rp: sofia xefteris

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Erotico, Romantico, Introspettivo.
Pairing: Damiano/Sofia.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Het, Lemon, PWP.
- Damiano è già uscito dal loft, ma Sofia sente di avere ancora qualcosa da dirgli. Il problema è che non ha ancora esattamente capito cosa.
Commento dell'autrice: L’uscita di Damiano da X Factor ci ha provati tutti ;_; Almeno, ha provato me XD Quell’uomo mi piaceva per svariate ragioni XD Non ultima il fatto che lui e Sofia insieme erano bellissimi, wtf. Comunque, ormai tutti sanno come affronto i miei lutti XD E così ho voluto affrontare questo, sperando vi sia piaciuta u.u
Ps. Titolo e citazione iniziale rubati a Baby, Can I Hold You di Tracy Chapman.
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Words Don't Come Easily
51. Oggi


But you can say baby
Baby can I hold you tonight
Maybe if I'd told you the right words
At the right time
You'd be mine



Un po’ la stupisce, in tutta sincerità, che la porta esterna non sia chiusa. Quelle dei loft sono sempre aperte, ma chissà per quale motivo aveva sempre pensato che l’enorme porta che separava quell’universo alternativo dalla realtà fosse chiusa a doppia mandata, o qualcosa del genere, e invece non lo è, e Sofia si lascia in qualche modo cullare dall’aria gelida della notte, stringendosi nelle spalle e nel cappottino di lana che indossa, mentre i capelli vorticano liberi attorno a lei, sospinti dal vento.
Quando Giuliano s’è presentato con un fogliettino di carta spiegazzato e sul volto l’espressione di un uomo che aveva visto troppo per voler vivere ancora, Sofia s’è azzardata a chiedergli solo due cose. La prima, “come hai fatto?”, e Giuliano ha distolto lo sguardo e ha risposto “non chiedere. Non vuoi davvero sapere”. La seconda, “e come esco?”, e Giuliano ha scrollato le spalle e ha risposto “guarda, io il mio l’ho fatto. Ora tocca a te.”
Si è chiesta un mucchio di cose, dopo, mentre percorreva il corridoio lungo e largo e restava immobile di fronte alla porta per una serie infinita di minuti. S’è chiesta cosa stesse facendo, perché lo stesse facendo – mettendo a rischio la sua permanenza all’interno del programma, mettendo a rischio il suo sogno di una vita – poi ha scrollato le spalle anche lei, e si è detta “è vero, ora tocca a me”, e senza restare a pensare un minuto di più è uscita, e ora che Milano la accoglie, enorme e sconosciuta, e tutto ciò che ha è quel bigliettino con l’indirizzo di un albergo che non conosce, continua a non pensare a niente – niente a parte gli occhi di Damiano, come fossero tristi mentre la salutavano sul palco prima del ballottaggio, come non vi fosse traccia di rimprovero da parte sua. E come invece lei sentisse di meritare un po’ d’odio. O di doverosa invidia.
Sente il bisogno fisico di parlare. Non sa perché, vorrebbe fermare una persona a caso e cominciare a dirle di tutto, dagli insulti a delle confessioni che non è davvero sicura di voler esternare, perché ha bisogno di buttare fuori qualcosa e non sa esattamente cosa, perciò ha come l’impressione che buttando fuori tutto forse, alla fine, anche il peso che sente all’altezza del petto – e dello stomaco e delle spalle e delle gambe e della testa – andrà via anche lui e la lascerà in pace. Avrebbe davvero voglia di parlare, ma quando il tassista che recupera a caso per strada la guarda nello specchietto retrovisore e le dice “ma tu sei mica…”, lei non gli lascia nemmeno concludere la frase e guarda altrove, lasciando alla frangetta asimmetrica il compito di coprirle il viso.
- Le assomiglio e basta. – borbotta incerta, - Ha dei lineamenti piuttosto comuni, quella Sofia.
- Deve capitarti spesso, che te lo dicano. – insiste lui, continuando a guardarla, - Le assomigli parecchio.
Sofia lascia andare un sorriso piccolissimo e non risponde, non dice una parola. Dentro la sua testa, le sembra di urlare, al punto che non riesce a sentire nient’altro.

*

L’albergo è piccolo e un po’ defilato, probabilmente gli autori l’hanno scelto apposta per evitare casini sia a Damiano che alla sua famiglia – problema: Damiano non era fidanzato? Probabilmente ci sarà anche la sua donna, magari in camera con lui, magari chissenefrega – comunque Sofia cerca di zittire almeno quei pensieri molesti che sembrerebbero suggerirle di voltarsi e tornare al loft il più presto possibile, e si rivolge al concierge cercando di forzare un sorriso che non sente proprio nemmeno in parte, e le tira i lineamenti del volto come una maschera di stucco.
