Genere: Erotico, Romantico, Introspettivo.
Pairing: Damiano/Sofia.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Het, Lemon, PWP.
- Damiano è già uscito dal loft, ma Sofia sente di avere ancora qualcosa da dirgli. Il problema è che non ha ancora esattamente capito cosa.
Commento dell'autrice: L’uscita di Damiano da X Factor ci ha provati tutti ;_; Almeno, ha provato me XD Quell’uomo mi piaceva per svariate ragioni XDNon ultima il fatto che lui e Sofia insieme erano bellissimi, wtf. Comunque, ormai tutti sanno come affronto i miei lutti XD E così ho voluto affrontare questo, sperando vi sia piaciuta u.u
Ps. Titolo e citazione iniziale rubati a Baby, Can I Hold You di Tracy Chapman.
Pairing: Damiano/Sofia.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Het, Lemon, PWP.
- Damiano è già uscito dal loft, ma Sofia sente di avere ancora qualcosa da dirgli. Il problema è che non ha ancora esattamente capito cosa.
Commento dell'autrice: L’uscita di Damiano da X Factor ci ha provati tutti ;_; Almeno, ha provato me XD Quell’uomo mi piaceva per svariate ragioni XD
Ps. Titolo e citazione iniziale rubati a Baby, Can I Hold You di Tracy Chapman.
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Words Don't Come Easily
51. Oggi
But you can say baby
Baby can I hold you tonight
Maybe if I'd told you the right words
At the right time
You'd be mine
Un po’ la stupisce, in tutta sincerità, che la porta esterna non sia chiusa. Quelle dei loft sono sempre aperte, ma chissà per quale motivo aveva sempre pensato che l’enorme porta che separava quell’universo alternativo dalla realtà fosse chiusa a doppia mandata, o qualcosa del genere, e invece non lo è, e Sofia si lascia in qualche modo cullare dall’aria gelida della notte, stringendosi nelle spalle e nel cappottino di lana che indossa, mentre i capelli vorticano liberi attorno a lei, sospinti dal vento.
Quando Giuliano s’è presentato con un fogliettino di carta spiegazzato e sul volto l’espressione di un uomo che aveva visto troppo per voler vivere ancora, Sofia s’è azzardata a chiedergli solo due cose. La prima, “come hai fatto?”, e Giuliano ha distolto lo sguardo e ha risposto “non chiedere. Non vuoi davvero sapere”. La seconda, “e come esco?”, e Giuliano ha scrollato le spalle e ha risposto “guarda, io il mio l’ho fatto. Ora tocca a te.”
Si è chiesta un mucchio di cose, dopo, mentre percorreva il corridoio lungo e largo e restava immobile di fronte alla porta per una serie infinita di minuti. S’è chiesta cosa stesse facendo, perché lo stesse facendo – mettendo a rischio la sua permanenza all’interno del programma, mettendo a rischio il suo sogno di una vita – poi ha scrollato le spalle anche lei, e si è detta “è vero, ora tocca a me”, e senza restare a pensare un minuto di più è uscita, e ora che Milano la accoglie, enorme e sconosciuta, e tutto ciò che ha è quel bigliettino con l’indirizzo di un albergo che non conosce, continua a non pensare a niente – niente a parte gli occhi di Damiano, come fossero tristi mentre la salutavano sul palco prima del ballottaggio, come non vi fosse traccia di rimprovero da parte sua. E come invece lei sentisse di meritare un po’ d’odio. O di doverosa invidia.
Sente il bisogno fisico di parlare. Non sa perché, vorrebbe fermare una persona a caso e cominciare a dirle di tutto, dagli insulti a delle confessioni che non è davvero sicura di voler esternare, perché ha bisogno di buttare fuori qualcosa e non sa esattamente cosa, perciò ha come l’impressione che buttando fuori tutto forse, alla fine, anche il peso che sente all’altezza del petto – e dello stomaco e delle spalle e delle gambe e della testa – andrà via anche lui e la lascerà in pace. Avrebbe davvero voglia di parlare, ma quando il tassista che recupera a caso per strada la guarda nello specchietto retrovisore e le dice “ma tu sei mica…”, lei non gli lascia nemmeno concludere la frase e guarda altrove, lasciando alla frangetta asimmetrica il compito di coprirle il viso.
