Genere: Triste, Malinconico, Romantico.
Pairing: MatthewxBrian
Rating: PG-13
AVVISI: AU, Boy's Love, Incompleta.
- Brian ha sei anni, e gli piace giocare con la sabbia, al parco. Quando incontra Matt per la prima volta, non può fare a meno di trovarlo insopportabile: quel bambino non lo ascolta, e per di più ha rubato il suo posto preferito! Ma a volte basta un po' di pazienza e un minimo di comprensione per cambiare una vita intera...
Commento dell'autrice: Inserirò un commento quando avrò concluso la storia è_é
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SHIMMERING
Song #27. Listen to your heart

PRIMA PARTE
I GUESS YOU WERE LOST WHEN I MET YOU


Mi piace lo scivolo. Però mi piace di più farlo al contrario, perché quando lo fai per il verso giusto cadi sempre nella terra e ti sporchi. E poi è più divertente quando ti arrampichi. Quando scivoli non è la stessa cosa, perché tu non devi fare niente! Tu stai lì e scivoli! E poi ti sporchi! Invece quando ti arrampichi ti devi arrampicare, devi usare le braccia e le mani e poi quando scivoli al contrario ti puoi aggrappare allo scivolo e metterti in ginocchio e non cadi più. E poi tutti i bambini stanno sempre a guardare, quando ti arrampichi sullo scivolo, e fanno il tifo per te! Anche se poi papà e mamma ti rimproverano perché gli altri genitori si sono lamentati con loro che dai un brutto esempio agli altri bambini…
L’altalena no, invece, non mi piace per niente. È sempre pieno di bambine là intorno, che si litigano e si tirano i capelli perché vogliono salirci per prime, e poi non mi piace perché ci sono sempre un sacco di grandi. I bambini vogliono sempre farsi spingere dai grandi. Io se volessi salire su un’altalena non vorrei farmi spingere da un grande, perché i grandi quando spingono l’altalena si divertono troppo. Ai bambini non piace andare così in alto, è ai grandi che piace vederli dondolare tanto.
Almeno, a me non piace.
Però la cosa che mi piace di più è la piscina di sabbia. Nella piscina di sabbia puoi fare tutto quello che vuoi! Puoi usare le palette e i secchielli e i supereroi, e poi è sempre vuota, perché alle mamme non piace che i bambini ci giochino dentro. Questo è perché molti bambini sono stupidi, si mangiano la sabbia. È da stupidi! Papà mi ha insegnato che la sabbia non si mangia quando ero ancora un bambino piccolo. Io da allora non l’ho mangiata più, e non capisco perché invece gli altri bambini continuano a mangiarla e ridono pure mentre lo fanno! Forse gli piace fare arrabbiare le mamme.
Comunque a me la piscina di sabbia piace perché è sempre vuota, soprattutto. Posso farci quello che voglio e non devo chiedere niente a nessuno, perché tanto mamma sa che io la sabbia non la mangio, e quindi non si preoccupa!
Oggi però c’è un bimbo nuovo.
Già mi sta antipatico, perché quando è arrivato si è andato subito a mettere nella sabbia, e anche se io ero seduto nello sgabello e stavo colorando un foglio lui lo doveva sapere che quello era il mio posto!
Mi alzo dallo sgabello e mi avvicino a lui, e rimango fuori dalla piscina con le mani sui fianchi a guardarlo.
- Bambino!
Lui non mi guarda.
L’ho chiamato, deve guardarmi!
- Bambino!!! – urlo più forte e pesto un piede a terra, così se non sente la mia voce almeno si spaventa perché crede che gli voglio dare botte e si gira!
- Brian! – sento la mamma chiamarmi dalla panchina dove è seduta, - Che sta succedendo?
- Non si gira! – mi volto a guardarla io.
- Lascialo in pace… - sbuffa mamma, annoiata, e sbuffo pure io e torno a guardare il bambino.
Quello è il mio posto, lui non ci può stare! Io come mi diverto, sennò?
Entro nella piscina e lo guardo.
Lui si ferma e guarda per terra.
Poi piano piano si gira e finalmente mi vede.
Quasi sorride, però si ferma subito, forse perché capisce che sono arrabbiato con lui, e allora rimane a fissarmi. Ha una faccia stupida! Sembra che stia chiedendo cosa voglio! Ma non lo capisce da solo?
- Bambino, non ci puoi stare qui! Questo è il mio posto, ci sto sempre io da solo! Te ne devi andare! – dico velocemente, perché sono arrabbiato e quando mi arrabbio parlo un po’ veloce.
Il bambino mi guarda e non dice niente, ma siccome vede che non sono felice si alza dalla sabbia e fa una specie di cosa con la testa, tipo che la muove un poco verso il basso.
- Allora, te ne vai? – dico io, mentre lui ancora non mi guarda.
Lui continua a fissare per terra e poi si siede di nuovo, e ricomincia a giocare con la sabbia.
Sta facendo finta di non sentirmi!
Però questo è il mio posto e a me non mi interessa se lui continua a fare così. Mi siedo proprio lì davanti, prendo la paletta e comincio a scavare, e butto la sabbia dal suo lato!
Lui mi guarda per un po’. Ha gli occhi grandi grandi, forse pure più dei miei. Forse no, però sono grandi lo stesso, e brillano un pochino.
Sorride, prende la sabbia con la mano e la avvicina alla bocca.
Lo sapevo che era uno di quei bambini stupidi!
Lo prendo per un braccio.
- Non si fa! – urlo, spingendolo per fargli cadere la sabbia dalla mano. Poi lo lascio andare.
Lui guarda me. Poi la sabbia. Poi di nuovo me.
Questo bambino guarda troppo!
Rimane un attimo fermo a pensare e poi mi avvicina il pugno ancora pieno di sabbia alla faccia, e sorride felice.

