Genere: Comico, Erotico.
Pairing: Dave/Blaine.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Switchgender, Crack, Het, Lemon.
- "Tu sei diventato femmina così, dal giorno alla notte! Queste cose non succedono!"
Note: Scritta nel corso della Notte Bianca #4, su prompt gender bender. Non so di chi sia la colpa di questa storia ma indubbiamente non è mia. Non so, qualche spirito maligno deve avermi posseduta XD
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UPTOWN GIRL

- Non sapevo dove altro andare. – dice Blaine, stringendosi nelle spalle, e nel momento stesso in cui lo fa i suoi seni, sotto la camicetta stretta a quadri che indossa, si schiacciano l’uno contro l’altro, sollevandosi appena. Dave arrossisce così tanto da sentirsi svenire, e decide saggiamente di distogliere lo sguardo, almeno per qualche secondo, per evitare che gli esploda il cervello.
- Il problema, - ribatte, quando si sente tranquillo abbastanza da poter tornare a guardarlo senza che questo sia motivo di decesso istantaneo, - è che non saresti dovuto venire neanche qui! Io e te praticamente neanche ci conosciamo!
- Appunto! – Blaine saltella sul posto, impaziente, le sopracciglia inarcate verso il basso in un’espressione infantilmente preoccupata. Nell’osservarlo saltellare, Dave si sente mancare un’altra volta. Ovviamente non indossa alcun reggiseno. D’altronde, perché dovrebbe? Era maschio, fino a quando l’ha visto andare via oggi a scuola. Buon Dio. – Proprio perché non ci conosciamo, tu eri la scelta migliore! – continua Blaine, nel tentativo di dare un senso a ciò che palesemente non ce l’ha, discettando di scelte migliori mentre Dave a stento riesce ad allontanare gli occhi dal suo seno che si alza e si abbassa ondeggiando ritmicamente ad ogni movimento che fa, - Non sarei mai potuto andare da Kurt! Dio, che vergogna… - mugola disperatamente, coprendosi il viso con le mani e comprimendo nel movimento il petto in un modo che tende la camicetta fin quasi a farle saltare i bottoni, mentre Dave rischia di strozzarsi con la propria stessa saliva.
- Saresti potuto andare da chiunque altro, santo cielo! – sbotta appena riesce a ricominciare a respirare normalmente, allargandosi il colletto della maglietta che improvvisamente sembra bene intenzionato a strangolarlo, - Che ne so, qualcuno degli altri perdenti del glee club!
- L’avrebbero detto a Kurt! – insiste Blaine, la voce che si spezza in un singhiozzo arreso, mentre Dave si rende conto per la prima volta di quanto sia sottile ed acuta, così diversa da quella che era abituato a conoscere e detestare poco meno che cordialmente. – E poi… - aggiunge, abbassando lo sguardo con aria imbarazzata, - non è che… voglio dire, non è che abbia poi chissà che amici, nel glee club. Stanno ancora… imparando ad accettarmi, e ora come ora non sono molto più che conoscenti.
- Esattamente come noi. – annuisce Dave, cercando di chiudergli la porta in faccia e resistendo coraggiosamente ad un infarto incipiente quando Blaine, per impedirgli di farlo, vi si getta praticamente contro, schiacciandosi tutto contro la superficie in legno.
- Lo so. – ammette, annuendo con decisione, - Ma tu sai cosa vuol dire nascondere qualcosa. – aggiunge, - Perciò di te mi fido.
Dave spalanca gli occhi, preso alla sprovvista dall’affermazione. Questo ragazzo, qualunque cosa gli sia successa nelle ultime ore tale da farlo diventare femmina, deve essere completamente pazzo. E inadatto alla vita, poi, se è capace di fidarsi anche di uno che lo odia manifestamente dal primo giorno che l’ha visto.
- Io non so se… - comincia incerto, ma Blaine inarca le sopracciglia e, spostandosi dalla porta, gli si avvicina con aria timorosa, le mani giunte sotto il mento.
- Ti prego. – pigola stremato, - Ti prego, se non mi fai entrare qualcuno mi vedrà.
Dave sospira, gli occhi che vagano in luoghi dove non dovrebbero vagare, ma davvero, Blaine è troppo vicino per impedirselo, anche se Dave sa che dovrebbe riuscirci.
- Va bene. – cede infine, scostandosi dalla porta, - Dai, vieni dentro.
*
- Allora… - comincia Dave, girando attorno al letto sul quale Blaine si è seduto, le mani strette in grembo e il viso basso, non appena si sono chiusi in camera sua, al piano di sopra, lontano dagli occhi indiscreti del signor Karofsky. – Dimmi, com’è successo?
