Genere: Erotico, Commedia.
Pairing: Davide/Mario.
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Underage, Lime, Crack.
- Una mattina, Davide si sveglia e scopre che lui e il suo nuovo compagno di stanza in Primavera, Mario, per ragioni non meglio identificate durante la notte si sono scambiati i corpi. Perché è accaduto tutto questo? Chissà. La storia fornirà una risposta? No. Volete sapere cosa fornirà, però? Un po' di p0rn.
Note: Volevo dire grazie alla Nemi, prima di tutto, perché in realtà questa storia del tutto priva di senso si ispira ad un prompt che lei ha lasciato nel corso dell'ultima Notte Bianca, solo che, anche a causa della sua enorme lunghezza, non sono riuscita a fillare in tempo XD Ma mi ero innamorata dell'idea così tanto che non potevo lasciarla andare così facilmente, e così, anche se in ritardo, l'ho conclusa. Non sono proprio contentissima di com'è venuta fuori, però mi sono divertita molto a buttarla giù, questo sì XD
La fic partecipa alla missione speciale per soli Suthi della sesta settimana del COW-T3 con prompt legno (aha! Legno! Morning wood! See what I did there? Okay, vado a nascondermi), e già che c'era filla anche il prompt #223 (Toccami) della 500themes_ita.
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MORNING WOOD

La sensazione è simile al solletico. Non è tanto forte da dargli veramente fastidio, ma neanche tanto debole da poter essere del tutto ignorata finché non sia passata, e così, dopo qualche minuto passato a rigirarsi nervosamente fra le lenzuola in un coro di mugolii insoddisfatti, Davide si decide a svegliarsi definitivamente ed aprire gli occhi, solo per trovarsi di fronte un duplicato esatto di se stesso che lo fissa con una tale quantità di sconcerto e paura da costringerlo a indietreggiare spaventato sul letto.
- Minchia. - dice, spalancando gli occhi e fissandoli sulla sua copia con, immagina, la stessa quantità di sconcerto e paura. C'è qualcosa che suona strano nella sua voce, ma inizialmente non ci fa caso. Dà la colpa al sonno prolungato, alla stranezza della situazione, e poi, oh, mica s'è ascoltato tanto bene, era troppo impegnato a fissare l'altro Davide e quella sua espressione così sconvolta chiedendosi "ma davvero ho quest'aspetto così ridicolo?" per poi stabilire definitivamente che no, dev'essere una copia venuta male. Lui è molto più carino di così.
- Dade. - dice la sua copia, sollevandosi in piedi dal letto - il suo letto, pensa Davide, mentre si rende conto di essere finito chissà come nel letto di Mario, durante la notte; a proposito, dove diavolo sarà finito Mario? Lui e quella sua continua risatina idiota e i suoi continui "Dade, meno male che sei uno solo, se ce ne fosse un altro uguale sarebbe la fine per l'umanità". Siccome lui invece l'umanità è sceso dal cielo per salvarla, proprio - ed allungando entrambe le mani verso di lui, come in un preventivo tentativo di calmarlo, - Non spaventarti, adesso, okay?
- Ma chi cazzo sei?! - sbotta Davide, afferrando l'orlo del lenzuolo e sollevandoselo fin sotto il mento in un improvviso quanto immotivato e sommariamente fuori luogo accesso di pudore, - Che cosa vuoi?!
- Calma... calma. - dice la sua copia, avanzando lentamente, con aria quasi intimorita e circospetta, - So che sei confuso. Lo ero anch'io, quando mi sono svegliato e ti ho visto... così. All'inizio avevo pensato che fossi una mia copia o chissà che, mi sono anche preso paura, perché, voglio dire, Cristo, già io mi gestisco male da solo, figurati doverne gestire due. Per cui niente, sono andato in bagno, e quando mi sono guardato allo specchio ho capito. Cioè, prima mi è venuto un mezzo infarto, sono indietreggiato terrorizzato e nel farlo ho gettato in terra il cesto con la biancheria sporca, ma poi quando mi sono calmato ho capito. Per cui non devi preoccuparti, Dade, è tutto sotto controllo.
Davide lo ascolta parlare, ma non sente davvero cosa sta dicendo. Percepisce il suono della sua voce ed è sconvolto da quanto sia simile alla propria, da quanto, anzi, assomigli alla propria ben più di quei quattro grugniti che è riuscito a scollare da quando s'è svegliato. La somiglianza è davvero impressionante, nel senso più ampio possibile del termine. E inoltre, quella sensazione continua a tormentarlo, quella specie di solletico in tutto il corpo, sotto la pelle, come non vi si sentisse a suo agio dentro.
