In coppia con l'armata delle fangirl nella sua interezza è_é
Genere: Comico, Demenziale, Parodia.
Pairing: BrianxMatt, BillxTom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: CrackFic, Language, Slash, RPS.
- Matthew e Brian scendono di casa una mattina, convinti di poter andare a fare una romantica gita in macchina in giro per l'Italia, e invece si ritrovano i gemelli Kaulitz beatamente addormentati sul sedile posteriore. I piani dei due sono rovinati, e fra paesini strani, animali vari ed eventuali, lo zampino del dio del fangirling e tanta umanità varia ed eventuale, se c'è una cosa che non mancherà in questa storia sarà la Demenzialità. Sì, quella con la D maiuscola.
Note: Inserirò un commento quando la storia sarà conclusa ù_ù
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
ROAD TRIP
SECONDA PARTE
IL DIO DEL FANGIRLING NON APPROVA IL POP ANNI ‘80
Dove Matthew ha la prova dell’esistenza del dio del fangirling e, per vendetta, mostra al mondo quanto poco proponibili possano arrivare ad essere i suoi gusti musicali – nonché le sue performance di ballo – e dove si pone anche fine alla prima, estenuante giornata della gita on the road.



Dalla propria posizione ribassata, Matthew guardò verso l’alto, stringendo fra le braccia il plaid a scacchi e cercando di intravedere Brian e i gemelli fra l’erba alta.
- Brian! – chiamò lamentoso, - Senti, non so ancora tu come abbia fatto ad arrivare fin lassù, ma… questo muretto è alto! Non riuscirò mai a superarlo!
- Oh, sciocchezze Matty! – rispose Brian, tirandogli addosso una margherita, - Sei anche più alto di me!
- Be’, scusami se questo non mi fa urlare “ooooh, in realtà allora sono un gigante”!!!
- Stai dicendo che sono basso, Matt?!
- Non adesso! Ma l’ho detto sul finale dello scorso capitolo, se ben ricordi!
- Matthew, piantala di blaterare idiozie e trova il modo per portare qui quella coperta!
- Oh! – sbottò lui, irritato, - Se ti interessa solo la coperta, la avvolgo attorno a un sasso e te la tiro sulla testa! – protestò, sbuffando e incrociando le braccia sul petto, - Facciamo anche prima!
Brian ridacchiò gioioso, coprendosi la bocca con una mano.
- Ma no, sciocchino! Dai, vieni su!
- Mi aiuterebbe se rivelassi il mistero che ha permesso a te di salire fin lassù, sai?
Brian piazzò un’unica, enorme ghirlanda sulle teste di Tom e Bill, e poi si grattò pensieroso il mento.
- Matty, evidentemente il dio del fangirling non ti approva. – sentenziò seriamente, mentre i Kaulitz giocavano con i fiorellini, facendoseli cadere sul naso.
In lontananza, dalle montagne, si sentì arrivare un verso riecheggiante molto simile a un “kyaaaah”, testimone certo del gradimento della scena tenerosa pseudo-twincest da parte delle lettrici della storia.
- Chi è che blatera idiozie, adesso?! – strillò Matthew esasperato, - E perché le lettrici stanno fangirlando?! Brian! Non starai obbligando i gemelli a fare fanservice? – ululò, saltellando sulle punte per riuscire a capire cosa stesse succedendo nel folto dell’erba.
- Ma no, Matty, fanno tutto da soli! – rise Brian, battendo entusiasta le mani, - Evidentemente il dio del fangirling non approva te ma decisamente approva loro!
- La vuoi piantare con questa storia del dio del fangirling?! Torniamo all’argomento principale! Come faccio a salire?
- Oh, già! – borbottò Brian, battendo un pugno sul palmo aperto, mentre i gemelli cominciavano a solleticarsi i rispettivi nasini con le margherite cadute, - Niente, probabilmente devi solo dire ad alta voce la formula magica…
- Formula magica?! – sbraitò Matt, agitando esasperato il plaid, - Da quando questa fanfiction è diventata “Mattychan e i quaranta gemelli puccini più il cantante ambiguo”?! Autrice! Esigo chiarezza!
- Guarda che l’autrice non ha nessuna autorità… - puntualizzò Brian, mentre l’autrice annuiva energicamente, strepitando “anche perché comunque è colpa di Ana!”, - È al dio del fangirling che devi rivolgerti. – e così dicendo privò Matt della propria attenzione e decise di aiutare Bill e Tom a liberarsi dalla ghirlanda nella quale erano rimasti intrappolati come fosse un gomitolo di lana srotolato.
