Genere: Romantico, Introspettivo.
Pairing: Roxy/Dirk, Dirk/Jake.
Rating: R
AVVISI: Het, Angst, AU, Lime.
- Una sera, nel bel mezzo delle vacanze estive, Dirk si presenta a casa di Roxy e le chiede di restare. Non le spiega perché, non le racconta quello che è successo, ma d'altronde Roxy lo sa già e non ha alcun bisogno di sentirselo ripetere. Comincia così il lento avvicinamento fra Dirk e Roxy, nella situazione più insperata, eppure forse nella migliore possibile, sullo sfondo nero pece del cielo stellato estivo.
Note: Dunque, prima di tutto un enorme ringraziamento ed anche un altrettanto enorme BUON NATALE \O/ a chiunque abbia promptato questa storia (#034. [Homestuck] Roxy/Dirk, in cui Dirk finisce con la sua migliore amica perchè il suo migliore amico per cui ha una cotta non lo degna di uno sguardo e sorprendentemente funziona, più o meno.) per il Santa Fest @ maridichallenge ♥ Non solo qualsiasi occasione è buona per scrivere Dixy, ma sono proprio stata felice di sapere che esiste qualcuno oltre me che li shippa non solo in Italia, ma nel circuito di MDC, doppia gioia XD
Oltre a questo, la fic partecipa anche alla sfida della 500themes_ita su prompt #66 (Perché lo chiamano cadere) e filla il prompt #25 (Coldplay - Yellow) della mia cartellina della Maritombola, sempre @ maridichallenge. Qualcuno ha parlato di crossposting? Non so neanche cosa sia u.u;
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WINDOWS IN THE SKY

Look at the stars, look how they shine for you

La prima volta che Dirk si ferma a dormire a casa sua, hanno sedici anni ed è stata una giornata strana.
Le vacanze estive sono sempre un po' una noia, per Roxy, perché in genere già il giorno dopo la cerimonia di fine anno Jane parte in vacanza con la sua ricchissima e detestabile madre adottiva, e Dirk e Jake, be', sostanzialmente smettono di vederla. Durante tutto il resto dell'anno non è che la ignorino, ed anche d'estate non è che lo facciano apposta a metterla da parte, è solo che, finita la scuola, ci sono tutta una serie di avventure che, fra un compito in classe e l'altro, hanno dovuto per forza mettere da parte durante l’inverno, e che invece adesso non aspettano altro che loro per poter essere vissute.
Ogni anno, da quando si conoscono, ce n'è sempre stata una diversa. Le gite in barca, le escursioni in alta montagna, le settimane in camper vicino al lago, le spedizioni di caccia nella prateria. Quest'anno è stato il campeggio.
Dirk ha preparato ogni cosa nei minimi dettagli, non ha fatto che parlare dei suoi progetti per mesi prima della partenza. Roxy ha dovuto ricorrere a tutto il proprio - già di regola inesistente - autocontrollo per non strillargli in faccia che non le frega un accidente dei suoi progetti romantici insieme a Jake, che lei è l'ultima persona con la quale dovrebbe parlarne e che il fatto di aver accettato senza battere ciglio la confessione sul suo orientamento sessuale - anche se ha praticamente dovuto strappargliela di bocca con le tenaglie - e sul suo interessamento nei confronti del loro comune amico non lo autorizza a rovinarle l'esistenza parlandone proprio a lei solo perché sa che anche Jane è innamorata cotta di Jake ed a lei non potrebbe mai dirlo.
Talvolta Roxy non ne può più di essere quella dalla quale tutti gli amici vanno a confidarsi, perché è aperta e capisce e sa ascoltare e, nello stupore alcolico nel quale si ritrova un giorno sì e l'altro pure da quando ha scoperto l'armadietto dei liquori di sua madre, riesce spesso a dare anche degli utilissimi e saggi consigli. Può farlo per Jane. Può farlo per Jake. Farlo per Dirk, per ragioni assolutamente ovvie a chiunque avesse osservato il modo in cui lo guarda anche solo distrattamente per cinque minuti, è molto più difficile.
Dirk e Jake sono partiti per il campeggio due settimane fa, e per tutto il tempo Roxy ha provato in ogni modo a non pensarci, con scarsi risultati, in effetti. Giorno dopo giorno non ha fatto che rimuginare su cosa stesse accadendo in quella tenda piantata in una qualche radura in mezzo al bosco, e quanto tempo mancasse al loro ritorno da quello stupido, insopportabile viaggio.
Poi le due settimane sono finite. E Dirk è tornato. Roxy non l'ha cercato. Sapeva che l'avrebbe fatto, se lui non si fosse fatto sentire per più di due giorni dopo il suo ritorno, ma d'altronde non è mai capitato che lui la ignorasse tanto a lungo senza nessun motivo, per cui sapeva di poterlo ignorare lei senza che ciò avesse la minima conseguenza sul loro rapporto.
E infatti, qualche ora dopo essere tornato a casa, Dirk l'ha chiamata.
"Posso venire da te?" le ha chiesto, "Devo parlarti."
Roxy ha finto di non sentirsi al settimo cielo anche solo dopo aver percepito il bisogno così chiaro che gli vibrava nella voce, e l'ha aspettato a casa finché non è arrivato. Ha bevuto un goccetto, ma solo per calmare i nervi, e quando Dirk è arrivato l'ha trovata raggiante e sorridente sulla porta, le braccia tese verso di lui.
Non è stato tanto il fatto che lui l'abbia abbracciata con particolare trasporto ad insospettirla, a farle capire che qualcosa di spiacevole doveva essere successo durante il viaggio, quanto più il fatto che, anche quando lei ha mollato la presa per sciogliere l'abbraccio, la stretta nervosa di Dirk attorno al suo corpo non si è mai ammorbidita. L'ha abbracciata sulla soglia della porta per minuti interi, affondando il viso fra i suoi capelli, premendosela contro come se il bisogno di percepire addosso un po' di calore umano fosse tale da inibire anche quella sua naturale ritrosia nei confronti di tutte quelle smancerie ridicole per le quali Roxy invece era sempre impazzita.