- Le assomiglio e basta. – borbotta incerta, - Ha dei lineamenti piuttosto comuni, quella Sofia.
- Deve capitarti spesso, che te lo dicano. – insiste lui, continuando a guardarla, - Le assomigli parecchio.
Sofia lascia andare un sorriso piccolissimo e non risponde, non dice una parola. Dentro la sua testa, le sembra di urlare, al punto che non riesce a sentire nient’altro.
L’albergo è piccolo e un po’ defilato, probabilmente gli autori l’hanno scelto apposta per evitare casini sia a Damiano che alla sua famiglia – problema: Damiano non era fidanzato? Probabilmente ci sarà anche la sua donna, magari in camera con lui, magari chissenefrega – comunque Sofia cerca di zittire almeno quei pensieri molesti che sembrerebbero suggerirle di voltarsi e tornare al loft il più presto possibile, e si rivolge al concierge cercando di forzare un sorriso che non sente proprio nemmeno in parte, e le tira i lineamenti del volto come una maschera di stucco.
- Il signor Fiorella. – dice a bassa voce, - E, la prego, non dica una parola.
Sa che a quest’uomo non può mentire, non può rifilargli la patetica scusa che ha già rifilato al tassista: se anche lui dovesse credere che quella con Sofia fosse solo una somiglianza, di sicuro il fatto che sta cercando proprio Damiano basterebbe a dargli una chiara idea di chi lei sia. O Sofia stessa, o Claudia Mori abilmente travestita, pensa in un mezzo sorriso mentre il concierge, decisamente stupito, controlla il registro per verificare il numero della stanza.
- Io non so se… - biascica imbarazzato, e lei pianta le braccia sul banco della reception e si sporge verso di lui.
- La prego. – bisbiglia in un soffio, - È una cosa veramente importante.
L’uomo tentenna, allargando con un dito il colletto della camicia.
- Guardi, la faccio parlare con lui, - le dice, - più di questo non posso, al limite ve la sbrigate fra voi. – conclude spiccio, digitando velocemente un breve numero sulla tastiera del telefono e poi passandole la cornetta.
Sofia attende solo qualche secondo, e poi la voce assonnata di Damiano le risponde e lei si sente stringere il cuore in una morsa, perché è una voce che ha imparato a conoscere benissimo e sa con certezza che non le capiterà di sentirla ancora.
- Pronto? – insiste Damiano, vagamente confuso, - Chi parla?
- Dami? – si decide a tirare fuori lei, così a fatica che le pare di aver bisogno di molta più forza di quanto non disponga al momento, - Sono io.
- …Sofia. – risponde lui in un soffio, incredulo. – Sofia? – chiede poi, - Sofia?! Ma che-… no, senti, è assurdo. – può quasi immaginarlo muoversi in cerchio, una mano persa nella massa di capelli neri e scompigliati sulla testa che poi scende lungo una tempia e si perde ancora nella barba folta sul mento e sulle guance. – Mi dici cosa diamine ci fai qui?
- …non lo so. – risponde lei in un mezzo singhiozzo, la gola tanto chiusa da non riuscire a capire nemmeno come abbia fatto a passarci la voce, - Io non ne ho idea, sono… non lo so.
Damiano sospira con forza, dall’altro lato della cornetta, e resta in silenzio a riflettere sul da farsi per qualche secondo, prima di lasciare andare un altro sospiro, stavolta più stanco.
- Okay, senti, passami il concierge. – cede alla fine, - Ti faccio salire. Non so nemmeno perché, Dio mio. Ti rendi conto di che-… ne parliamo quando sali. Avanti.
Sofia può solo mugolare un assenso a caso, perché non solo non riesce a parlare, ma a questo punto non riesce più nemmeno a pensare. Spera che Damiano possa farlo per lei – d’altronde, ormai, dovrebbe essercisi abituato.
Damiano indossa un paio di pantaloni di cotone leggero grigi e una maglietta a maniche corte bianca. È a piedi scalzi sulla moquette rossa che ricopre il pavimento della sua stanza, e la guarda come fosse un’assassina o anche qualcosa di peggio, le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia aggrottate a corrugare la fronte.