- Il signor Fiorella. – dice a bassa voce, - E, la prego, non dica una parola.
Sa che a quest’uomo non può mentire, non può rifilargli la patetica scusa che ha già rifilato al tassista: se anche lui dovesse credere che quella con Sofia fosse solo una somiglianza, di sicuro il fatto che sta cercando proprio Damiano basterebbe a dargli una chiara idea di chi lei sia. O Sofia stessa, o Claudia Mori abilmente travestita, pensa in un mezzo sorriso mentre il concierge, decisamente stupito, controlla il registro per verificare il numero della stanza.
- Io non so se… - biascica imbarazzato, e lei pianta le braccia sul banco della reception e si sporge verso di lui.
- La prego. – bisbiglia in un soffio, - È una cosa veramente importante.
L’uomo tentenna, allargando con un dito il colletto della camicia.
- Guardi, la faccio parlare con lui, - le dice, - più di questo non posso, al limite ve la sbrigate fra voi. – conclude spiccio, digitando velocemente un breve numero sulla tastiera del telefono e poi passandole la cornetta.
Sofia attende solo qualche secondo, e poi la voce assonnata di Damiano le risponde e lei si sente stringere il cuore in una morsa, perché è una voce che ha imparato a conoscere benissimo e sa con certezza che non le capiterà di sentirla ancora.
- Pronto? – insiste Damiano, vagamente confuso, - Chi parla?
- Dami? – si decide a tirare fuori lei, così a fatica che le pare di aver bisogno di molta più forza di quanto non disponga al momento, - Sono io.
- …Sofia. – risponde lui in un soffio, incredulo. – Sofia? – chiede poi, - Sofia?! Ma che-… no, senti, è assurdo. – può quasi immaginarlo muoversi in cerchio, una mano persa nella massa di capelli neri e scompigliati sulla testa che poi scende lungo una tempia e si perde ancora nella barba folta sul mento e sulle guance. – Mi dici cosa diamine ci fai qui?
- …non lo so. – risponde lei in un mezzo singhiozzo, la gola tanto chiusa da non riuscire a capire nemmeno come abbia fatto a passarci la voce, - Io non ne ho idea, sono… non lo so.
Damiano sospira con forza, dall’altro lato della cornetta, e resta in silenzio a riflettere sul da farsi per qualche secondo, prima di lasciare andare un altro sospiro, stavolta più stanco.
- Okay, senti, passami il concierge. – cede alla fine, - Ti faccio salire. Non so nemmeno perché, Dio mio. Ti rendi conto di che-… ne parliamo quando sali. Avanti.
Sofia può solo mugolare un assenso a caso, perché non solo non riesce a parlare, ma a questo punto non riesce più nemmeno a pensare. Spera che Damiano possa farlo per lei – d’altronde, ormai, dovrebbe essercisi abituato.

*

Damiano indossa un paio di pantaloni di cotone leggero grigi e una maglietta a maniche corte bianca. È a piedi scalzi sulla moquette rossa che ricopre il pavimento della sua stanza, e la guarda come fosse un’assassina o anche qualcosa di peggio, le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia aggrottate a corrugare la fronte.
- …ti prego, non mi guardare così. – pigola lei, stringendosi nelle spalle e torturando con le dita i bottoni del cappottino, - Abbi pazienza.
- Ne ho avuta tanta, negli ultimi due mesi. – le fa notare, battendo nervosamente un piede per terra, - Ma parecchia, Sofia.
- Sì, lo so. – biascica in risposta, passandosi una mano fra i capelli e sulla nuca, - E mi dispiace, credimi, mi dispiace per tutto, ma avevo bisogno di vederti.
- Per dirmi cosa?! – sbotta lui, allargando le braccia ai lati del corpo in un gesto esasperato, - Cosa può essere tanto importante da costringerti a venire fuori di lì col rischio di ficcarti in un guaio decisamente più grosso della tua testolina bacata, me lo dici?!
Sofia abbassa lo sguardo e si perde dentro la propria testa. Nella massa di pensieri confusi che le annebbiano le idee sul sottofondo cacofonico di quell’urlo che non è ancora riuscita a sopire da quando è uscita dal loft, non riesce a trovare neanche una cosa intelligente da dire. E nemmeno una stupida, a dire la verità, è come se tutto fosse troppo confuso per tirare fuori una cosa qualsiasi.
- Io non… - comincia, e si morde un labbro, per poi interrompersi subito.