- Va bene, va bene! – si arrese Matthew, allargando le braccia, - D’accordo. Cos’è che dovrei dire?
Brian roteò gli occhi e strinse le labbra, pensieroso.
- Mmmmh… lasciami riflettere… - mormorò a mezza voce, guardando con la coda dell’occhio i ragazzi che fissavano le margheritine con occhi languidi per poi provare a mangiarsele.
- Va be’, intanto che tu rifletti io provo per i fatti miei… - sbottò Matt. – Allora, visto che abbiamo deciso che la storia si intitola “Mattychan e i quaranta gemelli”, proviamo con apriti sesamo!
Niente.
- Matt. – gli ricordò Brian, - Guarda che l’hai deciso tu quel titolo idiota. All’inizio della pagina c’è scritto sempre Road Trip.
- Sta’ zitto e pensa! Vediamo… devo… devo fare in modo di far scendere questo muro alla mia portata… ah! – disse infine, illuminandosi, - Abbassati sesamo!!!
Ma anche quella volta non successe niente, com’era prevedibile.
- Ci sono, Matty! – gioì Brian, tirandogli addosso una ghirlanda e centrandolo in pieno sulla testa, richiamando la sua attenzione, - È semplicissimo, in fondo! Prova con “i gemelli sono un amore”!
Matthew rabbrividì fino alla punta dei capelli sparati in aria e acconciati dal gel in una deliziosa crestina ricoperta di glitter.
- Io non diventerò una fangirl, Brian!!!
- Ma ovvio che no, sciocchino! – rispose Brian, dietro al solito sorrisino giocoso, - Sei un maschio: al più diventerai un fanboy!
Matthew si passò una mano sugli occhi, angosciato.
- Ebbene. – concluse, - Se questo è l’unico modo… - deglutì, - Lo farò. I gemelli sono un amore!
I gemelli in questione lanciarono un soddisfatto “yay!” e si misero a saltellare, rincorrendosi come farfalle fra i fiori e ripetendo in una cantilena “Matty ci trova carini, Matty ci trova carini!”, e proprio mentre Matthew stava pensando di scavarsi un buco lì, in quel pezzo d’asfalto crepato da un’erbaccia nascente, qualcosa di molto simile a un alito – fortunatamente profumato – di vento lo sollevò da terra e lo accompagnò volteggiando fino al punto in cui Brian stava ancora seduto, circondato da margheritine come in un quadro impressionista.
- Bravo amore! – si complimentò Brian, allargando le braccia, - Visto, ci sei riuscito!
- …non ci posso credere. – mormorò Matthew, abbattendosi fra le braccia del proprio uomo e lasciandosi stringere come in cerca di consolazione, - Ma allora esiste davvero!!!
Brian annuì, biascicando un distratto “ma te l’avevo detto, cocciuto che non sei altro”, mentre già il suo sguardo si spostava nuovamente sui Kaulitz caprioleggianti lungo il fianco di una minuscola collinetta ricoperta di fiori di campo.
- Bambini! – cinguettò infine il cantante dei Placebo, agitando in aria i corn flakes mentre Matthew stendeva a terra il plaid, - La pappa è pronta!
- Tecnicamente non lo è. – obiettò Matthew, adocchiando le tazze muccose ancora vuote sulla coperta, - E quando arriveranno a pretendere cibo e non lo troveranno, sarà te che mangeranno!
- Allora – rispose Brian, un angelico sorriso sul volto, - sarà meglio che ti sbrighi, caro.
Matthew sospirò profondamente, e tentennò un secondo fra la possibilità di seguire il piano della fuga alle Bahamas o arrendersi definitivamente.
Si arrese definitivamente e si affrettò a preparare la colazione ai pupi.
Colazione che durò la bellezza di trentatrè secondi e ventinove.
Matthew e Brian osservarono i ragazzi divorare ciò che c’era nelle loro tazze come fossero stati due enormi aspirapolvere carini, e alla fine dello show il cantante dei Muse fu tentato di riempire nuovamente la ciotole e chiedere ai due di ripetere, per cercare di migliorare il record e magari filmare la performance, così da guadagnarsi un angolino nella sezione “strano ma vero” del libro dei Guinness.
Brian lo fermò con un’occhiataccia acida, mormorando “non vorrai che i loro pancini si gonfino fino a scoppiare!”, con un tono talmente minaccioso che Matt si ritrovò costretto a scuotere energicamente il capo per negare.
- Si è fatto tardi! – pigolò infine il frontman dei Placebo, alzandosi in piedi con uno scatto che avrebbe fatto invidia a un atleta quattordicenne, - È meglio rimettersi in viaggio, non trovi anche tu, Matty?
