rp: larry mullen jr.

Le nuove storie sono in alto.

Genere: Commedia.
Pairing: Mah... ci sono delle lievissime hint di BonoxLarry, ma è solo lol :O Voglio dire, non è una fic boy's love at all XD
Rating: PG
AVVISI: RPF (e mi rifiuto di mettere il boy's love XD).
- Tutto cominciò una mattina come le altre, quando Brian Eno portò in sala di registrazione un affarino sconosciuto, che chiamo "click"...
Note: Ma ciao X3 Ok, prima di tutto, devo scusarmi per tre cose XD
Con Bono, per averlo reso una scimmia X’D Ma dovevo fare in modo che risultasse simpatico alla Nai, e spero di esserci riuscita XD
Con Larry, per averlo reso una bimbetta XD Oggi a guardare quest’uomo muscoloso, dai lineamenti duri e i capelli biondissimi tagliati alla nazista uno non lo direbbe mai, ma Larry a diciott’anni era una ragazzina a-do-ra-bi-le <3 Guardare per credere.
Con tutti voi, per l’accenno di boy's love lol XD Non l’ho messo fra gli avvertimenti perché in fondo è davvero una cazzata e non è “reale” (nel senso che già non lo è nella verità, ma non lo è neanche nell’ambito della storia, sono solo Edge, Adam e Bono che giocano a sfottere il povero Larry XD).
A parte questo, scrivere questa storia è stato molto divertente ^.^ Molto più di quanto non venga fuori nel risultato finale XD E’ stato adorabile ricalcare il rapporto fra i ragazzi e Brian (che è un puccio <3), giocare con un povero Paul succube e riprendere quegli accenni adorabili che ci sono in “U2 by U2” riguardo alle paturnie di Larry e alla fissazione per il furgone XD
A questo proposito (e per vostra conoscenza personale XD) riporto i passi del librone che più mi hanno ispirata <3

Larry chiede a Bono rassicurazioni sull’essere o meno parte di una punk-band XD
“- Senti, non siamo un gruppo punk, vero?
- No, no, Larry, no.
- Questi che stiamo ascoltando sono gli Stranglers, no? Sono punk, no?
- Sì.
- Suoniamo una loro canzone.
- Già.
- Ma non siamo un gruppo punk.
- No.
- Perché non voglio stare in un gruppo punk.
- Ok, allora. Non stiamo in un gruppo punk. Questo non è un gruppo punk.”
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La band chiede a Paul quando potrà avere un furgone XD
“- Funziona così: voi lavorate ad alcune canzoni, le provate dal vivo, e poi le registrate.
- Poi possiamo comprare un furgone?
- No, no, poi dovete andare da una casa discografica. Poi fate il primo album e poi iniziate il tour.
- E poi possiamo comprare un furgone?”
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Grazie per l’ascolto e per la lettura X3 Bacibaci :*
PS: COSA DIAMINE E’ IL CLICK?!?!?!?! XDDDDDDDDDD
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Before you begin… Bono Vox, Larry Mullen Jr, Adam Clayton e The Edge non mi appartengono °_° e non ho nulla a che fare con gli U2. Stessa cosa dicasi per quel povero tato di Paul McGuinness, il loro manager, che ancora sta loro dietro da qualcosa come trent’anni XD nonostante tutte le magagne e le follie e le cosacce che gli hanno fatto passare. E non è mio neanche Brian Eno <3 vittima anche lui delle assurde follie della band più disorganizzata e campata in aria dell’ultimo secolo e produttore di alcuni fra i loro migliori album (oltre che di un sacco di altra musica puccerrima X3).