- Guarda che io non ne voglio! – mi lamento, possibile che non capisca? – Ti stavo dicendo che non la devi mangiare neanche tu, perché ti fa male! Poi ti vengono i vermetti nello stomaco e devi andare all’ospedale e ti fanno la puntura!
Lui diventa triste all’improvviso e fa no con la testa.
- Ma come no? Ti dico di sì! – dico io, aprendogli le dita una a una e pulendogli la mano, - Ascoltami. – continuo, guardandolo negli occhi, - La sabbia non si mangia? Ok?
I suoi occhi ricominciano a brillare. Forse ha capito!
Fa sì e stacca la mano, così può pulirsela meglio, e poi comincia a guardare il mio rastrello.
Non ha giocattoli. Guardo dietro di lui, per vedere se li ha nascosti dietro le spalle perché magari sono brutti e non vuole farmeli vedere, perché i miei sono bellissimi e sono costati un sacco di soldi, e tutti i bambini me li invidiano, ma lui proprio non ne ha neanche uno! Ecco perché si mangiava la sabbia, non è che è stupido come gli altri bambini, che pure quando hanno i giocattoli continuano a mangiarsela, lui non sa come si usa!
Prendo il rastrello e glielo passo.
- Tu con questo ci devi spostare la sabbia. Così. – dico, facendogli vedere cosa deve fare, - Lo vedi che lascia queste righe? Così noi poi possiamo giocare che piantiamo i semi!
Lui fa ancora sì e prende il rastrello, e poi comincia a passarlo sopra alla sabbia che gli avevo tirato addosso prima, così della collinetta che c’era rimane solo un quadratino giallo tutto a righe.
Boh, non sembra così stupido, alla fine.
Forse è solo piccolo, sicuro più piccolo di me. E forse è solo uno di quei bambini silenziosi che hanno le mamme che gli ripetono sempre che non devono parlare con gli sconosciuti. Anche la mia mamma me lo ripete sempre, però io lo capisco che quando lei dice sconosciuti non dice gli altri bambini ma solo i grandi pericolosi. Lui forse non l’ha capito. Forse è meglio che glielo spiego.
Boh, io lo guardo e lui sorride ancora, e una volta che ha finito di fare le righe in un verso si volta un poco e le fa pure nell’altro.
- Guarda che… - dico, dandogli una ditata sul braccio, - non devi… - però non riesco a continuare, perché lui sta continuando a sorridere… e boh, sembra felice di fare le cose così. Cioè, poi sarà difficile giocare a seminare se ci sarà la sabbia che somiglia a una cialda a quadretti, perché poi i semi non si capisce dove dovrebbero andare, e poi visto che non ci sono sul serio è anche più difficile… però lui è lì che fa i suoi quadretti col rastrello ed è tranquillo…
Alla fine non mi dà tanto fastidio che non parla.
- Io mi chiamo Brian. – dico, tirandolo per la maglietta, perché ho capito che se non lo tocco lui non mi ascolta, - Piacere. – e gli do la mano come mi ha insegnato a fare papà.
Aspetta, era la sinistra o la destra?
Non me lo ricordo!
Mi fermo un secondo, e forse è meglio così, perché tanto l’altro bambino non mi dà nessuna mano, e neanche mi parla, ma sorride ancora e diventa tutto rosso, pure sulle orecchie! Sarà che è pallido, ma è veramente rosso come un pomodoro!
- Tu non ce l’hai il nome? – chiedo ancora. Mi dà fastidio che non mi vuole dire come si chiama! Poi io come faccio a chiamarlo la prossima volta che lo vedo?
Lui mi fissa la bocca per qualche secondo e poi vedo che i suoi occhi si illuminano di nuovo – mi piace quando lo fanno – e sorride ancora, e poi si mette in ginocchio sulla sabbia e comincia a scrivere con un dito fra i granelli.
- M-a-t-t-h-e-w… - leggo, lettera dopo lettera, - Okay, - era la sinistra, mi sa, gliela tendo, - piacere Matthew!
Sento i granelli di sabbia che gli sono rimasti sulle mani e che ora passano sulla mia. Mi rimarranno appiccicati…
Va be’.
- Brian! – chiama mamma, alzandosi in piedi, - A casa!
Io mi alzo di scatto perché sono abituato che quando lei mi chiama io le corro subito dietro, tanto di solito non c’è nessuno che sta facendo cose con me. Matthew mi segue con gli occhi, e io mi fermo e lo guardo, e poi guardo il rastrello, e anche lui lo guarda, e insieme vediamo che non ha ancora finito di fare le righe in obliquo.
