Genere: Introspettivo, Romantico, Comico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Language, Lemon, Slash, OC.
- Le tanto agognate vacanze natalizie sono arrivate, e per i Tokio Hotel è arrivato il momento per un po' di sano e meritato riposo. Ma le cose non potranno andare molto facilmente, se si pensa che già anche solo scegliere la destinazione sarà un problema non indifferente...
Note: WIP.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Language, Lemon, Slash, OC.
- Le tanto agognate vacanze natalizie sono arrivate, e per i Tokio Hotel è arrivato il momento per un po' di sano e meritato riposo. Ma le cose non potranno andare molto facilmente, se si pensa che già anche solo scegliere la destinazione sarà un problema non indifferente...
Note: WIP.
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UNENDLICHKEIT
Capitolo 1
- Everything Floats Past Us -
Alberi. Cespugli. Spicchi di cielo. Ancora alberi.
Tutti e quattro avevano sempre pensato che le autostrade in mezzo a boschi e foreste fossero le migliori in assoluto. Anche quando le percorrevano a bordo del tour-bus, se riuscivano ad ignorare le repentine e continue curve cui i tornanti della strada obbligavano la gigantesca autovettura, riuscivano sempre a godersele con entusiasmo, affacciandosi ai finestrini e lasciando che l'aria fredda e pungente tipica dei luoghi così pieni di verde agitasse i loro capelli e riempisse i loro polmoni come nuova linfa vitale, rinvigorendoli.
L'unico problema delle autostrade in mezzo al verde – l'unico problema delle autostrade in generale – era che correvano il rischio di essere sempre dannatamente uguali. Ogni centimetro uguale al successivo e identico al precedente.
Perciò, ovviamente, qualcuno poco abituato a vagare in macchina per luoghi simili rischiava di perdersi come niente.
Soprattutto se era molto distratto.
- Georg, un giorno dovrai veramente smetterla di ascoltare musica in base alla bellezza delle cantanti. – sospirò Gustav, sbattendo la testa contro il cruscotto davanti, mentre le note di Mamma Mia riempivano l'abitacolo.
- Eddai Gusti, lo sai che gli A*Teens sono perfetti per un viaggio divertente tra amici.
- Divertente un corno. Ci siamo persi già due volte e perché? Perché tu eri troppo impegnato a starnazzare canzoni assurde invece di guardare bene la strada!
- Allora la prossima volta guidi tu!
- Io volevo guidare, ma il signorino qua continuava a dire che 'la macchina è mia quindi guido io'!
- Okay, okay, ho capito... ora per piacere, Gustav caro, potresti prendere la cartina autostradale e dirmi dove devo girare al prossimo svincolo?
- A destra, tesoro, e tu potresti gentilmente abbassare il volume? – chiese Gustav con falso affetto.
- No, - replicò divertito il bassista, - E comunque ai gemelli non dà fastidio, Tom sta dormendo beato mentre Bill è troppo impegnato a fissare fuori dal finestrino ascoltando le canzoni di Nena... non si è neppure accorto che Tom sta sbavando sulla sua maglietta dei Placebo. – constatò ancora di più divertito, guardando i due Kaulitz nello specchietto retrovisore.
E, come se sulle punte bionde dei suoi capelli ci fossero state delle antenne-radar, lo sguardo del moro si staccò dal vetro e lentamente si girò verso i due ragazzi.
- Come? Parlavate di me? – chiese mentre toglieva la cuffia dall'orecchio sinistro per sentire meglio gli amici.
- Ci stavamo chiedendo, - disse Gustav riponendo la cartina, - quando avresti notato cosa sta combinando Tom...-
E fu come in un film in slow-motion... gli occhi di Bill, meno truccati del solito, si chiusero e riaprirono in un istante, le pupille si fissarono sul volto del gemello addormentato sulla sua spalla. Le palpebre di Tom erano chiuse e immobili, il gemello stava dormendo tranquillamente, un'espressione rilassata, il naso uguale a quello di Bill, la bocca semichiusa e sbavante...
Lo sguardo del cantante sembrò focalizzarsi. Aveva visto bene?
Luccicante come la luce della luna nella notte più buia, una scia lunga e scintillante come un fiume di montagna, ondeggiante come l'erba di un campo di fiori durante una giornata di vento, la saliva di Tom colava dall'angolo della bocca per andare a scendere come una piccola cascata lungo il mento, spargendosi sul nero della maglietta, poco sopra il viso di Brian Molko.
