Fandom: Originali
Genere: Drammatico
Rating: PG
- Su una strada statale dimenticata da Dio, la nevrosi di una donna che non ce la fa.
AVVERTIMENTI: Angst, Death.
Commento dell'autrice: Breve storia di questa fanfiction: io non sono una a cui di solito piace partecipare ai concorsi, soprattutto perché si paga -_- però stavolta mi ero lasciata convincere da mio fratello. Praticamente c’era questo concorso indetto dall’AMAT, la società degli autobus, no? Vado a casa, lo dico a mia madre ed andiamo sul sito a controllare il regolamento. Leggo che i racconti devono essere ispirati all’argomento viaggio/viaggiare. Già, siccome odio le restrizioni, dico a mia madre che non se ne fa niente. Ma poi vado nella mia stanza e partorisco questa roba… il tutto prima di venire a sapere che la storia doveva aver a che fare anche con gli autobus -_- Comunque mi è piaciuta la follia pura insita in questo racconto, quindi lo pubblico *_*
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WANDERING


Odiava quel sole. Odiava quel caldo. Odiava quella strada statale che sembrava sperduta nel bel mezzo del deserto africano. Si sentiva soffocare.
Alzò il volume della radio, allargando il colletto della camicia. Quel contatto bastò a farle sentire di essere sudata, e la cosa le diede fastidio. Tanto da dover fermare la macchina.
Perfetto, PERFETTO! Persa nel nulla, senza cibo né acqua né un cambio di vestiti! Tutti i suoi sogni si erano avverati in quella circostanza!
Scese dalla vettura, trasformata in un forno, spalancando la portiera con un calcio che le procurò un dolore inaspettato. Bestemmiò rumorosamente.
- Dove cavolo sono…?
Si chiese guardandosi intorno. Nulla davanti, nulla dietro. Chissà com’era arrivata fin lì… sicuramente non sarebbe stata capace di tornare indietro. Ma non aveva neanche idea di dove andare proseguendo. Rimaneva il dubbio su cosa fare. Si appoggiò alla macchina lateralmente, scostandosi subito dopo la scottatura.
Fissò la vettura. Fissò il cielo, il paesaggio, di nuovo la vettura, e lanciò un grido.
- Cosa diavolo ci faccio qui? Che posto è? Voglio tornare a casa mia!
Altro calcio alla macchina. Urlo. Pugno, calcio, respiro profondo.
Guardò all’orizzonte. Nessuno. Non un cane che passasse per quel posto dimenticato da Dio, proprio nessuno. Era assolutamente, desolatamente sola. Nessuno a cui chiedere aiuto, un’indicazione. Solo sassi e pietre, ed asfalto grigio contro il quale scaricare tutta la rabbia che aveva in corpo.
Accese nervosamente l’ultima sigaretta, sforzandosi di non pensare che fosse l’ultima, ma non le riuscì, tanto che una boccata dopo la spense e la ripose nel pacchetto.
Provò ad accendere il cellulare. Batteria scarica, ovviamente. La venne quasi da ridere.
Si rimise alla guida, pensando con rabbia che fino al giorno prima stava in una casa comoda con i condizionatori accesi e le tende tirate, per fermare la fastidiosa luce del sole estivo. Si, ok, viveva con un uomo che non sopportava, ma stava pur sempre in una casa, no? Una casa elegante e raffinata, in uno dei quartieri più esclusivi della città. Portava un cognome rispettabile, adesso. Indossava costosi vestiti firmati, gioielli sfavillanti e non aveva mai un capello fuori posto. Se il prezzo da pagare per sfuggire a povertà e sporcizia era stare con un uomo che non amava, allora poteva sopportarlo. Anzi, lo faceva con piacere, davvero. Solo… lui sapeva essere così terribilmente asfissiante, a volte… o magari era solo lei ad essere spesso particolarmente nervosa…
Per esempio, l’ultima volta che l’aveva visto avevano litigato furiosamente per un argomento così stupido, ma così stupido che neanche lo ricordava più… era volato qualche piatto, si, ma era abbastanza normale quando litigavano… qualche schiamazzo in più del solito, forse, ma poi erano tornati tranquilli ed in silenzio… e la decisione della sua partenza l’avevano presa di comune accordo, si può dire… chi tace acconsente, no? Aveva caricato tutto in macchina a fatica, senza alcun aiuto da parte sua – non che fosse una cosa di cui stupirsi – a notte fonda, ed era partita, senza dare fastidio a nessuno, senza piangere, in silenzio.
Era stata un po’ distratta, questo si, altrimenti non si spiegava come fosse potuto accadere che si perdesse così… comunque doveva essere ormai fuori città, su questo non c’era dubbio.
Diede un’occhiata furtiva all’indicatore del carburante, realizzando con molto fastidio che se non avesse trovato una pompa di benzina al più presto sarebbe rimasta a secco con il carico sulle spalle, e questo non poteva permetterselo.
Ma neanche una stazione di servizio nel raggio di molti chilometri.
Pensò, sorridendo nervosamente, che il petrolio spesso si trova in pieno deserto, e che quindi, se magari avesse scavato un po’, avrebbe trovato un buon combustibile di riserva…
Diede due colpi di clacson per sfogare la rabbia. Il caldo amplificava tutte le sue sensazioni, e questo le rendeva sempre più difficile controllare le reazioni… no, doveva tornare in sé, doveva assolutamente tornare lucida. Una situazione complicata come la sua aveva bisogno di essere risolta, e per risolverla aveva bisogno di tutti i suoi neuroni funzionanti ed efficienti, o non ne sarebbe più uscita.
Ancora, le venne voglia di picchiare il clacson, ma riuscì a fermarsi. Era un buon passo avanti, no?



No. Aveva sete, fame, caldo e non capiva più niente. Fortunatamente in quella strada non passava nessuno, altrimenti con l’andatura zigzagante che aveva adottato avrebbe già causato un incidente. E magari sarebbe stato anche meglio. Almeno, con un bell’incidente grave sarebbe arrivata l’ambulanza e l’avrebbero portata in ospedale, al fresco e con una rassicurante flebo attaccata alla vena…
Improvvisamente sentì un rumore attutito, come se fossero cadute delle valigie. Frenò di scatto e scese dalla macchina guardandosi intorno con aria circospetta ed osservando infine che il bagagliaio si era aperto, rigettando il suo contenuto. Si piegò, raccogliendo il carico che giaceva riverso sull’asfalto incandescente e rimettendolo al suo posto con uno sforzo immane. Si era tutta sporcata… ah bè, non aveva con che lavarsi né cambiarsi, quindi inutile starci a pensare…
Risalì in macchina e cercò di concentrarsi sulla strada e sulla radio.
- Buongiorno, questa è un’edizione speciale del giornale radio; è stata denunciata la scomparsa di un uomo e di una donna. Sono state ritrovate delle tracce di sangue sul pavimento dell’appartamento nel quale i due vivevano da quando si erano sposati, ed una vicina ha testimoniato dichiarando di aver visto la donna caricare qualcosa di grosso in macchina in piena notte. Per chiunque si accorgesse di qualcosa di strano, questa è la descrizione della donna: capelli biondi, pelle abbronzata, alta…
Spense di scatto la radio, socchiudendo gli occhi ed aggrottando le sopracciglia.
Strinse le mani attorno al volante e spinse con forza sul pedale dell’acceleratore.
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