- …ti prego, non mi guardare così. – pigola lei, stringendosi nelle spalle e torturando con le dita i bottoni del cappottino, - Abbi pazienza.
- Ne ho avuta tanta, negli ultimi due mesi. – le fa notare, battendo nervosamente un piede per terra, - Ma parecchia, Sofia.
- Sì, lo so. – biascica in risposta, passandosi una mano fra i capelli e sulla nuca, - E mi dispiace, credimi, mi dispiace per tutto, ma avevo bisogno di vederti.
- Per dirmi cosa?! – sbotta lui, allargando le braccia ai lati del corpo in un gesto esasperato, - Cosa può essere tanto importante da costringerti a venire fuori di lì col rischio di ficcarti in un guaio decisamente più grosso della tua testolina bacata, me lo dici?!
Sofia abbassa lo sguardo e si perde dentro la propria testa. Nella massa di pensieri confusi che le annebbiano le idee sul sottofondo cacofonico di quell’urlo che non è ancora riuscita a sopire da quando è uscita dal loft, non riesce a trovare neanche una cosa intelligente da dire. E nemmeno una stupida, a dire la verità, è come se tutto fosse troppo confuso per tirare fuori una cosa qualsiasi.
- Io non… - comincia, e si morde un labbro, per poi interrompersi subito.
- Non dirmi che non sai cosa vuoi dirmi, perché ti butto giù dalla finestra. – la avverte lui, indicando la finestra in questione, dall’altro lato della stanza. – Giuro che lo faccio.
- Io… - ricomincia Sofia, inumidendosi le labbra, - Credo che forse tu avresti meritato più di me di restare là dentro. Anzi, niente forse. – precisa, agitando una mano davanti al viso, come a scacciare la confusione, - Tu meritavi di restare là dentro, molto più di me. E io odio tutto questo, odio che tu sia uscito, e odio essere sola in quel loft- e lo so che non è vero ma non interrompermi, fammi parlare, ti prego, - si ferma solo per tirare il fiato, pochi secondi, poi riprende, - lo so che non sono sola, lo so che ci sono i ragazzi, e che c’è Giuliano, e che c’è Claudia e c’è Vernetti e Tommassini e i cameraman e chiunque, lo so, lo so, ma tu-… - si interrompe ancora, guardandolo improvvisamente negli occhi e mordendosi il labbro inferiore con tanta forza che Damiano teme possa spaccarlo, - …perché sei dovuto uscire proprio tu?
Damiano sospira e rotea gli occhi, sedendosi sulla sponda del letto sfatto e grattandosi nervosamente la fronte.
- Non sarò piaciuto al pubblico, non mi avranno capito, magari non avevo davvero niente da dire- che cosa vuoi che ti risponda, Sofia? – scrolla le spalle, - Che domanda è? Perché vieni fino a qui per chiedermi una cosa del genere?
È freddissimo, quasi gelido, Sofia si stringe nelle spalle perché ha come l’impressione di aver portato il freddo della strada perfino lì in quella stanza, e se possibile si sente ancora più in colpa.
- Scusami. – dice sottovoce, chinando il capo fino a nascondersi dietro i capelli che le scivolano svelti lungo le guance, - Forse non lo so davvero, cosa volevo dirti. Dovresti buttarmi giù dalla finestra, adesso.
Damiano si alza in piedi, sospirando per l’ennesima volta e raggiungendola dove si trova, a due passi dalla porta, perché più in là di quel punto non s’è sentita di spostarsi. Le ravvia la frangia lunghissima dietro un orecchio, scendendo poi a misurarle il profilo del volto con due dita e tirandole su il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Sei così incredibilmente stupida. – le dice con un mezzo sorriso, - E infantile, piagnona, immatura, capricciosa e testarda. – fa l’elenco dei suoi difetti e lo fa con una voce talmente dolce che Sofia non riesce nemmeno ad offendersi, - Sono contento di essere uscito, così non dovrò più farti da balia.
- Scemo. – risponde lei, chiudendo gli occhi e lasciando le lacrime libere di rotolare lungo le sue guance mentre tira un pugno piccolissimo all’altezza del suo petto. – Non dire così, per favore.
