Genere: Introspettivo
Rating: PG15
- Racconto assolutamente irreale.
AVVISI: Angst.
Commento dell'autrice: Una delle cose più irreali che io abbia mai scritto. Fondamentalmente parla di una ragazza incinta che, sola e con un mucchio di pesi sulle spalle, partorisce il bambino e trova anche lo spirito di patteggiare il mantenimento con il "padre". E' stata definita una storia gnocca XD
Rating: PG15
- Racconto assolutamente irreale.
AVVISI: Angst.
Commento dell'autrice: Una delle cose più irreali che io abbia mai scritto. Fondamentalmente parla di una ragazza incinta che, sola e con un mucchio di pesi sulle spalle, partorisce il bambino e trova anche lo spirito di patteggiare il mantenimento con il "padre". E' stata definita una storia gnocca XD
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Tutto Sommato
- Francesca! Cosa è successo?
- Niente, mamma, niente!
E adesso che me ne faccio di te?
- Francesca! Dove sei?
- Arrivo!
Cazzo. Cerca di stare immobile, per favore, non cadere da questo letto e non piangere, ti prego.
- Francesca!
- Sono qui mamma!
Mi fiondo fuori dalla stanza cercando di arginare il sangue che ancora sgorga copioso, e mi avvicina a mia madre.
- Eccomi…
Lei alza una mano e mi accarezza il viso.
- Eccoti…
Parte il sorriso triste ma sollevato. Ci muoio, dietro a quel sorriso.
- Mi… mi è sembrato di sentire il pianto di un bambino…
Cazzo, cazzo, cazzo!
- Ma no… sarà venuto da fuori…
- Mh… si, dev’essere così… stavi facendo i compiti?
- Si…
- Ed hai finito?
- No…
Mi sento svenire…
- Ah! Mi dispiace averti disturbato… và pure…
- Ok…
Le do un bacio sulla guancia perché mi sembra ancora un po’ scossa, e poi torno nella mia stanza. Sul mio letto. Accanto al bambino che è appena nato.
Sono esausta. Ho affrontato il parto completamente da sola, credo sia un miracolo che io riesca ancora a reggermi lucida. Chissà che devo fare per fermare il sangue… boh. Aspetto ancora un po’.
Scusa mamma. Non ti ho mai detto che ero incinta perché non volevo tu ti preoccupassi. Ed ho approfittato del fatto che sei cieca per farla franca. Mi dispiace sul serio.
…
…
…
…e tu che vuoi…? Cibo?
Cazzo, quanto sei sporco. Fai proprio schifo. E forse non dovrei pensarlo, visto che sei mio figlio. Comunque… vieni, dai, ti do una lavata.
Piano, delicatamente, con acqua tiepida… così si puliscono i bambini, lo so. Da un certo punto di vista è una fortuna che tuo nonno ci abbia abbandonati quando avevo tre anni, non sarei stata in grado di fronteggiare la situazione con un genitore fra i piedi.
Ok, adesso sei lindo e profumato. Più o meno. Dovrebbe esserci un panno di lino da qualche parte… eccolo qui! Adesso ti asciugo.
NO, non piangere! Ti prego! Ti scongiuro! Che c’è, hai fame? Ok, ok…
Ti prego, fa che non rifiuti il seno…
…grazie a Dio…
Uff… dannazione… Fabio… dove sarai adesso? Su una nave da crociera con la tua nuova fidanzata, ne sono certa… com’è che si chiamava…?
“- Non hai alcuna intenzione con questo bambino?
- Per me non è niente.
- Come puoi dire una cosa del genere? È tuo figlio!
- E’ un errore dopo una notte di sesso. Non è nulla, perché non l’ho voluto.
- Ma…
- Ma niente. Non è con te che voglio sia il mio futuro, e non intendo farmi legare da un imprevisto. Mi dispiace ma non ti amo. La mia ragazza, adesso, è Melissa, e sono innamorato di lei. Per favore, non venire più qui, la pancia sta diventando troppo evidente.”
Ah, ecco, Melissa si chiamava…
Guardo ancora il bambino, che adesso è attaccato al mio seno e ciuccia con foga.
Insomma… preferirei provare indifferenza per te, proprio come Fabio, piuttosto che questo odio devastante che fa male persino a me che lo provo. Non riesci proprio ad essere nulla, per me? Se tu fossi nulla, almeno potrei abbandonarti da qualche parte. Ma non riesco. Però, siccome ti odio, vorrei ucciderti. E non riesco a fare neanche questo. Quindi, almeno fino a quando non smetterò di sanguinare, ti permetto di usarmi come dispensa di cibo.
…
…
…
Come dovrei chiamarti?