Per tutta la giornata, Dirk non parla molto. Non racconta niente. Si limita a stare lì. Ogni tanto le pone qualche domanda - cosa hai fatto, hai letto qualcosa di nuovo, ma hai bevuto ancora? Roxy, sei scema - ma quando è lei a porne a lui, lui sembra restio a rispondere, cambia argomento, scrolla le spalle e non dice niente. Anche quando si limita a chiedergli semplicemente se almeno si siano divertiti in campeggio, Dirk non apre bocca. Le lancia una lunga occhiata che Roxy non riesce a decifrare e poi le chiede se ha qualcosa da mangiare.
Fuori si fa sera, e mentre gli prepara un paio di uova strapazzate - unica cosa che sia in grado di cucinare senza fare esplodere la cucina - Roxy osserva il buio calare sulla città e le stelle cominciare a sbocciare sul manto nero del cielo. Si accendono una dopo l'altra come le luci nelle finestre delle case. Le stelle sono come le finestre del cielo, pensa distrattamente, sorseggiando vino rosso da un bicchiere di vetro solo per provare a sentirsi un po' meno a disagio con gli occhi tristi di Dirk seduto a tavola piantati addosso; se pensa che le stelle sono come finestre, può immaginare delle case dietro ognuna di esse. Persone che vivono nel cielo, in viaggio su asteroidi e pianeti in rotazione continua attorno al Sole.
E' un pensiero consolante. Il pensiero di non essere soli. Il pensiero che, se anche nessuno dei suoi amici sembra mai disposto a scegliere lei, forse qualcuno lì nel buio prima o poi lo farà. Qualcuno si affaccerà ad una di quelle finestre e chiederà a lei, proprio a lei di trasferirsi a vivere a casa sua. Diventare anche lei una di quelle persone che vivono nel buio dietro le finestre del cielo sarebbe stupendo.
E lei è già fin troppo ubriaca.
Dirk mangia in silenzio, solo il suono della forchetta contro il piatto riecheggia nel silenzio dell'enorme appartamento vuoto, e Roxy non gli toglie mai gli occhi di dosso.
Non dice una parola neanche lei, quasi avesse paura di spezzare quell'equilibrio tanto fragile che sembra essersi creato fra loro nel corso delle ultime ore. Poi Dirk finisce di mangiare, allontana da sé il piatto, sospira e le pianta gli occhi addosso.
- Non hai intenzione di chiedermi niente? - domanda. Dal tono della sua voce, dall'espressione del suo viso, dall'intensità dei suoi occhi, Roxy non riesce a capire se sia un modo sottile per esortarla a farlo, o un'altrettanto sottile richiesta di continuare a tacere.
Scrolla le spalle, scuotendo silenziosamente il capo.
- Non sei curiosa? - domanda ancora Dirk. Roxy annuisce. - Eppure non intendi chiedermi niente. - e Roxy nega ancora.
Dirk sospira, abbassa lo sguardo, si lascia sfuggire un sorriso stanco.
- Grazie. - bisbiglia, e poi torna a guardarla. - Posso restare a dormire qui?
Roxy non prova neanche a fingere di voler dire di no.
Guardano la televisione, accucciati sul divano in salotto per tutta la sera. Fa fresco, ed hanno entrambi bisogno di un abbraccio, ma restano ostinatamente lontani l'uno dall'altra fino a quando Roxy non si altra per recuperare un vecchio plaid a scacchi, che utilizza per avvolgere entrambi. Solo allora, quasi la coperta fosse in grado di nascondere i suoi gesti ai suoi occhi abbastanza da non farlo sentire a disagio, Dirk si allunga verso di lei, stringendola teneramente fra le braccia. Roxy lo sente sospirare sulla propria pelle, e riconosce in quel sospiro arreso l'evidente sollievo che Dirk prova adesso che può annegare la propria tristezza nell'affetto di qualcun altro.
Le passa una sensazione sulla pelle. E' come un brivido premonitore, tutto a un tratto le sembra di sapere dove tutto questo sembra stare andando a parare, ma decide di non pensarci, di non analizzare troppo quello che sta accadendo. L'idea di indovinare le fa paura quanto quella di sbagliare. Ha bisogno di bere, ma sa già che non riuscirà a farlo, non finché Dirk sarà nei paraggi, almeno, e lui non sembra intenzionato ad andarsene tanto presto, né Roxy crede di essere in grado di poterlo lasciare andare via, adesso.
Gli si stringe addosso e, del chiassoso programma televisivo che stanno guardando, non sente niente. L'orecchio premuto contro il petto di Dirk, ascolta il battito regolare del suo cuore e se ne riempie dentro come della più dolce delle melodie.
Poi Dirk le sussurra qualcosa, e lei non riesce a capire le parole.
- Mh? - chiede, sollevandogli addosso un paio d'occhi enormi e persi e assonati, di fronte ai quali il broncio quasi severo di Dirk si scioglie in un sorriso dolcissimo.
- Ho sonno. - ripete lui, - Andiamo a letto?
Roxy annuisce e si tira su dal divano a fatica. Abbandonare l'abbraccio caldo di Dirk e della coperta è quasi una tortura, ma d'altronde non può rischiare che sua madre torni a casa e li trovi lì; ci sarebbe troppo da spiegare, e Roxy non è pronta per quello, per dovere ammettere di fronte a qualcuno che Dirk non è il suo ragazzo, anche se spesso si comporta come tale, e che nulla mai nella vita potrà succedere fra loro in quel senso, a dispetto di quanto lei possa desiderarlo o sperarci.
E' più facile tenere Dirk segreto.
Recupera un vecchio materasso dall'armadio e lo stende sul pavimento accanto al proprio letto. Lo sistema con un paio di lenzuola, una coperta ed un cuscino un po' spiumato, poi afferra alla cieca il pigiama e corre in bagno per indossarlo, prima ancora che Dirk possa offrirsi di lasciarle la stanza libera per qualche minuto per prepararsi per la notte.
Aspettano sua madre alzati solo per non darle il pretesto per entrare in camera e controllare che Roxy sia davvero lì. Dirk resta nascosto in camera mentre Roxy dà la buonanotte alla signora Lalonde, e le sorride quando lei rientra in camera, sospirando sollevata.
- Mi dispiace. - le dice. Lei lo guarda, curiosa. - Per tutti i problemi che ti sto dando. - spiega.