- Non ne ho idea. – risponde lui sinceramente, singhiozzando appena, - Sono tornato a casa, ho pranzato, ho fatto il riposino—
- Tu fai il riposino? – domanda Dave, strabuzzando gli occhi, - Quanti anni hai, cinque?!
- Avevo sonno! – singhiozza ancora Blaine, ballonzolando sul letto.
- No, ti prego, fermati. – lo blocca Dave, avvicinandoglisi in un paio di passi e posandogli entrambe le mani sulle spalle, per impedirgli di continuare a saltellare in quel modo palesemente suggestivo e osceno, - Quelle robe sono enormi, sul serio, Anderson, che cazzo?
- Lo so! – strilla Blaine, le mani fra i capelli, perfino più sconvolto di lui, a quanto pare, dalla realtà sconcertante dell’enormità del proprio seno, - Dio, sono uscito di casa perché non riuscivo a smettere di guardarle.
- Ecco, appunto, per cui— eh? – domanda Dave, sollevandogli gli occhi addosso con sincera sorpresa.
- Non riuscivo a smettere di guardarle. – ripete Blaine, con l’aria afflitta di un condannato a morte, - Una tragedia.
- Ma scusa, tu non sei gay? – domanda ancora Dave, adesso genuinamente confuso dal dialogo che stanno avendo.
- Be’, anche tu lo sei. – ribatte Blaine, scrollando le spalle e costringendo un’altra delle sinapsi di Dave a suicidarsi andando in corto circuito, - Eppure non riesci a smettere di guardarle nemmeno tu, vero? Cioè, è surreale. Impressionante.
- …sono quasi sicuro che questo sia un sogno. – mugola Dave, abbattuto, lasciandosi ricadere sulla propria poltroncina girevole davanti alla scrivania e prendendosi la testa fra le mani, - Anzi, un incubo. È troppo assurdo. Tu sei diventato femmina così, dal giorno alla notte! Queste cose non succedono!
Blaine sospira, abbassando nuovamente lo sguardo e stringendosi un’altra volta nelle spalle.
- Non so cosa dirti. – ammette in un pigolio piagnucoloso, - E non so nemmeno cosa fare. Voglio solo mettermi in un angolo e piangere fino a consumarmi. E sparire nel nulla. Assieme a queste tette enormi.
- Io ti prego di stare zitto! – quasi strilla Dave, coprendogli la bocca con entrambe le mani e sentendosi arrossire fino alle orecchie, - Dio, che problema sei. Ok, ascoltami, dobbiamo portarti da un medico, ma prima di tutto il resto ti devi cambiare, perché non puoi andare in giro così.
Blaine si lascia sfuggire un singhiozzo, ma poi inspira, espira e cerca di farsi coraggio, annuendo.
- Mi presti qualcosa di tuo? – domanda piano piano. Dave annuisce, arrossendo ancora un po’. Perfino il profumo di Blaine sembra cambiato, adesso. Non che Dave abbia mai perso del tempo ad annusare Blaine quando era ancora maschio, ovviamente, ma non c’entra. Comunque il suo profumo adesso è dolce, e Dave fatica un bel po’ ad allontanarsi da lui, camminando con aria decisa verso l’armadio per recuperare una maglietta ed un paio di pantaloni che possano essere sufficienti a nascondere il ben di Dio che Madre Natura ha deciso di donargli all’improvviso. Sempre che detto ben di Dio possa effettivamente essere nascosto, cosa di cui Dave non è affatto certo. Per non parlare dei capelli, come faranno a nascondere quel metro abbondante di capelli neri e ricci che rotolano lungo le spalle un tempo sgombre di qualsiasi riccio di Blaine, questo Dave proprio non lo sa.
- Senti… - borbotta, recuperando una vecchia maglietta dell’Uomo Ragno ed un paio di jeans sformati che probabilmente appartenevano a suo padre in qualche era geologica precedente, e che devono essere finiti nel suo armadio per un disdicevole fraintendimento, - vedi se questi possono andare bene. – annuncia, voltandosi verso di lui.
La cosa successiva che sa è che sta spalancando gli occhi talmente tanto che gli fanno male, deve stringere le mani a pugno se non vuole che partano indipendentemente a fare cose di cui tutti loro potrebbero pentirsi ed è costretto a deglutire ripetutamente almeno dieci volte in due secondi se non vuole annegare nella sua stessa saliva.
- Che c’è? – chiede Blaine, Blaine senza camicia né pantaloni addosso, stringendosi nelle spalle e rischiando seriamente di portare Dave al crollo nervoso.
