In coppia con l'armata delle fangirl nella sua interezza è_é
Genere: Comico, Demenziale, Parodia.
Pairing: BrianxMatt, BillxTom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: CrackFic, Language, Slash, RPS.
- Matthew e Brian scendono di casa una mattina, convinti di poter andare a fare una romantica gita in macchina in giro per l'Italia, e invece si ritrovano i gemelli Kaulitz beatamente addormentati sul sedile posteriore. I piani dei due sono rovinati, e fra paesini strani, animali vari ed eventuali, lo zampino del dio del fangirling e tanta umanità varia ed eventuale, se c'è una cosa che non mancherà in questa storia sarà la Demenzialità. Sì, quella con la D maiuscola.
Note: Inserirò un commento quando la storia sarà conclusa ù_ù
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Road Trip
Quando liz se ne esce con idee per scene assurde, Ana dovrebbe fermarla invece di darle corda aggiungendo altre scene altrettanto assurde ogni 10 secondi
…e se poi ci si mette pure la Nai, la cosa degenera oltre ogni limite. Apriti, cielo!


Before you begin… Credetemi, voi avete bisogno di essere avvertiti. Perché voi non volete davvero leggere questo concentrato di demenza gratuita, questo pout-pourri di sconfinata e illimitata idiozia, voi non volete davvero leggere robe che, per quanto sono stupide, somigliano a un anomalo caso di chara bashing innamorato. Voi non volete davvero imbarcarvi in una storia a capitoli così stupida e infinita da non avere un capo né una coda, da non capirci più niente. Non volete davvero, e a dire la verità non volevo neanche io ._. Ma siccome so che, come è successo a me, finirete per finirci invischiati comunque :D precisiamo un paio di cose.
Bill Kaulitz e suo fratello Tom, così come Brian Molko e Matthew Bellamy, non mi appartengono, per quanto la cosa possa essere disgustosamente ingiusta. Io non li conosco, mi limito a venerarli da lontano, e con quello che scrivo non intendo offenderli ma dichiarare loro il mio amore imperituro, per quanto tutto ciò possa sembrare allucinante °_°
Questi quattro, per quanto scriteriati possano sembrare, non fanno NULLA di ciò che narro. Avanti, quello che racconto io è troppo folle anche per loro, credetemi.
E comunque non mi appartengono, si appartengono da soli. Ma la proprietà morale e affettiva è nostra, fangirl <3 Facciamoci sentire! èoé
Ciò detto, io non ho responsabilità. La colpa di questa fanfiction è di Ana. Totalmente. E del dio del fangirling, che deve smetterla di approvarmi, o finirò male.
…sono già finita male, mh?
Buona lettura ç_ç”
(Per inciso, i manager non sono il male ç_ç!!! Sono tutti amabili, io li adoro ._. Alex, Dave, Tom, scusatemi se vi faccio fare sempre parti malefiche çoç Siete dei tatini ç.ç!!!)


PRIMA PARTE
LA PARTENZA
Dove veniamo a conoscenza della cruda verità per la quale i manager sono il male, e dei piani di vacanza estiva di Matthew Bellamy, prontamente mandati all’aria da una gita romantica nell’arcipelago di ew-che-schifo-non-voglio-nemmeno-pensarci.


- Okay… Brian? Mi spiegheresti un’altra volta com’è che ci siamo trovati in questa situazione? – chiese Matthew con aria abbattuta prendendo l’autostrada e accelerando moderatamente per non passare i limiti consentiti dalla legge e, allo stesso tempo, non farsi urlare “lumaca idiota!” dall’orda inferocita di automobilisti italiani in partenza per il weekend.
Brian sorrise gioioso e lanciò un’occhiata tenera ai gemelli Kaulitz addormentati l’uno contro l’altro sul sedile posteriore.
- Oh, Matty… - rispose zuccherino, agitando una mano, - il come è del tutto irrilevante!
- Scusami se dissento! – si agitò Matt, strizzando il volante fra le mani e saltellando sul proprio sedile come se pungesse.
- Non fare così, dai! – lo blandì Brian, accarezzandolo lievemente su una spalla, - Sveglierai i bambini! Avanti, se ti fa piacere ti racconto tutto da capo…
Matthew annuì decisamente, più volte, sterzando a destra per evitare di essere travolto da un camionista in chiaro momento da “devo-essere-dall’altro-lato-del-mondo-in-un’ora-toglietevi-dalle-palle!”.
Brian sospirò e incrociò le braccia sul petto, preparandosi a dire La Frase.
- È stata colpa di Alex… - accennò appena, e questo bastò a Matt perché decidesse di prendere la parola e continuare lui.
- Certo! È sempre colpa di quel diavolo malefico della tua manager! Ora, dico, io non sono nessuno per impedirle di mollare il mio manager che la venerava come una dea!, per mettersi con un tipo uscito dal nulla che si chiama come un formaggio sloveno neanche tanto buono e che guardacaso fa il baby-sitter per una band di adolescenti tedeschi… ma se il rischio dev’essere ritrovarmeli in macchina il giorno in cui ti ho promesso di portarti in giro per l’Italia, addormentati, puliti e profumati come bimbi, affiancati solo da un bigliettino che dice “prendetevi cura di loro fino a quando non saremo tornati, sono bravi!”, allora non ci sto, caro Brian! Alex deve darsi una calmata!
Il frontman dei Placebo sorrise bonariamente, scostando dalla fronte del proprio uomo la frangetta che, nei movimenti concitati che avevano condito lo sproloquio, era ricaduta quasi davanti agli occhi.
- Bravissimo, Matty. Sapevo che non avresti lasciato che mi consumassi la voce. Ma devo dire che nel tuo racconto ci sono delle piccolissime imprecisioni che sarebbe il caso di correggere…
- Sarebbe a dire?!