- Vieni qui, dai. – taglia corto lui, tirandosela contro ed abbracciandola stretta, ondeggiando un po’ per coccolarla, - Sei proprio una bambina, ti si deve consolare sempre. Non puoi prendere le cose un po’ meno sul personale?
Sofia scuote il capo, nascondendosi contro la sua maglietta e sollevando le braccia per allacciarlo al collo – cosa che, peraltro, in un primo momento neanche le riesce, perché Damiano è alto, e Sofia ha bisogno non solo di sollevarsi sulle punte per stringerlo, ma le serve anche che Damiano la stringa in vita e la tiri un po’ su, consentendole di aggrapparsi per bene e stringere abbastanza da non cadere neanche quando lui allenta un po’ la presa.
- Oddio. – commenta lui, sulla pelle accaldata del suo collo, - E adesso come mi libero più di te? Ti sei appiccicata per sempre.
Sofia si scosta appena, guardandolo negli occhi coi propri colmi di lacrime.
- Non sono così stupida. – risponde, schiudendo le gambe e tornando poi a stringerle attorno ai suoi fianchi, per assicurarsi meglio al suo corpo, - Lo so che domani al massimo tu te ne andrai, e se anche io dovessi tornare e Claudia dovesse dirmi che per essere uscita di nascosto sono espulsa dal programma, non ci vedremmo più comunque. – si ferma e si sporge appena verso di lui, lasciandogli un bacio un po’ umido sulle labbra. – Mi mancherai. È questo che sono venuta a dirti.
Damiano la guarda, un po’ stupito da quel bacio ma in realtà nemmeno poi così tanto. Non che baciare Sofia possa in un qualche universo essere considerato un qualcosa di normale e legittimo, soprattutto per uno come lui – uno che, tra le altre cose che farebbe bene a ricordare prima di esibirsi in qualche pachidermica cazzata, è anche fidanzato – solo che lì, in quel momento, col contorno di quelle parole soffiate appena sulla sua pelle, sembra l’unica alternativa possibile. E quindi si sporge a sua volta verso di lei, coprendo le sue labbra con le proprie con la stessa infantile – quanto ridicola – timidezza.
- Sai cosa? – le dice, guardandola con indulgenza mentre indietreggia verso il letto, - Tu hai la testa così incasinata che vivi contemporaneamente in un casino di tempi diversi. Sei sempre impegnata a rivedere il passato per capire dove hai sbagliato, guardi al futuro e ne hai paura perché sai che sbaglierai ancora, e così facendo… - sospira, adagiandola fra le lenzuola e sistemandosi sopra di lei per non pesarle addosso, - così facendo ti perdi il presente. Ed ecco che sbagli comunque.
Sofia aggrotta le sopracciglia, atteggiando le labbra in un piccolo broncio offeso.
- Vuoi dire che dovevo restarmene lì e risparmiarmi la visita? – prova a indovinare, inclinando lievemente il capo.
Damiano ride a bassa voce, baciandola ancora una volta e sfiorando il contorno delle sue labbra con la lingua solo per ottenere il suo permesso ad assaggiare di più.
- No. – risponde, - Vedi che sei scema? Intendevo che adesso è meglio se resti in silenzio e lasci perdere cosa accadrà domani e anche cosa accadrà quando te ne tornerai al loft. Così puoi concentrarti meglio su di me, visto che ti mancherò così tanto.
- Che razza di pallone gonfiato. – commenta lei, tirandogli un altro pugno in pieno petto, stavolta vagamente più convinto, ma è solo un attimo, perché l’istante successivo li vede già entrambi ridotti al silenzio, le mani si Sofia che scendono giù lungo i fianchi di Damiano per recuperare la maglietta dall’orlo inferiore e tirarla su, mentre le labbra di Damiano si soffermano un po’ sui contorni della sua bocca, assaggiandone ogni centimetro prima di scoprire il sapore più salato delle sue guance e del suo collo, e perdersi piano su ogni altro pezzetto di pelle che riesce a liberare dal cappotto dal maglione dalla maglietta dalla canottiera dal reggiseno e “Dio mio”, bisbiglia divertito, “ma ti vesti sempre così a strati?”, solo per ottenere da lei un altro pugnetto offeso ed una risatina del tutto simile alla sua, che finisce coperta da altri suoni, ben più dolci, quando lascia una mano scendere lenta fra le sue cosce, accarezzandola piano da sopra il cotone già umido delle mutandine.