- Non dirmi che non sai cosa vuoi dirmi, perché ti butto giù dalla finestra. – la avverte lui, indicando la finestra in questione, dall’altro lato della stanza. – Giuro che lo faccio.
- Io… - ricomincia Sofia, inumidendosi le labbra, - Credo che forse tu avresti meritato più di me di restare là dentro. Anzi, niente forse. – precisa, agitando una mano davanti al viso, come a scacciare la confusione, - Tu meritavi di restare là dentro, molto più di me. E io odio tutto questo, odio che tu sia uscito, e odio essere sola in quel loft- e lo so che non è vero ma non interrompermi, fammi parlare, ti prego, - si ferma solo per tirare il fiato, pochi secondi, poi riprende, - lo so che non sono sola, lo so che ci sono i ragazzi, e che c’è Giuliano, e che c’è Claudia e c’è Vernetti e Tommassini e i cameraman e chiunque, lo so, lo so, ma tu-… - si interrompe ancora, guardandolo improvvisamente negli occhi e mordendosi il labbro inferiore con tanta forza che Damiano teme possa spaccarlo, - …perché sei dovuto uscire proprio tu?
Damiano sospira e rotea gli occhi, sedendosi sulla sponda del letto sfatto e grattandosi nervosamente la fronte.
- Non sarò piaciuto al pubblico, non mi avranno capito, magari non avevo davvero niente da dire- che cosa vuoi che ti risponda, Sofia? – scrolla le spalle, - Che domanda è? Perché vieni fino a qui per chiedermi una cosa del genere?
È freddissimo, quasi gelido, Sofia si stringe nelle spalle perché ha come l’impressione di aver portato il freddo della strada perfino lì in quella stanza, e se possibile si sente ancora più in colpa.
- Scusami. – dice sottovoce, chinando il capo fino a nascondersi dietro i capelli che le scivolano svelti lungo le guance, - Forse non lo so davvero, cosa volevo dirti. Dovresti buttarmi giù dalla finestra, adesso.
Damiano si alza in piedi, sospirando per l’ennesima volta e raggiungendola dove si trova, a due passi dalla porta, perché più in là di quel punto non s’è sentita di spostarsi. Le ravvia la frangia lunghissima dietro un orecchio, scendendo poi a misurarle il profilo del volto con due dita e tirandole su il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Sei così incredibilmente stupida. – le dice con un mezzo sorriso, - E infantile, piagnona, immatura, capricciosa e testarda. – fa l’elenco dei suoi difetti e lo fa con una voce talmente dolce che Sofia non riesce nemmeno ad offendersi, - Sono contento di essere uscito, così non dovrò più farti da balia.
- Scemo. – risponde lei, chiudendo gli occhi e lasciando le lacrime libere di rotolare lungo le sue guance mentre tira un pugno piccolissimo all’altezza del suo petto. – Non dire così, per favore.
- Vieni qui, dai. – taglia corto lui, tirandosela contro ed abbracciandola stretta, ondeggiando un po’ per coccolarla, - Sei proprio una bambina, ti si deve consolare sempre. Non puoi prendere le cose un po’ meno sul personale?
Sofia scuote il capo, nascondendosi contro la sua maglietta e sollevando le braccia per allacciarlo al collo – cosa che, peraltro, in un primo momento neanche le riesce, perché Damiano è alto, e Sofia ha bisogno non solo di sollevarsi sulle punte per stringerlo, ma le serve anche che Damiano la stringa in vita e la tiri un po’ su, consentendole di aggrapparsi per bene e stringere abbastanza da non cadere neanche quando lui allenta un po’ la presa.
- Oddio. – commenta lui, sulla pelle accaldata del suo collo, - E adesso come mi libero più di te? Ti sei appiccicata per sempre.
Sofia si scosta appena, guardandolo negli occhi coi propri colmi di lacrime.
- Non sono così stupida. – risponde, schiudendo le gambe e tornando poi a stringerle attorno ai suoi fianchi, per assicurarsi meglio al suo corpo, - Lo so che domani al massimo tu te ne andrai, e se anche io dovessi tornare e Claudia dovesse dirmi che per essere uscita di nascosto sono espulsa dal programma, non ci vedremmo più comunque. – si ferma e si sporge appena verso di lui, lasciandogli un bacio un po’ umido sulle labbra. – Mi mancherai. È questo che sono venuta a dirti.