- Cos'hai capito? - sussurra incerto, gli occhi fissi sull'altro Davide, che gli sorride rassicurante, sedendosi al suo fianco sul letto ed appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Ci siamo scambiati i corpi. - risponde quindi.
Il silenzio che segue la sua rivelazione si prolunga così tanto che Davide ha tutto il tempo di convincersi di essere diventato sordo e muto. Poi, un rantolo confuso gli nasce nella gola, e sforzandosi al massimo delle sue possibilità sbotta un "tu sei pazzo" che porta l'altro Davide a corrugare teatralmente le sopracciglia, esibendosi in un broncio da manuale mentre incrocia le braccia sul petto.
Davide conosce quell'atteggiamento. Non è un atteggiamento tipico di se stesso, ed osservarsi, come nello specchio, prodursi in espressioni che non gli appartengono affatto ha uno strano effetto su di lui. Indietreggia con una smorfia, estremamente, irrazionalmente disgustato da ciò che vede, ma il disgusto non può che trasformarsi immediatamente in curiosità e sorpresa quando di quello stesso disgusto vede una sfumatura molto simile dipingersi sul volto dell'altro Davide.
- Dio, non fare quella faccia, - dice, - sul mio viso fa impressione.
In quel momento, finalmente, Davide capisce. La sua coscienza sembra risvegliarsi all'improvviso, rimettere a posto i pezzi del puzzle allucinato e confuso che l'altro Davide gli ha gettato alla rinfusa addosso appena s'è svegliato. Ogni particolare adesso ha senso, da quel pizzicorino fastidioso sottopelle allo strano suono della propria stessa voce.
- Mario. - sillaba incerto.
Il sorriso dell'altro Davide si apre repentino, ampio e luminoso come ha visto aprirsi solo quello di Mario. Non si conoscono da molto tempo, per la verità - Mario è arrivato da poco, e in realtà non condividono la stanza da più che qualche settimana -, ma Mario sembra un po' programmato per restare impresso nella memoria a breve termine della gente con una certa facilità, e perciò adesso che Davide lo vede sorridere così capisce di non avere più alcun dubbio, né motivo di continuare a dubitare, o sperare di essersi sbagliato.
- Com’è successo? – domanda con un filo di voce. Mario, dentro al suo corpo, si stringe nelle spalle.
- Non ne ho idea. – ammette. Nella sua voce non c’è neanche una traccia della preoccupazione che invece si sente fortissima in quella di Davide. – Mi sono svegliato ed eravamo già così. Forse qualcuno ci ha fatto una macumba?
- Ma sei scemo?! – sbotta Davide, scattando in piedi, intenzionato a dirigersi verso il bagno per guardarsi allo specchio, mentre una piccola parte dura a morire dentro di lui ancora spera che, quando guarderà il suo riflesso, lo troverà ancora identico a se stesso, pallido, smunto e banale com’è sempre stato, coi capelli come spaghetti incapaci di stare a posto e una fioritura costante di fastidiosi brufoli sul mento e sulle guance.
La sensazione che prova dopo essere scivolato fuori dal letto è quella straniante di sentirsi nudo, esposto. In un primo momento la attribuisce alla generica sensazione di disagio che sembra confondergli tutti i sensi, ma quando vede lo sguardo di Mario – con la sua faccia, santo Dio – scivolare verso il basso capisce che non si tratta solo di una sensazione.
- Cristo! – strilla, abbassando entrambe le mani a coprire nudità non proprie, in preda ad un imbarazzo che, non trattandosi del proprio corpo, non dovrebbe neanche provare, - Nudo, Mario? Dormi nudo? Seriamente?!
- Be’, sì. – annuisce lui, tranquillo, - Lo trovo liberatorio. Ma cosa ti copri?
- Sono nudo! – insiste Davide.
- No. – scuote il capo Mario, - Io lo sono. È il mio corpo, quello.
- Sì, ma… - comincia Davide, prima di accorgersi di non avere, in effetti, niente da obiettare a quanto Mario ha appena detto. Torna a sedersi sul letto, quasi senza forze, sospirando profondamente. – Okay. – dice quindi, - Dobbiamo trovare una soluzione.