Potrei fare come in un film che ho visto tanto tempo fa, darti il nome di tuo padre e mandarti a vendicarmi quando avrai compiuto diciott’anni. È un’idea. Anche se dubito che gli interesserebbe qualcosa. Probabilmente ti scaccerebbe via a colpi di scopa una volta avvistato in lontananza. No, magari questo no. In fondo, è una persona gentile. O almeno così mi pareva fosse quando mi sono lasciata scopare, altrimenti col cazzo che gliel’avrei data…
Ecco, bravo, hai capito esattamente cosa devi fare, mangiare e dormire. Possibilmente senza fiatare.
Comunque devo toglierti questo asciugamano bagnato di dosso, o ti prenderai una polmonite. Uhm… ci dovrebbero essere ancora i miei vestitini di quando ero piccola, da qualche parte nell’armadio… sono da femmina, ma ci sono solo questi, accontentati Fabio Junior…
- Francesca!
- Arrivo, mamma!
Si, tu rimani qua e dormi, mamma torna fra poco…
No, non mi sento neanche me stessa a pensare frasi del genere. Per nulla.
- Che c’è, mamy?
- Mi stavo dimenticando di dirti che stamattina ha telefonato Angelo… sembrava preoccupato per te, anche se non mi ha parlato di nulla di preciso… non è che mi nascondi qualcosa?
- Ma no, mamma… è che stamattina a scuola non stavo tanto bene e lui s’è preoccupato un po’…
- Ah, ok… e adesso stai meglio?
- Ma si, tranquilla…
Scusami ancora, mamma… la verità è che ho lasciato la scuola già sei mesi fa… ed Angelo è l’unico che sappia che sono incinta… che ero incinta… ed essendo scaduti ormai i nove mesi di gravidanza era preoccupato per me, ecco perché ha telefonato.
Scusa. Io approfitto della tua condizione. Cieca e su sedia a rotelle. Praticamente dipendente da me. E questo mi fa molto comodo.
Anche se devo ammettere che, forse, in una situazione del genere una madre al mio fianco mi sarebbe stata utile. Ma comunque. Non sono pentita di aver vissuto in questo modo, mamma. Ma cerca di capirmi...
…
…
…
Adesso che faccio…?
…
…
…
- Pronto?
- Pronto? Chi è?
- Sono… sono Francesca, un’amica di Fabio, me lo può passare?
- Ah, ciao Frà! Sono io, Claudia!
Non rompere le palle e passami Fabio, scema. T’ho sempre odiata, anche se sei sua sorella.
- Ciao Claudia, come stai?
- Benone! Tu che mi dici?
- Tutto a posto, ho solo bisogno di parlare con Fabio di una cosa…
- Mh-hm. Ok, però ti avverto che è un po’ suscettibile ultimamente… lui e la sua ragazza si sono lasciati…
Ma guarda un po’…?
- Ah-ha, ok, starò attenta…
- Bene. Ciao ciao! Te lo passo!
- Ok.
Voce fuori campo “Fabio! Fabio! Vieni qua, c’è Frà al telefono!”
- Eccolo qua.
- Ciao Claudia…
- Che vuoi?
Anche se aveste avuto la stessa voce, tu e tua sorella, ti avrei comunque riconosciuto. Questo tuo dannato tono acido. E dire che mi piaceva perfino.
- Ciao Fabio…
- Avanti, non ho molto tempo, e…
- E’ nato. È qui al mio fianco, sul letto, e dorme, almeno credo.
- Intendi proprio… l’hai partorito?
- Si.
- Da sola?
- Si.
- Dovresti essere all’ospedale adesso. Potreste anche morire entrambi.
Si, come se t’importasse.
- Balle. Mia nonna e mia madre sono nate in casa e sono entrambe vive e vegete.
- Insomma, che vuoi?
Ci penso un po’. Che voglio? Cosa mai posso chiedere ad uno come te?
Poi ci arrivo.
- Soldi.
Santo cielo. Come sono glaciale. Non mi riconosco quasi. Mi complimento con me stessa.
- …ok, te li darò. Ma non voglio averci niente a che fare, con questo bambino.
Ha vinto lui. Cazzo.
- Non te lo sto chiedendo, infatti. Voglio solo che m’aiuti a mantenerlo.
Ti sento. Stai ghignando. Sei un bastardo!
- Non credevo che fossi così…
Nemmeno io.
- Sorpresa.
- Va bene. Quanto?
- Almeno cinquecento euro al mese.
- Cazzo!
- Avanti, so che puoi permettertelo…
- Tsk… e va bene. Siamo d’accordo.
- Ciao ciao.
Si. È così che deve andare.
Fabio Junior, credo che rimarremo insieme per un lungo periodo.
Guarda… ho perfino smesso di sanguinare!
- Pronto?
- Pronto Angelo? Sono io.
- Frà! Ero preoccupato per te!
- Si, lo so…
- Come stai?
- Sai… tutto sommato… benone.