Genere: Erotico.
Pairing: Haruka/Rin/Makoto.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, Threesome, Shota.
- Rin invita Haruka e Makoto a passare un pomeriggio insieme, convinto che nel pomeriggio potranno andare in spiaggia a nuotare. Peccato che si metta a piovere, e lui si ritrovi improvvisamente obbligato a trovare un modo per passare il tempo.
Note: Non so, ieri a una certa m'è presa di scrivere porno shota ed oggi verso sera avevo 4k di roba che potrebbe anche essere la più zozza che io abbia scritto quest'anno, almeno fino ad ora XD Evviva Free!, evviva l'OT3, evviva gli shotini, evviva le turbe mentali di Rin e il cazzo enorme di Makoto. *cough*
Scritta per la quarta settimana del #summerCOWT, su prompt pioggia d'estate, per votare per la splendida Artémis ♥
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THUNDERSTRUCK

Fuori piove già da un po’, e Rin sente di aver esaurito tutte le proprie risorse. Hanno giocato ai videogiochi, hanno guardato i cartoni animati, hanno parlato di cosa vogliono fare per il resto dell’estate – per due ore circa Rin si è divertito a descrivere nel dettaglio tutto ciò che farà in Australia quando si sarà trasferito, godendo sottilmente, quasi senza accorgersene, sia dell’espressione corrucciata di Haruka sia di quella più triste di Makoto che lo fissava – ed adesso non c’è davvero più niente da fare, e fuori continua a piovere.
Non dovrebbe piovere così, d’estate. L’estate non è una stagione da pioggia, l’estate dovrebbe essere una stagione calda per andare a fare il bagno, così Haruka non guarderebbe più fuori dalla finestra con l’aria di voler colare giù dal davanzale assieme alle gocce che si schiantano contro il vetro, e Rin non dovrebbe stare lì a fare il buffone per intrattenere lui e Makoto. Dopotutto è stata una sua idea quella di passare il pomeriggio insieme. Se loro si annoiano, è colpa sua. Se si annoiano, non vorranno più passare il tempo con lui, e invece hanno una staffetta da affrontare insieme di lì a poche settimane, e Rin non vuole che si allontanino. Non Haruka e Makoto, non adesso, almeno.
Sarebbe molto più facile se potessero uscire. Non piove così forte, Rin è sicuro che riuscirebbero ad arrivare in spiaggia e potrebbero fare il bagno. Magari non potrebbero allontanarsi troppo dalla riva, ma almeno Haruka, una volta a mollo, sarebbe tranquillo. Makoto, probabilmente, invece no, ma Rin non può pensare a troppe cose tutte insieme. Troppe cose tutte insieme lo confondono, e se deve per forza stabilire una scala di priorità non può certo prendersi in giro e mettere chiunque non sia Haruka al primo posto.
Mamma, però, quando le ha chiesto se potevano almeno uscire a fare una passeggiata, non ha voluto saperne. Lo conosce, e deve avergli letto negli occhi qualcosa che non l’ha convinta, perché ha negato risolutamente e ha detto a tutti e tre di tornare in camera a giocare. Poco dopo, ha portato loro del succo di frutta e dei biscotti, dicendo “visto? Potete divertirvi anche in casa”, e poi è andata via.
Adesso i bicchieri sono vuoti da un pezzo e sul piattino di porcellana bianca non sono rimaste che poche briciole, ma il problema resta, e loro non si stanno divertendo affatto.
- Ohi, Makoto. – sbuffa Rin, sollevando lo sguardo su di lui senza però sollevare la testa dalle braccia incrociate sul tavolo, - Ti va di fare una gara?
Makoto inarca le sopracciglia, fissandolo con evidente preoccupazione. Si sente in imbarazzo perché Rin si è rivolto a lui e non ad Haruka, ma allo stesso tempo è consapevole che si trattasse di una cosa ovvia. Da quando si sono incontrati la prima volta, volendo fare una gara Rin non ha mai chiesto ad Haruka. Forse perché ha perso la prima – anche se quella non è che fosse proprio una gara ufficiale – e non ci tiene a ripetere l’esperienza tanto presto.
