Fanfiction a cui è ispirata: Brothers...? / They Answered: No, Not Brothers
Genere: Introspettivo, Malinconico
Pairing: Sana/Akito
Rating: PG
AVVISI: AU, Incest, Spin-off.
- Perché mi basterebbe vederti anche solo per un attimo… pensieri di Akito dopo la fine di “Brothers…?”.
Commento dell'autrice: L'ispirazione per questa fanfiction è arrivata fulminea dopo la rilettura di "Brothers...?". Sono solita rileggere le mie fic, una volta ogni tanto, perché mi accorgo degli errori e dei cambiamenti di stile, e mi rendo conto della mia crescita - se c'è - o della mia retrocessione - se c'è - o di qualunque altre cosa mi serva per andare avanti in questa meravigliosa cosa che è scrivere... Comunque... la fic è una cosa che mi è venuta spontanea davvero. Akito Hayama io l'ho sempre adorato, sia come personaggio del manga in sé che come personaggio nella mia fic... e quando scrivevo Bros ADORAVO scrivere il suo POV (Point Of View, il punto di vista). Temporalmente si colloca dopo "Brothers...?" un po' di tempo dopo, magari uno o due anni... prima di "They answered: no, not brothers", comunque...
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
Wishing you


Se ci penso davvero, c’è stato un periodo della mia vita in cui l’idea di amarti non mi ha sfiorato neanche lontanamente.
Si. Non ricordo molto di quel periodo, ma sono sicuro che ci sia stato.
Tu eri piccola. Io ero piccolo. C’erano i nostri genitori.
Eravamo semplicemente una famiglia. Una bella famiglia, devo dire. Chi se ne frega della modestia.
Mi piaceva da morire la nostra vita in quattro.
Non soffrivo. Non soffrivo per nulla, ero talmente felice da non riuscire a contenerlo. Ed il fatto che non sorridessi non vuol dire proprio un cazzo.
Era bello, eravamo felici, la parola incesto era così lontana… lontana? No. Non esisteva nemmeno.

Forse perché ero troppo piccolo… ma non c’è un momento in cui io mi ricordi dei nostri genitori infelici.
Per quanto ne so io… sorridevano sempre. E tu con loro.

La famiglia Hayama, gran bella famiglia, davvero!
Poveretti, i fratelli Hayama… i loro genitori sono morti, e sono così piccoli! Peccato, erano una bella famiglia…
Che schifo, hai saputo dei due fratelli Hayama? E dire che sembravano una così bella famiglia…

Ora… io devo essere sincero…
Ho paura che, ad un certo punto della mia vita, io mi sia addormentato profondamente. E che abbia dormito per moltissimo tempo. E che nessuno abbia provveduto a svegliarmi.
Davvero. C’è stato qualcosa, un particolare che mi sono perso… perché altrimenti non riesco a spiegare… COME abbiamo fatto… dalla prima all’ultima frase…

Sana, dove sei? Non ti sento.
Ci sono momenti in cui mi sembra che la nostra distanza sia così ampia da non poterla colmare neanche con tutto il mio amore. Che è davvero tanto.
Ci sono momenti in cui Nagoya mi sembra in capo al mondo.
Ci sono momenti, Sana, in cui vorrei soltanto che tu potessi essere qui per venti minuti, e quello che ti farei…
Ci sono momenti in cui invece credo che non mi accontenterei mai, e ti vorrei qui per sempre, e quello che ti farei, e quello che mi faresti, e quello che faremmo insieme…

Insieme.
Perché non riesco più a trovare un significato a questa parola?
Io e Fuka siamo andati insieme al parco, ieri.
Aya e Tsuyoshi sono a letto insieme.
Tamakichan è insieme ai suoi nonni.
Tu vivi insieme a tuo cugino.

Io odio Fuka. O magari la amo troppo. O magari amo troppo te.
Aya e Tsuyoshi hanno un brutto momento. Da molto tempo. È un momento molto lungo.
Tamaki odia i suoi nonni. Non può vederli. È così piccola…
Tu odi te stessa e la tua vita. E tuo cugino. E forse anche me.

Ed allora… il significato di quell’insieme… dov’è? Dove si è perso? Perché dev’esserci stato un punto della storia in cui io e Fuka abbiamo smesso di andare insieme al parco, in cui Aya e Tsuyoshi hanno smesso di fare l’amore insieme, in cui Tamaki ha smesso di sopportare i suoi nonni, in cui tu hai smesso di amare la vita…
In cui noi tutti abbiamo smesso di essere…

Mi sento talmente stupido.
È colpa mia. Lo penso seriamente, a volte. A volte penso davvero che se non avessi detto niente di te, se non ti avessi baciata… sarebbe stato tutto diverso.
Non vale nulla se quando sono calmo e rifletto mi dico che non è affatto così. Che avrei sofferto ugualmente perché ti avrei amata in silenzio. Che avresti sofferto in silenzio perché non sarei più stato capace di essere tuo fratello. Che lei avrebbe sofferto lo stesso perché non avrei mai potuto amarla come avrebbe voluto. Che Aya e Tsuyohi sarebbero comunque arrivati al punto in cui lo stress fa un salto e non è possibile contenerlo neppure con tutto l’amore del mondo. Che Tamaki avrebbe comunque odiato qualcuno, prima o poi.

Quella bambina. Mi dispiace che tu non l’abbia potuta conoscere.
È una delizia. Somiglia incredibilmente a Tsuyoshi, fa impressione. Però ha gli occhi dolci di sua madre.
E… sinceramente non so perché, ma mi fa rabbia che stia crescendo così.
Si, bè, insomma… con questi due esempi di rapporto.
Questa casa avrebbe dovuto essere calda ed accogliente. Ed invece è un blocco di ghiaccio. Ghiaccio, dico.
Con me e Fuka che a stento ci guardiamo, anche a letto.
E con quei due che passano il tempo ad ignorarsi quando non litigano.

È frustrante.
Perché nonostante tutto quello che ho provato per molti anni della mia vita, ricordo anche che dopo che tu mi dicesti di voler fare l’amore con me, io credetti davvero nell’amore. Ci credetti davvero ciecamente. Mai. Non ci avevo mai creduto.
L’amore… non si avverava mai, quello vero. Non esisteva mai.
Ed invece tu esistevi. Ed il pancione tondo di Aya era lì. Ed io credevo, accidenti… credevo davvero che sarebbe stato tutto meraviglioso…

Un comportamento assolutamente fuori dai miei schemi.
Io, il pessimista. Io, il negativo. Io, l’ombra. Io, la tristezza. Io, il buio.
Io, Akito Hayama.
Io mi ero lasciato andare. Solo per qualche giorno. Solo per qualche giorno ci ho creduto veramente.
E sono stato preso a coltellate nel petto.
Continuo ad essere ferito. Sono io, che mi ferisco da solo.

E… magari non sono normale, ma… anche se questo significasse essere nuovamente ucciso… vorrei che tu tornassi. Magari non per sempre. Magari per un giorno. Magari un pomeriggio. Un paio d’ore. Qualche minuto.
Vorrei poterti notare di sfuggita fra la massa di gente per strada. Mi basterebbe vedere la tua meravigliosa figura anche solo per un attimo.
Potrei sopportare anche altri mille anni di una tale sofferenza.
Ma prima avrei bisogno… di rivederti di nuovo. Anche solo per poco.
back to poly

Vuoi commentare? »

your_ip_is_blacklisted_by sbl.spamhaus.org