E fu tutto un attimo.
Un urlo squarciò l'aria, mentre gli orsi si svegliavano dal letargo, in lontananza una valanga sprofondava giù per una montagna, e la vettura per poco non finì fuori strada.
- TOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMMM! – il grido di Bill Kaulitz riuscì a oltrepassare l'acuto finale di Upside Down e, addirittura!, a svegliare il gemello, obbligandolo a rinunciare alla comodità della spalla sulla quale stava poggiato, sollevando lo sguardo per guardarsi intorno, con gli occhi ancora pieni di sonno, soffermandosi poi su quelli spalancati in un'espressione di puro orrore del moro.
- Siamo già arrivati? – chiese, senza nascondere uno sbadiglio.
- TUUUUUU! – ripeté Bill con lo stesso tono di prima, mentre puntava un dito, arma letale grazie all'unghia lunga, verso Tom.
- Io... – Tom sbatté gli occhi con uno sguardo interrogativo sul volto.
- Tu, hai osato... dopo che IO, ho lasciato dormire TE sulla MIA spalla, ignorando il TUO alito che si espandeva sotto il MIO naso, tu hai osato... sbavare sulla MIA maglietta dei Placebo!
Tom guardò la piccola chiazza scura.
Poi guardò Bill.
Poi di nuovo la chiazza.
E di nuovo il fratello.
E disse semplicemente – Ops...-
E gli occhi di Bill s'illuminarono.
- OPS?! Dico io, OPS?! Vengo costretto a fare una vacanza in montagna, contro la mia volontà, - Tom notò il dito alzarsi verso il soffitto mentre il fratello continuava ad inveire contro di lui - Vengo svegliato nel cuore della notte per partire, di nuovo contro la mia volontà, decido di mettermi la maglietta dei Placebo, che non indossavo da troppo tempo e cosa fa il mio fratello? Il mio gemello! Sangue uguale al mio! Ci sbava sopra!!! Ma ti sembra che un 'Ops' possa calmarmi?! – sbraitò in un solo fiato, mentre il biondo guardava in basso, con un'aria leggermente colpevole. Dopotutto sapeva quanto Bill ci tenesse alle proprie magliette... un po' come lui teneva ai cappelli...
- Bill, calmati... – cercò di tranquillizzarlo, mentre un lieve senso di colpa si faceva largo dentro di lui.
- No che non mi calmo! È una delle mie magliette preferite! Come hai potuto farlo?!
- Bill... – sospirò Tom, - Stavo dormendo, e non so se tu riesci a farlo, ma io non riesco a controllare il mio corpo quando dormo. Mi dispiace per la maglietta. Ti prometto che non appena arriviamo te la faccio lavare. Ma ora calmati... per favore.- guardò il fratello con un'ombra di speranza negli occhi.
Il moro abbassò lo sguardo.
- Bill... – lo chiamò Georg dal sedile anteriore, - Tom ha ragione, non è successo nulla che una lavatrice non possa rimediare.
- Infatti, - lo assecondò Gustav, girandosi sul sedile per guardare il gemello minore, – E poi sei anche stanco. Ci vorrà ancora un po' prima che arriviamo, visto che, grazie al casino degli ultimi cinque minuti, Georg ha di nuovo sbagliato uscita. Dovresti provare a riposarti un po'.
- Esatto! – concordò Tom, allontanandosi e accucciandosi nel sedile dietro Gustav. – Puoi usare la mia spalla... e se proprio devi, puoi anche sbavare. Prometto di non fare casini. – asserì mentre prendeva il proprio iPod da una delle sue megatasche, infilandosi una cuffia.
Bill guardò il fratello con un sopracciglio inarcato dalla sorpresa. In effetti, anche se ci era abituato per via della vita on-the-road, la stanchezza cominciava a farsi sentire. Dopotutto viaggiare sul tour bus era comunque più comodo.
- Tom, la tua spalla è troppo spigolosa per starci comodi. – constatò con fare saggio, non volendo mostrare da subito che l'idea del sonnellino non fosse poi così malvagia.
Il biondo sospirò e prese la felpa che era rimasta tra i due, la piegò due volte e l'appoggiò sulle proprie gambe.
