Fandom: Originali
Seguito di La Casa Della Lumaca
Genere: Erotico, Romantico.
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon, AU, Dub-con.
- Miguel vuole un appuntamento da persone normali con Dimitri -- una di quelle cose che per le coppie di adolescenti sono normale amministrazione, uscire insieme, andare in un qualche centro commerciale per una passeggiata e un po' di cibo spazzatura, cose così. Unico problema: Dimitri non ne ha mezza di mezza di uscire con lui, e mette in atto un piano malvagio per costringere Miguel alla rinuncia.
Note: Scritta per la seconda settimana delle Badwrong Weeks, a tema BDSM, Non-con, Dub-con e Violence, su prompt Molestie in metropolitana. Io questi due non riesco proprio a lasciarli andare XD
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Ha insistito lui per avere un appuntamento, uscire fuori come persone normali, andare da qualche parte, fare cose, entrare in posti con dentro un mucchio di gente per verificare se è vero o no che Dimitri si vergogna a farsi vedere in giro con lui, cose così, normale amministrazione per una coppia appena formata, per cui ora suppone di potersi solo guardare allo specchio, che nel caso di specie è il riflesso del doppio vetro sulla metro che sfreccia serena nei sotterranei della città, e darsi dell’imbecille da solo, perché se in questo momento sta soffrendo così tanto è solo colpa sua.
Da qualche parte dentro il proprio cervello può sentire l’eco delle voci alternate di Jake e Antonio che gli ricordano che in realtà è sempre stata colpa sua, fin dall’inizio, che non gliel’ha certo prescritto il medico di andarsi a mettere con l’imperatore adolescente della dinastia dei palinculo, e che peraltro sapeva già del suo nobile lignaggio prima di piegarlo a novanta sulla cattedra dell’aula di chimica senza neanche premurarsi di ottenere un esplicito consenso prima. Che, sostanzialmente, se deve cominciare a fare l’elenco delle sue colpe e delle sue responsabilità nello stato di perenne prostrazione fisica e morale in cui si è ridotto a vivere negli ultimi mesi, deve cominciare da ben prima della settimana scorsa, quando ha cominciato a suonare i coglioni di Dimitri come campane per convincerlo ad uscire insieme.
Miguel ne è consapevole, ma decide arbitrariamente di ignorare tutto questo in favore di una visione della realtà più consolatoria: in realtà lui non ha mai avuto alternative. La colpa è di Dimitri, di Dimitri e della sua stupida faccia che Miguel passerebbe ore a fissare, della sua stupida bocca che Miguel passerebbe ore a baciare e del suo stupido culo che Miguel passerebbe ore a scopare. È palesemente colpa sua se Miguel ha sentito il bisogno di sbatterselo tre mesi fa in aula di chimica, è palesemente colpa sua se Miguel gli si è appiccicato addosso come una cozza dopo averlo avuto per la prima volta ed è infine palesemente colpa sua se ora l’unica cosa che abbia voluto con più intensità del suo cazzo in mesi, vale a dire uscire con lui come una regolare coppia di adolescenti, sembra una fottuta tortura cinese, perché Dimitri è indecente e non può oggettivamente essere guardato senza generare negli astanti un disperato bisogno di farlo scivolare sulle ginocchia e piantargli l’uccello in gola.
È molto semplice.
- Vuoi pulirci il pavimento, con quella faccia? – domanda Dimitri, dondolando appena, appeso al sostegno, quando la metro si ferma e pochi secondi dopo riparte.
Miguel si volta a guardarlo, sbattendo le sopracciglia.
- Che? – domanda confuso.
- Hai il muso così lungo che pare che ad uscire ti ci abbia costretto io. – risponde Dimitri.
Miguel mugola, abbracciandolo da dietro con un braccio e appoggiando la fronte sulla sua spalla.
- Sto soffrendo. – dice.
- Anche io. fa caldo. Scollati.