Nulla di quanto raccontato in questa fic è avvenuto veramente, né ho la pretesa di spacciare la mia interpretazione dei caratteri dei ragazzi come assoluta verità. Questi non sono Bono e compagnia XD questa è la mia idea di Bono e compagnia ^_^
Tutto quello che so sugli U2, lo so perché le loro vive voci (?) l’hanno detto a me e ad altre migliaia (milioni?) di persone tramite lo splendido libro “U2 by U2”, che mi è stato regalato da una personcina adorabile e alla quale nonostante tutto voglio molto bene >*<
Dettagli quali il fatto che Larry non fosse in grado di suonare decentemente la batteria (così come Bono di cantare e Adam di suonare il basso XD Povero Edge, doveva tenere tutto in piedi da solo ç_ç) erano assolutamente veri negli anni ottanta, ma non perché l’abbia deciso io XD Sono gli U2 ad ammetterlo XD Ora la cosa è parzialmente rientrata, ma gli U2 restano un gruppo che non si capisce come sia durato tanto, visto che sono attaccati con lo sputo, loro, i loro strumenti e le loro capacità XD
Ma li amiamo anche per questo <3
(Ah, a proposito XD Se in questa fic vi sembrano tutti una manica di mocciosi improponibili… è perché lo sono XD L’azione si svolge fra l’80 e l’81, la band era ancora agli inizi e loro avevano qualcosa come diciott’anni XD Sinceramente in questo momento non ricordo se Brian collaborasse già con loro :O Mi pare di sì ma non ci metterei la mano sul fuoco. Facciamo finta sia così o mi sballa la trama XD)
(Scusate lo sproloquio ._.”””)
 
Baby-sitting

 
Tutto cominciò nel momento in cui Brian portò in sala di registrazione un affarino che chiamò click.
- Click? Come quando pigio un pulsante e fa click? – chiese Bono, osservando l’oggetto da vicino con sguardo dubbioso.
- Non esattamente. – sbuffò Brian, passandosi esasperato una mano sugli occhi, - Ma grazie a Dio non è per te, quindi non farò la fatica di cercare di spiegarti che cos’è, dato che comunque non lo capiresti.
- Che?! Non sono mica un idiota!
Le sue proteste caddero nel vuoto, mentre Brian salutava Paul e il tecnico del suono dall’altro lato del vetro della sala di registrazione.
Visto che tutte le sue urla non servivano a niente, Bono si aggrappò alle spalle di Edge, che stava cercando di riaccordare la sua chitarra dopo una sessione di improvvisazione solista, e cominciò a chiedergli con tono lamentoso cosa fosse “il coso” e perché zio Brian fosse così cattivo con lui, guadagnandosi in cambio dal suddetto zio un sonoro scapaccione – che venne però attutito dall’incredibile e lanuginosa massa di capelli che portava adagiati sulla testa come un cappellino alla David Copperfield.
Per tutta risposta, Edge scosse le spalle, facendolo dondolare in modo che lo divertì parecchio, e si limitò a rispondere che non aveva mai visto una cosa simile, senza staccare per un attimo gli occhi dalle chiavi della chitarra.
Strano. Generalmente quando Brian portava in studio un aggeggio insolito si trattava di qualche nuovo effetto per lui.
- Non è un effetto per la chitarra. – anticipò Brian, prendendo in mano il click e scrutandolo da vicino per verificare che fosse tutto a posto, - E dove diavolo è Larry?
Adam si voltò, ricordando perfettamente Larry seduto alla batteria dietro di lui, ma alle sue spalle dominava la scena una batteria desolatamente vuota, e Larry…
…Larry stava accucciato dietro di lui come un cucciolo dietro la mamma, stringendosi nelle spalle con fare timoroso.
- Larry, che diavolo stai facendo? – chiese il bassista, calandosi gli occhiali sul naso e guardandolo come fosse pazzo.
- Sssh! – lo implorò il giovane batterista, premendosi l’indice sulle labbra.
Ma la sua preghiera fu vana.
- Larry Mullen Junior! – tuonò Brian, sbattendo vigorosamente una mano sugli enormi amplificatori alla sua sinistra, - Piantala di fare il ragazzino e vieni subito qui!
Larry tremò dalla punta dei capelli alla punta delle dita, e, terrorizzato, si spostò a sinistra, uscendo dal sicuro nascondiglio formato dalle possenti spalle di Adam e sottoponendosi al furore del suo produttore.