- Meglio? – chiese semplicemente.
Bill si limitò a sospirare e si sdraiò, appoggiando la testa sulla felpa piegata e guardando lo schienale davanti a sé, mentre sentiva che Tom ficcava l'altro auricolare nel suo orecchio.
- Non ho voglia di ascoltare Sammy... – iniziò a lamentarsi, ma si fermò ascoltando le prime note.
Sorrise e chiuse gli occhi, mentre le note di Fix You dei Coldplay si spandevano nella sua mente.
Riaprì gli occhi quando sentì l'urlo di gioia di Gustav, partito dal fatto che sì, finalmente erano arrivati, e sì, finalmente potevano mettere fine a quella tortura chiamata A*teens.
- Georg... – disse il moro guardando fuori dal finestrino, - Hai sbagliato chalet... questo è già occupato, vedi? Ci sono due ragazze fuori dalla porta...- disse indicando le due figure femminili che aspettavano davanti all'entrata.
La prima era una ragazza bassa, col viso paffuto, due guance rosa e un sorriso simpatico stampato in volto. Aveva i capelli biondi, lunghi fino alle spalle e legati in due codini bassi, mentre due ciocche libere le incorniciavano il viso.
L'altra invece era una ragazza alta e magra. Un viso elegante, con degli occhiali da vista dalla cornice spessa sugli occhi e i lunghi capelli castani legati in una treccia appoggiata sulla spalla destra.
- No Bill... – rispose Gustav, - è lo chalet giusto. – aggiunse uscendo dalla macchina.
- Non ditemi che le fan hanno scoperto dove andavamo in vacanza! – sbuffò scandalizzato Bill, mentre seguiva il fratello fuori dalla vettura.
Tom si stiracchiò, lanciando un'occhiata languida alle due ragazze.
- A me va più che bene... – sentenziò, mentre un ghigno si stampava sul suo viso. – Ragazze, il vostro Sex Gott è arrivato! – disse a voce alta, incamminandosi verso le due fanciulle, aprendo le braccia e aspettandosi un abbraccio caloroso da parte delle due ragazze.
E fu come in un film di serie Z.
Le due ragazze iniziarono a corrergli incontro, con un sorriso largo sui visi, che fece tremare Tom al pensiero che entro pochi secondi sarebbe stato spupazzato da due ragazze arrivate lì soltanto per lui.
Spupazzamento che mai arrivò, visto che le ragazze lo ignorarono, oltrepassandolo e continuando la loro corsa verso gli altri tre membri del gruppo, facendo venire un mezzo infarto a Bill che, non sapendo dove andare a nascondersi, optò per riaprire la portiera, salire sul sedile e cercare di arrampicarsi sul tetto della macchina.
Fatica persa, poiché le due ragazze finirono la loro corsa lanciandosi tra le braccia di Georg e Gustav.
Gli sguardi dei due gemelli si posarono sulle due coppiette.
La ragazza bionda aveva preso una spinta troppo forte, col risultato che in quel momento si ritrovava per terra, sopra Gustav che la teneva stretta a sé ridendo, mentre entrambi si rotolavano per terra come due cuccioli che stanno giocando tra di loro.
L'altra coppia, invece, era impegnata in una strana dimostrazione d'affetto fatta di strusciamenti dei nasi e nomignoli affettuoso/diabetici stile 'tesorino', 'tortina', 'pulcino', 'micetta' e altre invenzioni degne di una doppia dose d'insulina.
Bill, constatando che le due ragazze non erano una minaccia – almeno non per lui – scese lentamente dalla proprio rifugio e cercò lo sguardo del fratello, ancora impegnato a fissare le due coppie con un'espressione di puro 'WTF?' dipinta sul volto.
Si riprese in un secondo e in due balzi fu di fronte ai quattro piccioncini.
- Fermi tutti! – esclamò, alzando le mani. Le coppie lo guardarono sorprese, e anche Tom, che in quel momento si era avvicinato a tutti e cinque, lo fissò strabuzzando gli occhi. – Dovete spiegarci qualcosa? – chiese, guardando prima Gustav e poi Georg.
La ragazza bionda prese la parola e si presentò.
- Ciao! Io sono Gabi e sono la ragazza di Gustav! – disse felice, mentre stringeva prima la mano di Tom e successivamente quella di Bill.