Lei vorrebbe rispondergli che non le importa niente di qualsiasi problema possa darle la sua presenza lì. Invece scrolla le spalle, sorride ironica e gli dice che fa bene a scusarsi, ma che tanto non gli servirà a niente, perché lei troverà il modo di farsi risarcire, prima o poi.
Dirk le sorride un po' tristemente, e Roxy sente qualcosa incrinarsi nel petto.
- Dovresti. - le dice.
Lei distoglie lo sguardo.
- Andiamo a dormire. - sentenzia, solo per avere la scusa adatta a spegnere la luce e non doverlo più guardare.
Nel buio, Dirk sembra quasi un sogno. Roxy lo osserva fissare il soffitto, immobile sul materasso, e pensa a tutte le volte che l'ha immaginato proprio in quel modo. Si morde l'interno di una guancia ripensando anche a tutte le volte che l'ha immaginato fare ben altro.
Si lascia ricadere sul materasso e si volta a pancia in sotto, nascondendo il viso contro il cuscino e sentendosi stupida. Vorrebbe chiedergli qual è il problema, cos'è successo in campeggio, perché si trova lì, perché ne senta il bisogno proprio adesso per la prima volta dopo anni, ma non ne ha il coraggio. In qualche modo, la consapevolezza di essere solo un ripiego, di qualsiasi tipo sia, è più sopportabile se non si sente sbattere la verità in faccia.
Aspetta di calmarsi, poi torna a guardarlo. Lo osserva dormire in silenzio per tutta la notte.
*
Capita di nuovo un paio di giorni dopo. Inatteso come sempre - Roxy ha imparato a smettere di aspettare Dirk ormai da anni; è l'istinto di autoconservazione che lo impone, non puoi continuare in eterno ad aspettare qualcuno che sai non verrà mai, non puoi continuare a soffrire per sempre per qualcosa che sai già non sarai mai in grado di ottenere - Dirk si presenta a casa sua che è già quasi notte. Dietro le lenti scure dei suoi occhiali, i suoi occhi sono ancora più scuri, e nell'osservare la linea netta e tesa delle sue labbra Roxy si sente stringere lo stomaco in una morsa di inquietudine.
- Che succede? - domanda a bassa voce, uscendo sul pianerottolo e socchiudendosi la porta alle spalle perché sua madre non si accorga di loro.
Dirk le stringe entrambi i polsi fra le mani, ma non si muove.
- Ho bisogno di te. - le dice.
- Dirk, che succede? - ripete lei, preoccupata, avvicinandosi appena. Cerca di sollevare una mano per sfilargli gli occhiali dal naso, ma le dita di Dirk sono ancora strette con forza attorno ai suoi polsi, e le impediscono qualsiasi movimento.
- Ho bisogno di te. - ribadisce semplicemente lui.
Non le chiede se può restare a dormire con lei anche quella notte, non ne ha bisogno. E' una domanda implicita che Roxy non ha alcuna necessità di sentirsi ripetere.
Apre la porta e lo lascia passare, lo osserva correre silenziosamente lungo il corridoio ed infilarsi in camera sua, e poi rientra in casa, chiudendo la porta d'ingresso con forza per coprire il rumore soffice della serrature di quella di camera sua, quando scatta.
Sua madre le chiede chi fosse, lei inventa una bugia, sua madre non le crede, ma lascia correre per non litigare. Roxy raggiunge Dirk in camera e lo trova appoggiato al davanzale della finestra, le mani strette con forza quasi disperata attorno alla balaustra, le braccia tese, le spalle forti che, sotto il tessuto sottile della maglietta di cotone così bianca che quasi risplende della luce della luna, si alzano e si abbassano al ritmo isterico di quei respiri brevi ed affannosi così tipici di chi sta cercando in ogni modo di impedirsi di scoppiare in lacrime.
E' un ritmo che Roxy conosce bene, e si avvicina a Dirk con discrezione, quasi non volesse disturbarlo. Gli appoggia una mano sul centro della schiena e strofina appena verso l'alto e verso il basso, seguendo il disegno della sua spina dorsale. Dirk lascia andare un sospiro stremato ma sollevato, quando sente addosso il calore delle sue dita.
Deve stare malissimo, e Roxy lo riconosce perché è un dolore che comprende. Tutto a un tratto, non ha più bisogno di chiedersi cosa sia successo in campeggio fra Jake e Dirk, perché è evidente dal modo in cui Dirk sta soffrendo. E' evidente che c'è stato un no, un no definitivo, ed è evidente che questo no ha spezzato tutto. Tutto quello che c'era, tutto quello che avrebbe potuto esserci. Qualsiasi cosa ci fosse, ora non c'è più, e Dirk deve imparare a convivere con un vuoto che non ha mai provato prima.
Roxy lo riempie con l'alcool. Potrebbe offrire un goccetto anche a lui.
- Dirk... - sussurra incerta, affiancandoglisi di fronte alla finestra senza mai spostare la mano dalla sua schiena, - Lo sai che puoi restare tutto il tempo che vuoi.
- Solo stanotte. - si affretta a dire lui, arrossendo appena e voltandosi a guardarla con panico palese negli occhi, - Non ti disturberò oltre.
Roxy si morde un labbro quando sente le lacrime cominciare a pungere sotto le ciglia. Abbassa il viso e gli si avvicina, strusciandosi contro il suo petto come un gattino in cerca di coccole.
- Sei uno scemo. - bisbiglia, piangendo lei tutte le lacrime che Dirk si rifiuta di versare.
Lui la stringe in un abbraccio caldo, poggiando il mento sulla sommità della sua testa e continuando a guardare le stelle che disegnano costellazioni complicate sul nero uniforme della volta celeste.
- Non avrei mai voluto farti piangere, Roxy. - le dice a bassa voce, accarezzandole piano la schiena.
Con gli occhi ancora pieni di lacrime, Roxy getta un'occhiata fuori dalla finestra, cercando di indovinare il punto esatto sul quale si perdono anche gli occhi di Dirk, ma le lacrime diluiscono le stelle in pozzanghere di luce i cui contorni si sfumano gli uni negli altri, trasformandosi in una specie di velo opaco oltre il quale la notte resta solo appena intuibile.
