Genere: Introspettivo.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG
AVVERTIMENTI: Gen, (accenni) Het, (lieve) Angst.
- "Da almeno mezz’ora, José sta seduto per terra accanto a Zuca, e cerca di venire a capo delle istruzioni per montare il modellino di macchina che gli ha comprato prima di rientrare a Villa Ratti per il weekend."
Note: Riflessioni di Tami su suo marito nel privato e nel pubblico. Titolo da Shape Of My Heart di Sting. Prompt: Privato/Pubblico @ It100.
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I’M NOT A MAN OF TOO MANY FACES// (PRIVATO)
Da almeno mezz’ora, José sta seduto per terra accanto a Zuca, e cerca di venire a capo delle istruzioni per montare il modellino di macchina che gli ha comprato prima di rientrare a Villa Ratti per il weekend. Tami ridacchia mentre lo osserva grattarsi incredulo la sommità della testa mentre commenta che è impossibile riuscire a risolvere partite perse portando la squadra alla vittoria e poi non riuscire a capire cosa montare dove in uno stupido modellino per bambini dai dieci anni in su.
- Seriamente, non ha senso. – borbotta, sbuffando come una teiera sul fuoco. Tami gli si accuccia accanto, prende Zuca fra le braccia e lo dondola un po’ per rassicurarlo. Sì che papà gliela sistemerà, la sua macchinina, d’altronde lui sa fare tutto, no?, anche se poi per appendere le mensole in cucina hanno dovuto chiamare il falegname, visto che José, provandoci, per poco non si staccava un pollice col martello.
Sussurra le sue rassicurazioni all’orecchio del suo piccolino, e lui annuisce sicuro, gli occhi che brillano d’ammirazione mentre fissa il papà trafficare con le parti della macchinina riservandole la stessa attenzione che in genere riserva ai suoi ragazzi mentre li allena, e così nessuno dei due – né Zuca, né Tami – si stupisce davvero quando, alla fine, José riesce a montarla sul serio. E funziona.

(PUBBLICO) //THE MASK I WEAR IS ONE
Tami non segue spesso suo marito nel suo lavoro. Non va mai agli allenamenti, ad esempio, ed anche quando José porta Zuca a vedere qualche amichevole lei non li accompagna mai, un po’ perché qualcuno dovrà pur restare a badare a Titi, che odia il calcio neanche fosse una piaga che il buon Dio aveva conservato risparmiandola agli egiziani per riservarla a lei, ed un po’ perché le poche volte in cui ha affiancato José in un’apparizione pubblica, per un festeggiamento o qualche cena di lavoro, nel momento in cui s’è voltata a guardarlo in viso non l’ha riconosciuto. José è il migliore dei padri, il più fedele dei mariti, il più affettuoso degli amanti, ma quando lavora si svuota, non è più un essere umano, di lui resta solo la passione per il calcio, infinita, strabordante, che lo riempie tutto fino all’orlo scalciando fuori dal suo corpo tutto il resto, visto che di spazio, per tutto il resto, non ce n’è più. È per questo che Tami non va quasi mai con lui, perché le volte in cui lui vince e lei è costretta a seguirlo, quando lo guarda negli occhi non vede niente a parte il fuoco che gli brucia dentro, quello che agita l’animo di un uomo che ha ottenuto ciò che voleva ed è già pronto a desiderare altro per continuare a combattere e ottenere anche quello.
Il più delle volte, Tami cerca di ignorare che suo marito, mentre lavora, possa diventare un altro. E spesso – non sempre, ma spesso – funziona.
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