- Ah, - ride Mario, - prego, proponi qualcosa. Io sto cercando di pensare a una soluzione da ore, ma non mi viene in mente niente. Dal momento che non so com’è accaduto, sai.
- Be’, qual è la tua proposta brillante, allora?! – strilla ancora Davide, sollevando le mani per gesticolare e lasciandosi così nuovamente nudo, - Andarcene in giro, io a fingermi te e tu a fingerti me sperando che passi da solo e rischiando di restare in queste condizioni per sempre?! – chiede. Si ferma per qualche secondo, in attesa di una risposta, ma quando non ne sente alcuna, sbotta: - Mario, santo Dio, smettila di guardarmi l’uccello! È il tuo! Lo conosci!
- Ma è diverso! – si difende Mario, sollevando gli occhi solo per qualche secondo prima di lasciarli ricadere nuovamente fra le sue gambe, - È diverso osservarlo dall’esterno. Certo che è enorme.
- Mario! – bercia Davide, arrossendo violentemente.
- No, sul serio! – insiste Mario, - Guardalo! Hai mai visto niente di simile? Intendo nella realtà, non in un porno. Ma quelli se li allungano con le pompe, si sa.
- Mario, di cosa cazzo stai parlando?! – si lamenta Davide, alzandosi in piedi e dirigendosi spedito verso la cassettiera per recuperare un paio di mutande da indossare per pronto accomodo. Mario, però, è – come spesso accade anche e soprattutto fuori da questa stanza – più veloce di lui nell’allungare un braccio e stringergli le dita attorno al polso, trattenendolo.
- Aspetta, aspetta, che fretta c’è? – domanda, tirandolo indietro e spingendolo a sedersi nuovamente sul letto, dove Davide provvede immediatamente a coprirsi con un lenzuolo. – Mado’, ma la smetti di coprirti? Ma mi dici che senso ha? Non è mica il tuo corpo nudo.
- Lo so! Ma mi sento in imbarazzo lo stesso. – borbotta Davide, guardando altrove. Sente le guance caldissime, ed è ridicolo pensare che il rossore a stento si vedrà, sulla pelle scura di Mario.
- Be’, ma non ne hai motivo. – scrolla le spalle Mario, assolutamente sereno e tranquillo nonostante la situazione. Davide lo osserva scivolare sulle ginocchia e poi sistemarsi fra le sue gambe appena divaricate, e i suoi occhi si riempiono di terrore.
- Che… - deglutisce a fatica, - Che stai facendo?
- Voglio guardarmi più da vicino. – annuisce Mario, stringendo un lembo del lenzuolo fra le dita ed allontanandolo dal proprio corpo, lasciandolo scoperto.
- Mario! – strilla Davide, agitandosi tutto sul posto, - Non— Stai fermo!
- Ma perché? – sbuffa Mario, lanciandogli un’occhiata annoiata dal basso verso l’alto. Davide serra le labbra e deglutisce a fatica. Vedersi così inginocchiato fra le gambe di Mario lo confonde, è imbarazzante e ridicolo e degradante e gli stringe lo stomaco in una morsa che non riesce a tradurre adeguatamente in pensieri, figurarsi in parole. – Voglio toccarlo.
- Vuoi fare cosa?
- Voglio toccarlo. – ripete Mario, annuendo a se stesso. Letteralmente. In entrambi i sensi.
- Mario, no! – Davide prova a serrare le gambe per costringerlo ad allontanarsi, - Queste sono molestie e io non le tollererò oltre!
- Molestie? – Mario inarca un sopracciglio, - Sul mio stesso corpo?
- Ma ci sono io dentro! E useresti il mio corpo per molestarmi, poi! Dio mio, questa cosa è così sbagliata
- Davide, ma piantala di lamentarti tutto il tempo e lasciami fare, okay?! – strilla a quel punto anche Mario, stringendogli le ginocchia fra le mani e forzandolo a spalancare le gambe, - Conosco il mio corpo, so quando vuole essere toccato.
- Cosa?! – sbotta Davide, sconvolto. Abbassa lo sguardo solo per incontrare lo spettacolo desolante di un’erezione a sorpresa, e nel momento stesso in cui la vede quella sensazione alla bocca dello stomaco si ripresenta, costringendolo a collegare le due cose. – Dio… - mormora, coprendosi il viso con entrambe le mani, - Ma perché?!
- Boh, - scrolla le spalle Mario, - non lo so, c’ho voglia. Forse s’è tirato su per questo! – pondera, illuminandosi in viso, - Ha percepito che avevo voglia e whoop! ecco che si tira su.
