Genere: Introspettivo.
Pairing: Davide/José.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, Underage.
- "Mister… È per questo che mi ha voluto in prima squadra?"
Note: TANTI AUGURI, DEFFY! *si lancia su di lui, ricoprendolo di baci, amore ed altre amenità varie* Ebbene sì. Questa storia è stata scritta per il compleanno di Def, e se date un'occhiata alla coppia (e mi conoscete almeno un minimo XD) potrete ben capire che solo una tale ricorrenza poteva costringermi ad una cosa simile XD
Per una strana combinazione di fattori, questa storia così incredibilmente atipica, per essere mia, viene anche ad essere la mia settecentesima fic XD Vorrei una celebrazione, per questo. Mi sento molto figa, in questo momento, e sono anche molto felice che, nonostante la coppia non rientri propriamente nel gruppo delle mie favorite, questo "posto d'onore" all'interno della mia produzione sia occupato da una storia che ho scritto con affetto per qualcuno a cui voglio bene :°) #sentimentale
Inoltre! La storia partecipa, per evidenti motivi di FirstTime!Mouton, al round di aprile/maggio della Zodiaco!Challenge.
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I'LL BELIEVE IN ANYTHING

Davide stringe con forza i pugni attorno alle lenzuola, tirando forte abbastanza da strapparle dagli angoli mentre, serrando le palpebre fino a vedere bianco e mordendosi la lingua fino a rendere più pungente quel dolore che non quello che sta provando fra le gambe, cerca di andare incontro alle spinte del bacino di José, convinto che, se prova ad assecondarne il movimento, forse farà meno male.
José gli tempesta di baci il collo e la curva dolce della spalla, stringendogli i fianchi fra le dita abbastanza da lasciare impronte rosate sulla sua pelle umida e accaldata, e si spinge dentro di lui con forza, quasi senza riguardo, come se l’impronta che ha deciso di lasciargli dentro non fosse possibile da ottenere senza forzare un po’ la mano, senza fargli almeno un po’ male.
Davide non lo sa, non è più neanche tanto sicuro di stare provando dolore. C’è qualcosa che brucia, da qualche parte sotto il suo stomaco, ed è qualcosa che esplode quando José allontana una mano dal suo fianco e la chiude delicatamente attorno alla sua erezione, accarezzandola con decisione.
Davide geme, gettando indietro il capo che affonda nel cuscino morbido che José gli aveva sistemato sotto la schiena e che, nel continuo ondeggiare dei loro corpi, è scivolato via fino a lì. La lingua di José scivola senza attrito sulla sua pelle calda e arrossata proprio come le sue dita scivolano senza difficoltà, con agilità quasi esageratamente esperta, per tutta la lunghezza della sua erezione.
Ogni carezza è una scarica elettrica, ogni spinta è un colpo profondo dentro il suo corpo, e quando José viene dentro di lui, e Davide lo sente, e rabbrividisce, e geme di piacere al solo pensiero, l’impressione che lascia all’interno del suo corpo è quella di un seme piantato in profondità dentro di lui, un seme i cui frutti saranno tardi a vedersi, ma che è lì, nascosto, protetto, ed avrà tempo di crescere senza fretta.
È una consapevolezza un po’ spiazzante, perfino spaventosa, perché per un attimo Davide riesce a sentirsi adulto, non come se fosse cambiato, come se fosse davvero cresciuto. Riesce a vedersi grande, e altrove, e quella cosa è ancora dentro di lui, e cresce. E Davide spalanca gli occhi ansimando disperatamente, affidando l’ultima ondata del suo piacere a un gemito liquido e caldo che gli sfugge dalle labbra e che José cattura fra le proprie, tenendolo avvinto in un bacio forse più lungo del necessario, finché non lo sente calmarsi sotto i suoi polpastrelli.
Poi si allontana da lui con uno schiocco umido, e mentre Davide resta steso a fissare il soffitto sul letto disfatto José si alza in piedi, si passa una mano fra i capelli e poi si dirige in bagno, uscendone solo molti minuti dopo con un paio di boxer puliti addosso e i pantaloni della tuta.
Davide è ancora immobile dove l’ha lasciato.
- Stai bene? – gli chiede. Il suo tono è distratto, ma non disinteressato. Più abitudinario, il che porta Davide a chiedersi cosa questo possa significare, e la risposta che si dà è onestamente piuttosto spaventosa, perciò la scaccia via dal proprio cervello come se in primo luogo non si fosse mai nemmeno posto la domanda.