- Tu sai cos’è questo, giusto? – gli disse Brian, gelido, agitando il click davanti al suo viso.
Lui annuì, facendosi minuscolo e fissando per terra, l’espressione contratta di puro terrore a stravolgere i lineamenti solitamente dolci ed eleganti.
- Oooh, quindi è un regalo per Larry! – esordì Bono, volando dalle spalle di Edge a quelle del ragazzo con impeto tale che finirono entrambi per terra, - Perché a me non porti mai niente, zio Brian? – piagnucolò, totalmente insensibile a qualsivoglia effetto della caduta.
- Smettila di chiamarmi zio! – strillò Brian cercando di strappargli i capelli, - E non ti porto niente perché sei talmente irrecuperabile che nessuno strumento riuscirebbe a salvarti! Solo un’operazione alle corde vocali!
- Vuoi dire che non so cantare? – chiese Bono, agitandosi come una gelatina e fingendo di piangere.
- Voglio dire che se anche sapessi cantare la tua voce rimarrebbe pessima!
- Nooo, Larry, zio Brian mi tratta male! Difendimi!
Il ragazzo prese molto sul serio quanto detto dal suo cantante.
E in effetti Larry, con tutta la sua infantile impetuosità, prendeva sempre molto sul serio ogni singola parola di Bono.
Come quando suonavano le canzoni degli Stranglers per i club di tutta Dublino, ma a lui era bastato che Bono dicesse “Non preoccuparti, non siamo un gruppo punk” per tranquillizzarsi.
E quindi, anche in quella occasione, si limitò a scrollarsi dalle spalle il suo frontman per cercare di alzarsi in piedi – cosa che peraltro non gli riuscì, perché Bono gli si attaccò al collo da scimmia qual era – e si strinse nelle spalle.
- Signor Eno, Bono è un gran cantante. È solo che deve ancora trovare la sua voce.
Ci fu un attimo di silenzio, in seguito al quale Brian si lasciò andare ad un sorriso rassegnato e Bono, con un gridolino eccitato e adorante, si gettò nuovamente addosso al ragazzo, sommergendolo sotto strati e strati di orribili giubbotti di pelle e magliette sdrucite – oltre che a due chili di ispidi capelli.
 - Il tuo problema, Larry, - spiegò Brian, con tono paziente, da padre, allungandogli una mano per aiutarlo a liberarsi di Bono e, finalmente, alzarsi in piedi, - è che sei tanto carino, ma sei un ingenuo.
- Sarà il tempo a darmi ragione. – rispose lui, educato ma fermo, rimettendosi in sesto e sorridendo pudico.
Bono tornò ad appenderglisi al collo immediatamente.
- Laaarry… tu sei l’unico che mi capisce…
- Non vale. – s’intromise Edge, sempre senza staccare gli occhi dalla chitarra, - Larry è sempre stato innamorato di te.
- Co-Cosa?! – scattò il biondino, stringendo i pugni, - I-Io non sono innamorato di lui!!!
- Oh, avanti… - continuò Edge, scrollando le spalle, - Non abbiamo niente contro l’omosessualità. Puoi anche dichiararti.
- Che poi… - precisò Adam, avvicinandosi a Larry per guardarlo più da vicino – cosa che lo fece indietreggiare di qualche centimetro, spaventato com’era dall’assurda altezza del bassista, - tu sei proprio sicuro di essere un ragazzo? Guarda qui, questa boccuccia, queste guanciotte, questi occhioni… secondo me non sei una pupetta, e anche tanto carina!
- Oh, per favore! – sbuffò Larry, mentre Brian si accomodava su uno degli amplificatori più bassi incrociando le braccia sul petto, infastidito ma allo stesso tempo incuriosito da quella stupida scenetta, - Bono, vorresti cortesemente farli stare zitti?!
Ma Bono aveva giunto le mani sotto al mento e lo guardava con un paio d’occhi talmente enormi e lucenti da sembrare finti.
