legittimati a prendersi certe libertà, quando – appunto – sono gemelli. Due gemelli possono anche dormire insieme, due gemelli si leggono nella mente, due gemelli ridono fra loro senza neanche dire ad alta voce la battuta che hanno pensato nello stesso esatto momento, due gemelli si sfiorano e vanno in giro appiccicati l’uno all’altro senza che questo causi sgomento da parte di nessuno. Due gemelli possono fare tutto ciò e possono anche tirarci su dei quattrini, questo è sempre stato sottinteso. Bill – che è sempre stato un tipo molto schietto – una volta s’è ritrovato a dire ad alta voce che, se lui e suo fratello non avessero fatto parte di una band, probabilmente sarebbero diventati due puttane e non sarebbe stato difficile trovarli in un angolo di strada ad offrirsi insieme per la gioia di qualche quarantenne allupato in aria di twincest omosessuale. Questo non perché ci fosse qualcosa di strano nel loro rapporto, ma perché i gemelli Kaulitz si assomigliano in maniera illegale e sono entrambi due pigroni la cui unica scintilla si risveglia nel momento in cui si ritrovano al centro dell’adorazione altrui. Non basta loro adorarsi vicendevolmente, la cosa è più complessa, più ampia, più universale. Bill e Tom non hanno l’istinto della zoccola, ma non hanno neanche due veri e propri talenti – Bill canta, ma insomma, Tom suona, ma insomma – e perciò quella sarebbe stata semplicemente l’unica strada possibile, se non avessero fatto musica: usare il loro rapporto per guadagnarci sopra. È quello che fanno anche adesso, in modi forse meno perversi, ma nemmeno poi tanto.
Quindi, Bill e Tom non hanno mai avuto un rapporto strano. Bill e Tom sono solo fratelli.
Al momento, però, Bill e Tom hanno due problemi parecchio urtanti. Primo fra tutti: il loro rapporto che non è mai stato granché strano, sta improvvisamente diventando parecchio strano. Secondo e ultimo: Bill e Tom tendono ancora ad essere solo fratelli, ma non sono gli unici fratelli. E, per quanto questo possa essere relegato nel giusto angolino buio cui appartiene per la maggior parte dell’anno, adesso non è proprio possibile ignorare quest’esistenza coordinata di tre Kaulitz adolescenti in giro per il mondo.
Sospirando profondamente, Bill si accomoda fra i cuscini del divano, stringendo l’enorme borsa Prada fra le mani e disegnando ghirigori insensati con la punta di uno stivale sulla tela perfettamente nera della valigia immobile e stesa per terra ai suoi piedi. È piena da scoppiare, per una sola settimana è decisamente eccessiva. Tom – che sta seduto proprio lì accanto e guarda il cellulare con aria incredibilmente interessata, in attesa di chissà cosa, poi – ne ha una identica posata sul pavimento nello stesso modo, ma lui è giustificato dal fatto che ha portato la giusta quantità di vestiti, sono le loro dimensioni a prendere tutto lo spazio possibile. I vestiti di Bill, invece, sono tutti minuscoli. Micro magliette, micro pantaloni, tutto piccolissimo e sottile. Però sono una quantità indecente. Non riuscirà nemmeno ad indossarli tutti, in sette fottuti giorni.
- Sono già le quattro? – chiede in un soffio. Tom non lo degna di uno sguardo.
- Quasi. – risponde però, - Hai fretta di andartene?
Bill scrolla le spalle.
- Prima andiamo, prima torniamo.