Damiano la guarda, un po’ stupito da quel bacio ma in realtà nemmeno poi così tanto. Non che baciare Sofia possa in un qualche universo essere considerato un qualcosa di normale e legittimo, soprattutto per uno come lui – uno che, tra le altre cose che farebbe bene a ricordare prima di esibirsi in qualche pachidermica cazzata, è anche fidanzato – solo che lì, in quel momento, col contorno di quelle parole soffiate appena sulla sua pelle, sembra l’unica alternativa possibile. E quindi si sporge a sua volta verso di lei, coprendo le sue labbra con le proprie con la stessa infantile – quanto ridicola – timidezza.
- Sai cosa? – le dice, guardandola con indulgenza mentre indietreggia verso il letto, - Tu hai la testa così incasinata che vivi contemporaneamente in un casino di tempi diversi. Sei sempre impegnata a rivedere il passato per capire dove hai sbagliato, guardi al futuro e ne hai paura perché sai che sbaglierai ancora, e così facendo… - sospira, adagiandola fra le lenzuola e sistemandosi sopra di lei per non pesarle addosso, - così facendo ti perdi il presente. Ed ecco che sbagli comunque.
Sofia aggrotta le sopracciglia, atteggiando le labbra in un piccolo broncio offeso.
- Vuoi dire che dovevo restarmene lì e risparmiarmi la visita? – prova a indovinare, inclinando lievemente il capo.
Damiano ride a bassa voce, baciandola ancora una volta e sfiorando il contorno delle sue labbra con la lingua solo per ottenere il suo permesso ad assaggiare di più.
- No. – risponde, - Vedi che sei scema? Intendevo che adesso è meglio se resti in silenzio e lasci perdere cosa accadrà domani e anche cosa accadrà quando te ne tornerai al loft. Così puoi concentrarti meglio su di me, visto che ti mancherò così tanto.
- Che razza di pallone gonfiato. – commenta lei, tirandogli un altro pugno in pieno petto, stavolta vagamente più convinto, ma è solo un attimo, perché l’istante successivo li vede già entrambi ridotti al silenzio, le mani si Sofia che scendono giù lungo i fianchi di Damiano per recuperare la maglietta dall’orlo inferiore e tirarla su, mentre le labbra di Damiano si soffermano un po’ sui contorni della sua bocca, assaggiandone ogni centimetro prima di scoprire il sapore più salato delle sue guance e del suo collo, e perdersi piano su ogni altro pezzetto di pelle che riesce a liberare dal cappotto dal maglione dalla maglietta dalla canottiera dal reggiseno e “Dio mio”, bisbiglia divertito, “ma ti vesti sempre così a strati?”, solo per ottenere da lei un altro pugnetto offeso ed una risatina del tutto simile alla sua, che finisce coperta da altri suoni, ben più dolci, quando lascia una mano scendere lenta fra le sue cosce, accarezzandola piano da sopra il cotone già umido delle mutandine.
- Dami… - lo chiama, la voce ridotta a un lamento carico di voglia, - Per favore… - balbetta incerta, prendendogli il volto fra le mani e baciando ovunque riesca ad arrivare, la fronte, le labbra, la punta del naso, strusciandosi incerta contro di lui come non avesse la più pallida idea di ciò che sta facendo, mentre Damiano vuole sperare – per tutta una serie di ragioni, tutte validissime – che invece ciò che sta succedendo sia chiaro ad entrambi. Soprattutto a se stesso.
Mentre la tiene stretta per i fianchi e scende a baciarle i seni, stuzzicandole i capezzoli con la lingua e, pianissimo, anche con i denti, cerca di seguire il proprio stesso consiglio e non pensare né a ieri né a domani, solo ad oggi, entrando di lei in una serie di spinte leggere, usando tutta la delicatezza e la gentilezza di cui è capace, senza neanche sapere perché. Sofia sorride sul suo collo, accarezzandolo in una scia di baci morbidissimi.
- Non sono mica una bambina… - gli sussurra in un gemito, - Non mi fai male. – lo rassicura, chiudendo gli occhi e intrecciando le gambe dietro la sua schiena, attirandolo il più vicino possibile e il più velocemente possibile, per poi ansimare il suo nome direttamente sulla sua pelle.
Damiano chiude gli occhi e spinge con più forza dentro di lei, mordendole piano le labbra per invitarla a chiuderle e lasciarsi baciare ancora. Sofia, docile, si concede un’altra volta. Concede un bacio, concede il suo corpo, concede probabilmente molto di più, e Damiano ne ha una percezione così chiara da spaventarsi – ed ha paura davvero, quando l’intensità di ciò che stanno facendo diventa tanto profonda da non lasciargli più modo di trattenere gemiti e sospiri, e Sofia singhiozza con forza contro la sua pelle, costringendolo prima a chiedersi se non si sia mosso con troppa irruenza e poi a capire che non è quello il problema, il dolore di Sofia non è un dolore fisico, e lui non potrebbe curarlo neppure con tutte le carezze del mondo.