- Sarebbe a dire che Alex ha lasciato Tom perché Tom ha smesso di essere carino con lei, non perché è un’arpia vampira assetata di sangue e l’ha prosciugato e ora ha deciso che è inutile. Secondo poi, se puoi ricordarti che il cognome di David è uguale al nome di un formaggio, allora puoi anche ricordarti come si chiama per intero. E smetterla di dire che fa il baby-sitter, suvvia, è un manager…!
- Questi fatti sono assolutamente irrilevanti!
- Ecco, vedi? È esattamente quello che ti ho detto io, il come è irrilevante
- Non è il come ad essere irrilevante, sono i dettagli stupidi come le bagattelle amorose fra i nostri due manager e il vero nome di Jost!
- Oh, insomma! – si accigliò Brian, battendo nervosamente un dito sull’interno gomito, - La vuoi piantare di fare tutto questo casino? I bambini si sveglieranno davvero!
I bambini sono due giganti spaventosamente somiglianti ad adolescenti incazzate col mondo!
- …perché diamine il femminile…?
- Perché sono palesemente due donne!
Brian inarcò un sopracciglio.
- Posso capirlo se parli di quello truccato… - disse, indicando Bill con un cenno del capo, - Ma sulla sessualità dell’altro non penso dovrebbero esserci dubbi…
- Hanno entrambi dei lineamenti da donna, quindi sono donne.
- E tu ti vesti da donna, quindi sei donna, e io ho le gambe e un’acconciatura da donna e quindi sono donna anche io?
- Vuoi smetterla di fare precisazioni totalmente inutili?
Brian sbuffò annoiato e cercò di sprofondare nel proprio sedile, gettando uno sguardo distratto alla campagna che scorreva loro accanto.
- …Comunque, - riprese Matt, dopo essersi calmato e aver deciso che no, non era il caso di svoltare per Altopascio, - da dove hai detto che vengono questi Tokio Cosi…?
Tokio Hotel. – precisò Brian con una punta di fastidio, - E sono tedeschi.
- …vedi che sono pazzi?! Sia Alex che quell’altro uomo malefico di Jost! Prendere i suoi protetti e trasferirli dalla Germania a Milano solo per toglierseli di mezzo per poter passare un weekend di passione da qualche parte nell’arcipelago di ew-che-schifo-non-voglio-nemmeno-pensarci!
- In fondo è come se avessero chiesto un favore a degli amici, Matt… - cercò di ammorbidirlo Brian, parlando dolcemente.
- Quando vuoi chiedere un favore a degli amici non lasci il favore sul sedile posteriore della loro auto! E comunque com’è che avevano le chiavi?! Penso che dovrei avere paura! Immagina se- - cominciò, ma non riuscì a finire. Un mugugno lamentoso si sollevò dal retro della macchina, dapprima cupo e basso, poi sempre più acuto, fino ad estinguersi in un soddisfatto mh, e il nuovo giorno – malgrado fossero già le tre del pomeriggio, ma si sa, a quell’ora per i Kaulitz è ancora notte – vide la luce degli occhi castani e perfettamente truccati – nonostante la notte passata – di Bill Kaulitz.
- Che diamine…? – borbottò il ragazzo, ancora stordito dal sonno, guardandosi intorno con gli occhi offuscati. – Tomi…?
- Ungh… - mugugnò il biondo, sollevando appena il capo dalla spalla del fratello, - Noooh, oggi voglio la colazione a letto…
Bill completò la complessa operazione di spalancare gli occhioni proprio nel momento in cui Brian fece capolino dal sedile anteriore, sorridendo felice e radioso per dargli il buongiorno.
- Ciaaao! – cantilenò il leader dei Placebo, agitando una manina smaltata di nero, - Dormito bene?
Il moretto lo fissò.
Lo fissò a lungo.
E poi cominciò a strattonare i capelli del fratello, perché si svegliasse.
- Okay, okay, ho capito, Bill! – si lamentò Tom, svegliandosi a sua volta, mettendosi dritto e agitando le braccia per liberarsi del fratello, - Che cavolo hai?
- Tom. Quello. È… è lui?
- Lui. – articolò confuso,- Lui? Perché, dove siamo?! – strillò Tom, guardandosi intorno e rendendosi conto di non trovarsi nell’albergo nel quale s’era addormentato la notte prima, - Che ci facciamo in macchina?! Chi diav- … Molko…?
- Allora è lui!!! – strillò Bill, arpionando il fratello per un braccio e cominciando a strizzarlo furiosamente, - È lui è lui è lui!!!
Brian rise di cuore, godendo dello sconvolgimento emotivo che aveva provocato nel ragazzo, e si strinse nelle spalle con fare modesto.
- Sì, sono io. E tu devi essere Bill…
- Oddiomio!!! Oddiomio, Tom, mi conosce!!!
Tom continuò a guardare Brian come non riuscisse a credere che fosse vero.
- Sì, ho anche visto un vostro video… tu eri seduto e avevi una macchina da scrivere sulle ginocchia e l’ombretto più ca-ri-no che avessi mai visto! E comunque, chi è il tuo hair-stylist?
- Ossignore! Tom!!! Brian Molko si sta complimentando con me per il mio ombretto e per la mia pettinatura!!! Lo senti?!
- Lo sento, lo sento! – urlò Tom, riprendendosi dallo stato catatonico per risistemarsi il cappellino sulla testa, - Mi sembra incredibile e non capisco ancora che ci facciamo qui, ma mi sembra perfettamente legittimo che cominciate a scambiarvi consigli sul vostro make-up! Figuratevi! – disse, con una punta d’ironia derisoria nella voce. Ironia che Bill non colse, perché si gettò su di lui, urlacchiando come una ragazzina e blaterando “oh, ti adoro quando sei così comprensivo nei miei riguardi!”.