- Dopo tutta la fatica che ho fatto per salire fin qui?! – sbraitò Matt, agitando i pugni, - Mai!
- …non ho sentito bene, Matt. – si limitò a contestare Brian, pacato.
- E va bene. – concluse l’inglese, incrociando le braccia sul petto, - Andiamo.
- Maaatthewwww!!! – chiamarono i gemelli, accorrendo al suo fianco e agitando le braccina, - Siamo stanchi!
- E ci credo! Avete smaniato come cagnolini fino ad ora!
- Maaatthewwww!!!
- Cosa?! Che volete?!
I due protesero le braccia, sfoggiando lo sguardo più cuccioloso che Matthew avesse mai visto.
- Aaawh!!! Matt!!! Vogliono essere presi in braccio!!!
- Comeche?!
- Ma sì, guardali!!! Vogliono essere presi in braccio!!!
- …Brian. – sussurrò Matt, sollevando le mani all’altezza del petto.
- Sì, amore? – chiese Brian, sorridendo felice.
- Io ho dei limiti.
- Lo so, amore.
- E quei due sono davvero alti.
- So anche questo, amore.
- …ciononostante, vuoi che li prenda in braccio e li accompagni giù comunque, vero?
Brian annuì.
- Esatto, amore.
Matthew sospirò per l’ennesima volta, scuotendo sconsolato il capo.
- E va bene. – esalò, come fosse l’ultimo respiro, - Spero solo che il dio del fangirling mi aiuti ancora.

*

Tra un insulto a un automobilista distratto e l’altro, il viaggio riprese tranquillo e felice e riuscì a protrarsi senza problemi per ben dieci minuti. Scaduti i quali i gemelli cominciarono ad agitarsi sul sedile posteriore.
- Che c’è, cuccioli? – chiese apprensivo Brian, voltandosi a guardarli.
- Pipì! – risposero quelli in coro, saltellando sui loro posti e stringendo le mani a pugno.
- Oh, santo cielo! Dovremo fermarci alla prossima stazione di servizio!
- Assolutamente no! – protestò Matthew, - Controlliamo in valigia, devono esserci dei pannolini!
Brian gli lanciò uno sguardo incredulo.
- Matt, per quanto possano essere carini, hanno comunque quasi diciott’anni! Io non metterò loro un pannolino!
- Oh, certo, potrebbero sconvolgerti!
- No, potrei non rispondere più di me.
- Ah, ovvio, potresti non- potresti non cosa?!
- Ti fermerai alla prossima stazione?
- Diamine, sì!
E così fece.
Dopodichè, mentre Brian accompagnava i gemelli in bagno – “sia mai che si perdano o si infilino nella porta sbagliata o qualche bruto decida di approfittare di loro!” – si infilò cautamente nel piccolo shop adiacente alla pompa di benzina e cominciò a vagare davanti allo scaffale delle offerte musicali, smanioso di trovare qualcosa con cui riempire i silenzi del viaggio – o meglio, qualcosa che facesse abbastanza rumore da costringere i gemelli e Brian a smettere di parlare.
E poi lo vide.
E tutta la sua vita sembrò illuminarsi.
E non per merito della sacra luce del fangirling che i gemelli emanavano pure da dietro la porta del gabinetto.
Di fronte a lui splendeva una copia ancora incellophanata di “Step By Step”, 1990, quarto album di studio di uno dei gruppi fondamentali della sua infanzia, i New Kids On The Block!
Incredulo, allungò una mano tremante e lo strinse fra le dita, voltandolo da un lato e dall’altro come volesse assicurarsi che fosse vero, reale, tangibile, e non solo un sogno.
E lo era.
Vero, reale, eccetera eccetera.
- Trovato qualcosa di interessante? – chiese Brian, spuntandogli alle spalle, mentre tirava con una mano Tom e con l’altra Bill, cercando di strapparli dal banco dei dolciumi.
- Sìììì!!! – gracchiò lui, voltandosi a guardarlo coi lucciconi negli occhi, - Questo! – e mostrò orgoglioso il cd, coperto per metà dall’adesivo che notificava ai compratori che in tempi normali quell’articolo sarebbe costato nove euro e novantanove, ma dal momento che erano tempi di magra (e che quelli erano i New Kids On The Block, santo cielo!), il prezzo era colato a picco fino a raggiungere i quattro euro e novantanove.
Brian lasciò scorrere gli occhi sulla mezza copertina ancora visibile e sbuffò.
- Mai sentiti nominare. – confessò, scrollando le spalle.