- Una gara? – domanda Makoto, sbattendo le ciglia, - Che gara?
Rin non lo sa, ovviamente. Tutto quello che sa è che il suo cervello gli ha ordinato di inventarsi qualcosa per combattere la noia e quell’insopportabile sensazione di immobilità, e l’unica cosa alla quale è riuscito a pensare abbastanza in fretta è stata la parola “gara”. È sempre la parola “gara”.
Mentre si arrovella, cercando qualcosa da dire per non sembrare stupido, gli torna in mente la piscina, e i ragazzi più grandi sotto le docce. Si è fermato ad osservarli di nascosto più spesso di quanto non sia intenzionato ad ammettere anche con se stesso, ma ricorda le loro parole, i loro scherzi e le loro risate. Le labbra gli si arricciano in un sorriso furbo mentre piega appena il capo in un gesto inconsapevolmente provocante, i capelli rossi che gli scivolano sul collo, scoprendolo e solleticandogli la nuca.
- Facciamo una gara a chi ce l’ha più grosso. – dice.
La reazione di Makoto è immediata: stringe le mani a pugno e si irrigidisce tutto, spalancando gli occhi. Raddrizza la schiena, allontanandosi impercettibilmente.
- Ma… - balbetta, - Ma, Rin…
- Cosa? – ghigna lui, sollevando la testa, - Ti vergogni? – lancia un’occhiata ad Haruka ed il suo ghigno si allarga ancora di più, - Non vuoi farglielo vedere?
L’espressione di Haruka non cambia di un millimetro, ma d’altronde raramente capita che lo faccia, per cui Rin non se ne preoccupa. Torna a guardare Makoto, invece. Makoto che, nel frattempo, è arrossito fino alla punta delle orecchie e si sta agitando tutto, le gambe che tremano, piegate sotto il tavolo basso, e le braccia che si agitano a mezz’aria.
- Ma è che— - pigola imbarazzato, - E’ che, Rin—
- Smettila di fare il bambino. – la voce di Haruka risuona nell’aria completamente immobile della cameretta di Rin, ed è seguita da un silenzio che si prolunga, nel quale si sente solo il picchiettare della pioggia contro il vetro della finestra. – Non hai niente di cui vergognarti.
- Giusto! – gli fa eco Rin, euforico, entusiasta di aver trovato qualcos’altro da fare prima di cena, - Visto? E poi lo faremo insieme, al mio via ci abbasseremo i pantaloni nello stesso momento, così nessuno dovrà farlo per primo. E visto che non possiamo essere obbiettivi, Haru sarà il giudice.
- Che— Che cosa?! – geme Makoto, stridulo, arrossendo ancora di più, - No!
- Per me va bene. – scrolla le spalle Haruka, appoggiandosi al pavimento con entrambe le mani e stendendo le gambe.
- Ma nessuno mi sta a sentire? – piagnucola Makoto, abbassando lo sguardo. Rin gli offre in risposta solo una risata, e poi lo afferra per le spalle, tirandogli la maglietta per costringerlo ad alzarsi. Controvoglia, Makoto non può che obbedire, spinto dalla sua ostinazione e dallo sguardo fisso di Haruka, ed in pochi secondi si sistemano entrambi in piedi, l’uno accanto all’altro, proprio di fronte a lui.
- Okay. – dice Rin, - Sbottoniamoci i pantaloni.
Le mani di Makoto tremano, ma obbediscono quando Rin sfila il bottone dall’asola per primo, e poi abbassa la cerniera dei jeans che indossa. Haruka li fissa senza emozione, sbattendo le ciglia di tanto in tanto, con l’aria di uno che guarda qualcosa di molto noioso solo perché sa che fra un po’ lo spettacolo comincerà a cambiare ritmo.
- Ready, - dice Rin in un inglese quasi del tutto privo di accento, - Set, go!