- Whoop un cazzo! – sbotta Davide, lanciandogli un’occhiata estremamente disapprovante. E inoltre, pensa, senza azzardarsi ad esprimere questo pensiero ad alta voce, Altro che percepire la tua voglia. Ha percepito la mia.
- Sì, esatto! – ride Mario, - Whoop un cazzo, il mio per la precisione. E io voglio che venga toccato. È mio, quindi posso decidere della sua sorte.
- E di quella delle mie mani? – biascica Davide, - Come la mettiamo con la sorte delle mie mani?
- Preferisci che usi qualcos’altro? – propone Mario con commovente quanto ridicola ingenuità. Davide arrossisce ancora più violentemente.
- Le mani andranno benissimo! – urla, - Purché te le lavi, dopo!
Mario ridacchia – il suono della sua risata è così strano, così diverso, che Davide stenta a riconoscere la propria stessa voce – ed allunga una mano verso di lui, sfiorandolo appena.
- Tranquillo. – dice con un sorriso nell’osservare la smorfia che gli piega le labbra quando Davide percepisce il suo tocco, - So come toccarmi. Non sarà strano.
- Lo è già. – sbuffa Davide, ma non riesce ad impedire ad un gemito di sfuggirgli dalle labbra quando le dita di Mario si chiudono attorno alla sua erezione, strofinandola piano. – Mario… - mugola, chiudendo gli occhi ed appoggiandosi indietro sulle braccia tese, le dita dei piedi che si arricciano man mano che i tocchi di Mario cominciano a farsi più svelti, - Aspetta—
- No, è troppo una figata. – ride Mario, osservandosi con estrema attenzione – il movimento delle dita, la pelle che scopre la punta del suo cazzo e poi torna a coprirla, l’intreccio di vene in rilievo su tutta la lunghezza, la forma, i colori in contrasto, - Cioè, devi troppo vederlo anche tu.
- Lo vedo, Mario, lo vedo. – geme Davide, stringendo le dita attorno alla coperta nel tentativo di non mettersi a tremare per le scariche di piacere che gli infiammano il bassoventre.
- No, dico, il tuo! – Mario lo lascia andare, costringendo Davide ad un gemito sinceramente addolorato di cui lui, naturalmente, nemmeno si accorge. – Scommetto che ti farà esplodere il cervello. Cioè, è proprio un’esperienza da fare, se lo chiedi a me. Quello è il mio cazzo! E lo stavo toccando io! Mentre non ero io! Cioè, BOOM!
- Mario… - Davide si lamenta, coprendosi il viso con entrambe le mani e strofinandosi energicamente gli occhi per cercare di scacciare almeno in parte quel torpore che sembrava essersi impossessato del suo corpo mentre Mario lo toccava, - Non voglio vederlo, e soprattutto non credo che il mio affare si sia-- Cristo! – si ritrova costretto ad urlare come una femminuccia quando, abbassando le mani e voltandosi per guardarlo, trova Mario che scalcia via i pantaloncini, mostrandoglisi completamente nudo.
E non è che Davide non si sia mai visto nudo, prima, ovviamente, ma la sensazione stavolta è così diversa, così strana, così sbagliata da fargli desiderare di essere capace di distogliere lo sguardo nonostante l’apparente paresi che sembra averlo colto negli ultimi venti secondi.
- “Affare”? – inarca un sopracciglio Mario, salendo in ginocchio sul letto, - Quanti anni hai, per chiamarlo così? Dodici?
- Mario, sta’ lontano da me con quel coso! – strilla, indietreggiando sul letto più vicino al cuscino.
- Ma è il tuo uccello, cazzo. – ride Mario, avvicinandosi sfrontato, - Cos’è, ti fa schifo? A me non sembra malissimo. – commenta, lanciandogli un’occhiata dal basso.
- Non posso credere che questa cosa stia succedendo… - piagnucola Davide, e il miagolio ridicolo in cui si trasforma la voce di Mario quando è lui ad usarlo è talmente imbarazzante da costringerlo a distogliere lo sguardo e tacere.
- Oh, buon Dio, Dade, piantala! – sbotta Mario. Davide, arrossendo per il soprannome improvvisato con cui non gli pare di ricordare Mario si sia mai rivolto a lui prima d’ora, si volta a guardarlo all’improvviso. – Divertiti un po’! Vivi! Ma ci sei nato così vecchio dentro o ti ci hanno fatto diventare crescendoti come una monaca di clausura? Sei frustrante da morire, ma si può?