- Avresti dovuto pensarci prima. - risponde.
E' l'unico colpo basso che si concede.
*
Apre gli occhi su di lui, quella mattina. E' la prima volta che dividono il letto, da quando si conoscono. Roxy non l'aveva mai creduto possibile. E' una fantasia che si è concessa spesso proprio perché ha sempre creduto fermamente nella sua assurdità. Lei e Dirk sono sempre stati vicini, fra loro è scattata fin da subito una confidenza speciale, una capacità di condivisione che non dividono con nessun altro, ma non sono mai stati propriamente intimi, mai al punto da dormire insieme, almeno.
La sera prima, Dirk è scivolato sotto le lenzuola al suo fianco senza chiederle niente. Si è sollevato dal materasso per terra sul quale si era girato e rigirato per tutta la mezz'ora precedente e poi l'ha guardata dall'alto, in silenzio, per minuti interi. Roxy non ha idea di cosa sia successo nel corso di quei minuti, non ha idea di cosa significassero le ombre che si muovevano dietro gli occhi di Dirk, lente come lo scorrere dei secondi. E' convinta di avere avuto una conversazione silenziosa con lui, ma non ha idea di cosa potrebbe avergli detto. D'altronde, lei non fa che avere conversazioni con le persone senza mai sapere davvero cosa sta dicendo, per cui non c'è davvero niente di cui stupirsi.
Poi, Dirk ha sollevato il lenzuolo e si è sistemato accanto a lei. I suoi occhi parlavano di un desiderio sordo e ovattato come sanno essere certi tipi di dolore. Il respiro appesantito dalle lunghe apnee alle quali Roxy si forzava per cercare di non produrre alcun suono, neanche il più lieve, Roxy è rimasta a guardalo mentre scivolava sul materasso, avvicinandosi a lei. Poi si è sentita stringere in un abbraccio caldissimo, ed ha chiuso gli occhi.
Non era mai stata così bene. Non è stata solo felicità, è stato qualcosa in più. Il contatto, la condizione assoluta degli spazi, una specie di passaggio di emozioni, una trasmissione per osmosi dei loro sentimenti, come i loro corpi ne fossero ormai pieni fino all'orlo ed avessero necessariamente bisogno di mescolarli insieme per sopportarli.
Si sveglia prima di lui, non è ancora nemmeno l'alba, e lo guarda a lungo. Dirk dorme pacifico al suo fianco, un braccio mollemente appoggiato sulla curva del suo fianco, l'altro a farle da cuscino sotto il capo. Non si è mosso di un millimetro, durante la notte.
Solleva un braccio, incastrandolo sotto il suo per quanto può, e sfiora il suo profilo con la punta delle dita. La fronte coperta dalla frangetta spettinata bionda, gli occhi chiusi, le ciglia che tremano appena, la linea dritta e perfetta del naso dalla radice alla punta, il disegno elegante delle labbra dischiuse, la curva del mento, la linea più netta e forte della mascella, e poi la curva ipnotica dell'orecchio, la peluria bionda sofficissima delle basette.
Lo vuole così tanto. Non ha mai voluto niente con tanta intensità. Lo vuole così tanto che fa male.
Quasi rispondendo ad un richiamo telepatico, una sorta di muta richiesta d'aiuto che Roxy non si accorge nemmeno di stargli inviando, Dirk apre gli occhi e la guarda. Roxy gli sta ancora accarezzando il viso, quando succede, ma il modo in cui i suoi occhi ancora velati di sonno la sfiorano la fa rabbrividire. Si morde il labbro inferiore e gli ricambia l'occhiata, sentendo il desiderio crescere dentro e farsi ingombrante, spingendo fuori tutto il resto.
Dirk non aspetta di sentirla gemere per la frustrante attesa, non aspetta di vederle sbocciare una lacrima minuscola agli angoli degli occhi. Si sporge verso di lei, appoggiando le labbra sulle sue.
Non è neanche un vero bacio. E' come una carezza labbra contro labbra. Le loro bocche si sfiorano e non c'è niente di intimo in quel contatto. Ed allo stesso tempo è la cosa più intima che abbiano mai condiviso con qualcuno.
Dirk si allontana da lei con calma, nei suoi occhi non c'è niente di diverso. Forse sono solo un po' più chiari, più limpidi.
Roxy stringe convulsamente le dita attorno al tessuto leggero della maglietta che indossa, e nasconde il viso contro il suo petto, singhiozzando più silenziosamente che può.
- Non farlo. - gli sussurra a fatica, - Per favore, non prendermi in giro. Questo non farlo.
Dirk la abbraccia stretta e lei si accorge di scomparirgli fra le braccia. E' la prima volta che se ne accorge davvero, che si accorge di quanto piccola si sente, in effetti, quando sta con lui. Non è solo una questione di dimensioni. C'è qualcosa, nel modo in cui Dirk la tratta, qualcosa nel modo in cui la guarda e la sfiora, perfino qualcosa nel modo in cui si affida a lei, qualcosa che la fa sentire minuta, fragile, esposta. Vorrebbe chiedergli "è lo stesso, per te? Ti senti anche tu così? Fa anche a te tanto male? E se sì, come resisti? Come lo sopporti?"
Dirk le sfiora le guance con le labbra, le chiede scusa, le dice che non vuole farle del male, le promette che starà attento. Lei vorrebbe avvertirlo di non farle promesse che non potrà mantenere, soprattutto visto che questa promessa destinata ad infrangersi è destinata anche a spezzarle il cuore. Ma la verità è che non le importa più neanche della possibilità di stare male, vuole solo continuare a lasciarsi abbracciare così. E se Dirk le proponesse un bacio, un bacio soltanto, da scontare con indicibili sofferenze per tutto il resto della sua vita, Roxy accetterebbe senza pensarci neanche un secondo.