Il fruscio dei pantaloni che scivolano lungo le loro gambe è lievissimo, ma riesce comunque a cancellare il rumore della pioggia per un paio di secondi. Rin abbassa lo sguardo su se stesso e sorride compiaciuto, oggi è in giornata buona.
Poi si volta a guardare Makoto, e gli casca il mondo addosso.
L’uccello di Makoto è enorme. E Rin non è un grande esperto di tredicenni, ora che ci pensa non gli è ancora mai capitato di vedere quello di Haruka e Nagisa sotto la doccia, perché loro smettono sempre di nuotare prima di lui, così come Makoto, e non capita mai che vadano via insieme, ma in compenso ha visto quelli di un sacco di ragazzi più grandi, e Makoto è gigantesco, è grosso quasi come quelli lì, è grosso da fare paura, è grosso da perderci la testa.
I pensieri gli si accalcano nel cervello senza che lui riesca a frenarli o ad ordinarli, gli si agitano nella testa immagini disturbanti, e su tutte l’istantanea così recente di quel coso enorme, così enorme che vorrebbe guardare altrove ma non ci riesce. Gli si stringe lo stomaco in una morsa che quasi gli mozza il respiro. Non si rende conto di aver cambiato espressione, ma Haruka lo vede, e le sue labbra si piegano in un ghigno divertito che non gli aveva mai visto addosso prima d’ora.
- Mi sa che abbiamo un vincitore. – dice atono. Rin arrossisce violentemente.
- Sta’ zitto! – urla, la voce appena un po’ troppo alta e stridula. Si schiarisce la gola e torna a guardare Makoto. – Ma com’è possibile? – bisbiglia avvicinandosi, quasi piegato in due per osservarlo meglio. Stupito da quel gesto, Makoto si ritrae, accennando a tirarsi su i pantaloni, ma Rin gli stringe i polsi fra le dita, fermandolo. – Aspetta! – dice, - Fammi guardare.
- Ma Rin, - piagnucola Makoto, gli occhi pieni di lacrime d’imbarazzo, - Per favore!
- Smettila di fare la bimbetta! – abbaia Rin, rimproverandolo aspramente, - Fammi vedere. – conclude più tranquillamente. Poi si mette in ginocchio proprio di fronte a lui, ed allunga una mano nella sua direzione, sfiorandone la lunghezza con due dita. Lo sente rabbrividire sotto i polpastrelli, e quel brivido gli passa addosso come se Makoto gliel’avesse attaccato.
- Rin, no. – mugola, afferrandogli un polso e stringendo, - Non— se lo tocchi—
- Lo so benissimo cosa succede se lo tocco, Makoto. – sbuffa Rin, lanciandogli un’occhiata infastidita, - Sei proprio scemo.
- Ma se lo sai, non farlo, no?! – sbotta Makoto, strattonandogli un po’ la mano per costringerlo a lasciarlo. Rin si rifiuta, però, e stringe le dita attorno a lui, massaggiandolo piano.
- E smettila. – dice, tutto assorto in quello che sta facendo, - Voglio vedere come diventa. Se è così grosso adesso…
- Rin… - Makoto geme, serrando le dita attorno al polso di Rin senza però più provare ad allontanarlo, come se avesse soltanto bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Rin gli lancia un’occhiata dal basso, arricciando le labbra in un mezzo broncio, ed al solo vederlo Makoto arrossisce così violentemente che Rin non può fare a meno di sorridere, solleticato da un’idea estemporanea.
- Voglio provare. – dice. Makoto spalanca gli occhi e trattiene il fiato.
- No! – quasi strilla, terrorizzato, - No, Rin, aspetta!
Ma Rin non aspetta, d’altronde non l’ha mai fatto. Non pensa neanche che c’è Haruka, ancora seduto da qualche parte nella stanza, che li guarda e chissà cosa pensa. A Rin non interessa poi tanto, per adesso. Le reazioni di Makoto sono molto più divertenti.