Lo tocco con un dito sulla spalla, mi sembra strano che devo parlargli così, mica la mia voce passa attraverso il dito!, e gli dico che può tenerlo se vuole, tanto me lo dà la prossima volta. Lui sorride e fa di nuovo sì con la testa, veloce, e poi mi saluta agitando la mano e ritorna a giocare col rastrello, e io vedo che è veramente felice perché ogni tanto fa qualche versetto strano come se volesse ridere. Magari è troppo timido pure per ridere.
Io raggiungo la mamma, lei mi dà la mano e io la prendo e comincio a camminare accanto a lei. Però penso ancora a Matthew, e ogni tanto mi giro e lo guardo, e sono contento che sta ancora lì a giocare col mio rastrello, così quando ci incontriamo di nuovo possiamo ricominciare da dove ci siamo fermati oggi!
- Hai fatto amicizia con quel bambino, Bri? – chiede mamma sorridendo.
Io faccio boh con le spalle.
- Sono contenta. – dice lei, - È bello che non badi alle differenze. Sei un bravo bambino, Brian.
Che differenze?
Che lui è timido?
- Ma guarda che è solo un bambino silenzioso. – dico alla mamma, - È normale.
Lei mi guarda e ride piano.
- Quel bimbo è sordomuto, Bri… significa che non riesce a sentire perché le sue orecchie non funzionano bene, e non riesce neanche a parlare…
Ah.
Allora… non è che era il mio dito…
- Ma io ci ho parlato…! – comincio, però poi capisco da solo che non è proprio vero, - Cioè, io gli dicevo le cose e lui le capiva…
- Probabilmente ti leggeva le labbra, Brian.
- Si può fare questa cosa?!
Mamma ride ancora.
- Sì, certo che si può. Basta che te lo insegnino. Coi bambini che ne hanno bisogno si fa.
Mi fermo in mezzo al marciapiede, prima di attraversare la strada. Mamma mi tira un po’, ma io resto fermo, con gli occhi bassi, a fissarmi le scarpe.
- Brian, tesoro…?
- Aspetta!!! – urlo e stacco la mia mano dalla sua, e poi mi giro e torno dentro il parco, e siccome mamma ha le gambe più lunghe delle mie e io ho paura che mi riprende, mi metto a correre più veloce, e poi vedo la piscinetta di sabbia, e Matthew è ancora lì che gioca col rastrello, tutti i vestiti pieni di granelli, e anche i capelli, e ne ha pure appiccicati sulla faccia, e io arrivo fino a lì e mi fermo, e provo a trovare le parole per…
…però non voglio dirgli niente…
Perché tanto non servirebbe, lui non mi sente, e a me non mi interessa se lui capisce lo stesso, perché io voglio che le mie scuse le sente dalla mia voce, sennò non è la stessa cosa…
Vorrei dirgli che sono stato stupido, e che non volevo offenderlo e trattarlo male, e che se vuole la prossima volta può prendere pure la paletta e il secchiello assieme al rastrello, anzi, magari glieli lascio tutti, e poi se vuole può tirare lui la sabbia addosso a me, e potremo stare insieme nella piscina di sabbia tutte le volte che vuole, promesso!
Ma come faccio a dirglielo…?
Lui guarda per terra e si blocca un secondo come un robottino, e poi si volta e quando mi vede fa questo sorriso grandissimo e mi guarda con gli occhi che brillano e tipo mi vuole dare il rastrello perché forse vuole una mano per il disegnino che sta facendo nella sabbia, ma io faccio no, e poi lo prendo per le spalle e siccome non lo so bene cosa si fa in questi momenti, perché non mi è mai successo, lo prendo e lo abbraccio.
Lui fa una cosa strana, forse trema un poco, si appiccica con le mani alla mia maglietta e stringe. Non lo so, forse gli ho fatto paura.
- Scusa! – dico ad alta voce, quando mi stacco da lui, e poi divento rosso e lo ripeto, però più a bassa voce. Tanto è uguale, e lui sorride lo stesso e fa “no”, che non mi dovevo scusare, e io sono felice che lui me lo dice, anche se penso che mi dovevo scusare comunque.
Mi fa di nuovo “ciao” con la mano, e stavolta glielo faccio anche io.
- Brian! Avevi dimenticato qualcosa dal bimbo? – chiede mamma, avvicinandosi piano e dandomi la mano per aiutarmi a uscire dalla piscinetta di sabbia.
- No. Dovevo solo dirgli una cosa. – dico io.
Faccio “ciao” di nuovo, a anche Matthew lo fa di nuovo, e fa di nuovo anche quegli altri versetti come quando ride.
- Mamma, mamma! – la chiamo sorridendo, mentre la tiro per un braccio chiedendole di farmi saltare, - Torniamo di nuovo, okay?