Brian rise di gusto, socchiudendo gli occhi.
- Siete qui perché i nostri manager avevano bisogno di passare un po’ di tempo da soli, e vi hanno affidati a noi. – spiegò pacatamente, - Spero che non vi dispiaccia…
- Dispiacerci?! – gioì Bill, giungendo le mani sotto il mento, - È una cosa fantastica! È una cosa meravigliosa! È tipo il sogno della mia vita che diventa realtà! È… “noi” chi?
Un grugnito adirato si sollevò dal sedile del guidatore, rivelando ai gemelli la presenza di Matt.
- Se conoscete Brian… - disse il frontman dei Muse, trattenendo il fastidio nella voce, e gonfiandosi orgoglioso come un palloncino, - dovete conoscere anche me…
Sia Bill che Tom si sporsero fino a poterlo guardare, e lo fissarono attenti per molti secondi.
Poi tornarono entrambi ai loro posti, e Bill scrollò le spalle.
- È il tuo parrucchiere? – chiese, indicando Matt e riprendendo a guardare Brian, - Sei sicuro di volerti affidare a uno con un taglio simile?
Brian sentì Matt sgonfiarsi facendo esattamente lo stesso rumore di un palloncino, e rise allegramente.
- No che non è il mio parrucchiere, Bill, tesoro, dico, guarda i miei capelli!
- Ehi! – sussultò Matt, ricominciando ad agitarsi, - Non si dice “non è il mio parrucchiere, guarda i miei capelli”!!! Si dice “non è il mio parrucchiere, è il mio uomo e lo amo da impazzire”!!!
- Tom!!! Mi ha chiamato “tesoro”!!! Oddio, è bellissimo! Muoio!!!
- Sì, Bill, sì…
- Amore, non arrabbiarti… dai, dai, “non sei il mio parrucchiere, sei il mio uomo e ti amo da impazzire”…
Elimina quelle virgolette, bastardo!!!
- Oddio, usa le virgolette nella voce!!! Tomi!!! Tomiiii!!!
- Sì, Bill, sì…
- Coooomunque… - la voce di Brian interruppe melodiosa il delirio, mentre una delle sue mani ancora si agitava sulla testa di Matt, accarezzandolo come volesse calmarlo, - Quanti anni avete? – chiese ai ragazzi, gli occhi bene aperti brillanti d’interesse.
- Diciassette! – risposero in coro Bill e Tom, mentre Tom mimava un dieci con le mani e Bill mimava il rimanente sette.
- Aaaawh! – mugolò Brian, - Siete così piccini e carini!!!
- Piccini e carini un corno! – interloquì Matt, fissando con astio un automobilista accanto a lui, evidentemente in vena di botte, - Tu sei piccino e carino! Come fai a dare del piccino e carino a un duo di stangoni di questo tipo?! E per inciso, quello truccato sembra un tuo clone ipervitaminizzato!
- Matt! – sbottò Brian, inorridendo della sua maleducazione, - Ti sembra modo di parlare davanti ai bambini?! Concentrati sulla strada e taci!
Matthew mormorò un’astiosa protesta incomprensibile e mandò a quel paese l’automobilista sfidante, strillando “se hai tanta fretta, passa! E che tu possa incontrare code chilometriche, qualsiasi sia l’uscita alla quale ti stai dirigendo!”.
- Dicevamo… - disse Brian, riportando lo sguardo sui gemelli e scuotendo il capo di fronte alla palese italianizzazione del proprio uomo, - E quand’è che fareste il compleanno?
- Presto! – risposero i ragazzi all’unisono.
- Ossignore, il mio cuore cede! – cinguettò Brian, quasi saltellando sul posto dalla gioia, - Li senti, Matty? Rispondono in perfetta sincronia!
- Sì, sì, certo, è magnifico…
- Ne voglio due uguali!
- Diventa donna e ti giuro che cercherò di darti due gemelli…
- Non mi interessa restare incinto! Sei tu quello che ha i pensieri deviati in questo senso!
- Eh, ma scusa! – sbottò Matthew, trattenendo l’impulso di sfilare un mocassino e lanciarlo in testa a un automobilista palesemente ubriaco davanti a lui (e non perché capisse quanto scorretto fosse lanciare mocassini fuori dal finestrino, ma solo perché i suddetti mocassini Dior avevano appena una settimana di vita e non gli sembrava il caso di mandarli a fare i kamikaze contro una stupida Fiat Panda dell’era paleozoica) – Non pretenderai, chessò, che te li compri!
Lo sguardo innamorato e cuccioloso che Brian gli rimandò indietro fu abbastanza per fargli capire che , decisamente avrebbe gradito che glieli si comprasse.
Lanciò un’occhiata dubbiosa ai gemelli dietro e catturò lo sguardo innocente e gioioso di Bill.
- Voi non siete in vendita, vero? – chiese, sollevando appena un sopracciglio.
- Dobbiamo parlarne con Dave! – pigolarono in coro i ragazzi, inclinando appena il capo e socchiudendo gli occhi per accompagnare un angelico sorriso.
- Oh, che meraviglia!!! – gioì Brian, ricominciando a saltellare sul sedile, - Ci pensi, Matty?! Sarebbe come adottarli!
- …con la differenza che in realtà non avremmo fatto altro che firmare un contratto a vita per possedere le loro anime, le loro menti e i loro corpi. – sentenziò cupamente Matthew, lanciando l’ennesima occhiataccia all’ennesimo automobilista maleducato in cerca di guai.
Sei paia d’occhi gli si fissarono addosso, spaventate.
Brian deglutì.
- Hai un modo orribile di uccidere la poesia della vita! – disse lamentoso, - Tesorini, voi non badategli. Che poi crescete male, andando in giro dicendo che credete negli alieni e che per cantare avete bisogno di tre banane. Non è bello.