Si avvicina lentamente, ma non perché abbia paura. Lo fa di proposito perché gli piace sentire Makoto tremare di paura e aspettativa sotto le dita. E quando serra le labbra attorno alla punta del suo cazzo e succhia piano, come se avesse fra le dita un leccalecca, il gemito forte e scomposto che Makoto si lascia sfuggire è talmente piacevole che Rin se lo sente gocciolare lento lungo la schiena in un brivido che glielo fa venire duro all’istante.
Si allontana, schiude gli occhi e lo guarda, e adesso è duro anche Makoto. Prevedibilmente, è ancora più grosso di prima. Non si è solo allungato, è anche gonfiato, e la pelle attorno alla lunghezza è talmente tesa da lasciare scoperta la punta, che brilla della saliva di Rin e del liquido pre-seminale che gocciola già dal buchetto in cima.
Senza accorgersene, Rin si lecca le labbra, cercandosi addosso il sapore di Makoto, e sorride quando lo trova.
- Mi piace un sacco. – ammette onestamente, - Ed è davvero enorme. – lascia scivolare la mano chiusa a pugno per tutta la lunghezza, e Makoto ormai è ridotto ad una massa di ossa robuste e muscoli tremanti. È quasi ridicolo, perché è così grande che Rin si sente quasi sopraffatto, ma allo stesso tempo ha gli occhi pieni di lacrime e le guance rossissime, e sembra così un bambino che Rin non può fare a meno di intenerirsi. Poi si ricorda di Haruka, perché il suo cervello può andare avanti solo per un limitato periodo di tempo prima di ripresentargli davanti agli occhi la sua immagine, ed istintivamente si volta a cercarlo. Lo trova ancora seduto, immobile nella stessa posizione in cui era quando l’ha guardato l’ultima volta, e punta un dito contro l’erezione di Makoto, senza staccargli gli occhi di dosso. – Tu non sei curioso? – gli chiede, - Non lo vuoi toccare?
Haruka scrolla le spalle, affatto impressionato.
- Makoto me lo lascia toccare quasi ogni giorno. – rivela senza particolari imbarazzi.
- Ha— Haru-chan! – geme Makoto in un lamento strozzato, - Non—
- Ma perché ti vergogni? – domande Haruka, piantandogli addosso un paio d’occhi di un azzurro gelato e impossibile, - L’hai visto cosa ti ha fatto? Non c’è niente per cui imbarazzarti.
- E’ vero. – conferma Rin, ma non può impedire alle proprie labbra di piegarsi in una smorfia infastidita al pensiero di Makoto ed Haruka che fanno queste cose da soli, per conto loro. Certo, è comprensibile, si conoscono da quando erano bambini, Rin è solo l’ultimo arrivato. Non può certo essere geloso di tutto quello che facevano mentre ancora lui non li conosceva. Però lo è.
- …voglio vedere se entra. – dice tutto d’un fiato. E sa che è principalmente la gelosia a parlare – il suo cervello non concepisce che Makoto possa avere qualcosa di Haruka che lui non ha, che Haruka possa avere qualcosa di Makoto che lui non può prendere, che entrambi condividano qualcosa alla quale lui non può nemmeno avvicinarsi –, ma non è solo quello. È anche curiosità, è la sensazione dell’uccello enorme di Makoto sulla lingua, il suo sapore in bocca che gli scivola giù per la gola, la sua durezza sotto le dita.
Vuole provare, e lo sguardo impassibile di Haruka non lo fermerà, e le lagne di Makoto nemmeno.
Si volta, ruotando sulle ginocchia, e si piega in avanti, le mani bene aperte sul pavimento. Volta indietro il capo per guardare Makoto.
- Dai! – dice.
È una parola sola, ma nel cervello di Makoto fa da interruttore e provoca una detonazione che lo lascia stordito. Rin glielo legge negli occhi e sorride.
- Dai. – ripete più dolcemente.
- Rin, non so se—
- Eddai, Makoto! – sbotta Rin, - Cos’è, vuoi farmi implorare? Sei insopportabile.