- Che c’è? – balbetta lui, - Che c’è? Sei nudo! – strilla, indicandolo con sconcerto.
Blaine si guarda a lungo, prima di capire. Poi, finalmente, realizza, ed arrossisce appena.
- Scusa. – biascica, - Non sono abituato.
- Copriti! – strilla Dave, ma naturalmente il suo cervello è troppo confuso per permettergli di capire che, se vuole che Blaine si copra, deve dargli i vestiti che ha preso. Pertanto, privo di indumenti adatti allo scopo, Blaine fa l’unica cosa alla quale riesce a pensare, e si copre con le proprie mani.
Quello che succede dopo è surreale: nel momento esatto in cui le dita di Blaine si posano sui suoi capezzoli per nasconderli alla vista di Dave, lui mugola.
- Mmhn… - dice, ed è un suono strascicato e piagnucoloso e così involontariamente sensuale che Dave perde il lume della ragione, e si accascia contro l’armadio, fissandolo senza il minimo pudore.
- Cosa… cos’era quello? – domanda incerto. Blaine arrossisce più intensamente.
- Non lo so, è una sensazione così… - si stringe i seni fra le dita un’altra volta, emettendo un altro gemito liquido che gocciola dritto dritto fra le cosce di Dave, - …piacevole.
- Anderson, abbi pietà. – mugola pietosamente lui, deglutendo ancora una volta, - Stai fermo con quelle mani.
Blaine annuisce, ma si sprimaccia ancora una volta, prima di lasciarsi andare, e quando Dave lo vede inumidirsi le labbra, nel guizzo rosa della lingua che riesce a intravedere per qualche istante, gli pare di scorgere il suo futuro. Ed è una roba da suicidio istantaneo.
- Mi sento strano… - annuncia Blaine, che nel mentre si è inginocchiato sul letto e ora sta lì, seduto sui talloni, a muoversi senza pace, come non riuscisse a trovare la posizione giusta.
- Strano come? – domanda Dave, avvicinandosi cautamente. È perfino un po’ preoccupato: se è diventato donna dopo un riposino, Dio solo sa cosa potrebbe succedergli adesso. Potrebbe perfino crepare all’improvviso, e se questi sono i suoi piani è meglio che cambi idea, perché lui non ce lo vuole un cadavere nudo nel letto, questo va ben oltre ogni livello di perversione che lui abbia mai pensato di poter accettare come legittimo.
- Non lo so. – risponde lui, quasi piagnucolando, - Mi sento strano fra le gambe, non mi era mai successo!
- …uhm. – riflette Dave, grattandosi nervosamente la nuca, - Vuoi… vuoi andare in bagno a controllare? Posso coprirti, nel mentre. Fare la guardia alla porta, che ne so.
- No, non voglio controllare da solo! – strilla Blaine, allungando le mani e stringendo le dita attorno alla maglietta di Dave, trascinandolo più vicino al letto, - Ho paura. Controlla tu!
- Mai nella vita! – sbotta Dave, cercando di divincolarsi, ma Blaine non lo lascia andare, anzi, mentre lo trattiene ancora per la maglietta con una mano, afferra una delle sue con la propria rimasta libera, e senza fare tanti complimenti se la trascina fra le gambe, imprigionandosela fra le cosce.
Urlano entrambi, contemporaneamente. Dave perché sta toccando cose che mai, in nessuna occasione dovrebbe toccare, specie in questo complicato e confuso momento della sua esistenza; Blaine perché, nel tentativo di ritrarsi dalla sua stretta e fuggire da quella morbida prigione, Dave gli si è strofinato contro, riempiendogli la pelle di brividi di piacere che, per quanto la fonte possa essere sconosciuta e misteriosa, riesce comunque a riconoscere alla perfezione.
Si scambiano un’occhiata incerta. Blaine si morde un labbro e stringe le cosce attorno al polso di Dave, il quale ha perfino smesso di provare a togliere la mano da lì.
- Anderson, stai scherzando? – domanda in un fiato, ma a questo punto spera solo che la risposta sia un no, o che questo sia un sogno davvero, perché c’è un limite preciso a quello che un uomo può sopportare, anche se forse è gay, e quel limite è già stato abbondantemente valicato.
Fortunatamente, Blaine non perde tempo a rispondergli. Quantomeno, non a parole. Gli si preme contro, però, gettandogli le braccia al collo e schiudendo le labbra nello stesso istante in cui sfiorano le sue.