- Io invece sono Gretchen. – disse l'altra ragazza.
- E sei la ragazza di Georg? – le chiese Bill.
Gretchen annuì, mentre si stringeva al braccio del bassista.
- Passeranno le vacanze con noi. - spiegò Georg.
- Volevamo avvertirvi prima, ma eravate troppo impegnati a scannarvi nella guerra Mare/Montagna. – aggiunse Gustav, portando un braccio dietro le spalle di Gabi.
I gemelli si guardarono confusi e poi sospirarono.
- Okay. - disse Bill. – Ora possiamo entrare? Vorrei farmi una doccia e riposare su qualcosa di veramente comodo.
- Oh, a proposito! – esclamò Gretchen, - C'è stato un problema.
- Che problema? – chiese Gustav, guardando la propria ragazza.
- Beh, - iniziò Gabi, - all'inizio questo non era lo chalet che ci era stato riservato. Però in quello nel quale dovevamo andare si era rotto l'impianto di riscaldamento, così ci hanno offerto questo...-
- Dove sta la fregatura? – chiese Tom, capendo dove stava arrivando il discorso.
- Ci sono solo tre stanze, quindi anche Bill e Tom dovranno dividersi la camera. – spiegò Gretchen.
- Uff, e io che speravo di avere un po' di privacy almeno in vacanza... – sbuffò Bill, incrociando le braccia sul petto.
- E il letto è matrimoniale... – aggiunse Gabi in un soffio di voce.
...
Tre.
Due.
Uno.
- COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAAA?!?! – gridarono contemporaneamente i due Kaulitz.
- Non ho intenzione di passare le vacanze di Natale dividendo il letto con mio fratello! – sentenziò Tom.
- Nemmeno io, se è per questo! – precisò Bill.
- Ah, andiamo ragazzi, - cercò di calmarli Gustav. – Dopotutto abbiamo superato ben peggio... dividere una stanza con Georg ad esempio. – disse in una risata mentre il bassista arrossiva e, rivolto alla propria ragazza, mormorava 'Non starlo a sentire, è un idiota.'
- Comunque, - riprese la parola Gabi, - i proprietari del residence ci hanno offerto lo chalet con la jacuzzi come scusa per il disagio.
I visi dei gemelli s'illuminarono.
- Beh, per una jacuzzi posso anche dividere il letto con Bill. – affermò Tom, prendendo la propria valigia e incamminandosi verso lo chalet.
- Concordo. - annuì Bill seguendo il fratello e tirando il proprio trolley, - Ma se solo provi a sbavarmi di nuovo addosso GIURO che ti rapo a zero mentre dormi!
Pum.
- Questa...-
Pum.
-...è ...-
Pum.
-... sfiga.-
Pum. Pum.
Era questo ciò che mormorava Tom, durante i colpi che ripetutamente dava alla parete con la testa. Il rumore sordo rimbombava per la stanza e si spandeva come quello di un eco alpino tra le valli di montagna.
Pum.
Diede un'altra testata al muro, questa volta fermandosi con la fronte appoggiata alla parete. Alzò il viso verso l'alto, ignorando il fastidio dell'intonaco ruvido contro la pelle e fissò il fratello.
- Non è un letto matrimoniale...- piagnucolò, girandosi e aderendo con la schiena alla parete, - è un letto francese...-
Si lasciò scivolare per terra, continuando a fissare Bill.
– E quell'idiota di mio fratello se n’è già appropriato!-
Pum.
Un altro suono vuoto si diffuse per la stanza, mentre Tom Kaulitz, al limite della disperazione, continuava a fissare il fratello che si era addormentato beato sul letto... nella posizione a stella, non lasciando nemmeno un centimetro di spazio per il gemello biondo.
Tom stava ancora sdraiato per terra quando, come fossero le note di una canzone, un aroma piacevole solleticò i suoi sensi, facendolo alzare lentamente. Si incamminò verso le scale, passando davanti alle stanze delle due maledette coppie, e si fermò dopo aver sceso un paio di scalini.
Dalla sua postazione poteva sentire alcuni rumori provenire dalla cucina, mentre davanti ai suoi occhi si presentava una scena fuori dal comune.
I suoi compagni erano impegnati... a preparare la tavola.