Makoto si irrigidisce tutto, mortificato dal rimprovero, e deglutisce, stringendo i pugni come per darsi coraggio.
- Va bene… - dice con un filo di voce, - Scusami.
Haruka pianta entrambi i gomiti sul tavolo ed appoggia il mento sui palmi delle mani a coppa, sulle labbra l’ombra di un sorriso divertito.
- Makoto, - dice, - Sei proprio stupido.
Makoto arrossisce ancora ed abbassa lo sguardo, chiudendo le mani attorno ai fianchi magri di Rin. Anche le sue mani sono grandi, pensa Rin, passandosi la lingua sulle labbra, mentre sente qualcosa contrarsi e fare quasi male appena sotto lo stomaco.
Stringe i pugni, pensando che farà male. Non può non fare male. Anche se Makoto esita, anche se lo sfiora con le dita bagnate, la punta del pollice che preme dentro di lui, allargando la sua apertura, non può che fare male, perché Makoto è troppo grosso.
Chiude gli occhi e digrigna i denti nel sentire la sommità gonfia e calda del suo cazzo premere contro di lui, cercare di farsi strada dentro al suo corpo. I fianchi di Makoto si muovono lievemente in avanti e Rin lo sente sgusciare fra le sue natiche, bagnato e bollente, e gli sfugge di bocca un gemito un po’ troppo infantile, per i suoi gusti, che cerca con poco successo di ricacciarsi in gola.
- Non va… - mugola Makoto, quasi scusandosi per la propria incompetenza, - Non riesco.
- Non stai provando abbastanza. – ringhia Rin. Lancia un’occhiata ad Haruka e vede i suoi occhi, la sua espressione indifferente, e capisce che loro devono averlo già fatto, devono aver provato per forza, e Makoto, con Haruka, dev’esserci riuscito. Per forza. E Rin non può accettarlo. Stende un braccio indietro, afferrando Makoto per un fianco per impedirgli di allontanarsi. – Riprova. – dice risoluto.
Makoto deglutisce e non sembra entusiasta, all’idea, ma ha ormai capito che ribellarsi e provare a sottrarsi agli ordini di Rin sarà del tutto inutile, perché lui non glielo lascerà fare. Perciò stringe delicatamente la propria erezione fra le dita e la guida nuovamente verso l’apertura arrossata di Rin, provando a spingersi di nuovo dentro di lui. Stavolta, la punta riesce ad entrare per un paio di centimetri, e Rin, sentendosi già tirato all’inverosimile, sbatte un pugno contro il pavimento, respirando affannosamente.
- Rin, non voglio farti male. – dice Makoto con tono implorante, ma anche lui respira a fatica, e le sue dita forti sono strette intorno ai fianchi di Rin al punto da lasciargli segni arrossati sulla pelle lievemente abbronzata. – Lasciami—
- Sta’ zitto. – ruggisce Rin, rendendosi conto di essersi morso le labbra con troppa forza solo quando comincia a sentirle indolenzite. Molla la presa, passando la lingua sul segno dei denti e rabbrividendo di piacere. – Haruka— vieni qui.
Haruka spalanca gli occhi ed inarca le sopracciglia, e per un secondo tutto il suo corpo si irrigidisce in una posa statica e innaturale, i gomiti ancora premuti sul tavolo, le mani ancora aperte, i palmi rivolti verso l’alto, ma il mento sollevato, le labbra dischiuse in un’espressione sorpresa. Rin sogghigna soddisfatto, realizzando che non si aspettava di essere chiamato in causa a questo punto, e che la cosa lo turba.
Lo stupore di Haruka dura solo un paio di secondi, comunque. Una volta passato, a lui non resta che alzarsi e raggiungerli, e lo fa, inginocchiandosi di fronte a Rin e poi sedendosi a gambe incrociate a qualche centimetro da lui.
Rin ha bisogno di distrarsi, perché Makoto fa male, ma lui non ha intenzione di rinunciare a prenderlo dentro quanto più può. Ormai è una questione di principio. Se solo solleva gli occhi sulla faccia da stronzetto imperturbabile di Haruka, si sente divampare dentro un incendio. Non può accettare di essere da meno di lui, non può assolutamente accettarlo.