*
Aspetta due giorni. Dirk non si fa vedere, non la chiama, non le manda messaggi sul cellulare, non la contatta neanche via chat. Non è un comportamento inusuale, tutt'altro, non sono mai stati abituati a sentirsi particolarmente spesso, ed in un qualsiasi altro momento Roxy non si sarebbe preoccupata più di tanto, non avrebbe nemmeno dato peso a quell'improvvisa sparizione. Ma questo non è un momento come gli altri, e quindi Roxy si preoccupa, ma mentirebbe se dicesse che è solo la preoccupazione a spingerla verso l'appartamento in cui Dirk vive con suo fratello - almeno in teoria; nella pratica, suo fratello è spesso in viaggio, e quindi Dirk vive sostanzialmente da solo - in centro città, alla sera del terzo giorno di assenza.
Dirk apre la porta e, nel vederla oltre la soglia, si irrigidisce immediatamente, stringendo una mano attorno allo stipite della porta e un'altra attorno alla maniglia in un gesto improvviso e nervoso, quasi non intenzionale. Roxy lo percepisce, percepisce la sua sorpresa e il suo disagio e la prima cosa che pensa è "ecco. Ecco, c'è Jake. E' qui. Hanno fatto pace. Ed io sono così idiota che non riesco neanche a farmi pena da sola".
Poi il momento passa, Dirk si scosta dall'uscio e la lascia entrare. L'intero appartamento è avvolto nell'oscurità e nel più assoluto silenzio. Jake non c'è, e Roxy si volta a guardare Dirk con aria interrogativa, chiedendogli implicitamente quale fosse il problema, se non è in compagnia, ma lui non la sta guardando, e non chiude la porta, come se stesse cercando di mantenere quello scambio il più breve possibile.
- E' successo qualcosa? - le chiede, ed in un primo momento lei questa domanda non la capisce neanche. Poi realizza che Dirk sta sottilmente cercando di dirle che non dovrebbe presentarsi all'improvviso a casa sua se non per qualche emergenza, ed in quest'ottica una domanda del genere è decisamente più comprensibile. "Che cosa ci fai qui, Roxy? Qual è l'emergenza?"
- No. - risponde lei, abbassando lo sguardo. Infila le mani nelle ampie tasche della giacca, nascondendosi a metà dietro il colletto chiuso e sollevato. - Volevo soltanto assicurarmi che stessi bene. Non mi hai chiamata.
Lui si morde con forza l'interno di una guancia, ostinandosi a non guardarla e stringendo ancora di più la presa attorno alla maniglia.
- Sto bene. - le dice, deglutendo a fatica, - Non preoccuparti.
Lei continua a guardarlo, guarda le dita attorno alla maniglia che tremano appena, poi guarda di nuovo lui.
- Dirk, non me ne vado. - dice quindi, - Non so se stai aspettando che lo faccia o se sei solo sorpreso perché sono venuta senza avvisare, ma non me ne vado.
Dirk si lascia sfuggire un sospiro arreso, scuotendo impercettibilmente il capo e rassegnandosi a chiudere la porta, e poi anche a guardarla. Lei gli offre un sorriso di scusa, stringendosi nelle spalle, e l'espressione di Dirk si addolcisce, mentre lui si porta una mano al viso e sbuffa stancamente.
- Roxy, perché sei qui? - le domanda. Lei abbassa lo sguardo, arrossendo stupidamente.
- Non è evidente? - ritorce. Sulle labbra di Dirk sboccia un gemito addolorato, mentre le si avvicina e la stringe in un abbraccio, ondeggiando appena, come a volerla cullare. Lei appoggia il capo al suo petto, stringe l'orlo della sua maglietta fra le dita e chiude gli occhi, lasciandosi coccolare e concedendosi un sorriso quasi soddisfatto.
- Non è che non volessi vederti. - le sussurra addosso lui, mentre lei percepisce tutti i suoi muscoli e i nervi tesi sciogliersi grazie al semplice contatto dei loro corpi, - Credimi. Sono rimasto qui e mi sono tenuto a distanza proprio perché volevo.
- Questo è semplicemente stupido. - risponde lei, sollevando finalmente le braccia per girargliele attorno alla vita, aggrappandosi a lui.
- No, non lo è. - si ostina lui, scuotendo il capo, - Ho combinato un casino, l'altra volta. Non avrei dovuto baciarti.
La sola parola è sufficiente per provocarle un brivido. Non si aspettava che Dirk ne parlasse, ancor meno che lo facesse in termini tanto espliciti. Nasconde il viso contro il suo petto, scuotendo il capo.
- Perché dici così? - bisbiglia con un filo di voce.
- Perché non può in alcun modo finire bene. - risponde lui, cupo, ma il tono della sua voce parla di qualcosa di diverso, e Roxy non riesce a capire se voglia semplicemente crederci perché sa che sarebbe più facile lasciar perdere, o se soffra perché sa davvero che non può che andare male, e vorrebbe che invece esistesse qualche speranza di far funzionare tutto.
Roxy non sa cosa pensare di quello che sta succedendo. Non ha la minime idea di cosa stia accadendo davvero, dopotutto, e non le importa. Non ha mai riflettuto troppo sugli avvenimenti, specie quando già accaduti. Si può riflettere prima, ma dopo aver già fatto qualcosa pensarci e ripensarci non serve a niente. Loro, be', quello che dovevano fare l'hanno già fatto. Tornare indietro non è un'opzione, e se Dirk si aspetta che lei dimentichi e basta, se Dirk si aspetta che lei possa credere che anche lui sia capace di dimenticare e basta, è fuori strada.
- Non voglio farti male, Roxy. - le sussurra a bassa voce. Roxy si scosta appena per cercare il suo sguardo. Non lo trova, perché Dirk ha gli occhi chiusi. Gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate nello sforzo di conciliare il bisogno che ha di starle accanto con quello che sente di dover provare ad allontanarsi da lei. - Non possiamo farlo. Non posso farti questo. Distruggo tutto quello che tocco. Non voglio distruggere te.
Roxy solleva le braccia e gli stringe il viso fra le mani, avvicinandosi fino a sfiorarlo col proprio respiro.
- Ti sto chiedendo io di farlo. - dice in un gemito flebilissimo.
Dirk schiude le palpebre e le lancia un'occhiata offuscata di voglia, e Roxy sa che non è voglia di lei. E' voglia di calore, desiderio d'amore. Se è tutto quello che può dargli, se è tutto quello che Dirk vuole da lei, lei vuole darglielo. Pretende di darglielo. E' una sua scelta e non lascerà che Dirk gliela porti via.