Mentre Gustav metteva al proprio posto le posate – stando attento a mettere la forchetta alla sinistra! - Georg dava delle ritoccatine al centrotavola, spianando le pieghe (inesistenti) della tovaglia.
L'orgoglio maschile che viveva nel corpo del chitarrista, insieme all'ancora più grande pigrizia, gli consigliarono di andarsene al più presto possibile, prima che qualche strano virus del terzo tipo colpisse anche lui... in quella situazione, avrebbe preferito dormire per terra, ai piedi di Bill, piuttosto che ritrovarsi come... zerbino.
Non riuscì nemmeno a fare tre passi, che la voce del bassista lo raggiunse.
- Fermo là! –
Tom si paralizzò sul posto e lentamente si girò per guardare Georg.
- Porta subito indietro quei tuoi rasta pulciosi e dacci una mano! Non pretenderai mica che Gabi e la mia farfallina facciano tutto il lavoro! – puntualizzò il bassista, raddrizzando un coltello che aveva avuto la sfacciataggine di essere inclinato di qualche grado. – Prendi i tovaglioli e piegali a forma di cigno!
Tom lo fissò, sfoggiando la migliore delle sue occhiate da triglia.
- Cigno...? – chiese, sgomento, fissando i tovaglioli posati ordinatamente sui piatti, aperti e informi.
Georg sospirò, roteando gli occhi e borbottando un “rimani immobile lì” mentre volteggiava in cucina e chiedeva “alla sua farfallina” se avesse a portata di mano “quell’adorabile raccoglitore con le istruzioni per piegare i tovaglioli”. Tom rabbrividì nell’ascoltarlo parlare e pensò di fuggire in qualche luogo piacevole – tipo il Canada – in tempo utile per non farsi ritrovare da Georg quando fosse tornato, ma non riuscì ad attuare il proprio piano in tempo.
- Toh. – disse il bassista, rivolgendosi a lui con un tono rude che, Tom osservò con disappunto, non avrebbe mai usato con Gretchen, - Usa questi come guida. – e così dicendo gli porse tre fogli pieni di illustrazioni e indicazioni scritte su come si eseguisse perfettamente la figura dell’Uccello Del Paradiso col tovagliolo.
Il biondo sollevò un’ultima volta lo sguardo, per incontrare quello truce del bassista, che lo scrutava puntandogli contro un coltello dalla punta arrotondata ma inequivocabilmente pericoloso, e decidere che era il caso di arrendersi. Perciò lo fece, scelse una sedia a caso attorno al tavolo, che colonizzò come propria, ed afferrò un tovagliolo, cominciando a piegarlo secondo le istruzioni fornite dai fogli di Gretchen.
Era già arrivato a metà della seconda pagina di istruzioni, quando dovette sollevare un pezzo del tovagliolo perché svettasse verso l’alto. Proprio in quel momento, suo fratello Bill apparve dietro di lui, si sporse poco oltre la sua spalla per guardare sul tavolo, inarcando la schiena e mettendo le mani sui fianchi e, dopo una smorfia disgustata, gli diede del porco.
- Cosa?! – strillò Tom, sconvolto, abbandonando il tovagliolo a languire sul piatto, ancora mezzo sfatto, per voltarsi a guardare il gemello, - Che ho fatto?!
Bill indicò il tovagliolo, arricciando il naso infastidito.
- È… disgustoso. – spiegò, facendo spallucce.
A quel punto, anche Tom pensò fosse il caso di vederci chiaro, e così, dopo aver rimirato il tovagliolo da tutti i lati e non aver trovato niente di sconveniente, afferrò i fogli delle istruzioni e li scorse tutti fino alla fine.
E alla fine li stropicciò fra le mani.
- Georg!!! – urlò, furioso, allontanandosi dal fazzoletto come fosse stato maleodorante, - Questo fottuto coso sta avendo un’erezione!
Le orecchie di Georg, impegnato a sistemare altre posate dall’altro lato del tavolo, si drizzarono come quelle di un gatto.
- Eh? – chiese, sollevando il proprio sguardo su quello ancora sconvolto del chitarrista.
- Guarda! – insistette Tom, indicando il tovagliolo, - Secondo le istruzioni io poi dovrei sollevarne anche altri!!! Ma è assurdo, dai, sembrano una serie di uccelli in fila!!!
