Genere: Erotico.
Pairing: José/Pep.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon.
- "Assaggia il sapore della sua pelle calda in punta di lingua. È salata e, se la luce del sole avesse un sapore, sarebbe questo."
Note: Allora, tutto parte da Def, ovviamente, che è sempre stato un uomo molto buono, con me, al punto di aiutarmi con tutta una serie di robe a fare le quali io non sono per niente capace. Nello specifico, arriviamo al momento in cui io decido che voglio un layout un po' particolare per l'archivio di fic, e ciò porta Def a lavorare sul codice per ore e ore e ore, chiedendomi poi in cambio del Jo2 "sporco e slut come non se n'è mai visto nel fandom e dieci volte più slut di quello che hai già scritto in passato". Ora, sulla sporcizia non mi sento di poter confermare, dal momento che l'altro era molto più zozzo (ma era una dub-con, quella, e più zozzo del dub-con c'è solo l'underage, solo che non mi tornavano i tempi XD), ma quanto alla sluttiness questo Pep ne ha da insegnare, a quell'altro, per cui, Def, spero tu possa ritenerti soddisfatto, nonostante il ritardo che mi permette di regalarti questa fic appena in tempo per il tuo compleanno XD :***
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
NO GIVING UP WHEN YOU'RE YOUNG AND YOU WANT SOME

Lo aspetta per più di un’ora, dopo la fine dell’allenamento. È incredibile quanto tempo possa perdere José attardandosi al centro sportivo anche dopo l’orario di chiusura ufficiale: chiunque, giunto a quell’ora della sera, dopo una giornata sfiancante come sono sfiancanti tutte le giornate da quelle parti – e da qualsiasi altra parte – non chiede nient’altro alla vita che un divano molto comodo, un telecomando molto vicino ed un televisore acceso a volume molto basso; al più, se c’è di mezzo una moglie molto compiacente, una bella bottiglia di birra molto fredda in una mano ed un seno molto grosso e morbido stretto nell’altra.
Ma José no, José è uno che sembra non averne mai abbastanza. In tutto quello che fa si conserva, di fondo, questa caratteristica fondamentale: se sta facendo qualcosa che gli piace, José non si ferma fino a quando non si è annoiato. La stanchezza, per lui, non esiste. Ed è terribilmente affascinante osservarlo mentre, con gli occhi arrossati e stanchi e le mani che un po’ tremano perché sono ore che sta in piedi e va in giro senza riuscire a darsi pace, si ferma in ufficio per controllare se il programma del giorno è stato rispettato e prendere nota del programma del giorno successivo, copiandolo religiosamente nella propria agendina e poi sedendosi furtivamente alla scrivania dell’allenatore a sbirciare i suoi appunti, per riassumerli in quella specie di logoro quadernetto nero – la sua bibbia, così lo chiama – che porta sempre con sé e che, Pep può scommetterci, continua a leggere e rileggere anche quando torna a casa, ignorando quella povera moglie che si ritrova e, che se non sarà fatta santa in vita, sicuramente lo diventerà per decreto divino un secondo dopo la morte.
Appoggiato al cancello, con il cappello ben calato sulla fronte e gli ampi occhiali scuri a renderlo praticamente irriconoscibile agli occhi del mondo, Pep lo aspetta fino a quando non lo vede uscire dall’edificio principale del centro sportivo, salutando il custode con un cenno del capo. L’ometto si affretta a spegnere le luci e chiudere tutto a chiave, e Pep è convinto che, mentre José attraversa il sentiero sterrato che porta fino ai cancelli, dietro le sue spalle il custode ne sta dicendo di tutti i colori.
D’altronde, al povero custode fatica a dare torto: Pep è stanchissimo, ha una fame da lupi ed a stento si regge in piedi; la doccia, dopo l’allenamento, sembra averlo privato della poca forza che ancora gli era rimasta in corpo prima di entrare negli spogliatoi, e se è rimasto ad aspettare è stato solo per testardaggine, e non più per voglia.