I due annuirono simultaneamente, ritrovando il sorriso, e Brian si lasciò andare a tutta un’altra serie di versetti innamorati che Matt non tardò a definire urtanti.
- Ma quanto tempo avete impiegato per imparare a muovervi così in perfetta sincronia? – chiese, col tono di chi è intenzionato a smontare una bella cosa con un inutile sovraccarico di crudele sarcasmo.
- Nove mesi… - cominciò Tom, annuendo deciso.
- …nella pancia di nostra mamma! – concluse Bill, sollevando due dita in segno di vittoria.
Per poco Matt non andò a schiantarsi contro un tipo totalmente pazzo che aveva pensato bene di frenare bruscamente nel mezzo della strada – come lui stesso aveva appena fatto d’altronde.
- Voi due siete gemelli?! – strillò, lanciando loro l’ennesima occhiata sconvolta dallo specchietto retrovisore.
I ragazzi annuirono insieme, mentre Brian lo fissava stupito e commentava “Ma era ovvio, amore, non te n’eri accorto? Hanno lo stesso naso!”.
- Stesso naso un paio di palle, Brian! – sbraitò l’inglese, agitando teatralmente un pugno per aria, - Cioè, sinceramente, a parte questo fantomatico naso, cos’è che vedi di uguale in quelle due facce? Quello truccato è così truccato che per poco non gli si vedono gli occhi…
- Ma i ragazzi non nascono truccati, amore…
- E poi ha i capelli neri!!!
- Le tinte esistono per questo motivo, come entrambi ben sappiamo…
- Per non parlare dei vestiti!
- Amore, nasciamo tutti nudi, eh…
- Ma non importa! – sbottò Matthew, battendo le mani sul volante, - Io continuo a non capire questa situazione! E non capisco che ci facciamo qui! E non capisco per quale motivo i miei piani di passare una bella giornata romantica al mare con te siano saltati, e io sia stato costretto a rendere realtà la menzogna che ti avevo propinato per convincerti a partire-
- Non volevi davvero portarmi in giro per l’Italia in macchina?
Ovvio che no, Brian, io non conosco l’Italia, e non capisco perché questi incompetenti degli italiani continuino ad ostinarsi a guidare a destra quando il resto del mondo civile – il fatto che fosse solo l’Inghilterra non lo toccava minimamente – ha ormai accettato la guida a sinistra come fonte del bene mondiale, ma COMUNQUE tutto questo è secondario, io odio che i miei piani vengano cambiati, e odio dovermi occupare di gente che non conosco, e odioquando mi si ruba del tempo per stare da solo con te, e odio-
- Matt. – lo chiamò Brian, glaciale. Matthew si fermò e lo guardò, un brivido di paura lungo la schiena, - Se continui a blaterare, - sorrise angelico il frontman dei Placebo, stringendosi appena nelle spalle, - odierai anche il mio pugno che si scaraventerà contro la tua faccia senza la benché minima pietà. Ci sei?
Matthew tremò ancora un paio di volte, poi annuì e lanciò un’altra serie di improperi a un paio di automobilisti random, per far capire a Brian che sì, era tutto a posto e lui era ritornato in character.
I gemelli osservarono tutta la scenetta con infantile interesse, e alla sua conclusione si lanciarono un breve sguardo di comprensione e sollevarono entrambi un sopracciglio, in segno di silenzioso ma divertito sconcerto.
Matthew colse il cenno nello specchietto retrovisore e mugugnò.
- In effetti vi somigliate. – confessò, scrollando le spalle, mentre Brian annuiva con decisione.
- E chi è il più grande fra voi due? – chiese Brian, al colmo della curiosità, probabilmente prendendo appunti invisibili per poi costringere una qualche fabbrica sperduta da qualche parte nel meraviglioso mondo della sua mente a crearne due copie identiche per il proprio esclusivo divertimento.
- Io! – disse Tom gioioso, mentre Bill lo indicava, ugualmente gioioso, - Sono più grande di dieci minuti! – proseguì, gonfiandosi orgoglioso come un galletto.
- Oh! E ti prendi cura del tuo fratellino adorato? – continuò Brian, gli occhi ormai ridotti a due pozzi di fangirling.
- Sìsì! – annuirono insieme i gemelli, allargando le braccina e stringendosi amorevolmente a vicenda.
- Awh! E Bill, tesoruccio, tu come ti trovi nei panni di fratello minore? – continuò imperterrito Brian, totalmente dimentico dell’uomo irritato al suo fianco, che peraltro continuava a divertirsi a suo modo minacciando di morte poveri automobilisti in vacanza.
Bill per tutta risposta si lasciò andare ad un risolino dolcissimo, accoccolandosi come una piccola palla di pelo nero riflessato biondo contro la spalla del fratellone.
- Tomi è dolce e tanto tanto paziente! E io lo amo tantissimo!
- Ommamma! – sospirò Brian, brillando estasiato, - Matty, non sono la cosa più canon che tu abbia mai visto?
- Canon?!
I gemelli sorrisero compiaciuti, strizzandosi a vicenda.
- Ce lo dicono spesso anche Gusti, Georg e Dave, anche se non sappiamo cosa significa, ma probabilmente è un complimento! – gongolò Bill, strusciandosi contro la spalla del fratello, mentre quest’ultimo continuava ad annuire convinto.
Brian si lasciò andare a un piccolo applauso d’approvazione, e poi fece per tornare a sedersi composto al proprio posto, ma non ebbe neanche il tempo di girarsi che nel piccolo spazio fra i loro sedili e quello posteriore si diffuse un suono inquietante molto – troppo – simile a un ritornello dei Cradle Of Filth.