Questo, però, non gli impedisce di continuare ad accarezzarla, anche dopo essere entrambi venuti, anche dopo essere uscito dal suo corpo ed essersi sistemato al suo fianco. La stringe fra le braccia, chinandosi appena a recuperare il lenzuolo ai piedi del letto per coprirsi, dato che nella stanza improvvisamente la tensione s’è sciolta, e ricomincia a fare freddo.
L’accarezza in silenzio, le spalle, le braccia, i fianchi, e Sofia resta nascosta contro il suo collo, tant’è che tutto ciò che riesce a vedere è la sua testolina arruffata e il contorno del suo corpo che solleva ed abbassa le coperte al ritmo del suo respiro.
- Ehi, - le sussurra all’orecchio, quando sente quello stesso respiro cominciare a farsi più lento e regolare, - ehi, non ti addormentare. – le dice, - Non subito, almeno.
Sofia solleva il capo, cercando i suoi occhi coi propri, già quasi del tutto annebbiati dal sonno.
- Mmh? – risponde piano, sistemandosi più comodamente contro di lui e intrecciando le gambe con le sue.
Damiano sospira, e in un attimo di lucidità pensa che dovrebbe preferire spararsi un colpo in testa piuttosto che dire ciò che ha effettivamente voglia di dire adesso. Ma poi pensa, in fondo, chissenefrega, e lo dice lo stesso.
- Magari mi lasci il tuo numero di telefono.
Sofia sorride, chiude gli occhi e il secondo dopo sta dormendo. Non ha risposto, comunque, e Damiano non è sicuro che sia stato un bene, dopotutto.
 

*

 
Bonus. Fae dixit:
 
*ma poi io voglio il seguito la mattina dopo
*col loft che si sveglia e non trova sofia
*e tutti 'dov'è?'
*e giuliano 'er.'
*'è andata da damiano .boh'
*silver: 'perchè? *sgrat*'
*tutti: *facepalm*
*'e come ha trovato l'indirizzo?'
*'non volete saperlo ç_ç *scoppia in lacrime*'
Genere: Erotico, Commedia, Introspettivo.
Pairing: Damiano/Sofia, implied Claudia/Sofia (...) se proprio volete vedercelo.
Rating: R/NC-17
AVVERTIMENTI: Het, Lime, PWP.
- Sofia reagisce malissimo al commento di Claudia sul finale della settima puntata, e Damiano cerca di fare quello che può per evitare che l'intero loft debba riempirsi delle sue lagne.
Note: …Dunque, fino a due giorni fa io odiavo visceralmente Sofia. Voi non potete nemmeno immaginare quanto, era un sentimento di non sopportazione fisica violenta ogni volta che parlava, cantava, si lagnava o anche solo restava immobile senza fare niente. Davvero, una roba devastante, non c’era verso di conciliare la mia e la sua persona, anche perché non la trovavo – e non la trovo neanche tutt’ora, eh – minimamente interessante dal punto di vista musicale.
Poi è successo che, come ha sapientemente riassunto Fae, “solo la Mori poteva essere tanto stronza e più insopportabile da unirci nell’amore per Sofia”. Insomma, è successo che la Mori ha detto quella bastardata tremenda su Sofia che doveva andare al ballottaggio con Silver sul finale della settima puntata, e non lo so, quando il giorno dopo ho visto il daytime che mostrava Sofia scoppiare a piangere dopo quella cosa… mi si è tipo sciolta una cosa sul cuore XD
Ammettiamo inoltre che era da un po’ – almeno un paio di giorni – che la regia shippava Damiano/Sofia (Dafia!), a cominciare da quella cosa del litigio – con conseguente bacino in fronte <3 – di cui nessuno ha capito bene le dinamiche perché, uhm!, non ce l’hanno mostrata XD Ed aggiungiamoci anche che io trovo Damiano incredibilmente figo e stavo giusto aspettando il modo a me più congeniale per shipparlo con qualcuno/qualcosa. Ecco, di certo non mi aspettavo che quel qualcuno/qualcosa fosse Sofia o.o Ma così è stato, e posso solo sperare che anche voi possiate gradire quanto ho gradito io scriverla, sotto gli influssi benefici e carichi di approvazione di Def e Fae <3
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22. "Trouble that can't be named, tigers waiting to be tamed." (Clocks, Coldplay)
10 Emotions – 2° Parte, 001. Consolazione


Giuliano e gli altri ragazzi stanno già dormendo – o almeno questo è quello che spera Damiano mentre attraversa i corridoi del loft – quando trova Sofia raggomitolata sul divano, tanto stretta da non sembrare tanto più grande di un cuscino. Le ginocchia al petto e il viso nascosto fra le braccia, ricorda una ragazzina impaurita e triste – ed alla fine, pensa avvicinandosi silenziosamente, quasi furtivo, non è poi tanto diversa da questo, in fondo. Non fiata, non emette un suono, Damiano quasi arriva a pensare non respiri nemmeno, ed è solo quando si siede al suo fianco con un morbido tonfo che sente l’unico lamento che la ragazza si lascia sfuggire dalle labbra, una sorta di mugolio sofferente e piccolissimo, quasi lagnoso, una roba infantile al massimo e per questo irritante e tenera in modo contorto, oltre la tenda di capelli scuri, sottili e liscissimi, che le ricadono ovunque ai lati del volto, solleticandole il collo.