- Impossibile!!! – strillò Matthew, picchiettando con un dito sulla custodia in plastica, - Quest’album era famosissimo fra i miei coetanei negli anni novanta!!!
- Amore, negli anni novanta io avevo diciassette anni e ascoltavo i Cure. Mi pare ovvio non aver condiviso i gusti di uno che allora era appena dodicenne.
- Queste sono ancora precisazioni inutili!!! Voglio dire, i New Kids On The Block! Praticamente dei santoni! Tra noi ragazzini si cercava di imitarli per rimorchiare le ragazze più grandi!
Brian lanciò uno sguardo dubbioso ai tipi in copertina, e scosse il capo.
- Non dovevate avere molta fortuna, mi sa.
- Be’, almeno non venivo scambiato per una femmina, io!
- Colpo basso, Bellamy, colpo basso! – strillò Brian, disgustato, - Sappi che se non rispondo a tono è solo perché ci sono i bambini!
- Va bene, va bene! – concluse il frontman dei Muse, dirigendosi a passo deciso verso la cassa, - Adesso ti faccio sentire la title track, e vedrai che ricorderai immediatamente di cosa si sta parlando.
- Ne dubito fortemente, ma se ti fa piacere illuderti, chi sono io per impedirtelo? Riporto i bambini in macchina, cerca di non metterci eoni per contrattare il prezzo! – e svanì oltre la porta scorrevole prima che Matt potesse arrossire fino alla punta dei capelli, fare una giravolta su sé stesso per cercarlo con lo sguardo e grugnire “io non contratto mai il prezzo!!!”.
Un quarto d’ora dopo – e dopo essere riuscito a portare il prezzo fino alla ragguardevole cifra di due euro e novantanove, a riprova del fatto che lui non contrattava mai – Matt era di nuovo in macchina, al fianco di Brian, ad assicurarsi che i gemelli fossero bene ancorati al sedile posteriore, prima di ripartire.
- Ok. È tutto a posto, mi pare! – disse entusiasta, sfilando il cd dalla custodia e preparandosi a inserirlo nel lettore, - Adesso facciamo un bel tuffo nella mia infanzia!
- …fino al momento in cui hai perso la dignità per la prima volta… - commentò Brian guardando distrattamente fuori dal finestrino.
Matthew lo ignorò e infilò il cd, aspettando che partisse da solo.
Dopo pochi secondi, nell’aria si diffuse il rombo di un motore.
Brian spalancò gli occhi e li puntò su Matthew.
- Rumoristi…? – azzardò incerto, lanciando un’occhiata ai gemelli per verificare che il rombo non li avesse spaventati (e in effetti non erano spaventati, solo basiti).
- Ma che rumoristi e rumoristi!!! – sbottò Matthew, rimettendo in moto la macchina, - Sta’ zitto e ascolta!
Brian ascoltò.
Ma quello che sentì non gli piacque.
Un coro polifonico di voci tendenti dall’acuto allo stridulo s’insinuò nelle sue orecchie, giungendo fino ai timpani e cominciando a prenderli a calci, strillando “step by step!” come fosse stata una minaccia.
- Dio mio! – si lamentò, - Step by step avrebbero dovuto cominciare a imparare a cantare, tanto per dirne una!!!
- Non capisci!!! – inorridì Matthew, indicando il lettore cd, come ci fosse qualcosa da vedere, - Non senti le verità fondamentali?!
- …verità fondamentali? Sta giusto dicendo che vuole conquistare una ragazza, Matthew!!!
- …sì, è vero. – ammise l’inglese, - Però non è quello che dicono! È come lo dicono!!!
- Cioè strillando. Sì, d’improvviso capisco perché ti piacciono tanto. C’è tutto il tuo patrimonio culturale racchiuso in questi quattro minuti e mezzo.
I gemelli dietro ridacchiarono divertiti, e Matthew lanciò loro un’occhiataccia dallo specchietto retrovisore.
- Oh, insomma! – concluse il cantante dei Muse, battendo le mani sul volante, - Non intendo restare qui a farmi sfottere da un nano e due giganti gemelli, tutti e tre di sessualità dubbia, peraltro, senza fare niente!
Brian rise di gusto, e Tom e Bill assieme a lui.
- E cosa intendi fare? – chiese l’uomo, incapace di smettere di ridere, lanciando sguardi complici ai gemelli dietro.
- …ballerò! – asserì Matthew convinto.
- Oh, sì, tu- tu che?! – strillò Brian, sconvolto.
Senza degnarlo più della propria attenzione, Matthew si rifiutò di rispondere e portò una mano dietro la nuca, mollando il volante mentre prendeva a far dondolare l’altra davanti a sé, puntando il dito sulla coda di automobilisti in lento movimento davanti alla macchina e agitandosi come stesse ballando sulle note di Y.M.C.A.