- Oh, Larry! – disse, saltandogli nuovamente addosso e gettandolo un’altra volta per terra, - Avresti dovuto confessarlo prima! Anche io ti amo tanto!!!
Dalla stanzetta accanto, Paul batté un paio di volte il pugno contro la parete in plexiglass, richiamando gli scalmanati all’ordine e picchiettando con l’indice sul quadrante dell’orologio che portava al polso.
- Paul ha ragione, ragazzi, è già tardi. Diamoci una mossa. – disse Brian, tornando in piedi e afferrando Bono per la collottola, per poi lanciarlo lontano, dove non avrebbe potuto continuare a nuocere, - Allora, Larry, fa’ il bravo e aiutati con questo, mentre suoni.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e scosse vigorosamente il capo.
- Non sono capace! – esplose, chiudendo gli occhi per la vergogna.
Brian spalancò gli occhi.
- Ma come…? - azzardò, incerto, - Mi era sembrato di capire che sapessi cosa fosse…
Larry annuì.
- Lo… lo so, che cos’è. Ma non lo so usare!
L’altro sbuffò, incrociando le braccia.
- E’ un problema. Tu hai un gran potenziale, ma… come dire, il tuo talento non si riflette nel modo in cui suoni.
- …
- Renditi conto, non posso continuare a vederti giocare con quella batteria come se non ti importasse di dare il meglio. Ti ho visto fare cose sensazionali col solo aiuto dell’istinto e del talento, ma queste cose non bastano più. Adesso devi imparare e suonare come si deve.
- Larry è un gran batterista! – sbuffò Bono, tornando ad aggrapparsi a lui come una patella, con l’intento di difenderlo da tutti i mali del mondo, - Deve solo fare un po’ di pratica.
- Appunto. – rimbeccò Brian, cercando di staccarlo dal ragazzo, senza riuscirci, - Il click lo aiuterà proprio con questo.
- Me se dice che non sa usarlo!
- E cosa gli vieta di impararlo?!
- Vi… vi prego… - s’intromise timidamente il batterista, sollevando una mano e frapponendola fra i due infuriati contendenti, - Non litigate…
- Mi chiedi di non litigare?! – gracchiò Bono, dandogli un colpetto sulla fronte, - Brian ti sta offendendo!
- Non lo sto offendendo. – si difese il produttore, tirando un orecchio al cantante, - Gli sto solo spiegando come fare per migliorarsi. Ma evidentemente la tua compagnia dev’essergli nociva, perché si sta comportando esattamentecome te!
- Ah, sì? – lo sfidò Bono, fissandolo negli occhi con chiare intenzioni omicide, - E com’è che mi comporterei, io?
- Tu? – disse Brian, con una risata colma di disprezzo, - Tu opponi un continuo e ostinato rifiuto verso tutto ciò che è bello, aggrappandoti con forza inaudita alle sconcezze. Senza offesa, ragazzi. – precisò, rivolgendosi agli altri membri della band, ai quali Bono si aggrappava di continuo, i quali si limitarono ad annuire comprensivi.
- Ragazzi! – protestò Bono, sentendosi sotto accusa, - Voi dovreste prendere le mie difese!
- Ma è vero, Bono… - spiegò Edge, finalmente posando in un angolo la chitarra e guardando negli occhi il cantante, - Sei l’unico che non ha fatto alcun progresso da quando abbiamo cominciato a suonare…
- Ma-ma…
- Infatti la tua voce gracchia ancora un po’…
- Larry! Anche tu!
- E poi, - concluse Adam, - se non diventi un cantante decente, mi spieghi in che modo riusciremo a guadagnare abbastanza da comprarci un furgone?
Al suono della parola “furgone”, qualcosa si accese negli occhi di tutti i ragazzi. Dall’altro lato del vetro, si sentirono parecchi rumori di tumulto: Paul stava cercando di fuggire.
Tutti gli U2, in formazione di battaglia, uniti, allineati e coperti, circondarono il loro manager, fissandolo con occhi iniettati di sangue.
