Genere: Erotico
Rating: NC-17
AVVISI: Femslash, PWP.
- "Potresti farmi solamente un favore...?"
Commento dell'autrice: XDDDD Madonna, una PWP in piena regola, nata al solo ed esclusivo scopo di vedere belle ragazze giovani in atteggiamenti discinti XDDDD So che non è granché, ma è soddisfacente nell’insieme ù_ù Dopo aver terminato di scriverla mi sono posta il problema se continuarla e darla una parvenza di storia o lasciarla così per com’era. Alla fine l’ho lasciata XD Forse perché è una storia senza nessuna pretesa, e lo sapevo benissimo quando l’ho scritta (in circa un quarto d’ora XD), forse perché, finita la “scena madre”, davvero non c’era nient’altro da dire ;)
Rating: NC-17
AVVISI: Femslash, PWP.
- "Potresti farmi solamente un favore...?"
Commento dell'autrice: XDDDD Madonna, una PWP in piena regola, nata al solo ed esclusivo scopo di vedere belle ragazze giovani in atteggiamenti discinti XDDDD So che non è granché, ma è soddisfacente nell’insieme ù_ù Dopo aver terminato di scriverla mi sono posta il problema se continuarla e darla una parvenza di storia o lasciarla così per com’era. Alla fine l’ho lasciata XD Forse perché è una storia senza nessuna pretesa, e lo sapevo benissimo quando l’ho scritta (in circa un quarto d’ora XD), forse perché, finita la “scena madre”, davvero non c’era nient’altro da dire ;)
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Il Favore
- Lo faresti davvero…?
- Mh… sì. Che male c’è?
Il rossore sulle guance della biondina la riempì di una strana, inquieta eccitazione. La osservò, con malcelato interesse, sollevare lievemente la gonna ed abbassare gli slip, per poi sfilarli agilmente e sedersi composta sulla poltrona.
Le si avvicinò.
- Bè, devi anche aprire le gambe, però…
La sua pelle era chiara, ed il rossore aumentò d’intensità.
Le gambe si divaricarono leggermente.
Tutta la situazione le sembrava strana, ma non ci pensò.
- Mh… ma… che fai…?
- Bè, non posso mica infilare le dita subito! Devo prima…
- S-Sì, ho… ho capito…
Stella, così si chiamava, vide Marina respirare più forte, mentre la schiena le si inarcava.
- Q-Questo… lo so fare pure io, Ste… volevo… io volevo…
- Sì, lo so cosa volevi.
Si avvicinò un po’, sfiorandole una coscia con una mano, mentre la penetrava con un dito dell’altra.
- Ugh!
- …fatto male…?
- No! Solo… la sorpresa… mh…
- Ma ti piace…?
- Perché… mi devi fare dire… queste cose…? Se sapevo che volevi fare conversazione… non ti chiedevo mica… ah…!
Aveva parlato con fatica, senza smettere un secondo di provare a riprendere fiato. Stella sorrise, mentre lentamente faceva scivolare dentro di lei anche l’indice, oltre al medio.
- Ah… Ste…
- Sì?
- Mmmmh…
Stella chiuse gli occhi. Cercò di concentrarsi.
Le stava solo facendo un favore.
Era solo una vicina di stanza del college che le aveva chiesto un favore. PUNTO.
Adesso lei doveva adempiere evitando di bagnarsi più del necessario, al resto avrebbe pensato poi.
Certo, quando era entrata nella sua stanza e, dopo mille esitazioni ed imbarazzi, le aveva chiesto, per favore, di farle provare per una volta cosa significasse la *vera* masturbazione, c’era rimasta di sasso. Si era chiesta “ma che vuole questa da me?”. Poi, lei si era spiegata. Aveva deciso di concedersi al suo ragazzo quello stesso fine settimana, ma voleva provare prima qualcosa di più soft. Qualcosa per cui non ci fosse il rischio di perdere la verginità. Ma che non aveva comunque il coraggio di fare da sola. “Sai,” le aveva detto, “io mi sono sempre solo toccata.. dall’esterno… non ho mai… capito?”. “Ma… vorresti che io…?” aveva chiesto lei titubante. L’altra aveva risposto affermativamente senza attendere un secondo. “Potresti, per favore…?”.
E così, s’erano trovate in quella situazione assurda. In cui lei “faceva favori” per i quali la testa le girava.
Un urletto esausto della sua “amica” le annunciò che adesso poteva anche smetterla di agitare quelle dita, perciò si fermò e rimase a guardare le reazioni.
Marina rimase ansante ed abbandonata sulla poltrona per parecchi secondi, gli occhi chiusi e l’espressione stanca e soddisfatta così tipica del post orgasmo. Stella aspettò un po’, prima di parlare.
- Tutto ok…? – disse dopo qualche minuto di silenzio.
La bionda aprì gli occhi, sorridendo.
- Sì… è stato bello…
L’altra ridacchiò.
- Non c’è bisogno di dirmi cose simili…
- Però lo penso!