Matthew rischiò per l’ennesima volta di causare un disastro di proporzioni enormi, frenando bruscamente.
- Quello era un growl!!! – strillò sconvolto, lanciando occhiate terrorizzate ai gemelli, - Era palesemente un growl!!! Dov’è Dani Filth?! Dovedovedove?! Oddio! Brian! Dovremo disinfettare la macchina! Non voglio che la tappezzeria rimanga impregnata dei rutti di quell’uomo!!!
- …Matt. Calmati. – disse Brian atono, fissandolo come fosse pazzo, - Credo che i bambini abbiano fame.
- …ah. – commentò brillantemente Matthew, mentre i gemelli cominciavano a ballare come bimbi dell’asilo, canticchiando “fame, fame!” sulle note di “ma che bel castello marcondirondirondello”.
- Dovremo trovare qualcosa da dargli… - mormorò Brian, accarezzandosi pensieroso il mento. Poi il suo sguardo si illuminò e sul suo volto si aprì un sorriso vittorioso. – Cos’è che abbiamo trovato in macchina accanto ai bimbi addormentati e al biglietto di Alex e David…?
Matthew rifletté qualche secondo.
- Una specie di valigia?
- Non una specie, Matthew! Una valigia vera e propria! E sopra c’era scritto “da aprire in caso di emergenza”! Sarà sicuramente del cibo!
- Toh. – commentò acido Matthew, - E io che avevo pensato fosse il cambio di pannolino e i vestitini puliti per quando si fossero fatti la pipì addosso…
- Noi non ci facciamo la pipì addosso!!! – si ribellarono i Kaulitz, afferrando i capelli di Matt uno da un lato e uno dall’altro e prendendo a tirare come indemoniati, costringendo il cantante a tutta una serie di sterzate ad alta velocità che gli fecero guadagnare più d’un epiteto ingiurioso dalla fauna automobilistica che lo circondava.
- Suvvia, bambini, state calmi… Matthew, appena trovi un’area di sosta, fermati. È evidente che così non possiamo continuare.
- È evidente sì! – strillò Matt, massaggiando la cute dolorante, - Per questo, appena scesi, li legheremo al guard rail, li lasceremo lì, faremo inversione e torneremo a casa!
- No, Matt, amore, non è questo il piano… - disse dolcemente Brian, socchiudendo gli occhi, e, dal momento che Matthew aveva ripreso ad urlare come un ossesso, ricoprendolo di “non hai capito un accidenti di niente della vita intera, Brian!!!”, lo accarezzò lievemente sul collo e proseguì: - Avanti, vedrai: quando i pancini saranno pieni, i bimbi torneranno tranquilli.
Matthew lo guardò di sbieco, scivolando proprio malgrado contro la sua mano in un gesto morbido e stanco.
- Se non la finisci con questo atteggiamento da mammina… - minacciò lamentoso, - Giuro che ti compro un grembiule con una chioccia disegnata davanti. E poi ti ci imbavaglio.
Dopodichè, ignorando il risolino divertito di Brian e gli infantili gorgheggi dei gemelli, Matt individuò un’area di sosta e accostò, tagliando la strada a un pover’uomo che non chiedeva altro che proseguire diritto come aveva fatto fino a quel momento, e che, seppure incolpevole, ricevette una buona dose di insulti per la sua incompetenza evidente da parte del frontman dei Muse.
Quando la macchina fu ferma, al sicuro nell’area di sosta, col freno a mano ben piantato, solo allora Matthew osò spalancare lo sportello e scaraventarsi fuori dall’abitacolo, come fosse alla ricerca d’aria. Si guardò intorno – i campi coltivati di fronte a lui, brulle colline alle sue spalle, automobilisti indemoniati e disordinati ovunque – ascoltò Brian dire ai bambi- ai gemelli “Mi raccomando, rimanete qua buoni buoni, che noi fra poco torniamo” e desiderò realmente fuggire. Subito. Senza ripensarci.
Notò un autogrill poco distante da dove si trovavano, e pensò di fare una passeggiata a piedi fino a lì per prendere un caffé, magari qualche muffin, una bottiglietta d’acqua e poi mettersi a fare l’autostop – sebbene sulle autostrade italiane fosse inspiegabilmente vietato – per farsi portare al primo aeroporto utile e fuggire, chessò, alle Bahamas… ma il suo piano purtroppo non poté realizzarsi, perché Brian colse il brillio demoniaco e vigliacco nei suoi occhi e lo arpionò per il colletto della maglietta.
Tu vieni con me ad aprire la valigia, Matt. – disse glaciale e inamovibile il frontman dei Placebo, trascinando il proprio uomo disperato e mugolante lungo la strada, come un enorme sacco d’immondizia, - Non posso mica rischiare di rovinarmi lo smalto, se per caso non si apre dicendo “apriti sesamo”.
- Okay. – sbuffò infine Matthew, aprendo il portabagagli e recuperando il borsone che avevano trovato accanto ai ragazzi, - Apriamo questa roba.
La roba, all’interno, era divisa in tre scomparti. Uno, più grande, conteneva delle adorabili tazze da latte a forma di muso di mucca, due cucchiai pezzati bianchi e neri, evidentemente in coordinato con le tazze, due cartoni di latte e un’enorme, mastodontica confezione di corn flakes. “Per quando si svegliano”, recitava la calligrafia spigolosa di Jost, da un foglietto a quadretti tutto spiegazzato.
- Non sono Special K! – si lamentò Brian, sbuffando sonoramente e guadagnando in cambio un’occhiata di disapprovazione da parte di Matt.
Quando la delusione di Brian fu passata, i due si guardarono, ghignando compiaciuti.
Avevano trovato il modo per fermare il growl!
- E qua che altro c’è…? – chiese curioso Brian, adocchiando uno scomparto di media grandezza e forma circolare, all’interno della valigia.