- A proposito di furgoni… - cominciò Bono, facendo scricchiolare le ossa delle dita.
- …Paul, non avevi detto che entro la fine del mese saresti riuscito a procurarcene uno?! – sbraitò Edge, agitando minaccioso una bacchetta rubata a Larry.
- Ehm… ragazzi… vi ho già detto che… dobbiamo prima fare almeno un tour…
- Ne abbiamo fatto uno l’anno scorso in Inghilterra!
- Ma no, quello è stato appena un giro per i club…  non potete considerarlo un vero tour…
- A me non frega un accidenti di cosa è un vero tour e cosa non lo è! – strillò Adam, - Avevi promesso che avremmo avuto un furgone per la fine del mese, e io non vedo nessun furgone! Tu vedi qualche furgone, Bono?
- Decisamente no.
- E tu, Edge?
- Mi pare ovvio che non ne vedo.
- Larry?
- Ehm… è vero che non ne abbiamo ancora uno… ma forse-
- Ok, Larry. Tu, Brian?
- Non tiratemi dentro questa follia! Io volevo solo che Larry provasse questo dannato click. Non è colpa mia se la situazione è degenerata!
- Insomma, in definitiva, - concluse Adam, mettendo le mani sui fianchi, - Non abbiamo nessun furgone. Cosa puoi dire a tua discolpa?
Seguirono attimi di teso, denso e spaventoso silenzio.
In seguito ai quali Paul sospirò. Chinò il capo. Rilassò le spalle. E infine parlò.
- E va bene. – concesse, passandosi una mano sugli occhi, - Avete il pomeriggio libero.
I ragazzi esplosero in un soddisfatto “yay!”, e mentre Paul scuoteva la testa, esasperato e sconfitto, Brian capì di essere stato ignominiosamente usato. Quei mocciosi avevano progettato tutto fin dall’inizio, perché andasse esattamente così.
Si avvicinò titubante allo sconsolato manager, mettendogli una mano sulla spalla.
- Ogni quanto riesce questo trucco? – chiese, cercando di mostrarsi sensibile.
- Praticamente sempre. – confessò Paul, nascondendo il volto fra le mani.
Brian provò a consolarlo con qualche pacca amichevole.
Povero Paul.
- Be’… allora, se per oggi non combineremo niente… io vado…
Paul annuì lievemente, salutandolo con un distratto cenno del capo.
Uscendo dall’edificio e raggiungendo la macchina parcheggiata poco distante, si ripeté “Povero Paul”.
Poi inorridì.
Osservò quel dannato gruppo di monelli in attesa dell’autobus all’angolo della strada.
Osservò Bono saltellare da una spalla all’altra come fosse normale arrampicarsi sulle persone come fossero alberi.
Osservò Larry stringersi nelle spalle e nel cappottino di lana, guardandosi intorno come si fosse smarrito mentre in realtà abitava in quella città da sempre.
Osservò Adam seguire con lo sguardo le curve di ogni singola ragazza gli passasse di fronte.
Osservò Edge guardare l’orologio e poi la strada, in attesa dell’autobus come se dal suo arrivo dipendesse la sua stessa vita, mentre in realtà probabilmente da quell’arrivo dipendeva soltanto il ritardo di uno o due minuti alla sala giochi più vicina.
E…
Povero Paul?
Povero me!
Genere: Introspettivo.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG-13.
AVVERTIMENTI: Gen.
- La vera storia di una sirena.
Note: Inizialmente questa storia non voleva avere nessun tipo di implicazione slash, giuro XD Si è evoluta sotto le mie mani e la canzone dei Beady Eye che l'ha accompagnata durante la stesura in realtà ha contribuito a darle un significato che probabilmente, più che leggersi nella storia in sé, si legge fra le righe, ma insomma. *ride* E' tutta di Ada, perché la aspettava da quei due millenni.
Scritta per il prompt Electrical Storm - U2 @ terza Notte Bianca, e anche per fillare il prompt dell'omonima canzone dei Beady Eye per il 730!Fest.