La osservò sollevarsi in piedi e recuperare le mutandine che erano cadute, abbandonate, per terra, e farle scorrere a ritroso su per le lunghe gambe, fin sotto la gonnellina.
- Non so come ringraziarti!
- Non devi, è stata una cosa da nulla! – rispose con un sorriso rilassato. – Spero che almeno adesso tu ti senta più sicura.
- Oh, sì! Molto più sicura! Grazie!
Per la verità, stentava ancora a capire i meccanismi mentali di quella ragazza. Perché chiederle una cosa del genere? Perché proprio a lei? Che assurdità.
Marina uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Dove prima c’era lei, nei dintorni della poltrona, rimase un lieve profumo di gelsomino, che Stella inspirò con calma, ad occhi chiusi.
Passò circa dieci secondi a guardarsi intorno, come avesse paura che qualcuno la stesse osservando. Poi, con uno sbuffo vagamente eccitato, sbottonò la cerniera dei jeans e si sedette.
(Che qualcuno mi uccida prima che arrivi alla fine di questo commento.) Credo di non poter fare a meno di passare per i tre personaggi principali di questa storia per commentare adeguatamente il tutto, ed è un compito tanto più ingrato perché è quasi impossibile rivelare l’intensità del singolo senza fare accenni anche minimi al rapporto con gli altri due.
“Che lo sai quello che si dice di lui. Non è un tipo facile.” È troppo vero: Mario è complicato. Dimostra di esserlo con la storia che si ritrova alle spalle, una storia fatta di incomprensioni, quando non di vere e proprie guerre con il mondo, di un continuo e personale obbligo di dimostrare l’indimostrabile e allo stesso tempo di un bisogno incontrollabile di affetto che non può essere neanche quantificato, tanto è enorme, né soddisfatto appieno da persone che non si dimostrano essere “quelle giuste”. Dimostra di esserlo quando la persona giusta se la ritrova in camera e poi in squadra, in un’inversione che il tempo stesso definirebbe cinica e che in realtà dura troppo poco perché possa rendersi conto delle sue conseguenze e delle sue implicazioni, al punto che Mario ammetterà troppo tempo dopo queste ultime, quasi che l’intervento di altri attori sulla scena (José, e Hera) sia necessario per lui per venire a patti con questa consapevolezza. Dimostra di esserlo anche quando, senza nessun preavviso, decide di cercare José, trovando nell’uomo qualcosa che probabilmente sfugge perfino a se stesso, visto quant’è innamorato di Davide; non è soltanto il desiderio di sesso, che pure deve essere soddisfacente e appagante (povero José, costretto a piacevolissime quanto sfiancanti maratone! XD), né può essere spiegato con il desiderio di voler sfruttare l’ascendente che innegabilmente ha sul suo allenatore, perché non per un solo istante José ha mai pensato di respingere Mario, o rifiutarlo in qualche modo, limitandosi a godere del suo corpo e di ciò che esso rappresenta. Lo dimostra ancora una volta quando, anziché affrontare il problema più grande che pregiudica la sua permanenza a Milano (e che il DDF non voglia perché in questo momento non me la sento e non ce la faccio minuto di silenzio per il frignar libero), lo rifugge, lasciandosi rapire da Barcellona, salvo poi ritornare alla prima chiamata di José, maledicendo l’universo al solo scopo di non ammettere che anche José, dopotutto e dopo tanto tempo, ha un ascendente su di lui che non può ignorare. E lo dimostra ancora verso la fine della storia, per due volte: quando, trovandosi di fronte ciò che mai avrebbe voluto guardare – il ragazzo che avrebbe voluto per sé e l’uomo che ha avuto, che è riuscito a prendersi, giacere nello stesso letto – si ritrova sballottato tra così tante sensazioni che stupisce trovarlo così… piccolo, probabilmente, e incapace di rendersi conto che, lungi dal volergli infliggere altre sofferenze, probabilmente in quella stanza si ritrova due delle persone che più lo amano in assoluto e che vorrebbero difenderlo (e l’hanno fatto) da qualsiasi minaccia; e quando José li lascia soli e si sente “costretto” a dare spiegazioni che probabilmente Davide neanche vuole ascoltare, e che sono allo stesso tempo pregne di significato e assolutamente inconcludenti, povero amore XD
“Nulla è davvero importante, ma anche le cose poco importanti, in fondo, esistono, e ingombrano.” Fino a questo momento avevo pensato che Davide fosse logico, mentre da quel punto in poi ho trovato una definizione molto più adatta e, manco a farlo apposta, perfettamente calzante con quella che avevo già dato a Mario fin dal primo istante. (CerchiamoSpiegazioniEDefinizioniPerTuttoGorgonzolaCompreso!Def, here I am) Davide è semplice, sembra quasi scontato seguire i suoi ragionamenti e a trovarsi, se non d’accordo in tutto e per tutto (cosa difficile, specie in alcuni passaggi), quantomeno in una situazione tale da poterli comprendere senza colpo ferire. È semplice nel suo modo di amare, di passare dal fastidio nel trovarsi un estraneo in stanza (ma quanto mi ha fatto sorridere Indipendenza!Davide e il suo girare per stanza col culo di fuori?! XD) all’amore a prima vista, in quel colpo di fulmine che non esiste finché non lo provi; è semplice nel suo modo di girare intorno al problema di non poter avere ciò che vuole, perché timoroso di scoprire una sessualità che è certo, a giudicare dalle apparenze, che Mario non condivida: anziché prendersi ciò che desidera, si “accontenta” di ciò che non può pregiudicare il suo amore per Mario, come Hera, o di ciò che Mario ha avuto, cercandone delle tracce quando fa sue prima le sue donne, poi José. Il quale però si rivela troppo per poter essere soltanto questo: troppo ingombrante la sua presenza, quando la consapevolezza che sia stato l’amante di Mario si fa pesante, o quando dimostra di aver capito più di quanto ragazzini come lui (o come Mario) possano essersi spinti a comprendere. È innocente non nei suoi comportamenti, ma nel suo modo di vivere, e l’ho amato tanto quanto Mario – ti odio tantissimo quando mi costringi a non poter parteggiare per l’una o l’altra persona, quando racconti le loro vite, ciò che sarebbero potuti essere e ciò che sono e ciò che saranno.