- Ehi… - la chiama, accarezzandole dolcemente un braccio nudo e scostandole i capelli dalla fronte, cercando in qualche modo di ravviarglieli dietro un orecchio. La pelle che sfiora coi polpastrelli al passaggio è umida e calda, sa di pianto già al tatto, e Damiano sorride intenerito, continuando ad accarezzarla nel tentativo di rassicurarla un po’. – Non stai neanche un po’ meglio? Mi sembrava che ti fossi ripresa, quando è entrato Giuliano.
- Mmhn… - risponde Sofia, piegandosi ancora di più su se stessa e tornando a nascondersi dietro i propri capelli, - Ero contenta che fosse entrato un ragazzo nuovo, però quando mi sono ritrovata da sola, nel mio letto… - si interrompe, deglutendo faticosamente, e poi ricomincia a singhiozzare piano, cercando di non fare troppo rumore.
- Avanti… - sospira Damiano, sollevando gli occhi al cielo e continuando ad accarezzarla quasi meccanicamente, come fosse un animale domestico o qualcosa di simile, - Adesso non ricominciare, quanto puoi stare male per una cosa del genere? Claudia è praticamente una sconosciuta…
- Claudia non è una sconosciuta! – scatta lei, risollevando lo sguardo quasi con rabbia, le guance rigate di lacrime e gli occhi gonfi e ancora macchiati di trucco ormai sbavato, - Ma ti rendi conto? Hai una minima idea di cosa possa significare per me quello che ha detto? Dopo tutto quello che ho sacrificato, dopo quanto ho provato a farmi apprezzare da lei, dopo tutta la mia fatica, lei-
- Sofia! – la interrompe lui, scattando a coprirle la bocca con una mano e pressando anche un po’, inizialmente, prima di ricordare che dopotutto, nonostante sia Sofia, è un essere umano anche lei, e non può trattarla davverocome fosse un cane o chissà che. – Abbassa la voce, gli altri dormono. – le suggerisce condiscendente, lasciando scivolare la mano fino a lasciare che a serrarle le labbra sia solo un dito, in una pressione tanto leggera da sembrare illusoria.
- …scusa. – biascica lei, imbarazzata. Damiano non allontana il dito, perciò le sue labbra umide scivolano addosso alla sua pelle in una carezza stranamente sensuale, in maniera un po’ ridicola, ma senza dubbio carina. Sorride, accarezzandole la guancia con quello stesso dito in un buffetto tenero e divertito, per poi accomodarsi meglio contro lo schienale del divano ed allargare un braccio in un invito silenzioso.
Sofia continua a guardarlo con quei suoi occhi grandi e scuri e lucidi, come non capisse niente di quanto sta accadendo davanti a lei, e dal momento che dopotutto, nonostante sia un essere umano anche lei, si tratta comunque di Sofia, Damiano sospira teatralmente e scuote il capo.
- Ti serve l’invito scritto per un po’ di coccole? – le chiede in un sogghigno volutamente fastidioso, - Non hai aspettato nessun’autorizzazione per saltare addosso a Giuliano, ma se sono io…
- Ma no! – si affretta a negare lei, gattonando sul divano fino ad accucciarsi contro il suo fianco (esattamente come un gattino o qualche altro cucciolo, quindi probabilmente alla fine Damiano non deve aver sbagliato poi tanto nella scelta dell’atteggiamento giusto da usare nei suoi confronti), per poi stendersi sul suo petto, sciolta e a proprio agio come un pezzo di legno vagante su un fiume immobile. – Non è questo, è che… forse… capisci, per quello che è successo fra noi nella scorsa settimana…
- Perché, cos’è successo? – ride lui, scrollando le spalle, - Io non ricordo niente.