Tom si lascia andare ad un mezzo ghigno vagamente infastidito. C’è sempre stato dell’astio, fra Bill e Jörg, dettato non tanto dal risentimento nei confronti del divorzio che i gemelli hanno smesso di provare già da tempo – c’è un limite alla quantità d’odio che un essere umano può sostenere; c’è un limite anche alla quantità di tempo per il quale quel sentimento può perdurare, prima di devastarne il portatore – quanto piuttosto per una normale incompatibilità di carattere: Bill è tutto e tutto insieme, Jörg è poco e poco per volta. Jörg va più d’accordo con Tom di quanto non riesca ad andare d’accordo con Bill solo perché Tom è generalmente meno rompiballe del fratello, tutto qui, ma suo padre non piace neanche a lui. Gli vuole bene, sì, perché è suo padre, ma non è una persona che frequenterebbe se non gli fosse legato da quel vincolo biologico.
- Non sei contento di rivedere Edel? – chiede, invece di lasciarsi andare al solito “Bill, cerca di essere paziente, con papà. E non rovinare a tutti la vacanza”.
Bill si sposta a disagio sul divano. No, non è contento di rivedere Edel. Edel ha – fa rapidamente i calcoli – quindici anni. Edel è il motivo per cui i suoi genitori si sono lasciati. Edel è sua sorella, d’accordo, ma è una sorella di cui non sentiva per niente il bisogno. Edel, oltretutto, è una persona che lui non vede da anni. Doveva averne circa cinque, lei, quell’unica volta, e lui ne aveva appena otto. Tutto ciò che ricorda è una bimbetta paffuta e pallida vestita di rosa, con una disordinata matassa di capelli biondi sulla testa e degli occhi così simili ai propri da fare quasi paura. Non della stessa tonalità ambrata, però, e non con lo stesso taglio: i suoi, così come quelli di Tom, sono gli occhi di Simone; è una cosa che la figlia di Jörg non può vantare.
Se è contento di rivedere Edel? No che non è contento. L’unica cosa che lo farebbe contento, al momento, sarebbe sedersi ad un tavolino – o anche rimanere su quel divano, perché no? – guardare suo fratello negli occhi e chiedergli cosa diavolo stia succedendo fra loro. Perché stare vicini ultimamente sia così difficile. Cosa ci sia nel fondo dei suoi occhi quando lo ritrova a fissarlo dalla propria cuccetta, in piena notte. Se nel fondo dei propri ci sia la stessa cosa, ecco, questo vorrebbe proprio chiederlo, a Tom: io ci vedo la fame, nei tuoi occhi. La fame e il bisogno e il desiderio e la voglia. E non dovrebbe essere così. Però tu nei miei vedi la stessa cosa? Perché se così dovesse essere…
Lo squillo del cellulare di suo fratello lo distoglie dai suoi pensieri appena in tempo per non impattare contro qualcosa di decisamente troppo grosso e scomodo e brutto da poter essere affrontato così, alla luce del giorno. Un conto sono le mani che scivolano con finta casualità sotto le lenzuola quando è buio e nessuno le vede, un conto sono pensieri come quelli. Per pensare devi starci con la testa. Bill non può coscientemente accettare una realtà del genere. Quello è solo suo fratello. Solo suo fratello.
Tom risponde al cellulare e scambia qualche parola con Jörg. Annuisce ogni tanto, Bill segue il movimento del suo profilo e cerca invano di concentrarsi su qualsiasi-altra-dannata-cosa. Ci prova con tutte le proprie forze, cerca di pensare a suo padre, cerca di pensare alla sua compagna, cerca di pensare alla loro figlia che poi è sua sorella e fissa al centro di tutti i suoi pensieri quello per il quale, almeno, per tutto il resto della settimana lui e Tom non avranno mai occasione di ritrovarsi da soli da qualche parte.
Ti ho sconfitto, attrazione fatale, pensa prendendosi un po’ in giro, niente mani che vagano, niente occhi che bramano, niente labbra che esitano appena. Niente di niente.
Tom interrompe la chiamata e sospira.
- Sarà qui fra poco. – lo avverte quindi, - Raccogli le tue cose.
Bill solleva la borsa e tira un altro piccolo calcio alla valigia.