E poi c’è José.
José li guarda a lungo e sospira come si fosse liberato da un peso più grande di lui. Li saluta senza parole, con un ultimo sguardo carezzevole, prima di lasciarli entrambi sfatti su un letto perfino più sfatto di loro […]
Ho provato un profondo senso di ingiustizia, leggendo di lui e delle sue azioni. Mi è capitato più volte, quando lentamente mi sono reso conto che il rapporto prima con Mario, poi con Davide, era profondamente sbilanciato e a suo svantaggio. A loro modo avranno anche provato amore nei suoi riguardi, e José ne avrà provato per loro, ma non è quell’amore che ti rende completo, felice o anche solo vagamente soddisfatto quando lo leggi: José ha di paterno il desiderio di vedere i suoi “bambini” felici, una volta compreso che avevano bisogno solo della giusta spinta per finire l’uno tra le braccia dell’altro, ma ha anche un’attrazione innegabile per entrambi che non riesco a non pensare sia sorretta da qualcosa di più, perché da tutto il resto delle sue azioni e dei suoi pensieri sgorga una maturità così netta che non riesco davvero a credere che verso di loro ragioni soltanto con le parti basse.
“Amor vincit omnia”, dunque? Non lo so, non riesco a pensare che per lui sia un lieto fine: è un lieto fine parziale, venato di un po’ di tristezza perché pur avendo donato a Mario e Davide quella completezza che mancava loro, si rende conto di averli persi entrambi ed è una cosa che mi fa venire il magone. È felice per interposta persona, è felice perché per loro ha un affetto… no, un amore smisurato, forse anche superiore a quello tra Mario e Davide che stanno cominciando a scoprirlo davvero soltanto alla fine, e proprio per questo… non lo so. Non posso dire altro che José è bellissimo, e mi è venuta voglia di coccolare e consolare lui più di chiunque altro. Il che non mi capita spesso, perché nonostante quello che scrivo io in realtà non vorrei altro che quell’uomo sia felice, quindi tu sei una stronza e io la povera vittima che non solo non ha avuto quello che richiedeva, ma è stato cornuto e contento perché non ha intenzione di protestare XDDDDD … il problema è che neanche sproloquiando per una pagina e tre quarti di word-georgia-12 si capisce davvero che tutto quello che hai scritto nelle note è un po’ estremizzato: è vero, non ti avrei mai chiesto esplicitamente ciò che in realtà mi hai scritto (o forse sì?), ma è una vita che trabocca così tanto d’amore che, come ho detto… due giorni fa, non basta un solo cuore per tenerlo tutto (ignoriamo tutti insieme che tua figlia abbia spezzettato quello originale passandoci sopra con uno schiacciasassi in retromarcia perché non era sicura di avermi preso dal davanti e che adesso campo con uno artificiale). Ho amato José (non “questo” José: credo sia lui, pur in quell’aura di indefinibile tristezza di cui ho già sproloquiato e probabilmente a torto) a livelli così illegali da perderci la testa, ho adorato Mario un decimo di quanto lo adori tu – ed è tantissimo, forse troppo per me: mi hai fatto rendere conto di quanto il mio affetto per lui sia inadeguato e piccolo in confronto al tuo – e ho provato un bene altrettanto grande per Davide al punto da desiderare di poterlo proteggere. E ho apprezzato Hera, Deki, perfino la presenza di Tia così fugace da essere nient’altro che un nome. E ti ho amato così tanto che non so cosa ho fatto per meritarmi un regalo così bello – e inaspettato, PER FORTUNA: è sempre così bello essere presi alla sprovvista, restare all’oscuro fino all’ultimo… c’è un velo di piacere aggiuntivo del quale non potrei assolutamente fare a meno.
Grazie.
♡
defe
10/06/2010 23:54