Pazienza, si dice con un sorriso, parandosi davanti a José nel momento in cui lo vede varcare i cancelli, la voglia farà in fretta a tornare. E così, effettivamente, è. Nello stesso istante in cui José gli solleva addosso quegli occhi di un colore impossibile a volte castano, a volte verde, a volte qualcos’altro nel mezzo che Pep non riesce mai ad identificare con certezza e che possibilmente un nome non ce l’ha nemmeno, una scarica di brividi allo stesso tempo bollenti e freddissimi gli corre giù lungo la schiena, dalla nuca alle caviglie, facendo pizzicare fastidiosamente la pelle della prima e rendendo molli e gracili le seconde. Tutto il resto del corpo che sta in mezzo alle due cose, invece, s’infiamma come l’avessero cosparso di benzina e poi gli avessero lanciato addosso un fiammifero acceso.
- José. – lo saluta con un cenno del capo, facendo il gesto di sfilare il cappello anche se in realtà non ha la minima intenzione di farlo. L’uomo lo sferza con un’occhiata incredibilmente gelida e distante, stringendosi nell’impermeabile grigio.
- Che ci fai ancora qui? – chiede burbero, - Non ti avevo chiesto di aspettarmi.
- D’altronde, non lo fai mai. – ridacchia Pep, affiancandoglisi e prendendo a camminare accanto a lui visto che José non sembra intenzionato a fermarsi, - Se dovessi aspettare un tuo cenno di incoraggiamento ogni volta che mi viene voglia di avvicinarmi a te, non ci riuscirei mai.
José solleva gli occhi al cielo, aumentando lievemente la velocità dei propri passi mentre cerca di raggiungere la macchina nel minor tempo possibile.
- Forse questo dovrebbe suggerirti qualcosa. – gli butta lì col tono infastidito ma paziente di un padre. Pep fa schioccare la lingua, disturbato da quell’inflessione così inappropriata: comprende appieno la differenza di età e di posizione che li separa, ma quella stessa differenza non è certo sufficiente per concedere a José di rivolgerglisi in maniera tanto paternalistica. Pep ha venticinque anni e nessun bisogno di un padre. E se pure ne avesse bisogno, per ricoprire il ruolo di certo non individuerebbe proprio José, visto che sono ormai sei mesi che, con scarsi risultati, c’è da dire, prova a portarselo a letto.
- Stranamente, non sento nessun campanello, invece. – scrolla le spalle, fermandosi proprio accanto alla sua macchina. – Mi accompagni a casa? – domanda con un mezzo sorriso, piegando appena il capo. José gli lancia un’occhiata infastidita, aggrottando le sopracciglia.
- No. – risponde quindi, spalancando lo sportello.
- Oh, andiamo! – insiste Pep in un lieve lamentio, - Non vorrai mica lasciarmi a piedi! Sto dall’altra parte della città!
- In qualche modo sarai pur venuto, stamattina. – taglia corto lui, prendendo posto. Pep è velocissimo a girare attorno alla macchina ed impedirgli di chiudere lo sportello.
- Sì, e se mi accompagni a casa ti racconto come. – dice a bassa voce, un sorriso suadente a increspargli le labbra. José spalanca gli occhi, perfino vagamente imbarazzato, e tira con più forza lo sportello verso di sé per provare a chiuderlo.
- Intendevo venuto qui da casa tua! – puntualizza irritato, - E togliti di mezzo!
Pep ride, insistendo ad impedire allo sportello di chiudersi utilizzando tutta la superficie del proprio stesso corpo.
- Dai, sto scherzando. – cerca di rabbonirlo, parlandogli più dolcemente, - Stamattina mi ha accompagnato Luís, quindi è vero che non ho la macchina. Non vorrai lasciarmi qui per tutta la notte?
- Magari il custode ti apre una stanza in dormitorio. – sbuffa José, ma si capisce che sta scherzando, è evidente nel modo in cui il suo capo si piega appena verso il basso, mentre lui lo scuote in segno di decisa esasperazione. – Dai, monta. – Pep inarca le sopracciglia e ridacchia, e José arrossisce di nuovo. – Monta in macchina, deficiente palesemente affetto da una grave forma di priapismo che non sei altro.