- Dami… - lo chiama, la voce ridotta a un lamento carico di voglia, - Per favore… - balbetta incerta, prendendogli il volto fra le mani e baciando ovunque riesca ad arrivare, la fronte, le labbra, la punta del naso, strusciandosi incerta contro di lui come non avesse la più pallida idea di ciò che sta facendo, mentre Damiano vuole sperare – per tutta una serie di ragioni, tutte validissime – che invece ciò che sta succedendo sia chiaro ad entrambi. Soprattutto a se stesso.
Mentre la tiene stretta per i fianchi e scende a baciarle i seni, stuzzicandole i capezzoli con la lingua e, pianissimo, anche con i denti, cerca di seguire il proprio stesso consiglio e non pensare né a ieri né a domani, solo ad oggi, entrando di lei in una serie di spinte leggere, usando tutta la delicatezza e la gentilezza di cui è capace, senza neanche sapere perché. Sofia sorride sul suo collo, accarezzandolo in una scia di baci morbidissimi.
- Non sono mica una bambina… - gli sussurra in un gemito, - Non mi fai male. – lo rassicura, chiudendo gli occhi e intrecciando le gambe dietro la sua schiena, attirandolo il più vicino possibile e il più velocemente possibile, per poi ansimare il suo nome direttamente sulla sua pelle.
Damiano chiude gli occhi e spinge con più forza dentro di lei, mordendole piano le labbra per invitarla a chiuderle e lasciarsi baciare ancora. Sofia, docile, si concede un’altra volta. Concede un bacio, concede il suo corpo, concede probabilmente molto di più, e Damiano ne ha una percezione così chiara da spaventarsi – ed ha paura davvero, quando l’intensità di ciò che stanno facendo diventa tanto profonda da non lasciargli più modo di trattenere gemiti e sospiri, e Sofia singhiozza con forza contro la sua pelle, costringendolo prima a chiedersi se non si sia mosso con troppa irruenza e poi a capire che non è quello il problema, il dolore di Sofia non è un dolore fisico, e lui non potrebbe curarlo neppure con tutte le carezze del mondo.
Questo, però, non gli impedisce di continuare ad accarezzarla, anche dopo essere entrambi venuti, anche dopo essere uscito dal suo corpo ed essersi sistemato al suo fianco. La stringe fra le braccia, chinandosi appena a recuperare il lenzuolo ai piedi del letto per coprirsi, dato che nella stanza improvvisamente la tensione s’è sciolta, e ricomincia a fare freddo.
L’accarezza in silenzio, le spalle, le braccia, i fianchi, e Sofia resta nascosta contro il suo collo, tant’è che tutto ciò che riesce a vedere è la sua testolina arruffata e il contorno del suo corpo che solleva ed abbassa le coperte al ritmo del suo respiro.
- Ehi, - le sussurra all’orecchio, quando sente quello stesso respiro cominciare a farsi più lento e regolare, - ehi, non ti addormentare. – le dice, - Non subito, almeno.
Sofia solleva il capo, cercando i suoi occhi coi propri, già quasi del tutto annebbiati dal sonno.
- Mmh? – risponde piano, sistemandosi più comodamente contro di lui e intrecciando le gambe con le sue.
Damiano sospira, e in un attimo di lucidità pensa che dovrebbe preferire spararsi un colpo in testa piuttosto che dire ciò che ha effettivamente voglia di dire adesso. Ma poi pensa, in fondo, chissenefrega, e lo dice lo stesso.
- Magari mi lasci il tuo numero di telefono.
Sofia sorride, chiude gli occhi e il secondo dopo sta dormendo. Non ha risposto, comunque, e Damiano non è sicuro che sia stato un bene, dopotutto.
Bonus. Fae dixit:
*ma poi io voglio il seguito la mattina dopo
*col loft che si sveglia e non trova sofia
*e tutti 'dov'è?'
*e giuliano 'er.'
*'è andata da damiano .boh'
*silver: 'perchè? *sgrat*'
*tutti: *facepalm*
*'e come ha trovato l'indirizzo?'
*'non volete saperlo ç_ç *scoppia in lacrime*'