- Hey girl, can’t you see, I’ve got to have you all just for me… - cantò Matthew, tenendo gli occhi chiusi per immedesimarsi meglio nella parte.
- Matt!!! Non avrai un accidenti di niente se non apri gli occhi e rimetti le mani sul volante!!!
- And girl yes it’s true, no one else will ever do!
- Diosanto, ci sfracelleremo contro un catorcio italiano degli anni novanta!!! Quante volte devo ripeterti che se proprio devo morire a causa di una macchina voglio che sia una Cadillac, e voglio starci sopra, non sotto, né dietro!
- Step by step… ooh baby… - continuò imperterrito Matthew, e questo convinse Brian a fare qualcosa.
Rovistò nello zainetto che teneva fra le gambe e ne tirò fuori un paio di auricolari, che attaccò velocemente al lettore e poi ficcò nelle orecchie del proprio uomo – il quale era talmente preso dalla musica che neanche se ne accorse.
Quando il silenzio tornò a regnare nell’abitacolo, Brian tirò un sospiro di sollievo.
- Così almeno non rischio che i vostri gusti musicali vengano traviati da questo bruto. – commentò, voltandosi verso i gemelli e sorridendo teneramente.
- Guarda che io ascolto Fergie. – disse Tom, mentre Bill annuiva freneticamente, col tipico sguardo di chi non avrebbe voluto ma s’è arreso molto tempo fa.
- E io ascolto i Keaaaaaane!!! – precisò il moretto, canticchiando.
- Ossignore… - mormorò Brian, portando le mani ai capelli, - Il disastro s’è già consumato, a quanto pare…
- Ma no, no! – continuò Bill, ridacchiando felice, - Noi ascoltiamo tutti i Placebo! Vi abbiamo anche visti dal vivo!!! È stato bellissimo!!!
- Ooooh! – gorgheggiò deliziato Brian, - Allora c’è speranza! Quali sono le canzoni che vi piacciono di più? – chiese, preparandosi ad essere ricoperto di complimenti.
- A me piace tanto You Don’t Care About Us!!! – cinguettò Bill, saltellando sul posto, - È così carina!!!
- Oh, sì! – annuì Brian, compiaciuto.
- E invece a me piace tanto Pure Morning! – disse Tom, - È decisamente una figata!
- Decisamente, sì. – annuì ancora Brian, sempre più compiaciuto, - E poi, e poi?
Bill puntò un ditino sul mento e arricciò le labbra, riflettendo e preparandosi a tirare fuori qualche nuovo complimento, ma venne improvvisamente interrotto dalla voce di Matthew che, tossicchiando, si schiariva la gola.
- Step One! – sentenziò Matt, mentre i suoi tre compagni di viaggio si voltavano a guardarlo, - We can have lots of fun! – disse, con un tono di voce talmente profondo che Brian rabbrividì.
- Fun il cavolo, Bellamy, se continui a cantare questa roba disgustosa! – commentò il cantante dei Placebo, strillando per raggiungere le orecchie del proprio uomo oltre le cuffie.
- Step Two! – continuò Matt, - There’s so much we can do!
- Questo non lo so, - borbottò Brian, - ma so esattamente cosa non faremo io e te, possibilmente mai più, dopo questa serie indicibile di oscenità.
- Step Three!!! – disse Matt con più convinzione, e Brian tremò di paura, e Bill si sporse in avanti subodorando la possibilità di assistere a qualcosa di divertente, e Tom capì, sospirò e calò il cappellino fin sulle orecchie per impedirsi di sentire, - It’s just you and me!!! – strillò Matt con un falsetto da fare invidia alle sue migliori performance live, e mentre Bill saltava spaventato al collo di Tom, Brian- Brian crollò.
Si schiacciò contro la portiera della macchina, spalancò gli occhi, inorridì ed ebbe voglia di scappare.
Lanciò uno sguardo ai gemelli ridacchianti dietro, pensò che in quel modo non poteva continuare e si fece forza, sporgendosi per strappare una cuffia dall’orecchio di Matthew e prendendo fiato.
- Bellamy, tu non hai decenza!!! – strillò, mentre Matt si voltava a guardarlo.
- Eh? – chiese il cantante dei Muse, come tornando alla realtà dopo un lungo sonno.
- Vuoi piantarla di cantare ‘sta roba ad alta voce?!
- Cantavo ad alta voce?
- Mi meraviglio di come dalla Cina non siano arrivate ingiunzioni a farla finita!!!