- Ho già qui tutto quello che mi serve. – te compreso. È un non-detto che si sente benissimo nell’aria, che parla attraverso i suoi occhi fissi in quelli del gemello, ed infatti Tom lo guarda ed inarca entrambe le sopracciglia, piegando le labbra in una smorfia infastidita.
- Non mi guardare così. – risuona la sua voce profonda nell’eco fastidiosa dell’enorme stanza vuota in cui David li ha mollati già almeno un paio d’ore fa, - Non qui.
Bill, oltraggiato, si tira indietro e guarda altrove.
- Non stavo pensando a niente. – gli dice, l’irritazione appena dissimulata nel tono offeso.
- Sto nella tua testa. – risponde candidamente Tom, scrollando le spalle e fissando a propria volta un punto a caso sulla parete di fronte, - Lo so a cosa stai pensando.
Le labbra di Bill diventano sottili come linee, mentre lui stringe le dita attorno ai manici della borsa in un gesto improvviso e violento.
- Tom-
Il cellulare del gemello squilla ancora e la loro conversazione si interrompe bruscamente, così come bruscamente era virata su quell’argomento. Tom ne è contento, perché la sola idea di potersi ritrovare a dover rispondere ad una domanda mirata di Bill lo terrorizza. Cosa diavolo potrebbe dirgli, d’altronde? Non so com’è, non so perché, ma ultimamente solo a guardarti mi viene voglia di spingerti contro la prima parete e baciarti fino a perdere il senso del tempo, dello spazio, della misura – Dio santo – della decenza? Non sono argomenti che uno dovrebbe affrontare col proprio fratello gemello. Punto e basta.
- Papà è qui sotto che ci aspetta in macchina. – dice a Bill, dopo aver chiuso la telefonata. – Andiamo.
Bill annuisce in silenzio. Non osa alzare lo sguardo. Lo lascia lì, piantato sulla punta dei propri stivali, anche quando escono in corridoio, prendono l’ascensore ed escono dal retro dell’albergo, seguiti a ruota dalle guardie del corpo, che li lasciano solo quando si infilano nell’Audi nera di Jörg, scivolando oltre lo sportello e sul sedile posteriore silenziosi e circospetti come ladri.
- Ragazzi. – li saluta loro padre con un sorriso, cercando i loro occhi nello specchietto retrovisore. Bill risponde con un sorriso piccolissimo, Tom solleva una mano e la agita appena, ma la sua espressione – oltre gli enormi occhiali a mascherina che coprono quasi metà del suo viso – non cambia di un millimetro. – Siete stanchi?
- Non particolarmente. – risponde Bill con una scrollatina di spalle, mentre le guardie del corpo finiscono di caricare le valigie nel bagagliaio della macchina e sollevano un pollice in direzione di Jörg, per informarlo del completamento delle operazioni. Jörg annuisce distrattamente e riavvia il motore, mentre osserva gli uomini entrare nelle auto di scorta ed imitarlo.
- In caso, - suggerisce ingranando la marcia ed immettendosi nel traffico di Amburgo, verso l’autostrada, - schiacciate pure un pisolino. C’è ancora tempo, prima di arrivare a casa. Ci saluteremo per bene quando saremo lì. Nicole ed Edel non vedono l’ora di rincontrarvi.
I gemelli pensano simultaneamente che sarebbe bellissimo poter dire che la stessa cosa vale anche per loro. Ma Bill ha solo voglia di sentire addosso le mani di Tom, in questo preciso istante, e Tom ha solo voglia di sentire sotto i polpastrelli la consistenza burrosa della curva morbidissima della pancia di Bill.
Bill e Tom sono due gemelli normali. Si stanno preparando ad una settimana di vacanza in casa di loro padre Jörg e, per la prima volta da quelli che sembrano secoli – e dieci anni, nella vita di un adolescente, sono effettivamente dei secoli – stanno per rincontrare la famiglia in favore della quale sono stati abbandonati.
Bill e Tom sono due gemelli normali. E non hanno mai avuto un rapporto strano. Fino ad ora.

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