Pep ride con maggior gusto, girando attorno alla vettura in quattro balzi e sedendosi con un tonfo al suo fianco non più di cinque secondi dopo, mettendosi comodo e chiudendo lo sportello mentre lo ascolta borbottare su come sia geneticamente impossibile nonché ingiusto che un tale idiota sia tenuto in così alta considerazione da tutta la squadra, al punto da affidargli perfino la fascia di capitano.
- Allora, - chiede, una volta che José ha messo in moto e la macchina è partita, - dove mi porti?
- A casa tua, ovviamente. – risponde immediatamente lui, senza degnarlo di un’occhiata.
- Oh, andiamo! – borbotta Pep, incrociando le braccia sul petto, - Dopo tutta la fatica che ho fatto per convincerti a lasciarmi salire!
- E mi hai convinto solo perché abbiamo messo bene in chiaro che devo solo accompagnarti a casa tua. – puntualizza José, - Perché, se le implicazioni fossero state altre, non saresti salito affatto.
- Certo che tu non ti sai divertire proprio per niente, mh? – considera lui, vagamente indispettito, - Non ti ho chiesto mica di farti legare ad un Berkley Horse e poi sottometterti a me fino al sopraggiungi mento della morte, santo cielo.
- Non ho neanche idea di che cosa sia questo cavallo di cui parli. – borbotta José, imboccando la strada più breve che, tagliando la città in due, arriva a casa di Pep evitando il traffico tipico di quell’ora della sera, quando tutti si ritirano nelle proprie case dopo il lavoro.
Pep ride divertito, scrollando le spalle.
- Lascia perdere. – dice, - Intendo solo che una scopatina di tanto in tanto potresti pure fartela. Non è mica un reato.
Infastidito, José inchioda nei pressi di un piazzale completamente deserto, ed accosta, per poi inspirare profondamente e voltarsi a guardare Pep negli occhi, prendendosi un secondo per ordinare per bene i concetti prima di esporli.
- Pep, vediamo di chiuderla qui, questa storia, stasera stessa. – dice seriamente, - Io sono sposato, e fedele. E comunque non mi piacciono i maschi.
- Allora è una fortuna che tu non debba andarci a letto! – ride Pep, e José aggrotta le sopracciglia, lo sguardo che, cupo, non si allontana mai dal suo viso. – Quello che intendo dire – sospira quindi Pep, scuotendo il capo, - è che io non sono “i maschi”. Sono Pep. E ti ho detto che mi piaci un milione di volte.
- E un milione di volte io ti ho risposto che noi due non andremo mai a letto insieme. – sospira José, pronunciando le parole con una certa stanca meccanicità, - Non possiamo.
- Sì, d’accordo, forse non possiamo, - concede Pep annuendo, - ma se davvero vuoi che ti lasci perdere, non devi dirmi che non puoi. Devi dirmi che non vuoi.
- Non voglio. – scolla quindi José, con la massima tranquillità, - Adesso ti sei convinto?
- Oh, andiamo! – si lagna Pep, abbattendosi contro il sedile e roteando gli occhi, - Sei assurdo, uno butta lì la frase epico-romantica da Harmony di serie Z, e deve sentirsi rispondere così? – sbuffa contrariato. José sospira profondamente, rimettendo in moto e riprendendo la strada verso casa di Pep.
- Magari le frasi epico-romantiche da Harmony di serie Z con me non funzionano, - butta lì con un mezzo sorriso, - che ne dici?
- Dico che vorrei proprio saperlo cos’è che funziona con te. – sospira Pep, un po’ abbattuto, mentre scruta i palazzi avvicendarsi veloci fuori dal finestrino. Riesce già quasi a vedere il proprio, in fondo alla strada. – Almeno potrei usarlo.
