Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico.
Pairing: Bushido/Bill, David/Tom (accennato).
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Lime, Slash.
- Tom è a casa, sta cercando invano di rispettare la promessa che ha fatto a David, ripassando un po' di accordi ed esercitandosi alla chitarra. Anche Bill, teoricamente, dovrebbe esercitarsi: ma c'è Bushido con lui, sul divano, e perciò il cantante sembra avere di meglio da fare. Tom, però, non ci sta. E l'arrivo di David pone le basi per una sfida fra fratelli che non porterà nulla di buono (tranne che per le fangirl u.u).
Note: In realtà questa storia è il mio modo (personalissimo, forse troppo XD) di festeggiare il terzo anniversario dall’uscita del singolo di Durch Den Monsun <3 L’inizio del delirio, lo sbarco del male sulla terra, l’avvento dell’Anticristo eccetera eccetera è_é Non a caso, gli accordi che suona Tomi all’inizio sono proprio di quella canzone ^^ Avevo promesso ad Ana che avrei scritto solo ed esclusivamente dei Tokio Hotel, oggi, senza infiltrazioni Bushidiche varie ed eventuali, ma… cosa devo dirvi? ;_; Io più passano i giorni più amo quell’uomo. È contro la mia volontà (più o meno). Poi, da quando ho scoperto che il Tost si adatta al Billshido con una naturalezza disarmante, è trionfo. *piange*
Ciò detto… il fatto dell’intercalare dei gemelli è vero XD Dicono continuamente “und, um”. E lo dice anche Bushido, ho le prove video XD
A parte questo, nulla da dire. Per il titolo (ed anche per la forzatura morale a scrivere XD) si ringrazia Yul. Dannata istigatrice XD Ma ti lovvo lo stesso <3
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UND, UM…

Mi… do… mi…

- E insomma, io ero là e lui davanti a me che mi guardava come se gli dovessi dei soldi. Sul serio, non sto scherzando!

Do… mi…

- E poi, e poi?
- Niente, io mi avvicino, freddissimo, tranquillo, voglio dire, io con lui ho chiuso, non avevamo nient’altro di cui parlare… e Fler mi guardava come se si aspettasse delle scuse o chissà che, perciò l’ho ignorato e mi sono semplicemente seduto.

Do… la minore… sol…

- E lui che ha fatto?
- Eh, all’inizio ha provato a fare il figo. Sai com’è, piccolo, di fronte a me si sentono tutti un tantinello in soggezione. – sorriso stronzo e fascinoso, toccatina a caso sulla coscia, mio fratello squittisce, ci casca e lo fa pure apposta – Quindi eravamo lì, io bevevo una birra, lui mi guardava male, intorno c’era tutta la mia crew che stava sull’allerta contro la sua crew, und, um

Le corde della chitarra stridettero con tale forza sotto le sue dita, che Bill e Bushido, comodamente spiaccicati l’uno addosso all’altro sul divano dell’appartamento berlinese dei gemelli Kaulitz, si voltarono a guardarlo con aria sconvolta. Bill trovò anche opportuno fargli notare quanto fosse fastidioso parlare col proprio uomo e dover sentire in sottofondo lui che palesemente non sapeva suonare e si limitava a fare casino con quello strumento diabolico.
- Questo è inaccettabile! – ringhiò Tom posando la chitarra lateralmente con tale indisposto scazzo che non si preoccupò neanche che potesse rovinarsi, cosa che in genere rappresentava il primo punto della sua lista di drammi personali.

Ma da quando c’è Bushido, no.
Da quando lui e Bill stanno insieme, sono loro il primo punto della mia lista di drammi personali.