- Sarà per questo che si chiama “uccello del paradiso”…? – interloquì Gustav, entrando in soggiorno attirato dal fracasso.
- Sì, ma voglio dire, - continuò Tom, agitato, - Georg mi aveva detto di fare cigni! Questi non sono cigni, sono… “uccelli” pronti a spiccare il volo!!!
Il bassista si schiaffeggiò la fronte con una mano, scuotendo il capo come rassegnato, mentre Gustav cercava di capire quale fosse il problema del biondo e Bill se la rideva in un angolino, quando Gretchen fece il proprio ingresso nella stanza avvolta in un grembiule rosso, con le mani lievemente macchiate di salsa.
- Che sta succedendo qui…? – chiese, con aria confusa, osservando ancora i tovaglioli poggiati sui tavoli senza che fossero composti nella forma che aveva prescelto.
- Non preoccuparti Gretchen, è tutto a posto… - cominciò Georg, sospirando.
- …già, è solo Tom che al momento ha un po’ di problemi con gli “uccelli”. – terminò Gustav, ridacchiando e scatenando l’ilarità anche nel bassista.
Gretchen percepì le virgolette nella voce del batterista.
- Be’, Tom… - rispose, mettendo una mano su un fianco e macchiando di salsa anche il grembiule, - Il discorso sulle api e suoi fiori dovrebbe averlo già fatto tua madre, ma se hai ancora dei problemi in quel senso posso vedere di aiutarti a ripassare… - lanciò un’occhiata a Georg, che la fissava con le sopracciglia inarcate, - …ma solo lezioni teoriche! – si affrettò ad aggiungere, sorridendo imbarazzata.
A interrompere il momento di disagio che si era abbattuto sul gruppetto, intervenne uno strillo terrorizzato proveniente dalla cucina. Gustav ci mise poco a riconoscere la voce come quella della propria ragazze e fondarsi nella stanza accanto, velocemente seguito anche da tutti gli altri.
Gabi guardava angosciata il fondo della pentola che teneva fra le mani protette da enormi guanti rosa confetto dall’aria molto morbida. Un’enorme nuvola di fumo si sollevava dal tegame, come fosse appena scoppiata una bomba.
- Gabi, che è successo? – chiese premuroso il batterista piazzandosi al suo fianco e scrutandola con attenzione, come volesse accertarsi fosse ancora tutto al proprio posto.
- È… è andato bruciato… - disse lei a mezza voce, trattenendo a stento le lacrime.
- Ma Gabi!!! – disse Gretchen in un impeto di rabbia, spalancando gli occhi, - L’unica cosa che ti avevo chiesto di fare era stare attenta allo spezzatino!!!
Georg la fermò, mettendole una mano sulla spalla e scuotendo animatamente il capo quando lei si voltò a guardarlo, e allora lei sospirò e si passò una mano sugli occhi, sotto gli occhiali, mentre uno sbuffo di salsa le colorava la punta del naso.
- Va bene, va bene. – disse infine, riacquistando la calma ed il sorriso ed avvicinandosi all’amica per stringerla in un abbraccio confortante, - Adesso risolviamo. – e così dicendo si allontanò velocemente verso il frigorifero, aprendo lo scompartimento del freezer in alto e tirandone fuori un’enorme teglia di lasagne. – Meno male che queste le abbiamo preparate mentre ancora voi non c’eravate e non potevate distrarci! – confessò ridacchiando e tornando vicino a Gabi, per darle una gomitata amichevole e scherzosa, facendo in modo che anche lei ritrovasse il sorriso.
Mentre le quattro G sospiravano sollevate per la tranquillità ritrovata, anche Bill e Tom sospirarono sollevati a loro volta: la cena era salva, non sarebbero morti di fame.
E fu allora che, preso dalla gioia di tutto ciò, Tom si sentì in dovere di commentare.
Sollevò un dito con aria saccente, fissò Georg e poi si batté un pugno sul palmo della mano, come avesse appena effettuato una scoperta sconvolgente.
- Georg… - disse con aria seria, quella di uno che pensa che con le proprie parole ogni possibile discorso sarà chiuso, - la tua ragazza è una mamma nelle sembianze di una figa!
Dopodichè, nemmeno le preghiere di Gretchen valsero a salvarlo da una buona dose di legnate.