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FOUR LETTER WORD

I don’t know what it is I’m feeling
A four letter word really get’s my meaning
Nothing ever lasts forever

Bono capisce subito che c’è qualcosa che non va, e la prima cosa che gli salta in testa di fare è chiedere ad Edge se lui ne sa qualcosa. Chiedere ad Adam sarebbe assurdo, Adam vive in un mondo suo che non sempre contempla anche la presenza del resto della band per essere completo, e chiedere a Larry, per forza di cose, è impossibile, dal momento che l’oggetto della domanda è lui, ma anche se non ci fossero tutte queste motivazioni assolutamente valide di mezzo Bono penserebbe comunque di chiedere ad Edge, come prima cosa, e questo perché “chiedere ad Edge” è un po’ la base sulla quale si fonda la sua intera esistenza, il primo passo da compiere sempre quando si inizia una nuova avventura, la mossa principale senza la quale tutto il resto perde completamente senso.
Quando gli chiede se sa qualcosa del perché Larry se ne stia tanto sulle sue, però, Edge non sa rispondere. Si stringe nelle spalle e sbuffa.
- Voglio dire, - borbotta, - con tutto quello che gli è capitato di recente, sarebbe strano se stesse bene.
- Be’, anche a me sono capitate un sacco di cose, ma non me la passo male. – lo contraddice Bono, ed Edge gli lancia un’occhiata vagamente disapprovante, sospirando pesantemente.
- Infatti tu sei strano. – commenta, - E comunque, - aggiunge, - a te il “sacco di cose” è capitato quattro anni fa. A Larry due mesi fa. Ti ricordi com’eri conciato tu due mesi dopo il famoso “sacco di cose”? No, perché io sì, me lo ricordo. E non—
- Va bene, va bene, ho capito! – sbotta Bono, interrompendolo, - Me la sbrigherò da solo.
Non che abbia davvero idea di come fare, comunque, perciò si limita a stare un po’ alle calcagna di Larry, giusto per capire dove va, cosa fa e con chi si muove. Larry però agisce con circospezione, sembra sempre che non abbia nulla da fare, e in ogni caso, anche se ha qualcosa da fare, tende a non farla, per cui dopo un po’ pedinarlo comincia a diventare francamente noioso, e Bono ha più di un’occasione per chiedersi se non stia in realtà solo perdendo tempo dietro a un ragazzino ferito che ha perso la mamma e, per questo, ha solo voglia di essere lasciato un po’ in pace.
Lo becca un giorno che sta preparando uno zainetto piuttosto spartano, giusto un paio di cose, un telo da mare, un costume da bagno di ricambio, un paio di ciabatte. Bono lo spia dalla finestra, chiedendosi dove diavolo abbia intenzione di andare tutto solo, e lo segue, stabilendo che, se anche questa volta non scoprirà niente di interessante, lo lascerà definitivamente in pace.
In spiaggia non accade niente per un buon paio d’ore. Bono resta nascosto dietro uno scoglio per tutto il tempo, raggomitolato su se stesso nella posizione più scomoda mai esperita da corpo umano, mentre Larry sta seduto in riva al mare, i piedi nudi e i jeans arrotolati fino alle ginocchia, scrutando l’orizzonte con l’aria di un vecchio pescatore triste, solo e stanco.
Bono sta quasi per andare via quando all’improvviso accade.
Potrebbe essere un sogno, per quanto è irreale, ma tutti i suoni e le altre sensazioni fisiche – perfino il sapore dell’aria salmastra sulla lingua – sono così reali che Bono fatica a cedere al pensiero consolatorio di stare semplicemente sognando.
C’è una sirena sulla battigia, Larry la guarda con occhi talmente pieni d’amore da sembrare pieni anche di lacrime e Bono non riesce a controllare il suo corpo abbastanza da impedirsi di saltare in piedi, rivelando così il proprio nascondiglio, ed anche tutto il proprio sconcerto.