Dave non pensa neanche alla remota possibilità di tirarsi indietro. Gli gira un braccio attorno alla vita sottile, stringendoselo contro e scivolando ad accarezzargli le natiche con una mano mentre sistema più comodamente l’altra fra le sue gambe, strofinando due dita contro il tessuto già umido degli slip che indossa, e che peraltro sono da uomo, cosa che, in questo momento, non riesce più neanche a confonderlo, e si limita ad eccitarlo come mai niente nella vita ha mai fatto.
Blaine lo bacia profondamente, mugolando fra le sue labbra e strusciandosi contro di lui come un gattino in cerca di attenzioni. La pressione dei suoi seni contro il petto, nonostante il tessuto della maglietta che Dave ancora indossa e che impedisce al calore delle loro pelli di sfiorarsi, è sufficiente a far capire a Dave che non sarà una cosa lunga. Oh, no, non lo sarà affatto.
Sale sul materasso assieme a lui, spingendolo finché non riesce a farlo distendere fra i cuscini. Blaine geme, puntando i piedi per cominciare a muovere il bacino più morbidamente, ondeggiandolo in alto e in basso in modo che Dave quasi non ha più neanche bisogno di muovere le dita, perché Blaine fa benissimo da solo.
Si morde un labbro, rapito dai movimenti fluidi ed improvvisamente così aggraziati del suo corpo, e dal momento che Blaine sembra tanto preso da quello che gli sta succedendo fra le gambe lui decide di togliersi almeno un paio di soddisfazioni, e gli stringe un seno fra le dita, accarezzandolo gentilmente e godendo dei piccoli gemiti quasi disperati che rotolano liquidi e densi fra le labbra umide e gonfie di Blaine quando alla sue dita attorno ai suoi capezzoli si sostituiscono i suoi denti e la sua lingua.
- Okay, okay, basta, basta con le dita. – piagnucola Blaine, agitandosi senza senso sotto di lui. Dave gli solleva addosso uno sguardo che, se potesse, lo spoglierebbe più nudo di quanto già non sia, e poi si concede un mezzo ghigno sardonico.
- Sei sempre così impaziente? – domanda divertito. Blaine mugola e si agita ancora.
- Zitto. – sbuffa. In qualsiasi altro momento, Dave lo manderebbe a quel paese. Segna mentalmente di farlo dopo, ma intanto gli lascia scivolare gli slip lungo le cosce piccole ma proporzionate, e quando se ne libera Blaine sta già schiudendo le gambe, invitandolo a sistemarvisi in mezzo, cosa che Dave non si fa pregare per fare.
Preme appena contro di lui, osservandolo con una certa tenerezza mentre serra gli occhi e si tende tutto, terrorizzato da ciò che sta per arrivare.
- Rilassati un po’. – suggerisce sorridendo appena, chinandosi a sfiorargli la punta del naso in un bacio divertito.
- È la mia prima volta… - si giustifica Blaine, voltando il capo per guardare altrove.
- Ci credo che lo è, - ridacchia Dave, - neanche ce l’avevi, fino a due ore fa… - comincia, ma Blaine si volta a guardarlo e i suoi occhi dicono molto più di quanto le sue parole poco prima abbiano fatto, e Dave si sente morire la voce in gola. - …oh.
Blaine arrossisce così tanto che gli si riempiono gli occhi di lacrime, e Dave lo bacia ancora, stavolta sulle labbra, e più profondamente di quanto non abbia fatto prima, solo per distrarlo mentre si spinge lentamente dentro di lui, soffocando i suoi gemiti misti di dolore e piacere sulla propria lingua mentre si guadagna spazio dentro il suo corpo, centimetro dopo centimetro.
Lo stringe a sé, muovendosi più veloce un istante dopo l’altro, percependolo sciogliersi attorno alla sua erezione tesa che si immerge e riemerge ritmicamente dal calore umido del suo sesso, e piano piano i gemiti di Blaine cominciano a farsi più liquidi e liberi, si gonfiano di desiderio selvaggio proprio come il suo, e il suo bacino comincia a muoversi incontro alle sue spinte, accogliendolo sempre più profondamente un affondo dopo l’altro.
Quando viene dentro di lui, fa appena in tempo a chiedersi se dovrebbe preoccuparsi per non avere usato un preservativo.
*
La risposta arriva qualche mese dopo. Blaine, nel mentre, è perfino tornato maschio. In ogni caso, è una risposta inquietante da morire, ma Dave non può fare altro che prenderne vergognosamente atto e sedere al fianco del proprio ragazzo mentre lui, canticchiando, lascia che il medico che l’ha in cura gli ricopra il bassoventre di gel, preparandolo per l’ecografia.
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