Bill lo omaggiò di un’occhiata da cucciolo smarrito e innocente, ed inclinò il capo come a dare maggior forza al proprio stupore.
- Cosa sarebbe inaccettabile, Tomi? – pigolò poi, mentre Bushido, rendendosi probabilmente conto di quanto aveva detto, si limitava ad un ghigno estremamente divertito, allungando un braccio dietro la schiena di suo fratello.
- Questo tizio – disse Tom indicando Bushido, - ci copia.
Bill inarcò un sopracciglio.
Bushido rise.
Tom li odiò entrambi.
- Farebbe cosa, scusa? – chiese ancora suo fratello, sempre più innocente.
- Ma l’hai sentito o no?!
- Oh, sì… - mugolò compiacente Bill, lanciando un’occhiata di pura lussuria al proprio uomo, che rispose con un sorriso divertito e compiaciuto, - Lo stavo ascoltando molto attentamente.
- Ma che schifo. – commentò Tom con un vago gesto della mano, mentre Bushido scrollava le spalle come a dire “eh, che ci vuoi fare, è così carino che gli si perdona tutto”. – Comunque, se lo stavi ascoltando tanto attentamente, avrai senz’altro notato che ha detto undum! – disse, pronunciando l’intercalare così velocemente che sembrò una parola unica.
- Undum…? – biascicò Bill, portando un dito alle labbra e lanciando un’occhiata maliziosa ad Anis, dando a Tom l’esatta misura di quanto gl’interessasse quel discorso: zero. – Sarebbe?
- Und, um! Il nostro intercalare! – spiegò Tom, gesticolando come un bambino isterico.
- Pensi di essere l’unico ad usarlo in tutta la Germania? – gli chiese il fratello, distendendosi letteralmente sul petto di Bushido, con tale naturalezza da dargli il voltastomaco.
- No che non ero l’unico! – borbottò Tom, cercando di recuperare una parvenza di razionalità, - Eravamo in due, io e tu!
- E adesso anche Bu.
- Non chiamarlo Bu!
- È il mio uomo e lo chiamo come mi pare e piace!
- Okay, okay, ragazzini, diamoci un taglio. – li interruppe Bushido, agitando bonario le mani, in una perfetta imitazione di un vecchio padre benevolo, - Chiedo scusa, Tom, non volevo appropriarmi di una cosa vostra. È che a passare tanto tempo con le persone si assumono anche le loro abitudini. – si giustificò con un sorriso conciliante.
- Be’, cerca di non farlo più. – biascicò il rasta, incrociando le braccia sul petto e ritrovandosi controvoglia costretto ad abbassare lo sguardo ed arrossire, sentendosi drammaticamente in difetto di fronte al sorriso sereno dell’uomo, - Ed ora mi avete anche rovinato il pomeriggio! Dovevo studiare, l’avevo promesso a David! Per inciso, Bill, anche tu avevi promesso…
- Sì, ma io ho di meglio da fare… - miagolò sensualmente suo fratello mettendosi in ginocchio sul divano e circondando il collo di Bushido con le braccia.
Tom roteò gli occhi, sempre più disgustato.
- Be’, per me puoi fare quello che cavolo vuoi. – mentì, - Ma non puoi permetterti di rovinare i miei piani!
Bill scrollò le spalle, senza staccare neanche per un secondo gli occhi da quelli di Bushido, che nel mentre stava facendo scivolare le mani sotto l’orlo della sua maglietta, per vagare con dita falsamente distratte sulle punte di tre stelle tatuate in uno dei punti più perversi in assoluto che un maschio adulto omosessuale potesse immaginare.
- Potevi sempre andare in camera tua, a studiare. – commentò più per interesse personale che per preoccupazione nei suoi confronti.
- Non posso certo lasciarvi soli qui! L’ultima volta abbiamo dovuto rifoderare il divano!
Bushido rise di cuore, gettando indietro il capo e dando a Bill l’opportunità di chinarsi sul suo collo, per attaccare voracemente con le labbra la pelle sensibile sul pomo d’Adamo.
- Scusa, Atze. – lo apostrofò Bushido, incapace di trattenere un mugolio di piacere, - Non volevamo sporcare.
- Già. – ridacchiò Bill, scendendo a mordicchiargli il colletto della camicia, strattonandolo qua e là come un cucciolo affamato, - Ci siamo fatti un po’ prendere la mano.
- Voi due. Siete. Disgustosi. – li indicò Tom, inorridendo come una scolaretta e vergognandosene profondamente.