La sirena si volta a guardarlo repentinamente. I lineamenti del suo viso sono dolci, bellissimi, per qualche motivo incredibilmente familiari. Ha qualcosa di sua madre, forse. No, ha qualcosa della madre di Larry. Forse ha qualcosa di entrambi, e forse non è davvero una sirena. Anche se la coda di pesce è lì. Come le squame, e l’acqua sul corpo e fra i capelli, intrappolata fra le ciglia e in minuscole goccioline sulle labbra.
Non importa, in ogni caso. In un sospiro, la sirena si volta e si tuffa fra i flutti, scomparendo alla sua vista, e Bono non può fare altro che voltarsi a cercare gli occhi di Larry, preparandosi già a trovarli pieni di fastidio, o magari anche di rabbia, per averlo spiato, per averlo seguito, per aver fatto scappare via quella creatura bellissima.
Negli occhi di Larry, però, non c’è niente del genere. Solo tanta tristezza da annegarci dentro.
Gli occhi di Larry somigliano al mare.
*
- È geniale. – insiste Bono, spiegando agli altri il concept per il video di Electrical Storm. L’ha sognato stanotte, o forse l’ha ricordato. O forse l’ha sognato e ora sta ricordando il proprio stesso sogno. – C’è Larry, c’è la sirena, c’è il mare, c’è la vasca da bagno. È perfetto. Ditemi che lo vedete anche voi.
Adam scrolla le spalle, dice che non è proprio sicuro di vederlo, ma che in ogni caso realizzarlo gli piacerebbe. Inoltre, è profondamente convinto che mostrare Larry seminudo e bagnato in un video gioverà al loro successo più di qualsiasi altra cosa abbiano fatto fino a quel momento, perciò dà la propria approvazione e subito dopo si trincera dietro un bel boccale di birra, perso nel suo mondo, che nonostante gli anni passati è ancora perfettamente in grado di sopravvivere senza considerare il resto della band come una parte integrante di se stesso.
Edge ride, scuotendo il capo. Gli dà del visionario ma è sostanzialmente d’accordo con Adam sulla questione di Larry-seminudo-e-bagnato, perciò non ha alcun motivo per opporsi alla realizzazione dell’idea.
Per qualche motivo che però non comprende il suo parere sull’idea di spogliarlo e bagnarlo, comunque, l’opinione di Larry è quella alla quale Bono tiene di più, in quel momento. Si volta a guardarlo con una certa impazienza, e Larry gli ricambia l’occhiata con un sorriso sottilissimo e sottilmente complice.
I lineamenti del suo viso sono dolci, bellissimi, per qualche motivo incredibilmente familiari. Come quelli di sua madre. Come quelli della propria. Come quelli della sirena che ha in mente per il video, e che non ricorda di avere visto sul serio, su una spiaggia irlandese dimenticata da Dio, così tanti anni fa da sembrare più di un secolo.
Gli occhi di Larry somigliano al mare.

Call it love
Call it whatever you please
It’s not what you want
It be might just what you need
Genere: Introspettivo, Romantico (accennato).
Pairing: Bono/Larry.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, (doppio) Drabble.
- "Questa cosa… [...] è tutta sbagliata."
Note: Scritta per la Notte Bianca @ maridichallenge, su una foto che non sembra più reperibile. *ride*
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MAYBE IT’S WRONG TO SAY PLEASE LOVE ME TOO

Il flash della macchina fotografica è improvviso e fastidioso, nel buio e nel silenzio della stanza.
- ‘cazzo fai? – borbotta Larry, rigirandosi sul materasso e schermandosi gli occhi con una mano quando il flash, un’altra volta, lo colpisce in pieno viso, assieme all’immancabile risatina di Bono. – Oh, e piantala! – sbotta, afferrando la macchina fotografica e strappandogliela dalle mani, nascondendola prontamente sotto il cuscino. – Se mio padre entra e ci becca qui così è la fine.
- Ci becca qui così in che senso? – lo prende in giro Bono, chinandosi su di lui fino a sfiorare le sue labbra con le proprie, - Così a letto insieme? Così nudi? Così… - e lascia in sospeso la frase, lasciandogli scivolare una mano lungo il fianco, verso il basso.