Solleva entrambe le mani e le lascia planare goffamente sul bottone che tiene chiusi i pantaloni di Haruka. Lo sfila dall’asola e poi li tira giù con forza, quasi strattonando, finché Haruka non capisce l’antifona e solleva i fianchi dal pavimento, lasciandoseli scivolare giù lungo le cosce snelle, dai muscoli già ben definiti. Rin non è stupito di vedere che indossa il costume da bagno, sotto i pantaloni, e ride divertito mentre abbassa anche quello.
- Rin— - mugola Makoto, dietro di lui, e Rin sta quasi per abbaiargli contro di stare zitto, una buona volta, ma poi lo sente avvicinarsi un po’ per sbirciare la scena oltre la sua spalla, e nel movimento lo sente farsi strada dentro di lui per un buon paio di centimetri in più. Soffocata dal bruciore, la sensazione di piacere è comunque nitida e così improvvisa da colpirlo quasi con violenza. Sente nuovamente il sapore di Makoto in bocca, sente il fantasma della consistenza della sua erezione sulla lingua e d’un tratto vuole di nuovo quella sensazione.
Guarda in basso, ed anche Haruka ormai è duro. Solo perché li ha guardati, pensa Rin con soddisfazione, è diventato durissimo, e non hanno nemmeno dovuto toccarlo.
La dimensioni di Haruka non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle di Makoto – Rin dubita che qualcosa, nel mondo, lo sia – ma dovrà farselo bastare per forza. Si china su di lui, piegando la schiena in modo da esporsi ancora di più per Makoto, che geme profondamente nel sentirsi scivolare ancora più in profondità dentro di lui. La strenua resistenza del suo corpo, della sua apertura arrossata e irritata dalla forzatura e dallo sfregamento, sta cominciando ad affievolirsi, e Rin lascia andare un gemito liquido di trionfo e soddisfazione mentre serra le labbra attorno al cazzo durissimo di Haruka e succhia, succhia fortissimo, come se dovesse succhiargli via l’anima per rubargliela.
Haruka non geme. Gli sfugge dalle labbra un mugugno minuscolo, appena udibile, ma non importa, perché anche se non lo sente parlare Rin sa che gli sta piacendo. Ne ha la certezza quando Haruka solleva una mano e gli afferra i capelli, tirandolo verso l’alto e poi spingendolo verso il basso, per fargli capire cosa vuole anche senza dirglielo. E Rin lo capisce al volo, pianta entrambe le mani per terra e le usa come perno per sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente su di lui. E più lui si muove, più Makoto perde il controllo, rapito dallo spettacolo che gli offrono.
Rin lo sente muoversi confusamente contro di lui, lo sente affondare e poi ritrarsi, ma il suo cazzo è talmente gonfio che a lui sembra di riuscire a contenerlo a stento, gli sembra che ogni volta che si tira indietro minacci di uscire, ed il pensiero è straziante e delizioso allo stesso tempo.
Haruka getta indietro il capo, gli occhi chiusi e il respiro affannoso, mentre la lingua di Rin gli si attorciglia attorno al cazzo, la punta che si strofina contro il palato ogni volta che la sua testa si solleva e poi si riabbassa su di lui. Rin succhia ancora una volta, forte, e stavolta Haruka geme, e i fianchi di Makoto scattano in avanti in un movimento improvviso, imperioso e involontario, che spinge Rin quasi oltre il limite ma che è troppo maldestro per non spingerlo ad uscire da lui con uno schiocco bagnato ed osceno.
Rin si solleva, separandosi controvoglia dall’erezione di Haruka, solo perché la scarica di dolore che gli si è arrampicata lungo la spina dorsale è stata troppo intensa per non sfogarla in un lamento.