- Sei pazza. - le sussurra Dirk sulle labbra. Però la bacia. E stavolta non è solo una carezza.
*
Si baciano a lungo. In un primo momento ne hanno come fame, si baciano confusamente, affannosamente, assaggiandosi con gusto, assaporandosi a lungo. Dirk stringe fra i denti il labbro inferiore di Roxy, lo morde appena, poi lo lascia andare e lo accarezza con la punta della lingua, dandole i brividi e costringendola ad un gemito arreso. Lei lo sfiora con le mani bene aperte da sopra la maglietta, insegue la sua lingua con la propria, la stringe fra le labbra e succhia. Dirk ansima fra le sue labbra, i loro respiri si mescolano mentre i loro corpi perdono i loro contorni definiti.
La luce in camera di Dirk resta spenta. La notte scivola loro addosso discreta e silenziosa, mentre un bacio dopo l'altro il loro desiderio si sazia. Dirk resta disteso su di lei ancora un po', guardandola da vicino. Sembra riuscire a vederla nonostante l'oscurità, come la debole luce della luna e delle stelle fosse abbastanza per guidare i suoi occhi e le sue dita mentre scivolano con uguale gentilezza lungo il profilo del suo viso.
La sfiora come fosse fatta di porcellana, e Roxy si sente importantissima e insignificante. I sentimenti che si agitano nel fondo del suo petto sono confusi e contraddittori, e di nuovo ha quella sensazione, come di potersi sentire tutto in una volta, come spesso le capita quando è con Dirk.
- Io non ti merito. - le sussurra lui, dolcemente, rapito dai suoi lineamenti. Roxy non si è mai sentita guardata in questo modo. Nessuno l'ha mai guardata così, Dirk non l'ha mai guardata così prima d'ora. I suoi occhi scuri parlano di un mistero quasi sacro. Dirk la guarda, e Roxy si sente un miracolo. - Sei bellissima.
E lei sente lo stomaco stringersi in una morsa dolorosa e disperata. Stringe la presa delle dita attorno alle sue spalle forti, le sente tese sotto i polpastrelli, muscoli e nervi ed ossa robuste, e vorrebbe dirgli Dirk, Dirk, Dio, ma tu ce l'hai la più pallida idea di quello che mi fai?
Non sa quante volte deve essersi fermata ad osservarlo come lui sta osservando lei adesso. Quando gli chiedeva aiuto per i compiti di matematica, fingendo di non saperli svolgere solo per poterlo tenere con sé un po' più a lungo. Quando lo osservava chinarsi sul quaderno e tracciare velocemente file infinite di numeri sulla pagina a quadretti, le dita che si muovevano veloci stringendo la penna, il polso dal movimento elegante che ne dirigeva i movimenti. Tutte le volte che lui la riaccompagnava a casa, a tarda sera, e lei si sorprendeva ad osservare la linea del suo collo nella luce gialla dei lampioni lungo la strada, ritrovandosi ad arrossire quando lui diceva qualcosa e lei osservava il suo pomo d'Adamo sollevarsi e poi abbassarsi ritmicamente quando deglutiva. Tutte le volte che è rimasta immobile per minuti interi ad osservare i contorni delle sue labbra, a chiedersi quale potesse essere il suo sapore, se mai avrebbe potuto assaggiarlo.
Riconosce il proprio sguardo in quello di Dirk e vorrebbe dirgli che lei si è sentita così per anni, prima di questo momento. Vorrebbe chiedergli "non ti brucia da dentro? Non ti fa paura? Non ti senti in pericolo? Non ti senti spacciato?".
Lui le sfiora un'altra volta le labbra con le proprie, e poi si sistema disteso al suo fianco, stringendola fra le braccia. Roxy si volta, aderendo con la schiena al suo petto e nascondendo il viso dietro ai suoi avambracci incrociati. Chiude gli occhi sentendosi meschina, perché sa che Dirk non la ama, che sta solo riempiendo un vuoto, e che lei gli sta rubando amore senza meritarselo. Chiude gli occhi sentendosi felice, perché in fondo è quello che ha sempre voluto, ed è più di quanto abbia mai osato sperare di ricevere.
*
Quando succede, non ha alcun bisogno di sentirsi spiegare perché. Era semplicemente inevitabile, e lei, sia da lucida che da ubriaca, è troppo intelligente per potersi concedere illusioni e speranze stupide quanto inutili.
Prima o poi, Dirk e Jake dovevano rivedersi. Doveva accadere per forza, per caso o per volontà che fosse. Doveva accedere, e doveva accadere il prima possibile, senza lasciar passare troppo tempo, prima che le loro vite si aggiustassero adeguatamente per fare a meno l'uno dell'altro come capita sempre quando perdi qualcuno.
Roxy non si è mai illusa che questo potesse non accadere. Voleva che accadesse, anzi, è fin dal primo giorno, fin da quando le labbra di Dirk si sono posate per la prima volta sulle sue, che prega perché accadesse il prima possibile.
Lei capisce che è successo, ma non perché Dirk lo racconti. Anzi, quando arriva a casa sua quel giorno, poco dopo pranzo, ha la faccia di uno che di parlare non ha per niente voglia. Ha la faccia di uno che vuole soltanto dimenticare il più in fretta possibile.
Quando le posa gli occhi addosso, ha la faccia di uno che ha appena trovato il suo incantesimo per dimenticare.
La stringe fra le braccia, tirandosela contro con slancio, cercando le sue labbra, affamato, e baciandola quasi con violenza.
Poi, per la prima volta da quando questa storia è cominciata, interrompe il bacio e scivola lungo il suo collo con le labbra ancora umide.
E' lì che Roxy lo capisce. Non avrebbe potuto capirlo tanto bene neanche se Dirk l'avesse urlato. Ma stringe i denti quel tanto che basta per superare quel momento di tristezza e delusione che la coglie sempre quando si rende conto che Dirk non è mai davvero lì per lei, e poi la sensazione calda e piacevole delle labbra di Dirk sulla sua pelle si fa forte abbastanza da schermare qualsiasi pensiero negativo, e lei chiude gli occhi e piega il capo per invitarlo a fare di più.