Matthew recuperò il foglietto che usciva da sotto la scatola rotonda riposta nello scomparto, e lesse.
- “Se proprio non riuscite a farli stare zitti”, dice. – recitò atono, rivoltando il foglietto fra le mani, - E nient’altro.
Brian scrollò le spalle a aprì con noncuranza la scatola.
Era ricolma di caramelle gommose.
Entrambi gli uomini rimasero lì a guardare i dolcetti multicolore e multiforma per molti secondi, e infine si limitarono ad annuire comprensivi.
- Questa sarà la chiave della buona riuscita di tutto il viaggio! – gioì Brian, pieno d’entusiasmo. – L’ultimo biglietto dice…?
Matthew lo prese fra le mani e lesse.
- “Da usare solo se davvero non riescono neanche a tenere gli occhi aperti. A vostro rischio e pericolo”… sarà mica una bomba…?
Brian sollevò la tovaglietta che copriva il terzo comparto, rivelando quattro lattine blu e argentate.
- Peggio. – deglutì, - Red Bull.
- Una bevanda energetica?! – strepitò Matthew, inorridendo al punto da fare un passo indietro e rischiare d’essere investito da un bontempone che pensava fosse divertente fare il pelo alle macchine in sosta passando loro accanto a centottanta chilometri orari, - Quei due hanno bisogno di tutto, tranne che di una bevanda energetica!!!
- Mi sa che per una volta hai ragione. – annuì Brian, ricoprendo le lattine, - Ed è per questo che noi non gliele daremo. Mai e poi mai. Adesso prendiamo questa roba e portiamola in macchina, probabilmente fare colazione li calmerà.
Matthew roteò gli occhi, esasperato.
- Brian, amore, per quanto la visione che hai nella tua testa sia spaventosamente simile a quella di due poppanti di sei mesi, quei due giganti non hanno sei mesi! La colazione non li rintontirà al punto da costringerli a dormire, fornirà loro solo più energia, così potranno saltare sui nostri corpi esanimi e ridurci a brandelli!
- Matt-
- E tu sarai pestato dagli stivali coi tacchi di Bill!!!
- MATTHEW, CRISTO! – strillò Brian, afferrandolo per la maglietta e scaraventandolo contro la carrozzeria della macchina, - Adesso datti una calmata! Sono solo bambini! Sono innocenti! Cosa diavolo pensi possano fare?! Sono due angeli! Fino ad ora non ti hanno fatto niente, a parte quando hai dato loro dei piscialletto, eppure tu sei stato scorbutico e isterico dal primo momento!!! Adesso basta!!! Ora torniamo lì dentro, prepariamo loro la colazione e tu ti scuserai per essere stato il mostro che sei stato! D’accordo?!
Brian si interruppe, ansante, stringendo ancora il colletto della maglia di Matt fra le dita.
Lui lo guardò, terrorizzato dal suo sguardo iniettato di sangue, e lentamente posò la mano sulla sua.
- Bri… tesoro… non volevo irritarti tanto… - mormorò dolcemente, cercando di rabbonirlo, - Solo che pensavo di stare un po’ da solo con te ed è andato tutto a farsi benedire… ma hai ragione, hai ragione su tutto, poveri cari, mi sono comportato male con loro… adesso torno dentro e mi scuso, promesso… - gli lanciò una breve occhiata, osservando compiaciuto la furia ormai sparita dalle belle iridi grigioverdi, - Okay?
Brian sorrise, sospirando pesantemente e abbandonandosi contro di lui con tenerezza.
- Sapevo che bastava farti ragionare! – pigolò il leader dei Placebo, mentre Matthew gioiva silenziosamente del pericolo scampato.
- Bene! Mettiamo in pratica i buoni propositi. – asserì l’inglese, voltandosi verso il proprio sportello ancora spalancato, per raggiungerlo e rientrare in macchina, - Ragazzi, volevo dirvi… - cominciò, ma si interruppe quando si rese conto che nessun rumore proveniva dall’abitacolo, il che era assurdo, perché da quel poco che aveva visto gli era sembrato di capire in maniera del tutto inequivocabile che le parole “silenzio” e “Kaulitz” non potessero trovarsi nella stessa frase senza costituire un ossimoro.
- Ragazzi…? – cinguettò Brian, facendo capolino all’interno della macchina, per verificare che fosse tutto a posto, - Oddio, dove sono…?
- …LO SAPEVO!!! – tuonò Matthew, resistendo a stento all’impulso di afferrare la macchina con entrambe le mani, farla roteare sopra la testa e lanciarla lontano (più per evidente impossibilità di compiere l’azione che per altro) – Lo sapevo io, che non c’era da fidarsi! Te l’avevo pure detto! Ma tu no! Tu non capisci! “Sono due angeli”, dici tu!!! Due angeli un piffero, Brian!!! Chissà dove sono finiti adesso?!
Brian uscì dalla macchina e cominciò a guardarsi intorno, apprensivo.
- Oh, ma io li lascio qui! – continuò Matthew, sistemandosi più comodamente sul proprio sedile e rimettendo la cintura di sicurezza, - Eccome se li lascio qui! Che chiamino il loro baby-sitter, se vogliono farsi venire a salvare! Io mi sono rotto! – e così dicendo girò la chiave e mise in moto. – Brian? – chiamò, ma Brian non rispose.
Ma appena Matthew fece per sporgersi dal lato del passeggero, per capire cosa stesse facendo là fuori, immobile come uno stecco in assenza di vento, venne investito da un’enorme quantità di luce brillantissima e dall’immagine del proprio uomo in posa adorante – il viso proteso in avanti, le mani giunte sotto il mento, le gambe unite e dritte, tese come volessero aiutarlo a sporgersi il più possibile verso la scena che stava guardando – che fissava qualcosa che lui non riusciva a vedere.