- Avanti piccolo, sta’ un po’ tranquillo… - rise Bushido, afferrando Bill per i capelli ed allontanandolo in un gesto che, più che mirato a fermarlo, sembrava bene intenzionato a trascinarselo vicino per un uso di quella bocca che fosse meno stupido che non rovinare i colletti delle sue camicie, - Non vedi che tuo fratello si turba?
- Io non mi turbo!!! – strillò Tom, dirigendosi speditamente verso il divano e prendendo posto accanto all’intreccio di braccia e gambe che erano diventati suo fratello e Bushido, - Cerco solo di porvi un freno, prima di dover costringere nuovamente David a giustificare le spese di tappezzeria di fronte alla Universal!
Bill si voltò a guardarlo con aria estremamente disapprovante.
- Cosa diavolo staresti combinando, Tom? – chiese acido, aggrottando le sopracciglia.
- Vi tengo d’occhio! – rispose lui con naturalezza, stringendo ostinatamente le braccia sul petto.
Bushido sorrise e scosse il capo, facendo per scrollarsi Bill di dosso.
- Coraggio bellezza, non possiamo certo dare spettacolo di fronte a tuo fratello. – si giustificò, quando Bill gli si aggrappò addosso e cominciò a mugolare che non voleva essere scaricato perché gli piaceva sentirsi addosso la pressione nei suoi pantaloni, - Non che il voyeurismo mi disgusti particolarmente, ma non è il caso. E piantala di parlare dei miei pantaloni. – sorrise affascinante, chinandosi a lasciargli un bacino sulle labbra prima di posizionarlo sul cuscino come un peluche.
Bill si raggomitolò e divenne una palla di rabbia.
- Ti odio. – ringhiò, voltandosi a guardare Tom, che resistette al suo attacco psichico e rispose con un grugnito gemello ed ugualmente furioso.
La porta all’ingresso fece tlack e poi sbam in quel preciso istante.
- Ragazzi! – cinguettò la voce gioviale di David, facendosi strada attraverso il corridoio fino a loro, - Come vanno gli esercizi? Vi ho portato il gelato!
Il volto sorridente del loro manager si affacciò alla porta del soggiorno, scrutando l’ambiente con grandi occhioni azzurri pieni di devota fiducia.
- Oh. – fu costretto a commentare David quando si rese conto di ciò che aveva sotto gli occhi, - Vi vedo… distratti.
In realtà, “distratti” non rispecchiava efficacemente la situazione nella sua interezza. Bushido, seduto sulla sponda più distante del divano, sollevò una mano e lo salutò piuttosto comicamente, con un breve cenno del capo. Bill, palesemente calato nella parte da reginetta tragica che tanto gli piaceva metter su quando qualcuno rovinava i suoi piani, neanche diede segno di accorgersi della sua presenza. Tom, per contro, lo investì con la classica occhiata luccicante con la quale, in genere, si accolgono i salvatori.
David deglutì.
Non era una bella situazione di partenza.
Entrò nella stanza, poggiando il sacchetto con le vaschette di gelato sul tavolo e guardandosi intorno con aria smarrita.
- …interrompo qualcosa? – chiese timidamente, infilando le mani in tasca per darsi un tono.
Bill sollevò lo sguardo solo per fustigarlo con un’enorme quantità d’odio.
- Si stava cercando di trombare, ma evidentemente è impossibile.
David resistette stoicamente a portare una mano al petto e lasciarsi andare ad un gh di sofferenza, mentre tutti nella stanza si voltavano a guardare il cantante con aria sconvolta e scioccata. Anche Bushido, la cui espressione allucinata era perfino più divertente del solito.
D’altronde, come dargli torto? Probabilmente la sparata di Bill aveva messo a disagio pure il gelato.
- …okay, ho capito. – annuì il manager, mentre Tom si agitava sul divano come un’anima in pena, - Brutto momento. Allora io andrei… il gelato è qua.
- No! – strillò a quel punto il rasta, scattando in piedi ed andando letteralmente a prelevare David dal centro della stanza, per trascinarlo, tirandolo per un polso, fino al divano, - Perché non resti ancora un po’?
David gli lanciò un’occhiata poco convinta. Tom la ignorò e procedette nell’esposizione di un sorriso talmente gioviale – e talmente falso – che avrebbe rassicurato perfino un cieco, solo grazie alle onde positive che da esso di spandevano.