back to poly
  1. mi hai fatto commuovere, veramente. è la storia più triste e dolce che abbia mai letto. ç_ç
    sicuramente la mia preferita di quelle che hai scritto su questa coppia così assurda ma così bella che potrebbe anche essere vera…io ci spero almeno XD
    Seriamente, mai pensato di pubblicarla?è bellissima, e l’argomento è tra i più toccanti che ci possano essere. si commuove dinuovo
    Altra cosa….Ma incompleta vuol dire che non la finirai mai??? ç.ç domanda idiota
    Non potevi scriverci completa e via così mi mettevo l’anima in pace? XD
    Scusa il delirio ma mi ha veramente colpita!E secondo me meriterebbe di essere continuata….ci prova XD
    Un enorme applauso alla scrittrice è il saluto migliore :)

    Lilla
    06/10/2010 17:29

  2. Prima recensione anche se ti ho scovata da un pò.Inutile dire che scrivi benissimo;in maniera fluida, convincente, piacevole come una bevanda fresca!Questa storia è tenera,delicata e affronta una tematica difficile in maniera rispettosa.La descrizione del loro incontro da bimbi al parco mi ha fatto davvero piangere e me ne sono stupita..io piango raramente!Continuando a leggere la storia mi ha presa, e mi sono domandata come sarebbe potuta andare avanti.
    Cosa sarebbe successo ai Brian e Matt adulti nel confronto con il mondo vero e crudele del lavoro o dell’amore fuori dai confini protetti dell’adolescenza?Forse non lo scoprirò mai perchè vedo che la storia è datata e forse l’ispirazione ti ha abbandonata..però who knows magari la Musa ritorna a farti visita in quel caso sarò felice di leggerti ancora!
    Un abbraccio
    En.

    tappolina
    02/09/2011 03:00

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