- Oh, Signore Benedetto… - mormorò, liberandosi nuovamente dalla cintura e riscendendo dalla macchina, - Brian, cosa diavolo…? – ma anche lui non riuscì a continuare. Anche lui, non poté che fermarsi e, semplicemente, restare ad osservare.
Evidentemente, i gemelli Kaulitz erano silenziosamente scivolati fuori dalla macchina mentre loro erano intenti a rovistare fra i bagagli. Evidentemente, aiutati da quei trampoli che avevano al posto delle gambe, erano riusciti a scavalcare sia il guard rail che il muretto che separava la strada dal terreno montuoso. E lì s’erano seduti, in mezzo all’erba e ai fiori di campo, e avevano preso a coccolarsi come leoncini, con fusa e piccoli ruggiti compiaciuti annessi, totalmente dimentichi di tutto il resto.
- Ossignore!!! E adesso chi la paga a quel diavolo di Jost la tassa sul twincest?! Hai idea di quanto sia alta?!
- Maaaaaaatt!!! – strillò Brian, saltellando sul posto, - Ma guardaliiiiiiii!!!
- Disastro! – si lamentò Matthew, portando entrambe le mani ai lati del viso, - Ora chi li smuove più?!
- Ma non voglio smuoverli affatto! – trillò Brian felice, sistemando tutto il necessaire per la colazione in bilico sotto un braccio e organizzandosi per raggiungere i gemelli sul prato.
- Brian! Non ci riuscirai mai! Sei troppo basso per scavalcare il muretto!!!
Ma Brian neanche lo sentiva più. Aiutato da chissà che forza divina – probabilmente dal dio del fangirling, che aveva pensato che unire un Brian Molko alla già tenerissima scena dei gemelli Kaulitz non avrebbe potuto che giovare – era riuscito a raggiungere il prato e ora saltellava come uno stambecco in direzione dei ragazzi, agitando in aria cereali e latte in una pessima e decisamente inquietante imitazione di un’Heidi trentacinquenne maschio, abbigliato con un paio di terrificanti jeans ricoperti di toppe multicolori e una maglietta bianca sulla quale trionfava la scritta “I Love New York”.
- Brian… cosa diavolo stai facendo?! – urlò dalla strada, cercando di riportare la situazione in carreggiata, in tutti i sensi.
- Ooooh, Matty! Smettila di fare il guastafeste! – si lamentò Brian, invece di rispondere, poggiando il necessario per la colazione per terra e prendendo a intrecciare margherite per farne ghirlande con le quali addobbare i gemelli, - In fondo non abbiamo nessuno che ci insegue! Abbiamo tempo! Ah, e… c’è un plaid a scacchi sul sedile posteriore, vieni qui e portalo con te!


OMAKE
Uno stupendo talk-show condotto dalle autrici, con esclusivi collegamenti via satellite in giro per il mondo!
Redatto in stile copione teatrale perché alla liz sinceramente seccava stare lì a scrivere le cose seriamente.


Liz: Buonasera! Siamo qui riuniti per-
Ana: No, neechan, non c’entra… questa è la formula del matrimonio… il matrimonio è più avanti… non spoilerare i lettori…
Nai: Tanto è scema, dico, che ti aspetti…?
Liz: Adesso!!! Non cominciamo. Buonasera cari lettori! Vi presento l’omake! Un omake per il quale fino a dieci minuti fa non avevo il benché minimo straccio di idea, ma fortunatamente poi la mia neechan e la Lemmina mi hanno dato una mano via MSN e adesso so esattamente cosa fare!
Nai: Adesso ho paura.
Ana: No, ma è una bella idea, aspetta che la spieghi…
Liz: È un’idea geniale! Non a caso non è stata mia!
Nai: Tutto si spiega…
Liz: La finisci o no?
Nai: *solleva le braccia e poi si passa due dita sulla bocca come a chiudersela con la cerniera*
Liz: Comunque! Quello che faremo in questo talk-show, da oggi in poi, sarà addentrarci nei meandri misteriosi e scabrosi di questa fantastica storia che siamo sicure avrete amato dal profondo del vostro cuoricino fangirlante…
Ana&Nai: Ma anche no.
Liz: Dico, quando la piantate di sabotarmi è sempre tardi! Bando alle ciance, ecco il primo scoop: uno dei grandi misteri della serie è-
Nai: Quale assurda malattia impedisca a Matthew di capire con uno sguardo che Bill e Tom sono gemelli?
Liz: No. E non parlarne di fronte ad Ana, che lei ne è affetta!
Ana: Allora il mistero potrebbe essere cos’è che spinge i gemelli a comportarsi da decerebrati per i tre quarti della fic – mentre per il restante quarto dormono?
Liz: A parte che questo si scoprirà nel prossimo capitolo, il perché tutti nelle mie fic si comportino da decerebrati per principio è un mistero che non verrà mai svelato. Per esigenze di copione. MA COMUNQUE!!! La vogliamo smettere di dire vaccate?! Sono già dieci pagine, i lettori poi si stufano!!!
Ana&Nai: Ma chi ti vuole?! Fai tutto tu! Prima chiedi e poi ti arrabbi, ma sei normale?!
Liz: Maledizione a me e a quando ho deciso di scrivere questa fanfiction in comunità. Dicevo, uno dei grandi misteri della serie sarà cercare di capire dove diavolo siano finiti Alex e David, scappati in fuga d’amore, e perché l’abbiano fatto. A questo proposito, siamo collegati in diretta con questo luogo misterioso, dove Alex e Dave…
*sullo schermo scorrono immagini idilliche dei due manager che corrono lungo la spiaggia con sottofondo musicale di Asereje*
Liz: REGIA!!! Che c’entra Asereje?! *indica lo schermo* Stanno amoreggiando, serve una canzone italiana degli anni ’60 o peggio!