- Non funziona niente, Pep. – sospira a propria volta José, frenando lentamente davanti al portone del palazzo giusto, - Quando lo capirai, sarà meglio per tutti. – conclude, voltandosi a guardarlo ed aspettando qualche secondo in silenzio che lui si decida ad aprire lo sportello ed uscire. Quando ciò non avviene, prova prima a schiarirsi la gola per ridestare Pep, che nel mentre pare assorto in chissà che pensieri, ed infine si decide a parlare chiaro, sospirando pesantemente. – Non vai? Sei arrivato.
Pep lo guarda di sottecchi, stendendosi meglio contro lo schienale del sedile.
- No, prima devo sistemare una cosa. – dice, sollevando la maglietta per sbottonare i jeans e tirarne giù la cerniera.
- …Pep? – lo chiama José, allarmato, stringendo la presa delle dita attorno al volante, - Che cazzo—
- Interessante scelta di parole. – sorride Pep, infilando una mano oltre l’orlo dei boxer fastidiosamente tesi sulla sua erezione ed accarezzandosi lentamente per tutta la propria lunghezza, rilasciando il capo all’indietro. – Suppongo che la risposta sia “il mio”.
- Adesso basta! – tuona José, battendo i palmi delle mani contro il volante in un gesto stizzito, - Fuori di qui! Puoi tranquillamente farlo a casa tua, se proprio non riesci a resistere.
- Stai scherzando? – chiede Pep in un gemito basso e profondo, gli occhi chiusi, inumidendosi le labbra, - C’è Cristina, in casa.
- Be’, chiuditi in camera tua! – insiste José, distogliendo lo sguardo quando Pep, infastidito dalla pressione della biancheria sopra il proprio sesso duro e già umido di liquido preseminale, si libera dei boxer lasciandoseli scivolare lungo le cosce assieme ai pantaloni quel tanto che basta per concedersi un po’ di sollievo ed una maggiore libertà di movimento, - O scopati lei, santo Dio, è lì anche per questo!
Pep si volta appena a guardarlo, gli occhi velati di piacere e desiderio.
- Non andrò mai a letto con Cristina se non sarà lei l’unica cosa che avrò in testa in quel momento. – risponde, la voce continuamente spezzata da ansiti sempre più rochi e confusi mentre la sua mano scivola veloce per tutta la sua lunghezza, - E in questo momento nella mia testa ci sei solo tu.
José si volta a guardarlo appena le sue ultime parole si spengono in un gemito più forte degli altri. Pep non ci fa caso: sta quasi per venire, sente già l’orgasmo montare in lunghe onde calde nel proprio bassoventre, e tutto il mondo esterno sembra fondersi in una macchia colorata della quale lui non riesce a distinguere i contorni.
Se riesce a percepire il tocco deciso di José sulla propria mano, è solo perché quel gesto gli impedisce di continuare ad accarezzarsi, costringendolo a fermarsi mentre i brividi si smorzano e l’orgasmo sembra retrocedere, esattamente come il mare si ritira dopo l’alta marea.
- Una volta. – dice José a bassa voce, le dita che si stringono appena attorno a quelle di Pep e poi scivolano lentamente a sfiorare la punta della sua erezione, facendolo tremare fin nelle ossa. – Una volta sola, e poi basta. Io posso darti quello che vuoi, se tu prometti che dopo non me lo chiederai più.
Pep ci mette qualche secondo a trovare fiato a sufficienza per rispondergli.
- Non chiedo altro. – dice a mezza voce, sporgendosi in avanti verso di lui con un’ansia e un desiderio quasi infantili, di quelli che portano i bambini a perdere il controllo ed allungare le mani su ciò che vorrebbero prendere con foga, anche se sanno di dovere aspettare.
Cerca freneticamente le sue labbra, ma José posa le dita sulla sua bocca, invitandolo a restare lontano e scuotendo lievemente il capo.
- Niente baci, - dice, - sarebbe troppo strano.
Pep si lascia sfuggire un mugolio frustrato, ma non intende mettersi a protestare proprio adesso che si sente così vicino a raggiungere ciò che per tanti mesi ha rincorso senza mai riuscire a concedersi di sperarci davvero. José è lì, bello come la prima volta che l’ha visto, più vicino che mai, una mano stretta attorno alla sua erezione e l’altra che indugia con imbarazzo evidente sulla sua spalla e poi sulla pelle del braccio lasciata scoperta dalle maniche corte della maglietta che indossa.