Davide abbassa lo sguardo, l’imbarazzo che gli brucia negli occhi.
- Scusa… - mormora, torcendosi le dita, e poi realizza: - …ehi. – sbotta, tornando a guardarlo, - Ma per quale motivo dovrei essere io a chiedere scusa?! Sei tu quello che— - prova, ma non riesce a concludere la frase quando le labbra di Mario si posano sulle sue, strappandogli un bacio fin da subito profondo e affamato, breve abbastanza da lasciarlo sconvolto ma non sazio.
Mario si allontana da lui sorridendo, e la curva maliziosa che Davide vede assumere alle proprie stesse labbra quando è Mario e governarne i movimenti è allo stesso tempo così innocente e così consapevolmente oscena da fargli mancare il respiro.
- Toccami. – gli sussurra divertito, - O forse dovrei dire “toccati”? – aggiunge con una risatina.
Davide deglutisce, e quando guarda in basso ed osserva il proprio corpo così teso di desiderio non ha proprio nessuna voglia di ridere. Trattiene il respiro mentre solleva una mano e sfiora tutta la lunghezza dell’erezione di Mario col palmo della mano aperta, mordicchiandosi nervosamente l’interno di una guancia. È la propria stessa pelle che sta toccando, le proprie stesse forme, ma pur risultando al tatto così incredibilmente familiari Davide non riesce in alcun modo a sentirle proprie, come se, a poco a poco, si stesse abituando al corpo di Mario così tanto da trovare il proprio alieno, imbarazzante, perfino indigesto.
Quando Davide stringe la presa attorno al suo cazzo, Mario chiude gli occhi e si lascia sfuggire un lamento arreso.
- Cristo, Mario, controllati! – protesta Davide, imbarazzato dal suono osceno della propria voce, - Non fare questi versi.
- Davide, santoddio, sta’ un po’ zitto, una buona volta. – dice Mario, chinandosi ancora una volta su di lui per catturare le sua labbra con le proprie. Lo bacia a lungo, lentamente, ed a Davide sembra che gli piaccia particolarmente esplorare la sua bocca in cerca del proprio stesso sapore. Come d’altronde fa lui stesso mentre schiude le gambe e lo accoglie fra le proprie cosce, un gemito che sfugge al suo controllo nel momento stesso in cui i loro bacini collidono, e Mario comincia a muovere i fianchi.
- Mario… - biascica lui, mentre si accorge di inseguire i movimenti del bacino di Mario col proprio, andando incontro alle sue spinte e cercando di forzarsi a non guardare in basso, perché percepisce ogni centimetro della propria erezione scivolare con una deliziosa frizione contro ogni centimetro dell’erezione di Mario, ed il piacere che scaturisce da quei movimenti così semplici è già così intensi da fargli temere per il proprio stesso autocontrollo se tutto quel piacere dovesse istantaneamente concentrarsi in un’immagine definita. Se lo vedessi, pensa quasi disperatamente, Poi finirei per non riuscire più a pensare ad altro. – Che stai facendo…?
- Sto smettendo di chiedermi perché per cominciare a chiedermi cosa. – gli sussurra Mario sulle labbra. Davide lo scruta attraverso le palpebre semichiuse, la pelle ipersensibile, ogni tocco una scarica elettrica, mentre Mario comincia a muoversi più velocemente contro di lui.
Ricorda di essersi trovato carino, a volte, guardandosi allo specchio, in una giornata particolarmente buona. Una di quelle rare giornate in cui l’acne sembrava volergli dare tregua, i capelli miracolosamente decidevano di stare ognuno al proprio posto e riusciva a beccare la maglietta e il paio di pantaloni giusti per non sembrare un completo imbecille infilato a forza in abiti di seconda mano.
Non si è comunque mai visto più bello di adesso, che guarda se stesso muoversi velocemente sul corpo di qualcun altro, i lineamenti tesi, gli occhi concentrati sul piacere, le labbra umide e lievemente dischiuse per lasciare uscire quei gemiti così carichi di voglia inespressa.
Non si è mai visto più bello di adesso. Adesso che si guarda con gli occhi di Mario.
Ma è un pensiero più che fugace, un’ombra, un lampo, un sussurro di vento, poi viene contro lo stomaco bianco che Mario gli ha preso in prestito ed ogni singola fibra del suo corpo si tende per un attimo in uno spasmo quasi doloroso, prima di rilassarsi in un colpo, e lasciarlo ricadere esausto e sconvolto sul letto.