- Sei uno scemo. – si lagna lei, tirandogli un pugno debolissimo contro il petto, - …mi dispiace di aver litigato. È che non so se puoi capire quello che è Claudia per me. Lei mi ha dato una possibilità, ha cercato di capirmi, ed io credevo-
- Alt. – la interrompe lui, poggiandole due dita sotto il mento e costringendola a sollevare il viso fino ad incontrare i suoi occhi, - Adesso non ricominciare, d’accordo? – la rimprovera, mentre lei trattiene il labbro inferiore fra i denti, chiaramente sul punto di piangere ancora, - Sei molto più carina quando stai zitta.
- …non so, forse dovrei offendermi. – borbotta lei, tornando a poggiare il capo contro il suo petto, lasciandosi cullare dal ritmo del suo respiro.
- Perderesti tempo. – ridacchia Damiano, stringendosela contro ed accarezzandole una spalla, sotto la manica corta della maglietta leggera, il pollice che segue quella curva dolcissima e nuda senza trovare impedimenti di qualsiasi tipo – da quant’è che non tocca così una donna? Non è sicuro di volerselo chiedere davvero, non sa se gli va di contare davvero le settimane che sono passate da quando è entrato in quel loft. – E poi, - cerca di riprendersi, deglutendo ed inumidendosi le labbra, - non volevo offenderti. Forse darti un consiglio?
- Aaah, lo so! – mugola lei, strusciando il viso contro il suo petto come una gattina, - Sono sempre esagerata in tutto, quando sono felice, quando sono triste, quando piango, quando parlo-
- Esattamente. – la interrompe ancora, per quella che sembra l’ennesima volta, anche se ormai sta cominciando a diventare quasi divertente.
- Ma sei un bastardo! – si ribella all’improvviso Sofia, sollevandosi sulle ginocchia e tempestandogli il petto e le spalle di pugni convinti a metà, ridendo piano come una monella dispettosa, e Damiano ride a propria volta, giocando un po’ a lasciarla fare ciò che vuole, dal momento che nonostante tutto, Sofia o essere umano o cucciolo o quel che è, una cosa è certa: la ragazza ha bisogno di sfogarsi, e se le parolacce che si sono rivolti in settimana non sono bastate, allora può certo lasciarsi prendere a cazzotti da quelle manine minuscole che un po’ lo spintonano e un po’ gli fanno il solletico, prendendola in giro e lasciandole credere di voler provare a fermarla artigliandola per i polsi, senza riuscirci mai soltanto perché non ci sta provando davvero.
- Adesso basta, dai. – si decide finalmente a darci un taglio, afferrandole i polsi e poi lasciando scorrere le mani lungo i suoi avambracci, afferrandola per i gomiti e tirandosela contro, stringendola forte per imprigionarla quando lei non sembra voler accennare a piantarla, - Fai la brava.
- Lasciamiii! – sbuffa lei, lagnosa, dimenandosi come avesse il fuoco addosso, schiudendo le gambe e piantando con forza le ginocchia contro il divano, spingendo le mani sul suo petto nel tentativo di allontanarsi, - Non è giusto, tu sei molto più forte di me!
- Vorrei ben vedere. – la prende in giro Damiano, stringendosela addosso con maggior convinzione e ridacchiando divertito sul suo urletto un po’ stupito quando le ginocchia perdono presa, scivolando contro il cuscino e costringendola e finirgli seduta in grembo come una bimba, perfettamente aderente al suo corpo e del tutto impossibilitata a fuggire.
Sofia solleva lo sguardo e lo fissa con aria un po’ persa, gli occhi ormai asciutti e le guance arrossate, le labbra dischiuse in un’espressione stupita vagamente sciocca. Ma è sempre Sofia, dopotutto, e Damiano non può stupirsene davvero.
- Scusa. – mormora piano, un po’ piegata all’indietro, tanto che lui, per sorreggerla, deve poggiare entrambe le mani sulla sua schiena, saggiandone la curva morbida e sinuosa attraverso il cotone della maglia.
- …per cosa? – chiede lui, non tanto perché non sappia per quale motivo Sofia dovrebbe scusarsi, quanto più perché i motivi sono talmente tanti che fatica ad individuarne uno soltanto. Lei, comunque, sorride dolcemente.
- Un po’ per tutto. – ammette, - Per il litigio, per le lagne, per le lacrime, perché sto ricominciando a parlare troppo. – e ridacchia piano, mentre lui le fa eco con una risatina similissima. - …fammi stare zitta. – aggiunge in un sussurro appena udibile, socchiudendo le palpebre.