Pep si solleva sulle ginocchia, spingendosi nel suo pugno chiuso con movimenti lenti e regolari, e si disfa della maglietta, premendosi contro José e deviando le proprie labbra sulla sua guancia e poi lungo il profilo del suo viso e del suo collo, concedendosi una mezza risatina perché José lo sta masturbando e il pensiero di non poterlo baciare è davvero troppo ridicolo.
Assaggia il sapore della sua pelle calda in punta di lingua. È salata e, se la luce del sole avesse un sapore, sarebbe questo. Chiude gli occhi e si perde nel suo profumo, che è pungente e forte, quasi prepotente, esattamente come lui, e si ritrova a pensare che anche se le luce del sole avesse un odore sarebbe questo. Probabilmente, se la luce del sole avesse un aspetto, un viso, un paio d’occhi e una bocca, sarebbero quelli di José.
Si allontana da lui quando sente di stare per venire, e per la seconda volta in pochi minuti il suo orgasmo si allontana. La sensazione si sta facendo dolorosa, in questo preciso istante ha una tale voglia di venire che la tentazione di spegnere il cervello e farlo, semplicemente, gli confonde le idee. Ma non abbastanza da impedirgli di appoggiare la fronte contro quella di José e riprendere fiato, tenendo gli occhi chiusi ed appoggiandosi alle sue spalle con le mani bene aperte, come in cerca di un sostegno.
- Voglio sentirti dentro di me. – sussurra a pochi centimetri dalle sue labbra. José trattiene il respiro, e nel brivido che gli scivola lungo la pelle Pep intuisce il turbamento che questa richiesta gli provoca. Ma il suo sguardo resta lucido, serio, presente.
- Voltati. – gli dice, e Pep si allontana da lui solo per obbedire, appoggiandosi al finestrino, il cui vetro caldo a contatto con la fronte lo aiuta a schiarirsi i pensieri, tornare presente a se stesso ed assaporare ogni singolo istante di attesa mentre José si inginocchia a propria volta sul sedile e poi gli stringe un fianco con una mano, mentre le dita umide dell’altra scivolano ad accarezzarlo fra le natiche, preparandolo. I primi con tocchi lievi e appena percettibili attorno alla sua apertura si trasformano presto in carezze ben più decise, e quando le dita di José si introducono all’interno del suo corpo, frugandolo con attenzione e un pizzico di impazienza, Pep non riesce più a trattenere i gemiti.
- José. – lo chiama senza fiato, spingendosi all’indietro contro le sue dita e singhiozzando un mugolio liquido e denso quando le punte dei suoi polpastrelli sfiorano quel punto nascosto che, se non fossero in macchina e sostanzialmente in mezzo a una strada, lo porterebbe ad urlare di piacere.
È quasi deluso quando le dita di José si allontanano, e per un secondo la sua confusione è tale da non permettergli di realizzare che si tratta solo di un momento che precede l’ingresso nel suo corpo di ben altro, perciò volta il capo, lanciando a José un’occhiata sofferente da sopra una spalla e restando poi imbambolato ad osservarlo, perso nei suoi occhi così concentrati, nella piega delle sue labbra e nei lineamenti tesi del suo volto.
Inarca la schiena quando l’erezione di José comincia a farsi strada dentro di lui, e la smania di sentirlo di nuovo sfiorare quel punto profondo è tale da costringerlo ad avvicinarsi a lui in uno scatto quasi doloroso. Soffia pianissimo, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni, le mani che scivolano sulla superficie del finestrino resa umida dal suo fiato che, in ogni ansito spezzato, s’infrange contro il vetro, appannandolo.
- Piano. – cerca di calmarlo José, spingendosi ritmicamente dentro di lui ed accarezzando lentamente la curva sudata e liscia della sua schiena.