*
Quando si sveglia, probabilmente non più di mezz’ora dopo, la prima cosa che nota è che il solletico è scomparso, ed anche la generica sensazione di inadeguatezza e disagio che provava prima di essersi addormentato sembra averla seguita, dovunque sia andata a finire.
Gli basta sollevare una mano per capire di essere, chissà come e chissà perché, tornato all’interno del proprio stesso corpo.
- Mario. – sbuffa, cercando di spingerlo via da sé nel momento in cui si accorge di averlo ancora addosso, - Mario, svegliati.
- Mmmhno, ho mal di pancia, non ci vado a scuola oggi. – risponde lui in un mugugno scontento, arricciandosi su un fianco e rotolando via da lui fin quasi alla sponda opposta del letto.
- Mario! – strilla Davide, tirandogli un ceffone su una spalla, - Svegliati, ho detto!
- Che c’è?! – sbuffa Mario, mettendosi seduto controvoglia e lanciandogli un’occhiata infastidita, - Cristo, Davide, sei insopportabile, giuro che ora vado dal mister e lo imploro di cambiarci stanza, così… - si interrompe quasi stupito, e Davide capisce che finalmente ha realizzato cosa si trova davanti, e decide di accompagnare la ritrovata capacità di comprendere la realtà di Mario con uno sbuffo impaziente. – Oh. La situazione si è risolta. – dice, annuendo compiaciuto.
- Sì, be’, non certo grazie a te! – protesta Davide, - Lo sai che potrei denunciarti per molestie?!
- Guarda, fallo. – sbuffa Mario, passandosi una mano sulla testa e poi alzandosi in piedi e stiracchiandosi con evidente compiacimento, - Ti sfido a convincere chicchessia che quello che abbiamo fatto non fosse pienamente consensuale.
- Sai cosa? – ringhia Davide, alzandosi in piedi a propria volta e poi seguendolo verso il cassettone, - Non ti conosco ancora tanto bene, ma sono abbastanza convinto di non volerci neanche provare! Sei in assoluto la persona più irritante, insopportabile e stupida che io abbia mai incontrato, e se qualcuno andrà dal mister a chiedergli di cambiare stanza, quel qualcuno sarò io.
Mario sospira, lo lascia finire di blaterare a casaccio, poi si gira, gli sorride e lo bacia lentamente sulle labbra.
- Facciamo che invece fingiamo che non sia mai accaduto e non ne parliamo più? – domanda tranquillo, mentre Davide si riappropria del rossore violento delle sue guance, e si copre la bocca con entrambe le mani. – E non fare quella faccia, Dio mio. – aggiunge Mario con una risata, - Sei ridicolo!
Davide abbassa lo sguardo, inspira, espira e poi abbassa anche le mani.
- Va bene… d’accordo. – cede, passandosi una mano fra i capelli, - Ma la prossima volta che provi a mettermi le mani addosso, in qualunque situazione accada, giuro che quel cazzo gigante che ti ritrovi te lo taglio mentre dormi con una motosega. Sei avvertito. – conclude, arraffando alla cieca un paio di mutande pulite dal cassetto che Mario ha aperto e correndo a chiudersi in bagno.
Mario ci mette un po’ a realizzare e strillargli “però hai ammesso che è gigante!”, ma Davide è sveltissimo a rispondergli di andare a fanculo.
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  1. LIZZI STO MORENDO E NON DIRÒ NIENTE DI PIÙ, SPERO SOLO TU ABBIA SEGUITO I MIEI TWEET DELIRANTI PERCHÉ SERIAMENTE HO AMATO QUESTA STORIA TANTISSIMO e ora vado ad inserirla nello scrapbook e me la rileggo 5ever e la spammo al mondo omg sono stata bravissima a promptare quella roba E SONO COSÌ BELLI, E COSÌ TUOI PERCHÉ SOLO TU PUOI SCRIVERLI IN QUESTO MODO, SERIAMENTE.
    non so perché sto gridando forse perché sono impazzita d’amore ma comuuuunque, ti voglio bene e grazie per aver scritto questa fic ♥♥♥♥♥♥

    nemi
    01/03/2013 22:43

  2. Vabbè, ciao, è una delle cose più divertenti nella storia dell’umanità. XDDD *muore*

    defe
    02/03/2013 01:57

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