Damiano ci mette un po’ a capire cosa quella richiesta voglia effettivamente dire, per un milione di motivi diversi. Perché è Sofia che l’ha appena fatta, perché lui è fidanzato, perché è Sofia e ripeterlo ancora una volta dovrebbe farlo sembrare più strano, perché la situazione in sé è al limite del pericoloso, perché è Sofia, dannazione, perché sono sul divano in mezzo al loft e potrebbe vederli chiunque, perché non è nemmeno giusto riavvicinarsi così solo perché Claudia non è stata in grado di tenere a freno la lingua, perché è Sofia, è Sofia, è Sofia, e insomma, è Sofia. E dovrebbe essere già abbastanza assurdo se anche fosse solo Sofia e tutti gli altri problemi non esistessero. Ma si china sulle sue labbra e le assaggia in punta di lingua – sanno di sale e sono morbide e calde – le mordicchia piano e lei solleva le braccia e lo allaccia al collo, lasciandosi tirare su, e lui lascia scivolare le mani lungo i suoi fianchi, stringendola alla vita e cercando la pelle caldissima al di sotto della maglia, e assurda o no Sofia sa di buono ed ha un buon profumo, e da quel profumo Damiano si lascia stordire, accarezzandola lentamente e godendo dei suoi mugolii appena accennati ogni volta che gli si struscia addosso, impaziente.
Damiano vorrebbe avere la presenza di spirito di scrollarsela di dosso e rimandarla a letto – con un bel rimprovero, magari, o litigando ancora – ma è stato lui a baciarla per primo – lei ha solo chiesto, e d’altronde, come continua a ripetersi da mezz’ora, è Sofia, e nulla di quanto dice può essere usato contro di lei, dal momento che quando parla non ci sta mai o quasi mai con la testa – perciò non può proprio tirarsi indietro, non adesso, non mentre lei lascia scorrere le mani sulla sua nuca, sulle sue spalle e sul suo petto, chinando il capo ed esponendo il collo ad una scia di morsi e baci umidi mentre continua a strusciarsi contro di lui senza trovare il coraggio di spogliarsi o spogliarlo, spaventata e probabilmente convinta che in fondo possa andare bene anche così, lasciando tutto sospeso a metà senza sporgersi troppo né in un senso né nell’altro.
Sorride contro la sua pelle, spingendosi fra le sue cosce ed accarezzandole le natiche da sopra i pantaloni, pensando che è decisamente una cosa da Sofia restare lì sospesa nel vuoto, fare tutto senza fare niente, dire tutto senza dire niente, ma non è nemmeno così importante quando stringe le ginocchia contro i suoi fianchi e miagola un ansito a due centimetri dal suo orecchio, sussurrando un “ancora” talmente flebile da dare a Damiano l’impressione di esserselo sognato.
E per un solo secondo Damiano accarezza la possibilità di darglielo davvero, quello che chiede. Di stenderla sul divano e stringerla forte ed accarezzarla baciarla scoparla, cazzo, ma si morde un labbro e scuote piano il capo, e quando lei mugola ancora, quasi sofferente, lui lascia scivolare una mano fra le sue gambe e la stuzzica piano, attraverso la stoffa, e Sofia geme il suo nome e si muove più svelta, strusciandosi contro di lui e stringendoselo al seno, venendo in una carezza più profonda delle altre, schiacciandoglisi addosso ed accogliendo il suo orgasmo fra le gambe proprio come avrebbe fatto se l’avessero fatto davvero. Solo che l’orgasmo di Damiano si ferma nei suoi pantaloni – abbastanza presto da non causare problemi in futuro – e l’idea di farlo davvero resta un “se fosse stato” che aleggia nell’aria fra di loro e si posa sulle loro labbra quando si sporgono l’uno verso l’altra scambiandosi un bacio asciutto e infantile, di quelli con lo schiocco, prima di separarsi ancora e restare lì fronte contro fronte ad aspettare un ritmo meno affannoso per il loro respiro.
- …questa cosa… - comincia Sofia, mordendosi un labbro e stropicciando l’orlo della maglietta fra le dita, incerta, - voglio dire, questa cosa non deve necessariamente diventare di dominio pubblico, no? Intendo, non fa comodo a nessuno dei due, e- - Damiano rotea gli occhi, grugnendo esasperato e sporgendosi a tapparle la bocca con un altro bacio, prima di sollevarla di peso e caricarsela in spalla come un sacco di patate, ignorando il fastidio fra le gambe e dirigendosi speditamente verso camera sua, per metterla a letto.
- Sei decisamente più carina quando non parli. – conclude in uno sbuffo annoiato, mentre Sofia riprende a lagnarsi sulla sua spalla e lui comincia a chiedersi chi diamine gliel’abbia fatto fare e, soprattutto, come diamine ne verrà fuori.