- No. – insiste Miguel, lasciando andare il palo al quale si stava reggendo e stringendo Dimitri anche con l’altro braccio.
- Prima frenata ci schiantiamo contro i seggiolini e se non moriamo prima ti ammazzo.
- Non m’importa.
Dimitri sospira, appoggiandosi appena a lui e stringendo la presa attorno al sostegno.
- Sei un imbecille. – dice, col tono di uno che gli sta semplicemente ricordando un’informazione ovvia, per quanto importante.
- Dimmi qualcosa che non so.
- L’ho fatto apposta.
Miguel gli solleva addosso uno sguardo smarrito, e poi aggrotta le sopracciglia quando lo vede ghignare.
- Cosa?
- I pantaloni. – chiarisce, infilando una mano in mezzo ai loro corpi per sollevare la maglietta. Indossa un paio di jeans talmente stretti che sembra che qualcuno glieli abbia disegnati addosso con la matita. Miguel deglutisce, trattenendo a stento un gemito di dolore puro. Non riesce a staccargli gli occhi di dosso da quando si sono incontrati un’ora fa, ma osservarli così da vicino è quasi abbastanza per fargli perdere il controllo. – Li ho messi apposta per punirti.
- Ma che vuol dire… - piagnucola Miguel, mordendosi l’interno di una guancia, - Cos’ho fatto io?
- Hai rotto il cazzo per una settimana insistendo per uscire anche se ti ho detto no settecentocinquanta volte.
- Be’ ma per forza, se tu continui a dire no senza motivo è chiaro che io insisto!
- Per te, ogni volta che dico no, anche se ti dico perché, è sempre senza motivo.
- Non è vero!
- Sì, invece, - annuisce lui, - Per qualche motivo, qualsiasi ragione sia in aperto contrasto con quello che vuoi tu non è mai abbastanza valida.
- Oh, sentiamo, qual era il validissimo motivo per cui non volevi uscire con me? – insiste Miguel con una smorfia di disappunto.
Dimitri ride, gettando indietro il capo. Miguel perde un paio di battiti sulla curva della sua gola.
- Che non mi andava. – risponde.
Miguel grugnisce, pizzicandogli un fianco.
- Sei una persona orrenda.
- Sì, ma questo lo sapevi già da prima, cazzi tuoi.
Miguel nemmeno risponde, ma torna ad appoggiare la fronte contro la sua spalla, inspirando a fondo il suo odore. È intenso e fresco, sa di sapone. È come se non sudasse nemmeno. È così perfetto che se non lo adorasse probabilmente lo odierebbe.
- Certo che dev’essere difficile per te, - continua Dimitri distrattamente, - Considerato il tuo kink estremo per le giapponesi molestate sull’autobus.
- Vuoi piantarla con questa cosa delle giapponesi? – piagnucola Miguel, dondolando appena, - Non te lo farò toccare mai più il mio pc.
- Vuol dire che se lo toccassi adesso ci troverei cose ancora peggiori? – domanda lui, sorridendo fra sé, - Sei passato alle home invasion con gang bang? Ai nonni che molestano le nipotine?
- Smettila. – Miguel scuote il capo, finendo per strofinare il naso contro la sua spalla, - Mi stai torturando.
Dimitri sorride ancora, senza dire niente. Alla fermata successiva ondeggiando insieme, ma Miguel non gli si scolla di dosso neanche per un istante. Ha caldo? Peggio per lui. È il minimo che si meriti, considerando quanto lo sta facendo soffrire.
La folla nel vagone aumenta, e Miguel gli si schiaccia addosso, chiudendo gli occhi e inspirando ed espirando profondamente quando il successivo dondolio post-frenata lo costringe a strofinarsi contro di lui.
- Sei duro. – dice Dimitri, forte abbastanza da farsi sentire da lui ma non abbastanza da comunicare la lieta novella anche al resto dei passeggeri.