- Se sono arrivate non lo sapremo mai, casa ormai è lontana e non hanno l’indirizzo di questa macchina… anche perché questa macchina non ha indirizzo, in effetti…
Bill e Tom scoppiarono a ridere, rotolandosi sul sedile, e Brian si limitò a fissare Matt, sgomento.
- Ho capito. – concluse, rimettendo l’auricolare al proprio posto, - Ritorna ai New Kids On The Block. È meglio.
- Comunque a me sembra di conoscerla, questa canzone! – disse Bill, tornando pensieroso, - Tomi, tu che dici?
- Mh-hm… - annuì lui, risistemando il cappellino sulla testa, - Mi sembra… sì, mi sembra che mamma tenesse un 45 giri di questi tipi nascosto in salotto, dietro alle bottiglie di alcolici…
- Oh-ho, senti, Matthew? 45 giri! Vuol dire che viene più o meno dall’età della pietra! – strillò Brian oltre le cuffie, ricevendo in risposta uno sbuffo annoiato.
- Be’, a mamma piacevano. – proseguì Tom, scrollando le spalle, - Lei diceva che erano carini. E poi il video la attraeva particolarmente, anche se non ricordo perché…
E in quel momento qualcosa scattò fra i meccanismi intasati di fangirling del cervello di Brian.
Video.
Attrarre.
Questo smuoveva qualcosa dentro di lui.
Questo solleticava i suoi ricordi.
…cos’è che poteva attrarre una donna di mezz’età al punto da costringerla a guardare il video di cinque ragazzini palesemente incapaci di cantare e di vestirsi decentemente…?

Be’, era ovvio.
La stessa cosa che aveva attratto lui.
- Ora ricordo quel video!!! – esultò, battendo un pugno su una mano e illuminandosi in viso, - C’era… un uomo nudo! – e Matthew sfilò un auricolare, - Cioè, non nudo, ma con vestitini succinti! – e Matt sfilò l’altro, - E faceva… - Matt lo guardò, - …sollevamento pesi! – Matt spalancò la bocca, - Tutto sudato!!! – Matthew piantò i freni, rischiò una collisione epocale su scala mondiale che avrebbe coinvolto l’intera coda, riuscì a fermare la macchina senza perderne il controllo e guardò il proprio uomo.
- Tu… puttana!!!
- Cosa?!
- Dico!!! Quel video è pieno di cose allucinanti! Uomini che ballano per le scale, un tipo su una motocicletta che arriva ovunque, coreografie di ogni tipo, pettinature assurde, per non parlare dei vestiti!!! e tu vai a ricordarti solo le scene con un maschio sudato studiato appositamente per spremere fino all’ultimo ormone omosessuali e ragazzine?!
- Matthew! Ti ho già detto che avevo diciassette anni! Cosa vuoi che me ne importasse di coreografie, motociclette e capelli?! E poi neanche ti conoscevo, voglio dire, di cosa ti stai lamentando?
- Non lo so!!! Ma questo tuo atteggiamento da maniaco sessuale mi infastidisce!!!
- Oh, avanti, se non fossi stato un maniaco sessuale non avrei mai guardato il video di Supermassive Black Hole, non ti avrei mai notato e non saremmo mai finiti insieme!
- Ma insomma!!! – strillò Matt, arrossendo d’improvviso mentre Tom e Bill si lanciavano in un coro di “ooooh” vagamente derisori e gli automobilisti dietro di lui cominciavano a pestare sul clacson, - Ho capito, ho capito!!! – sbraitò, affacciandosi al finestrino, - Insomma, lì c’è un’area di servizio. Fermiamoci. Ho bisogno di calmarmi. E di un caffé.
- No, credimi, tu hai bisogno di un caffé come i bambini hanno bisogno di una Red Bull.
Al suono di quelle parole, le orecchie dei gemelli si drizzarono come quelle dei gatti, e anche le loro espressioni assunsero toni quasi felini, mentre si protraevano in avanti, fissando Brian con un’evidente richiesta negli occhi.
Brian li fissò di rimando, sollevando le sopracciglia.
- No, mi dispiace amorini, non ce n’è. – mentì spudoratamente.
I ragazzi tornarono a spiaccicarsi contro lo schienale del loro sedile, mugolando di dolore condiviso.
- Potremmo comprarla alla stazione di servizio!!! – propose Bill, tornando a illuminarsi.
- Eh, già, potremmo. – annuì Brian, pensieroso, - Tu che ne dici, Matt?
Il cantante dei Muse guardò Brian, poi i gemelli, poi di nuovo Brian.
- Dico che tiriamo dritto! – asserì, annuendo deciso, - Ci infiliamo nel primo paese che troviamo e cerchiamo un posto per dormire.