Bill mugolò un lamento disgustato e Bushido rise divertito, guadagnandosi in cambio un pizzicotto che non sembrò né turbarlo né infastidirlo più di tanto.
- Be’, visto che insisti tanto… - borbottò David, accomodandosi meglio contro i cuscini, - Allora… - iniziò incerto, - Come procedeva il pomeriggio, prima che arrivassi? – Bill fece per aprire bocca, ma il manager lo fermò con uno sbrigativo cenno della mano, - La tua opinione l’ho già sentita, Bill. Bushido?
L’uomo si strinse nelle spalle e si accomodò a propria volta in una posa speculare a quella di David, mentre Bill decideva che poteva ancora fare qualcosa per infastidire il mondo intero e quel qualcosa era stendersi letteralmente addosso al proprio uomo e cominciare a molestarlo sessualmente sotto gli occhi di tutti.
- Stavamo… aspetta, Bill… - cominciò il rapper, preso un po’ alla sprovvista dai movimenti chiaramente piccati del proprio ragazzo, - Stavamo chiacchierando un po’ e purtroppo abbiamo disturbato Tom, che si stava esercitando…
- Oh… - annuì David, sorridendo orgoglioso alla volta di Tom, - Allora stavi studiando sul serio. Bravo ragazzo.
- Sì, perché io quando faccio una promessa la mantengo. – disse il biondo, orgoglioso, mentre Bill tirava fuori la lingua e stabiliva il modo perfetto per irritarlo ancora di più, portando una mano dietro la schiena di Bushido ed infilandola sotto la maglietta per accarezzarlo lungo i fianchi.
- Anche io mi stavo esercitando! – protestò Bill, issandosi sulle braccia per poi lasciarsi ricadere morbidamente in grembo ad Anis, - Bu, diglielo anche tu!
Bushido rise, un po’ imbarazzato, ed annuì alla volta del manager.
- Se parlare a macchinetta può dirsi esercizio, allora ne stava facendo tanto. – confermò con una scrollatina di spalle, mentre Bill protestava strusciandoglisi addosso come uno scoiattolo isterico.
Tom sentì il fastidio crescere e montare dallo stomaco al cervello, costringendolo ad ammutolire ed aggrottare le sopracciglia, furioso. Odiava quando Bill usava il sesso per metterlo in soggezione. Sapeva che per lui era difficile avere a che fare col pensiero lui fosse sessualmente attivo. Ed usava questo suo disagio per farlo sentire stupido e piccolo e infantile. Lui non aveva mai usato il sesso con le groupie per fare del male a Bill, ma Bill usava il sesso con Bushido per fare del male a lui, e questo non gli andava giù. Neanche un po’.
Ghignò malefico, stendendosi improvvisamente all’indietro e impattando quasi subito con la schiena contro il petto tonico di David.
La sensazione – quella pressione dura e compatta contro la sua schiena – pur non potendo dirsi spiacevole, di sicuro lo turbò più del necessario, ma smise di pensarci nell’istante esatto in cui gli occhi di Bill si posarono su di lui e, oltre quelle macchie castane brillanti, Tom poté scorgere precisamente tutto lo sgomento che lo stava cogliendo.
Il suo sorriso si allargò, mentre si sistemava meglio addosso al manager che, per contro, un po’ stupito e un po’ infastidito, lo afferrava per le spalle nel tentativo di scrollarselo di dosso.
- E tu, invece? – chiese Bushido, mentre cercava di non soffocare sotto la stretta di Bill che, dopo le manovre del gemello, s’era fatta insopportabilmente pesante, - Come mai sei passato da queste parti?
- Be’… - rispose David, mentre Tom gli si arrampicava letteralmente addosso e gli infilava rudemente un ginocchio fra le gambe, rischiando peraltro di porre fine alla sua vita da uomo per ripicca, - Ho la tendenza a non fidarmi dei ragazzi, e- Tom, che diamine stai combinando?!
- Niente! – biascicò il rasta, infilandogli una mano sotto la maglietta con aria corrucciata, mentre Bill mormorava un acidissimo “lo so io, che sta combinando”, - Continuate a parlare!
David fissò entrambi i gemelli con aria inquisitoria, lasciandosi poi andare ad un sospiro stremato e rassegnato, scuotendo il capo.
- Insomma. – continuò, mentre Tom raggiungeva il suo scopo ed infilava una seconda mano sotto la sua maglietta e Bill, per contro, scendeva a sbottonare i pantaloni di Anis, - Non mi fido, e come vedi faccio bene. Perciò sono passato a controllare. Ma non sapevo ci fossi anche tu.