- No. – ribatte Pep, forzandolo ad andare più veloce andando incontro alle spinte del suo bacino con foga, - Non devi trattarmi con riguardo. Non sono un ragazzino. Posso— ah—
- Ssh. – dice José, chinandosi sulla sua nuca e lasciando sulla sua pelle un bacio umido che gli fa il solletico. Sta sorridendo, Pep se lo sente addosso, e non può fare a meno di sorridere a sua volta, anche se la piega delle sue labbra si trasforma presto in una smorfia contratta di piacere ed impazienza quando le dita di José tornano a serrarsi attorno alla sua erezione e riprendono ad accarezzarlo velocemente, in sincronia con le spinte del suo bacino.
Pep viene per primo, abbandonandosi all’orgasmo con soddisfazione e sollievo, gli ansiti ed i respiri spezzati che hanno accompagnato il suo piacere negli ultimi minuti che si sciolgono finalmente in un mugolio perso e prolungato, che resta l’unico suono che sia possibile sentire all’interno dell’automobile: José non viene molto più tardi, ma trattiene anche il più piccolo dei gemiti, e quando accade Pep è comunque troppo confuso, felice e soddisfatto per badare al particolare.
Si lascia sfuggire un altro gemito minuscolo quando il sesso di José abbandona il suo corpo, e resta appoggiato al finestrino ancora per un paio di minuti, crogiolandosi nel calore diffuso dentro tutto il suo corpo, mentre i suoni che José produce rivestendosi sembrano lontani, come in un sogno.
La sensazione è così piacevole che, quando la mano di José si appoggia sulla sua spalla, per riscuoterlo, Pep spalanca gli occhi allarmato e subito si raddrizza, sistemandosi addosso i vestiti e lasciandosi ricadere sul sedile per terminare di riprendere fiato. Stava quasi per addormentarsi. Sarebbe stato incredibilmente imbarazzante.
- Grazie. – riesce a sillabare dopo un po’, le dita già strette attorno alla maniglia e pronte a farla scattare per aprire lo sportello. José non lo guarda, ma gli concede un mezzo sorriso.
- Domani non fare tardi all’allenamento. – lo redarguisce, mettendo in moto, - E vieni con la tua macchina.
Pep ridacchia, grattandosi nervosamente la nuca ed uscendo in strada.
- D’accordo. – annuisce salutandolo. Ha appena il tempo di richiudere lo sportello, che José è già ripartito. La sua macchina diventa piccolissima e lontana in pochi istanti, e subito dopo scompare ad un incrocio, ingoiata dal traffico e dalle luci della città.
back to poly
  1. *è morto senza possibilità di ripresa*

    defe
    23/04/2011 13:59

  2. No, vabbè, non si può mica lasciare l’attestato di morte senza dire niente. E’ poco dignitoso, soprattutto perché, punto primo, è tutta splendida dall’inizio alla fine – e su questo ci sarebbe già… niente da dire, in quanto ovvietà.
    Ma, e qui arriva il punto secondo, io la amo dall’inizio alla fine, e amo quel che scrivi e quel che scrivi per me anche quando non c‘è la dedica o qualsiasi altra cosa e mi approprio di cose non mie, perché ogni volta che leggo qualcosa di tuo ritrovo ciò che ho sempre conosciuto di chi si muove e parla per tua volontà (e una buona parte lo apprendo sempre da te), e ogni volta qualcosa di totalmente nuovo che me li fa amare di più. Perché questo Pep è meraviglioso, ed è lui anche se non me l’hai mai mostrato così, e questo José è altrettanto meraviglioso, e per lui vale esattamente la stessa cosa.
    E io boh. Sono più confuso che mai, sprofondo nell’immeritatezza. Rigrazie. ♥♥

    defe
    23/04/2011 22:56

Vuoi commentare? »





ALLOWED TAGS
^bold text^bold text
_italic text_italic text
%struck text%struck text



Nota: Devi visualizzare l'anteprima del tuo commento prima di poterlo inviare. Note: You have to preview your comment (Anteprima) before sending it (Invia).