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The Sound Of Silence
~Life is not measured by the number of breaths we take, but rather by the moments that take our breath away.
Le dita di Andrea tremano appena a qualche millimetro dalle corde della chitarra, che ancora vibrano riempiendo l’aria delle ultime note sfumate di The Sound of Silence. L’hanno provata insieme tre volte, senza nessuno attorno – né Daniele né Andrea saprebbero spiegare perché abbiano sentito un tale bisogno di chiudersi in camera ed isolarsi dal resto del mondo, fino ad ora non l’avevano mai provato. Anzi, semmai era stato vero il contrario: Andrea, soprattutto, non ha fatto altro che cercare di sfuggire al confronto, e le poche volte in cui Daniele è riuscito ad inchiodarlo al muro per cercare di fargli dire qualcosa s’è sentito rispondere prima a monosillabi e poi con una sequela di robaccia emo senza né capo né coda in seguito alla quale gli sarebbe piaciuto davvero tanto ficcare una mano in quella massa di boccoli, stringerlo per la nuca e poi sbatterlo contro la parete, di faccia, fino a spaccagli il naso, al solo scopo di sentirlo piagnucolare per un motivo sensato. E, in tutto questo, Andrea non ha mai sollevato lo sguardo, non ha mai cercato i suoi occhi, non l’ha mai
visto.
Oggi però è stato diverso, e spiegare perché sarebbe impossibile. Andrea aveva la chitarra in grembo e strimpellava qualcosa, Daniele non riusciva a riconoscere il motivo, aveva già concluso di non conoscerlo e stava cercando di disinteressarsene, quando Andrea ha alzato gli occhi su di lui e, un po’ imbarazzato, gli ha chiesto se gli andasse di provare la canzone.
- Uh? – ha sillabato lui, preso alla sprovvista, - Be’, d’accordo. – ha scrollato le spalle, pur guardandosi intorno un po’ a disagio perché l’idea di provare lì in salotto dove tutti potevano vederli e sentirli non lo faceva proprio saltellare dalla gioia.
- Non qui. – ha continuato però Andrea, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, - Di sopra. – e Daniele, per un secondo, si è chiesto quando avesse cominciato a leggergli nel pensiero. Poi ha realizzato che non s’era certo trattato di una questione di telepatia, quanto piuttosto del sentire il suo stesso bisogno nello stesso momento. insomma, una dinamica da duo. E questo, mentre lo seguiva al piano di sopra, l’ha costretto ad un sorriso intenerito.
L’hanno provata la prima volta – è stato un disastro, naturalmente. Andrea continuava a non trovare il tono e Daniele faticava ad andargli dietro. Hanno smesso alla fine della prima strofa e si sono guardati intorno imbarazzati, deglutendo faticosamente come se nessuno dei due riuscisse a trovare il coraggio di dire ad alta voce che non avevano nessuna possibilità di sfangarla, stavolta.
- Okay, proviamoci ancora. – ha proposto Daniele, annuendo a se stesso e battendo una pacca d’incoraggiamento sulla spalla di Andrea, che sotto il colpo s’è incurvato come un ramo sottilissimo e poi l’ha guardato con quei suoi grandi occhi scuri pieni d’incertezza e paura che per un attimo hanno fatto tornare a Daniele la voglia di sbatterlo contro un muro, prima che quella voglia si stemperasse in qualcosa di meno violento ma non meno intenso – come la voglia di abbracciarlo e dirgli che alla fine stanno giocando, nonostante tutto, almeno per ora. Può calmarsi, può stare tranquillo.
Ha annuito, comunque, ed anche la seconda volta è stata un disastro. Fino ad un certo punto sono riusciti ad armonizzarsi meglio, Andrea era più sicuro di sé e perciò Daniele riusciva a seguirlo più disinvoltamente – per un solo secondo hanno entrambi pensato che potesse essere la volta buona, che magari sarebbero riusciti ad arrivare alla fine e farla tutta senza una sbavatura. Poi qualcosa s’è inceppato, e nel momento in cui hanno provato ad alzarsi di un tono è successo il finimondo, le loro voci si sono scontrate col fragore delle nuvole durante un temporale e si sono interrotti nello stesso secondo con un gemito strozzato che, nella gola di Andrea, s’è diluito in un mugolio deluso mentre stringeva con forza le dita attorno al manico della chitarra per fermare le corde e riportare il silenzio.
Daniele ha cercato gli occhi di Andrea e come al solito non li ha trovati. Si è arrabbiato, ha grugnito infastidito e l’ha afferrato per il mento, costringendolo a risollevare lo sguardo.
- Adesso la facciamo un’altra volta. – ha stabilito perentorio, e quando Andrea ha provato a schiudere le labbra per replicare lui l’ha fermato stringendo la presa sulla sua mascella, bloccandolo fino a fargli male. Andrea, comunque, per orgoglio o per chissà che altro motivo, non s’è lamentato. – La facciamo un’altra volta. – ha ripetuto lui, - E non voglio sentire una lagna, o giuro che da questa stanza non esci sulle tue gambe. Sei avvertito.
L’ha osservato deglutire con una certa difficoltà, prima di annuire e scrollarselo di dosso con un gesto infastidito, tornando a concentrarsi sulla chitarra. Daniele l’ha guardato e non gli ha staccato gli occhi di dosso neanche per un attimo, mentre partivano le prime note dell’arpeggio iniziale, e quando Andrea ha cominciato a cantare ha socchiuso gli occhi, contratto le corde vocali ed ha cominciato a seguirlo in falsetto.
Era la terza volta, ed è andata alla grande.
*
Le dita di Andrea tremano appena a qualche millimetro dalle corde della chitarra, che ancora vibrano riempiendo l’aria delle ultime note sfumate di The Sound of Silence. Daniele non riesce neanche a respirare, è stata la cosa più perfetta che abbia mai cantato in assoluto e negli occhi spalancati di Andrea legge la stessa identica sensazione di pienezza e soddisfazione che percepisce nel fondo del proprio petto. È eccessiva, tanto che ha paura di poter scoppiare a piangere. Sente qualcosa pungere, appena sotto le ciglia, e teme il momento in cui dovrà per forza di cosa battere le palpebre, perché sa che a quel punto qualche lacrima cadrà, e sarà un momento così incredibilmente imbarazzante da distruggere tutto quello che è successo fino ad ora, tutti i paletti che hanno piantato l’uno attorno all’altro per cercare di scrutarsi senza andarsi troppo vicini, e allora sarà tutto diverso. Daniele non sa se è pronto. Andrea è sicuro di non esserlo.
Si alza a fatica, poggiando la chitarra in equilibrio contro la parete. Trema un po’.
- Credo che… - balbetta incerto, - …andrò a prendere un bicchiere d’acqua. – e la sua voce si frantuma in un mezzo singhiozzo, un attimo prima di abbandonare la stanza.