I gemelli lo guardarono, facendo tremare le labbra in un estremo tentativo di commuoverlo. Ma nulla scalfì il suo cuore di pietra, e la macchina svoltò al primo svincolo utile, facendo il suo ingresso a Chiesina Uzzanese.

*

Quando la macchina venne lasciata nel primo parcheggio non minato da divieti di sosta disponibile, l’atmosfera all’interno dell’abitacolo s’era fatta più distesa. Adesso che i quattro viaggiatori s’erano riscoperti tutti, chi più chi meno, amanti dei New Kids On The Block, ogni cosa sembrava più naturale, più fluida. Matthew cantava e, per quel che poteva, ballava, Brian inorridiva e rideva e i gemelli si lasciavano a loro volta andare a risate così sguaiate e felici da far sembrare che si trovassero al circo ad osservare scimmie equilibriste.
E in effetti, non è che fra l’inglese e le scimmie equilibriste passassero poi chissà quanti gradi di separazione.
In questo clima di pace e tranquillità, Matthew fu il primo a mettere piede a terra, quando già s’erano fatte le sette di sera e per strada restava solo qualche bambino cocciuto in attesa che la mamma lo chiamasse per andare a tavola a mangiare.
Per festeggiare la lieta atmosfera, dopo essersi quasi strozzato con il cavetto delle cuffie, che l’uomo aveva dimenticato di staccare dalle orecchie, preso com’era dalla melodia trascinante di Step By Step, e che s’era andato a incastrare con la cintura di sicurezza, rischiando di sgozzarlo e mandandolo a gambe all’aria dopo una goffa capriola sul sedile, Matthew si rimise in piedi, sciolse l’imbracatura e divaricò lievemente le gambe, piantandosi ben dritto sull’asfalto e cominciando ad attraversare la strada, avanzando verso il marciapiede opposto eseguendo una complicatissima coreografia di gambe e piedi in movimento, intervallata da energiche scosse del bacino vagamente somiglianti ai passi della Macarena.
- I want you! I need you! – cantò felice il frontman dei Muse, agitando zampine superiori e inferiori, dimenandosi come un pinguino ballerino.
- Woooooh! – lo seguì a ruota Brian, scendendo come un fulmine dalla macchina e correndogli dietro, prendendo a imitarlo, pur senza conoscere la coreografia.
- Step by step! – aggiunsero i Kaulitz in un delizioso coretto, seguendo i due pazzi, ballando a loro volta, senza avere la più pallida idea di dove mettere braccia e gambe e quindi agitandole un po’ a casaccio.
Il risultato era una processione per lo meno stramba, che si dirigeva a passo minaccioso verso un piccolo motel all’angolo della strada, dalla porta del quale si affacciava un’anziana signora palesemente terrorizzata, che corse a cercare di sprangare il portone prima che i quattro arrivassero a bussare.
Purtroppo per lei, non riuscì a completare la missione in tempo.
Matthew piantò infatti una mano sulla porta proprio mentre lei si accingeva a chiuderla e, intuendo i pensieri della vecchietta, la squadrò da capo a piedi e, in un italiano stentatissimo, le chiese se avessero dei posti liberi.
- Letti! Vuoti! Do you comprende?!
La vecchietta si sistemò gli occhiali sul naso e gli sbuffò addosso, avvolgendolo in una nuvola di alito fortemente influenzato da enormi dosi di lambrusco.
- Non c’è bisogno che parli così, giovinotto! – si lamentò, masticando a vuoto per sistemare la dentiera, - Questa è una fanfiction, i problemi di comunicazione non esistono!
- Cosa…? – chiese Matt interdetto, facendo un breve passo indietro e andando quasi a sbattere contro Brian.
- Ma sì! – continuò la vecchietta, stringendo la cintura della vestaglia rosa a fiori attorno alla vita, - Non ti sei chiesto com’è che riesci a conversare così tranquillamente con due ragazzini che non conoscono una parola d’inglese?
Matthew e Brian lanciarono uno sguardo indagatore a Tom e Bill, che risposero con un sorriso imbarazzato, come volessero scusarsi, e poi lanciarono una serie di colpi di tosse per richiamare l’attenzione dell’autrice di fronte al bug di sistema che la vecchina aveva notato.
L’autrice rispose scrollando le spalle e prendendo a fischiettare come non c’entrasse nulla, e i quattro tornarono a dedicare completa attenzione alla vecchietta, che nel frattempo aveva cominciato a spulciare il registro del motel per vedere se avesse camere libere.