- Scusa! – pigola Makoto, stringendogli le natiche fra le mani e lasciandovi scorrere in mezzo la sua erezione in una carezza premurosa, - Aspetta, so come fare. – dice quindi, annuendo a se stesso.
Rin geme ancora, ed a questo punto sarebbe disposto a lasciarsi fare di tutto. Nonostante il dolore e l’indolenzimento, è così duro che si sente impazzire, non ce la fa più. Si getta su Haruka, prendendolo in bocca fino alla base e succhiando affamato, mentre le mani di Makoto gli scorrono lungo le cosce, invitandolo a chiudere le gambe. Lui segue le sue direttive senza nemmeno accorgersene, ed è felice di averlo fatto quando sente il cazzo enorme e durissimo e bagnato di Makoto scivolargli fra le cosce. Lo sente strofinarsi contro i testicoli e contro la propria erezione turgida per tutta la sua lunghezza, e se non fosse così impegnato a farsi scivolare giù Haruka dritto in gola si metterebbe a urlare di piacere.
È troppo bello per durare, e infatti dura pochissimo. Due spinte, e Rin viene con un gemito soffocato, schizzando sul pavimento. Confuso e scosso dai brividi, solleva il viso, lasciandosi scappare l’uccello di Haruka dalla bocca, ma non prima di averlo leccato un’ultima volta dalla base alla punta. Haruka stringe forte le palpebre, si morde il labbro inferiore e poi gli viene addosso, e Rin fa appena in tempo a chiudere gli occhi prima di sentire il suo orgasmo colargli giù lungo una guancia. Tira fuori la lingua e ne lecca via una goccia, sente il sapore di Haruka in bocca e gli sorride. Haruka arrossisce, e questo gli piace quasi più di un orgasmo.
Ci mette un po’ a realizzare di stare ancora dondolando velocemente avanti e indietro. Poi sente i gemiti soffocati di Makoto e capisce che lui non è ancora venuto. Sconvolto, piega il collo per lanciargli un’occhiata ed assicurarsi di aver capito bene, e Makoto è bellissimo. C’è un velo di sudore che gli copre la fronte, ha gli occhi chiusi e i capelli scompigliati sulla testa, le sue labbra bagnate sono dischiuse ed ogni tanto la lingua fa capolino per inumidirle. I muscoli delle sue spalle sono tesi, così come quelli delle sue braccia, e le sue mani sono chiuse con forza attorno ai fianchi di Rin. È durissimo, mentre si strofina veloce nello spazio fra le sue cosce, bagnato e gocciolante di sperma e sudore, e la sensazione è intensa quasi al punto da farglielo tornare duro un’altra volta.
Fortunatamente, Makoto dimostra di essere anche lui umano quando, pochi secondi dopo, si lascia sfuggire un gemito piagnucoloso e viene. Rin sente gli schizzi caldi del suo orgasmo gocciolargli lungo lo stomaco e le cosce, ed il suo corpo è scosso da un brivido tale che all’improvviso non riesce più a reggersi sulle mani, e si accascia contro Haruka. È tutto indolenzito e comincia a sentire la fatica, tutto il suo corpo si rifiuta risolutamente di muoversi e lui non si sente carico abbastanza da costringerlo a farlo controvoglia.
Makoto quasi gli si sdraia addosso, respirando forte contro la sua nuca. Gli sbuffi di fiato lo solleticano e lo irritano un po’, ma nel momento in cui Haruka solleva una mano e gliela passa fra i capelli, scostandoglieli delicatamente dagli occhi, dalla fronte e dalle guance sudate, a Rin non importa più.
- Non è stato malaccio. – dice con un sorriso ironico, voltandosi sulla schiena ed appoggiando la testa sulle gambe nude di Haruka mentre Makoto gli lascia appena lo spazio per muoversi prima di lasciarsi ricadere con uno sbuffo su di lui, anche lui appoggiando il capo fra le ginocchia di Haruka. – Potreste tornare domani? – domanda, il sorriso che si allarga in un ghigno malizioso, - Ho sentito al telegiornale che dovrebbe piovere per tutto il resto della settimana.
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