Le braccia di Dirk si stringono con fare possessivo attorno alla sua vita, le quasi inciampa sui propri stessi piedi mentre gli si appoggia addosso, e si lascia sfuggire un sorriso quando lo sente rabbrividire nel momento in cui le sue curve inevitabilmente si premono contro gli spigoli e le linee nette del suo corpo.
E' come azionare un meccanismo indipendente, e Dirk si muove come non fosse più nemmeno se stesso. Svuotato di tutto ciò che lo rende chi è, quella malinconia, quella tristezza profonda di chi vive nella persistente condizione dell'essere destinato per sempre ad amare alla follia qualcuno che non lo ricambierà mai non perché non voglia ma perché non ne è capace, Dirk è solo voglia primordiale, è solo basilare, quasi infantile desiderio di calore.
La spoglia perché ha bisogno del calore della sua pelle. La bacia perché ha bisogno di quello della sua bocca. Scivola con un gemito arreso dentro di lei perché ha bisogno di quello più avvolgente del suo corpo.
Roxy manda giù tutto. Manda giù la tristezza, manda giù la consapevolezza spaventosa di non essere più nemmeno lì con lui, manda giù le lacrime, il dolore, la paura, i pensieri tristi, quelli cattivi, quelli così pieni di rabbia da bruciarle sotto le palpebre come tizzoni ardenti. Manda giù lui fino a quando per lui non è abbastanza, e quando poi lui si svuota dentro di lei, ed assieme all'orgasmo scivola fuori dal suo corpo anche il bisogno, lasciando nuovamente spazio a sufficienza perché Dirk possa ritrovare se stesso e rendersi conto di ciò che è appena successo, manda giù anche ogni singola lacrima del pianto in cui scoppia quando le frana addosso e si stringe a lei, singhiozzando disperato come un bambino posto di fronte all'evidenza di aver combinato un guaio troppo grosso per poter essere sistemato o nascosto a mamma e papà quando saranno tornati a casa.
- Scusa. - le sussurra a fatica, strofinando il viso contro la curva del suo collo, - Dio, scusa.
Lei gli accarezza i capelli, sussurrando stupidaggini per aiutarlo a calmarsi. Non gli chiede se l'ha visto, gli chiede come sta. E quando Dirk risponde "bene", capisce che lui lo odia proprio perché sta bene. Perché Jake è fatto così. Vuole bene a tutti, ma il suo affetto è superficiale. Nessuno è indispensabile, nella sua vita. E questo è il motivo per cui Dirk lo ama, ma anche quello per cui lo odia, e fino a prima di rassegnarsi al fatto che questo sarebbe stato il motivo per cui non avrebbero mai potuto stare insieme, era sempre l'amore a pesare di più. Adesso, però, l'evidenza è tale da impedire a Dirk di potersi illudere ancora. E la bilancia ha cominciato a pendere dall'altro lato.
A Roxy dispiace, perché sa che questa non è solo la fine di Dirk e Jake, ma un po' la fine di tutti quanti loro, o almeno di quello che sono stati fino ad adesso, un quartetto indivisibile basato su un equilibrio spaventosamente precario.
Sa però anche che non c'è alternativa rispetto a questa strada. Dirk non smetterà di amare Jake fino a quando non sarà riuscito ad odiarlo. E non riuscirà a stare bene finché non sarà riuscito a smettere di amarlo.
Come sempre, Roxy decide di mettere lui prima di tutti gli altri, ed accetta le conseguenze di questa scelta sapendo che non riuscirà a pentirsene neanche se avrà motivo di farlo.
*
A Dirk non piace granché stare in casa propria da solo. E' molto legato a suo fratello, ma per forza di cose non può passare con lui tanto tempo quanto vorrebbe, e stare solo in casa gli ricorda questo fatto in maniera troppo intensa per poter essere sopportata, che poi è il motivo per cui trovare Dirk in casa, fino a poco tempo fa, era del tutto impossibile: ogni volta che aveva voglia di uscire, cosa che accadeva molto più spesso di quanto non avrebbe dovuto, gli bastava chiamare Jake per trovare un compagno sempre disponibile ad accompagnarlo nelle lunghe scorribande prive di una reale utilità per tutta la città; oggi, naturalmente, è tutto diverso, oggi Jake non è più disponibile, oggi Dirk neanche si sognerebbe di chiamarlo, e perciò trovarlo a casa, puntualmente di umore esecrabile, è quasi scontato. Quando Roxy arriva sono quasi le otto di sera. Si sforza di sorridere nonostante il suo muso lungo, e solleva il cestino di vimini coperto da un chiassoso quanto ampio tovagliolo a quadretti colorati, dondolandoglielo davanti al viso.
- Hai sbagliato porta, Cappuccetto Rosso, la nonna sta all'interno ventisei. - la prende in giro lui con un sogghigno divertito.
Lei ride divertita, colpendolo col cestino in pieno naso.
- Scommetto che non hai ancora neanche mangiato, oggi. - dice.
- Ed io scommetto che non c'è niente di commestibile, in quel cestino. - ribatte lui, inarcando ironico un sopracciglio.
Lei gli risponde con una linguaccia.
- Ha preparato tutto Janey, scemo. - sbuffa. Non le sfugge il modo in cui i lineamenti di Dirk si irrigidiscono all'istante, quando la nomina. Non le sfugge neanche - e come potrebbe? - il modo in cui distoglie lo sguardo, puntandolo ostinatamente su un punto a caso del pavimento, giocando nervosamente con l'orlo della canottiera che indossa quando le chiede se l'ha vista.
Roxy annuisce lentamente.
- Siamo uscite insieme, un paio di giorni fa. Sapeva già tutto. - Dirk le lancia un'occhiata inquisitoria, e lei ridacchia, - Jake le aveva già detto tutto. L'ha tipo beccata in chat e le ha raccontato ogni cosa, chiedendole consigli di qua e consigli di là.
Dirk abbassa nuovamente lo sguardo, e Roxy legge il senso di colpa farsi strada nei suoi occhi. Entrambi sanno che Jane ha una cotta spropositata per Jake fin da quando erano solo ragazzini, e Dirk non può fare a meno di sentirsi come se, dichiarandosi a Jake, avesse distrutto tutto quanto.