- In effetti era ovvio. – commentò Brian, lasciando scorrere lo sguardo sugli squallidi mobili che riempivano il piccolo atrio che faceva da reception del motel, - Dopo aver parlato di fangirl, dio del fangirling, robe canon e dei New Kids On The Block, non potevamo mica farci problemi per la lingua… - sbottò, passando un dito sul tavolo della vecchina e poi ripulendolo sui pantaloni di Matt, nascondendo il gesto sotto le perverse ma amorevoli sembianze di una palpatina.
- Silenzio! – lo interruppe la vecchina, - Non riesco a concentrarmi! Mi distraete! Come posso trovarvi una camera vuota, se continuate a distrarmi?!
Tom lanciò un’occhiata al registro posato sul tavolo.
- Signora, ma è tutto vuoto… - commentò dubbioso.
La donna lo guardò malissimo.
- Sto cercando quattro camere prive di topi, se è questo quello che vuoi sapere.
I quattro rabbrividirono.
- Senta signora, può cercarne solo tre… - disse Matthew, - Io e lui dormiamo insieme. – annuì, indicando Brian.
La vecchia li sferzò con uno sguardo di disapprovazione, che i due si sforzarono di ignorare.
- Allora può cercarne due! – precisò Bill, sorridendo amabilmente, - Anche io e lui dormiamo insieme! – disse, arpionando Tom per una manica e tirandoselo vicino.
La vecchia disapprovò anche loro, ma alla fine cedette, sbuffò e, fra le grida stridule di Matthew, che contestava che “Non sta bene per due fratelli dormire insieme a quest’età!” e che “Le fangirl potranno pure gradire, ma la buoncostume no!”, i quattro vennero forniti delle chiavi di due stanze dotate di balcone, con vista sui campi di grano, l’una accanto all’altra – non si sa mai, magari i bimbi nella notte hanno un incubo e papà Bri deve andarli a consolare.
Matthew e Brian accompagnarono i gemelli sulla soglia della porta della loro camera, e lì rimasero per qualche minuto a riempirli di raccomandazioni.
- Per qualsiasi cosa… bussate pure, eh. – disse Brian, accorato, accarezzando le loro morbide guanciotte, mentre loro sorridevano e annuivano amabilmente.
- Sì, noi siamo qui accanto. – precisò Matthew, una nota di preoccupazione malcelata nella voce.
- Oh, Matty! – commentò entusiasta Brian, mentre i gemelli si appendevano al collo del suo uomo, dondolando felici, - Vedi che anche tu hai un’anima?
- Sì, sì. – sbottò Matt, scrollandosi i mocciosi di dosso, - Adesso andiamo tutti a dormire. È stata una giornata sfiancante e l’autrice deve chiudere il capitolo. D’accordo? A domattina!
I gemelli annuirono ancora ed entrarono in camera, richiudendosi la porta alle spalle.
Matthew sospirò, prendendo stancamente Brian per mano e conducendolo verso la camera che era stata loro assegnata.
Era stata una giornata stressante, ma almeno era finita.
…o magari no.

FINE PRIMA PUNTATA



Dall’autrice… Avanti, da uno a dieci (con possibilità di spaziare oltre al massimo fino a venti, non di più sennò mi offendo <.<) quanto mi odiate? XDDD
Dal momento che sicuramente già mi detesterete per l’attesa sinceramente assurda che siete stati costretti a subire a causa della mia pigrizia mentale più che fisica, eviterò di dirvi che il capitolo è giù pronto dai tempi in cui pubblicai il primo. Ops. Ora mi odiate di più. *piange*
In teoria l’idea iniziale era pubblicarla solo quando fosse stata finita :\ Cosa che poi non s’è più verificata. Credo sia stato perché Ana ha insistito perché la pubblicassi subito, contando sul fatto che poi ci sarebbe stata lei a darmi colpi di mannaia sulla schiena per costringermi a finirla in tempi umani. La cosa poi non è potuta risolversi (neanche lei) perché adesso, come ben saprete, Ana sta a Padova e io sono tutta sola a mandare avanti la baracca nei lunghi periodi in cui lei non c’è (periodi che si spera arrivino a conclusione al più presto è_é!).
Insomma insomma. L’avete aspettata tanto, ma almeno il delirio è tanto quanto promettevano le premesse. O no? :D
Vi amo :*
back to poly

Vuoi commentare? »





ALLOWED TAGS
^bold text^bold text
_italic text_italic text
%struck text%struck text



Nota: Devi visualizzare l'anteprima del tuo commento prima di poterlo inviare. Note: You have to preview your comment (Anteprima) before sending it (Invia).