- Sì… - annuisce, ancora un po’ sconvolto. Prova a mettersi quantomeno a sedere, ma quando accenna a piegarsi gli si risveglia un dolore acuto e insopportabile nelle viscere, e capisce che probabilmente non è ancora il momento di muoversi in maniera avventata, per cui si limita ad allungare un braccio alla propria destra e recuperare il lenzuolo, srotolandoselo addosso per coprirsi.
José annuisce, avvicinandosi all’armadio ed aprendolo per recuperare una maglietta pulita dalla cassettiera al suo interno.
- Puoi restare quanto vuoi. – gli dice indossandola, - Nessuno ti disturberà. Quando ti senti tranquillo, vai pure in camera tua. Hai il pomeriggio libero. Cominci ad allenarti con la prima squadra domani.
Davide annuisce, serrando le labbra e abbassando lo sguardo su un punto casuale della parete di fronte a lui. Come prima volta è stata un po’ impersonale, onestamente. Non sa bene come sentirsi. L’unica cosa che riesce a capire molto chiaramente è che ha una voglia matta di parlarne con Mario, perché è sicuro che lui riuscirebbe a trovare le parole giuste – o forse la giusta cazzata da combinare – per costringerlo a smetterla di pensarci, ma non è sicuro che, una volta tornato in camera, riuscirà a trovare il coraggio di farlo.
- Mister… - domanda con aria un po’ svagata, passandosi una mano sullo stomaco e decidendo con una smorfia che, dolore o non dolore, appena José sarà andato via lui andrà a fare una doccia, - È per questo che mi ha voluto in prima squadra?
Il riflesso di José sullo specchio di fronte al quale lui sta in piedi, intento a sistemarsi il colletto della felpa dopo averla indossata, gli lancia un’occhiata severa, quasi delusa, e Davide arrossisce istintivamente, sentendosi incredibilmente a disagio mentre distoglie lo sguardo con uno scatto quasi doloroso.
- No. – risponde seccamente lui, allontanandosi dallo specchio e sollevando le gambe una dopo l’altra con l’aiuto di una sedia sulla spalliera della quale è poggiata la giacca che fra poco indosserà per uscire, per sistemare i nodi ai lacci delle scarpe.
Davide si mordicchia insistentemente l’interno di una guancia, prima di parlare ancora.
- E allora perché? – domanda, trovando chissà dove coraggio a sufficienza per cercare nuovamente lo sguardo del proprio allenatore.
José inarca un sopracciglio, le mani sui fianchi, mentre lo scruta con severità, dando a Davide l’impressione di essere più nudo ed esposto di quanto in realtà non sia.
- Ti voglio in prima squadra perché ho visto come giochi e so che posso aspettarmi molto da te. – risponde quindi con semplicità.
Davide esita un altro paio di secondi, stringendo con forza il lenzuolo fra le dita per ricordarsi che è ancora lì.
- E allora… - insiste con tono incerto, - perché mi ha voluto qui?
José lo osserva per qualche secondo, impassibile, e poi sospira, scuotendo il capo come un padre paziente, le labbra che si piegano in un sorriso intenerito.
- Perché ti ho voluto e basta. – spiega con indulgenza. Davide arrossisce violentemente, gli occhi persi nei suoi finché non perde il contatto visivo nel momento in cui José si volta, indossa la giacca e si avvicina alla porta. – Riposati. – si raccomanda prima di uscire.
Rimasto solo in camera, prima di saltare in piedi e piagnucolare di dolore per il movimento improvviso, per poi dimenticarsene nel sentire sempre più impellente il bisogno di una doccia, Davide si concede un sorriso caldo ed emozionato, e per un secondo è tutto perfetto, e il futuro non può promettergli niente di meglio.
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  1. My life is complete.

    defe
    23/04/2012 01:17

  2. Il commento serio, dopo tanto tempo. O/

    Che poi tanto serio non è, d’accordo. Come si fa a essere seri su un regalo? Come si fa a essere seri su un regalo tanto bello, tanto desiderato, su cui tanto ho smaronato pur di averne un po’? Non si può. Perché avrai sfogato tutti gli istinti padre/figlio che vuoi, ma Perché ti ho voluto e basta. ha soddisfatto tutti i desideri fanboyistici. E la trama che sboccia piano piano, dall’inizio fino a quel punto, è un altro segno di come si possa far bene, in due schermate appena di spazio. Arigrazie. ♥

    Ah, già! Questa recensione partecipa a Recensioni d’Estate @ maridichallenge :D

    defe
    21/06/2012 01:12

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