*la Lemmina dalla regia fa segno di vittoria e mette su Maledetta Primavera di Loretta Goggi, gentilmente suggerita dalla neechan*
Liz: Adesso ci siamo! Alex, Dave, ci sentite?
Alex&Dave: Forte e chiaro!
Liz: Bene! Cosa ci dite di bello?
Alex: *con sguardo sognante* Aaaawh, qua è tutto così meraviglioso! Spiagge chilometriche, sole, hawaiani sexy che ci sventagliano per non farci sudare…
Ana: Quindi siete alle Hawaii!
David: Ovviamente no. Però hawaiani rendeva bene, vero amore?
Alex: Vero amore!
Nai: Bleah!
Alex&Dave: …come sarebbe a dire bleah?
Nai: Io disapprovo! L’ho detto anche alla liz, quando progettava di scrivere questa vac- ehm, questa storia! Alex, è ingiusto che tu abbia lasciato Tom per scappare con- con- con- con un formaggio!!!
Alex&Liz: NON È UN FORMAGGIO!!!
Lemmina (dalla regia): E comunque è un gran bel pezzo di formaggio!
Nai: È comunque scappata con lui!
Alex: *tirando fuori un fazzoletto da talk-show strappalacrime* Ho lasciato Tom perché lui non mi amava più!
Nai: Non ci crederò mai!!! L’ho visto l’altroieri, era un uomo completamente disfatto e-
Liz: Nai, vuoi smetterla di spoilerare i lettori?! Di questo si parlerà nel prossimo omake!
Ana: Ma spiegatemi una cosa… io posso capire che tu, Alex, abbia lasciato Tom, ma dico, sei una donna adulta… fuggire così… senza spiegare niente a nessuno… mollando i gemelli a un paio di genitori snaturati che palesemente non hanno la più pallida idea di come prendersene cura… mi meraviglio di te! E mi meraviglio anche di te, neechan! Perché questa predica la fai fare proprio a me?!
Liz: *scrolla le spalle* Non parlavi da un po’…
Alex: Parli così perché non sai! *morde fazzoletto* Se anche tu avessi avuto Matthew a girarti intorno come un’ape imbizzarrita ripetendo come un pazzo “devi tornare con Tom, devi tornare con Tom, devi tornare con Tom”, anche tu avresti avuto voglia di fuggire in un luogo sperduto e ignoto agli occhi del mondo!
Liz: Aha! Abbiamo scoperto il motivo per il quale i due sono scappati!
Nai: Già. Come al solito Matt ha fatto una vaccata random della quale pagheremo tutti le conseguenze per SECOLI, visti i mille seguiti che volete scrivere di quest’oscenità!
Ana&Liz: Non parlarne come se non c’entrassi niente!
*la Lemmina fa cenno di tagliare dalla regia perché è mezzanotte e quindici e le autrici hanno di meglio a cui pensare che non continuare a dire idiozie a ripetizione*
Liz: La Lemmina ha ragione! È stato un piacere, signore care…
David: Un attimo, dovremmo parlare degli estremi per il pagamento della tassa twincest che-
Liz: ECCO, È PROPRIO ORA DI CHIUDERE!!! Al prossimo capitolo, con nuove, esaltanti rivelazioni!
Nai&Ana: Esaltanti? Avremo mica visto uno show diverso?
Liz: Tacete adesso! Lemmina, sigla!
Lemmina (dalla regia): Tarattattatattà tarattattattà! *copincollata direttamente dalla finestra MSN*

FINE PRIMA PUNTATA
(sul serio)



Dall’autrice… Ed eccoci qui alla fine del primo capitolo :’D Facciamo un po’ di making of, che non fa mai male (anche perché sennò poi rischio di dimenticarlo, e non sarebbe bene X’D). Allora, questa storia, so che morite dalla voglia di saperlo, è nata totalmente per caso, mentre guardavo una buffa gallery su Virgilio, e venivo inondata da decine di immagini lol provenienti da tutta Italia, raffiguranti cartelli stradali idioti et similia XD
Comunque, dopo aver visto tutta ‘sta serie di idiozie, la prima cosa che ho pensato, ovviamente, è stata “Voglio scrivere una fanfiction in cui Brian e Matthew portano i gemelli in giro per l’Italia” X’D Al che mi sono rivolta ad Ana, sperando che, tipo, mi fermasse. Ma lei, essendo il mio seme, non poteva che fomentarmi di più, e perciò invece di fermarmi ha risposto “Posso dare una mano? *_*”, e da lì praticamente la fic è diventata sua X’DDDD Nel senso che io ho dato l’idea e abbozzato la trama, e lei s’è messa a sputare fuori una tale quantità di scenette lol con cui riempire le pagine che, come avrete intuito, da oneshot che era nata la storia è diventata una longfic X’D Una lol-longfic <3
Poi, chiaramente, è degenerata grazie anche al mio cervello e a quello di Nai, c’è da dire X’D Si sono aggiunti dei motivi, s’è perfezionata la trama, sono nate pure le mascotte della storia <3 (che vedrete più avanti XD), si sono aggiunte ALTRE scenette lol e altre persone alle quali devo tanto (la Lemmina, Vale e Bea <3), e alla fine di tutto ciò Road Trip è diventata un’epopea divisa in tanti di quei seguiti e controseguiti che vi confonderete prima di arrivare alla fine di tutto, credetemi X’D Per la gioia vostra e mia <3
(PS: Ci tengo a specificare che scrivo in prima persona perché sono il comandante in capo – altresì detto Führer – dell’armata delle fangirl… ma siamo veramente tante teste dietro questa storia X’D Quindi amateci tutte <3)

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