- Sì, grazie al cazzo. – ribatte Miguel, - Letteralmente.
Dimitri ride, divertito dalla situazione. Miguel non l’ha mai sentito ridere tanto, il che è surreale e anche vagamente offensivo, dal momento che significa palesemente che Dimitri non si diverte se non quando lo sta tormentando.
- Vieni più vicino. – dice.
Miguel solleva lo sguardo, confuso.
- Più di così?
- Sì, - risponde Dimitri, e inarca la schiena, strofinandosi lentamente contro di lui.
Miguel deglutisce, stringendogli le braccia attorno ai fianchi in uno spasmo di puro terrore.
- Ma sei serio?
- Sì, - annuisce Dimitri, - Ma devi fare le cose per bene. Devi fare tutto tu. Quando un tizio molesta un altro tizio in metropolitana fa tutto da solo, mica richiede la collaborazione del molestato.
- … tu sei pazzo. – esala Miguel, guardandosi intorno, - C’è un sacco di gente.
- E a nessuno frega cazzi di noi due.
- Ma ci vedranno per forza.
- Miguel. – Dimitri ondeggia i fianchi, - Pensi che te lo chiederò di nuovo?
Per un istante, Miguel non sa che dire, e nemmeno che fare. Dimitri è così vicino da confonderlo, la situazione lo terrorizza ma lo eccita più di quanto non lo spaventi, e la richiesta così esplicita sembra chiamarlo all’obbedienza, che è una cosa estremamente inquietante ma che a Dimitri, con lui, riesce tutte le volte, cazzo, tutte. Si sente senza alternative, e quel che è peggio è che gli piace. Perciò chiude gli occhi, allentando appena la stretta attorno alla vita di Dimitri, e poi lo spinge contro il finestrino, schiacciandosi contro di lui.
Un tizio alle sue spalle lo ringrazia per aver fatto un po’ di spazio, e Miguel si sente morire dentro, ma quando Dimitri ride ancora non gli importa più di niente. Si aggrappa al corrimano più per intrappolarlo fra le sue braccia che perché gli serva un sostegno per non cadere, e poi ruota i fianchi, strofinando la propria erezione contro la curva delle sue natiche, così evidente nonostante i jeans. È così morbido che sembra una ragazza. Tutto il resto del suo corvo è linee e spigoli, ma il suo sedere, il suo sedere è morbidissimo.
Dimitri finge di volersi liberare spostandosi di lato, ma quando incontra la resistenza delle sue braccia tese rinuncia subito, ed emette un mugolio così esagerato, pur nella sua discrezione, da rendere la situazione un porno in tutto e per tutto. Per quello che ne sa Miguel in questo momento, gli altri passeggeri potrebbero essere tutti figuranti, potrebbero esserci cinque telecamere a riprenderli da ogni angolazione possibile, da sopra, da sotto, di lato, davanti e dietro, ed a lui comunque non importerebbe niente.
Si sbottona i jeans senza starci troppo a pensare, tirando fuori il cazzo teso e un po’ bagnato sulla punta. Ha una voglia di scoparlo che basterebbe metà e sarebbe già troppa. Lo strofina contro una delle sue natiche, il tessuto ruvido dei jeans gli dà i brividi. Si chiede solo distrattamente se qualcuno l’abbia visto tirare fuori l’arnese. Forse qualcuno lo sta guardando anche in questo momento, sta già pensando di afferrare un agente alla prossima fermata e farlo portare via in ceppi vestito solo di un sacco di iuta con un cartello appeso al collo con sopra scritto “penitenziagite” col sangue.
Ma Dimitri è così morbido e il suo odore è così buono, ed a lui frega così poco di chiunque altro nel mondo che se anche tutto questo avvenisse nel momento esatto in cui l’agente fosse pronto a mettergli le manette lui lo fermerebbe dicendo “solo un secondo, buon uomo, mi lasci finire e poi sarò pronto a seguirla direttamente all’inferno”.