Larry trattiene il labbro inferiore fra i denti tanto forte da farsi male. Socchiude gli occhi e cerca di domare il proprio respiro. Non ci riesce granché bene.
- Questa cosa… - comincia a fatica, mentre la mano di Bono si insinua fra le sue cosce, - è tutta sbagliata.
Bono non risponde, cominciando ad accarezzarlo lentamente. Appoggia la fronte nell’incavo del suo collo e le labbra sulla sua scapola. Gli respira addosso mentre la sua mano aumenta il ritmo delle carezze. Sente il petto di Larry alzarsi ed abbassarsi sempre più freneticamente sotto di lui e non si ferma finché non lo sente esplodere in un singhiozzo soffocato per metà, accompagnato da un gemito stanco e arreso.
- Hai ragione. – gli risponde. Non si allontana, però. Né Larry gli chiede di farlo, d’altronde.
Genere: Commedia, Romantico.
Pairing: Bono/Larry.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Slash, (triplo) Drabble.
- "Abbiamo litigato di nuovo?"
Note: Scritta per la Notte Bianca @ maridichallenge, su prompt Bono/Larry, "See the world in green and blue, Larry Mullen Jr right behind of you".
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WORTH FIGHTING FOR

- Devi proprio piantarla di cantare Beautiful Day a quel modo! – si lagna Larry, tirandogli uno scappellotto sulla nuca mentre gli passa accanto, diretto al primo divano libero nel backstage. Bono ride, allungandosi a recuperare una birra ormai tiepida dal tavolino ingombro di cibi, bevande e ciarpame vario, e poi gli cade accanto, in uno sbuffo così plateale che Larry quasi sobbalza sui cuscini a causa dello spostamento d’aria.
- Tanto nessuno lo sente. – minimizza scrollando le spalle. Larry gli lancia un’occhiata di traverso.
- Nessuno a parte tutto il mondo, più o meno. – sbuffa, incrociando le braccia sul petto. – Sul serio, è imbarazzante.
- E cosa c’è di imbarazzante? – replica Bono con un sorrisetto divertito. Larry lo sente, sente quella nota strana nella sua voce che è sempre la stessa quando lui cerca di condurlo a contraddirsi o a fare un passo falso, una cosa qualsiasi che gli permetta di sfotterlo per sempre. Non intende dargli corda, non questa volta, per cui si trincera nel silenzio più silenzioso di tutta la sua vita, aggrottando le sopracciglia e guardando fisso davanti a sé.
Edge ed Adam passano loro davanti qualche secondo dopo. Edge inarca un sopracciglio, sospira e passa oltre, Adam ride e chiede distrattamente “avete litigato di nuovo?”. La risposta non gli serve, infatti poco dopo anche lui è sparito oltre la soglia.
- Abbiamo litigato di nuovo? – chiede Bono in una mezza risata dopo un po’. Adam gli lancia un’altra occhiataccia, producendosi in una smorfia schifata.
- Sei tu che sei un cretino. – risponde, - Cosa ti costa smetterla? Hai una certa età, dopotutto.
- Io non invecchierò mai. – ride ancora Bono, sollevandosi sulle ginocchia e poi scavalcandolo con una gamba, sedendoglisi in grembo. Larry scioglie immediatamente le braccia, più per la sorpresa che per altro, e Bono approfitta di quel momento di confusione per stringergli i polsi e portare le sue mani verso i propri fianchi. Larry le lascia lì, non si ritrae. Stringe un po’, sentendo la pelle due suo giubbotto scricchiolare un po’ sotto le dita, e poi sospira.
- Toglitelo. – dice, rifiutandosi ostinatamente di guardarlo negli occhi. Bono sorride, lui non lo vede ma lo sente.
- Abbiamo già smesso di litigare? – chiede quindi. Larry gli lancia l’ennesima occhiata disapprovante della serata.
- Sei sempre tu che sei un cretino. – conclude, prima di sporgersi a baciarlo.