Bushido annuì comprensivo, schiaffeggiando una mano di Bill ed ottenendo come unico risultato che lui usasse l’altra mano per procedere a slacciare la cintura.
- Sì, mi rendo conto. Io non sapevo che dovessero studiare, Bill non me l’ha detto. Se l’avessi saputo, non sarei mai venuto a disturbare.
David sorrise complice, osservando vagamente confuso Tom armeggiare con la fibbia dei suoi jeans.
- Apprezzo l’intenzione. Ma non c’è proprio modo di governarli. Tom? – il ragazzo sollevò lo sguardo, fissandolo con un broncio terribilmente ostinato e terribilmente carino, - Non ti chiedo di fermarti, tanto sarebbe inutile, ma ti dispiacerebbe fare più piano? Mi stai slogando un’anca.
Tom mugugnò un assenso incomprensibile e lanciò un’occhiata a Bill, che nel mentre stava sfilando l’ingombrante cintura autoreferenziale di Bushido per gettarla per terra. Decise che non era il caso di fermarsi ancora e slacciò il terzo bottone dei jeans di David, esprimendosi in un mugolio soddisfatto quando riuscì a completare l’operazione senza problemi di sorta.
- Sì, vedo. – annuì Bushido. Bill sollevò lo sguardo e lo piantò nel suo. Bushido non fece una piega. Bill sospirò e gli infilò una mano nei boxer. – E qui ti volevo. – borbottò l’uomo afferrandolo per il polso e tirandolo via con uno scatto talmente repentino che Bill mugolò di dolore. A quel punto, anche Tom fermò la propria incuriosita esplorazione dei pantaloni di David, e si voltò per osservare la scena.
- Ma sei duro, l’ho sentito! – si lamentò il moro, prendendo a saltellare sul divano mentre Bushido si rimetteva in piedi.
- E tu non hai decenza, tuo fratello ha ragione. – lo rimproverò il rapper, dandogli un buffetto sulla fronte, - Questo può andare bene, ma solo in privato. Perciò… - argomentò, sollevandolo per i fianchi e caricandoselo in spalla come un sacco di patate, - se volete scusarci. – concluse, rivolgendo un breve cenno del capo a David e Tom, prima di voltarsi e dirigersi verso la camera di Bill.
Tom osservò suo fratello allontanarsi penzolante sulla schiena di Bushido. Si scambiarono uno sguardo allucinato da un lato all’altro della stanza, e stabilirono silenziosamente che avrebbero chiarito dopo.
Stremato, Tom si lasciò andare contro lo schienale del divano, sospirando pesantemente.
David scosse il capo e sospirò a propria volta, risistemando i pantaloni e sospingendo Tom verso un punto meno critico del divano, prima di accostarglisi con aria premurosa.
- Non devi spiegarmi niente. – lo rassicurò con un mezzo sorriso, - Ho capito cos’è successo. Ora stai meglio?
Tom mugolò un lamento sofferto e distolse lo sguardo, mortalmente in imbarazzo.
- Penso che mi farebbe bene un po’ del gelato che hai portato. – biascicò. David fece per alzarsi ed andare a prenderlo, ma Tom lo trattenne vicino a sé, afferrandolo per un braccio. – No. – disse con aria implorante, - Resta. Devo scusarmi.
David sorrise teneramente, lasciandogli un buffetto sulla guancia.
- No, non devi. Ti ho detto che ho capito. So che Bill può essere… fastidioso, quando vuole.
- Sì, lo è. – mugolò Tom, accucciandosi contro di lui, - Certe volte mi sento davvero preso in giro.
David rise, ed attraverso il suo petto il suono vibrò e si espanse dentro il corpo di Tom, dolce e rassicurante come un abbraccio.
- Non ti sta prendendo in giro. È solo che vorrebbe la tua approvazione.
- Questo non è il modo giusto per ottenerla!
- Sì, ma tu gli hai spiegato quale sarebbe, il modo giusto?
Tom mugolò ancora e si nascose più profondamente contro la sua maglietta.
- Possiamo non parlarne? – implorò pietosamente.
David sorrise e lo abbracciò con dolcezza.
- Prima o poi dovremo farlo comunque. Ma non è necessario farlo adesso. – poi indicò il gelato, - Lo vuoi ancora?
Tom guardò l’uomo, poi le vaschette, poi ancora l’uomo.
Scosse il capo.
- Preferisco stare così un altro po’.
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