Genere: Introspettivo.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Angst, Flashfic.
- "Non è che incontrarlo lo stupisca, perché comunque ha messo in conto l’eventualità."
Note: Ispirata a quanto successo oggi ed ambientata in occasione di Fiorentina-Inter che, se stasera vinciamo con la Juve e non ci cambiano di nuovo i calendari sotto il naso, dovrebbe avere luogo il dieci febbraio di quest'anno. Ma alla fine non è tanto importante (anche se mi rendo conto che è una gufata mica da poco °°). Dedicata alla mia Chià, anche se non so se vorrei che la leggesse. Il mio abbraccio però spero che le arrivi comunque.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
UNBREAKABLE


Non è che incontrarlo lo stupisca, perché comunque ha messo in conto l’eventualità. Sapeva – naturalmente – dell’Inter in trasferta a Firenze, e conosce Mourinho abbastanza da sospettare che non si sarebbe mai e poi mai lasciato sfuggire l’opportunità di venire a mostrargli il suo sorriso stronzo e soddisfatto, pure se avesse dovuto girare a piedi tutta la città per trovarlo.
Per questo motivo, neanche ha provato a nascondersi. S’è detto “se deve succedere, succederà”, che è un po’ una cosa che nell’ultimo anno s’è ripetuto spesso, ed ha deciso di concedersi una birra – o magari una decina, un centinaio, un migliaio, giusto per concludere degnamente una bella giornata di merda, l’ennesima da quando l’hanno squalificato col massimo della pena.
Sì è detto anche “speriamo di avere fortuna”, ma già nel pensarlo ha sentito l’urgenza del tutto fisica di scoppiare a ridere per prendersi in giro da solo, visto che la fortuna s’è dimenticato pure che sapore abbia. E, se mai l’ha conosciuta, è già riuscito a mandare tutto a puttane, ed in effetti quello che si merita, adesso, è stare lì, seduto al bancone di quel bar con José Mourinho seduto al fianco che non sorride ma palesemente vorrebbe farlo, mentre riflette sulla possibilità di cercarsi un lavoro come cassiere in qualche supermercato o qualcosa di simile, che i soldi non crescono sugli alberi e una squalifica di quattro anni, quando di anni tu ne hai già trentuno, somiglia a una condanna a morte più di un cappio appeso alle travi in cantina.
- Se sei qui per ridere di me, - comincia, arrogandosi senza pensarci il diritto di dargli del tu, - fallo in fretta, e poi levati dai coglioni. Ho di meglio da fare.
Mourinho appoggia con cura il proprio boccale di birra scura sul bancone, prendendosi tutto il tempo che gli serve per fare chissà che all’interno della propria testa, e poi si volta a guardarlo, inespressivo, per una quantità probabilmente illegale di secondi. In seguito alla quale, neanche gli avesse ordinato di farlo, gli scoppia a ridere in faccia. Così sonoramente che tutti gli uomini presenti nel locale – chi più sonnacchioso di altri, chi più ubriaco, chi più impegnato con qualche troia da una notte – si voltano a guardarli per quella decina di secondi che serve loro per comprendere cosa sta accadendo e decidere, con tutta la saggezza tipica dell’alcolizzato tranquillo e abitudinario di metà settimana, di lasciare perdere e non immischiarsi.
Adrian lo fissa con sgomento neanche parzialmente dissimulato, le labbra dischiuse e gli occhi spalancati, la testa che riecheggia del sono di quella risata al punto da fargli male.
- Cosa… - riesce a balbettare a stento, quando l’ilarità dell’uomo comincia a placarsi, smorzandosi in una risatina apparentemente impossibile da trattenere, - Cosa cazzo-
- Bevi. – dice Mourinho, facendo cenno al barista di portargli un’altra bottiglia di birra, - Questo puoi farlo, non è illegale.
- Ma come ti permetti di venire qui e-
- E riderti in faccia come meriti? – lo interrompe lui, tornando a bere tranquillamente, - Dimmelo tu. Puoi darmi torto?
Adrian si lascia sfuggire un ghigno cattivo più che altro nei propri stessi confronti, rassegnandosi a sorseggiare un po’ di birra dalla bottiglia ghiacciata che il barista gli ha appena lasciato scivolare silenziosamente davanti al naso.
- No, ma nessuno in Italia può in nessun caso. – lo sferza. Il sorriso di Mourinho, più che offeso, sembra genuinamente compiaciuto. – Ti immagino ridere e dire che tu l’avevi sempre saputo, che della testa di cazzo non ci si poteva fidare. Ti piace avere ragione, vero?
- A chi non piace? – scrolla le spalle lui, perfettamente rilassato, - E comunque ho detto che l’avevo sempre saputo, ma non ho riso.
- No? – chiede lui, quasi incredulo, - E cosa ti ha frenato?
- La consapevolezza della tua umanità. – dice Mourinho, la voce seria e pesante come piombo. – Non sei mai stato indistruttibile, ma hai sempre giocato con la tua fortuna come se lo fossi. La vita… – sospira, alzandosi in piedi e lasciando sul bancone una quantità di denaro sufficiente a pagare la consumazione di entrambi e qualche altra birra extra per Adrian anche quando lui sarà andato via, - La vita non te le perdona mai, queste cose.
Si allontana da vincitore, ed Adrian si alza in piedi, seguendolo con lo sguardo per un paio di passi, prima di chiamarlo per nome per costringerlo a fermarsi.
- Prima o poi – ringhia, - succederà anche a te. Prima o poi cadrai così a fondo da non sapere più come rialzarti, e quel giorno sarò io a ridere di te. Se anche dovessi vendere giornali ai semafori per sopravvivere e vivere sotto un ponte, Cristo, nulla mi impedirà di trovarti e ridere di te. Perché prima o poi succederà, cazzo, lo sai che succederà.
Mourinho si ferma e si volta a guardarlo, gli occhi che brillano nonostante la penombra che oscura quasi tutto il locale.
- A me no. – risponde serenamente, sollevando il bavero del cappotto per far fronte al freddo della notte che lo attende oltre l’uscita, - Io sono indistruttibile davvero.
back to poly

Vuoi commentare? »

your_ip_is_blacklisted_by sbl.spamhaus.org