Per un secondo perde il senso della realtà, più di quanto non abbia già fatto, per lo meno, ed allunga una mano, stringendola attorno al bottone dei jeans di Dimitri. Lo sfila dall’asola e poi stringe la zip fra le dita, e lì, quando sente il rumore della cerniera che comincia ad aprirsi, si ferma. Sa che Dimitri lo fermerà, lo sa, se lo aspetta, si aspetta perfino un ceffone, ma non succede. Dimitri non dice nulla e, per la prima volta, Miguel nota quanto affannosamente sta respirando, e l’espressione confusa sul suo viso, gli occhi intorbiditi dalla voglia, le labbra umide, arrossate per la forza con cui continua a stringerle fra i denti.
È la cosa più bella che abbia mai visto. All’improvviso non capisce più niente. Finisce di abbassare la cerniera e poi gli abbassa anche i pantaloni, non tantissimo, abbastanza da scoprirgli il culo e nient’altro, e poi lascia scivolare l’uccello nella fessura fra le sue cosce, schiacciandolo con più forza contro il finestrino per nasconderlo alla vista di chiunque altro. E non perché sia preoccupato, ma perché ne è geloso. Questa cosa bellissima che Dimitri è adesso, questa cosa piccola, persa e tremante di voglia, la vuole solo per se stesso, e per nessun altro. È uno spettacolo esclusivo per cui Miguel ha cominciato a pagare il biglietto tre mesi fa. Ha senso che se lo goda in prima fila.
Dimitri serra le cosce, aggrappandosi al sostegno in metallo a propria volta per seguire coi fianchi il movimento di Miguel. Chiude gli occhi – Miguel può vedere il riflesso del suo viso sul finestrino, è bello da piangere – e schiude appena le labbra, respirando piano per non farsi sentire. Mentre si struscia contro di lui, inseguendo un orgasmo pompato dalla situazione più che dalla frizione, lo masturba in silenzio, tenendo dentro tutte le porcate che vorrebbe sussurrargli all’orecchio come fa in genere quando lo scopa. Ci sarà tempo dopo, si dice, per il secondo o il terzo round. È abbastanza sicuro che, dopo avere ottenuto questo, non c’è niente che non possa ottenere da Dimitri. O che Dimitri possa ottenere da lui, ma questo non è mai stato in dubbio.
Viene con un gemito che soffoca contro la curva del suo collo. Dimitri non cambia nemmeno espressione, ma Miguel sa che è venuto anche lui perché sente la traccia umida del suo orgasmo sotto i boxer, e sorride fra sé, soddisfatto di se stesso per— non saprebbe dirlo. Forse per aver portato a termine un crimine per cui potrebbe essere penalmente perseguibile senza essere stato scoperto. Sono traguardi.
- La prossima fermata è la nostra. – sorride Dimitri, allontanandosi appena da lui per tirarsi su i pantaloni con un gesto talmente svelto e discreto da fare pensare si sia allenato appositamente per l’occasione, - Dobbiamo per forza scendere?
Miguel guarda le condizioni dei suoi pantaloni, ed anche dei propri. Già tornare a casa sarà un problema, figurarsi passeggiare due o tre ore in un centro commerciale affollatissimo.
Sospira, abbattendoglisi addosso più per nascondere le macchie che perché senta ancora il bisogno di restare appiccicato a lui.
- Andiamo da me? – dice a bassa voce.
Dimitri ride, annuendo.
- Vittoria. – aggiunge, lanciandogli un’occhiata di trionfo.
Miguel spalanca gli occhi, sconvolto.
- Brutta merda! – sbotta.
Dimitri ride ancora, e nel gesto più naturale del mondo volta il capo per baciargli una guancia.
A Miguel passa subito la voglia di arrabbiarsi. Ed è già pronto per il secondo round.
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