- Sta' tranquillo. - lo rassicura lei, sorridendo dolcemente, - Conosci Jane. L'ha mandato a quel paese e sembra che adesso siano in rotta anche loro.
Dirk aggrotta le sopracciglia e stringe i pugni.
- Ben gli sta. - commenta, - E' una persona orribile.
E' la prima cosa che si lascia sfuggire con lei sull'argomento.
Roxy sospira, si avvicina, chiude la porta, posa il cestino sul pavimento e lo allaccia al collo, abbracciandolo stretto.
- Non lo pensi davvero. - dice. Dirk le ricambia l'abbraccio e sospira, senza confermare né smentire, e Roxy sa che non parla solo perché lui per primo non sa se lo pensa davvero o meno. Odio e amore si stanno ancora mescolando in un vortice senza senso dentro di lui. E' ancora troppo presto. Un giorno Roxy gli chiederà "è passata?", e Dirk sarà in grado di risponderle sì o no. Ma non adesso. Chissà quando. Non adesso.
- L'hai visto? - le chiede invece, a bassa voce, come si vergognasse.
Lei sorride appena e scuote il capo.
- E' partito, - dice, - o almeno così mi ha detto sua nonna quando ho chiamato a casa sua.
- Cosa gli avresti detto, se ci fosse stato? - chiede ancora Dirk, e lei scrolla le spalle.
- Non lo so, le solite cose, penso. Avremmo cazzeggiato e parlato di telefilm e fumetti.
- E non gli avresti detto di noi?
- Nah. - Roxy ridacchia, divertita e un po' imbarazzata, - Non avrebbe avuto senso. Ma ora giuro che se continui a chiedermi di Jake giro i tacchi e me ne vado.
Dirk ride, scuotendo leggermente il capo. Si scusa, la bacia lievemente sulle labbra e poi indica il paniera per terra.
- Con quello che ci facciamo? - domanda.
Roxy risponde sorridendo.
- Un picnic.
*
Dentro il cestino ci sono dei panini buonissimi, riempiti fino a gocciolare delle salse speciali di Jane. Nessuno ha idea di come faccia a farle così buone, ha mucchi infiniti di ingredienti segreti dei quali non parla mai a nessuno, ed onestamente a nessuno interessa scoprire di che si tratta, finché Jane continua ad usarli.
Dirk e Roxy li hanno mangiati tutti, chiacchierando del più e del meno senza forzature e lasciandosi coccolare dal rassicurante silenzio che ogni tanto riuscivano a condividere.
Il cielo è una macchia blu uniforme. Non c'è una nuvola, non c'è neanche la luna. Solo un tappeto infinito di stelle su un fondale tanto scuro e liscio da sembrare finto. Una coperta di velluto.
Appena finiscono di mangiare, si sdraiano vicini sul plaid a scacchi che Dirk ha portato con sé quando sono saliti sulla terrazza in cima all'edificio per quell'improvvisato picnic all'aperto, e Roxy si lascia libera di vagare fra le costellazioni, come le è sempre piaciuto tanto fare. E' differente, però, sapendo di avere Dirk al proprio fianco. Percepisce il calore della sua pelle sulla propria, e le stelle non sembrano più così distanti come sono sempre state. Più che finestre chiuse oltre le quali osservare vite lontane che non le appartengono e non le apparterranno mai, sembrano piccole fiammelle nell'oscurità. Tremano nel freddo e nel vento della notte, ma continuano ad illuminare la strada di chiunque cammini al loro chiarore. E' un pensiero consolante proprio come lo era quello delle finestre, ma lo è in modo diverso. C'è un differente tipo di speranza, perché ora sa che essere scelta non è più un sogno impossibile, ma una possibilità concreta.
- A cosa pensi? - le domanda Dirk. Roxy sente la sua mano cercare alla cieca la propria, e sorride mentre le loro dita si intrecciano.
- Niente di che. - mente imbarazzata, - Solo che essere qui con te così è proprio strano. - ride.
- Sì, vero? - ride anche Dirk, lanciandole un'occhiata divertita e poi tornando a guardare le stelle. - Sai cosa, è che non ho mai visto nessuna alternativa che non fosse lui, capisci? - riflette ad alta voce, lo sguardo che si incupisce appena, - Ho deciso anni e anni fa che sarebbe stato lui o nessuno. Era perfetto-- cioè, mi sembrava perfetto. Mi sembrava di non potermi accontentare di nessun altro. Però adesso ci penso e mi chiedo... ma che vuol dire accontentarsi? E credo di essermi già accontentato abbastanza.
Roxy si avvicina ancora un po', voltandosi su un fianco per scrutare il suo profilo nel buio calmo della notte.
- Era accontentarsi, quello? - chiede piano.
- Ne sono convinto. - annuisce Dirk. - Io ho semplicemente visto lui, e ho deciso che non avrei potuto aver niente di meglio. Così facendo, non ho neanche provato a cercare qualcosa di meglio, dando per scontato che non esistesse. Ma sai, Roxy... - sospira faticosamente, guardando in basso per qualche secondo e poi tornando a fissare il cielo, - Sono stato così male. Per tutti questi anni, aspettando che lui mi notasse. Che mi desse qualche... non lo so. Qualche speranza di credere che avrei potuto significare qualcosa, davvero qualcosa per lui, alla fine. Ed ora che sto bene guardo indietro a tutto quel dolore sprecato, e tutto il tempo che ho buttato via, e penso a quanto sono stato cieco e stupido, e credo davvero di essermi accontentato di lui perché era più facile restare ad aspettarlo invece di fare qualcosa per me stesso. Per far felice me stesso.
Roxy gli posa un bacio leggero sulla spalla scoperta, e poi gli sorride addosso, strofinando la punta del naso contro la sua pelle, incapace di trattenere un sorriso per il ridicolo tatuaggio che la copre in quel punto.
- Sei felice, adesso? - gli chiede senza nessuna pretesa di sentirgli rispondere che lo è, ed è stato solo grazie a lei.
Dirk piega le labbra in un ghigno furbo, lanciandole un'occhiatina e premendole un dito contro la punta del naso.
- Dai che lo sai già. - le risponde. E le stelle brillano per un attimo più intensamente, come a dargli ragione.
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