Genere: Commedia.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG-13.
AVVISI: Gen, Language.
- Viene fuori che, del tutto inopinatamente, Alberto s'è convinto che il mondo finirà davvero il 21 dicembre. Questa è la cronaca del disastro annunciato che parte nel momento in cui arriva a casa di Darla col bagagliaio della macchina (di Alessandro) pieno di casse di legno dal misterioso contenuto, e di come la fine del mondo venne scampata, anche se non si trattava di quella preannunciata dai Maya.
Note: La fic ha partecipato alla Notte Bianca #7 con prompt Comunque Vada Non Importa, tutto il cast, aspettando la fine del mondo, nato dalla splendida mente di mio fratello Fae, la quale ha sempre questa magica capacità di farmi scrivere esattamente quello che volevo scrivere anche se ancora non lo sapevo.
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THIS IS THE END

Sorprendentemente, tutta la questione della fine del mondo parte da Alberto. Lo ascoltano un po' tutti parlarne per mesi e, naturalmente, tutti pensano che stia scherzando. Soltanto Alessandro non dice niente, resta sempre un po' in disparte e non commenta, limitandosi ad un sorrisetto enigmatico mentre si trincera dietro il più assoluto silenzio anche quando Darla lo interpella direttamente con sarcastici "ma fa sul serio?" ai quali si aspetterebbe di sentirlo rispondere con aria complice ed un "ma no, scherza" distratto, che però non arriva mai.
Arriva il venti dicembre, invece, puntualissimo, come da calendario, ed assieme a lui arriva anche la macchina di Alessandro, che si ferma a pochi passi dal vialetto e, nello sconforto generale di Darla, comincia a vomitare gente.
- No, ma per carità... - commenta in un rantolo disperato quando vede Alessandro uscire dall'automobile ed agitare una mano nella sua direzione per salutarla, - Ma starete scherzando.
- E' tutto vero, invece. - le conferma Andrea, passandole accanto senza neanche salutarla, gli auricolari ficcati nelle orecchie e la faccia scura delle grandi occasioni, quelle in cui decide preventivamente e in tutta coscienza di trasformarsi nel palo in culo che ti rivolterà le viscere fino alla fine dei tuoi giorni.
- Alessandro...! - geme lei, cercandolo disperatamente con gli occhi, palese unico baluardo di sanità in un mondo che l'ha persa quasi del tutto, - Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?!
Alessandro ride come se non si fosse mai ritrovato a partecipare ad uno scherzo più divertente di questo. Le si avvicina e fa per aprire la bocca per spiegarle il motivo della loro presenza lì, ma viene brutalmente interrotto da Alberto, il quale, fermo davanti al bagagliaio spalancato della macchina, inveisce contro tutti loro strillando che non c'è tempo, che prima devono aiutarlo a portare le casse in casa e dopo ci sarà modo e maniera di spiegare tutto.
- Casse? - domanda Darla. Alessandro ride. E' l'inizio della fine.
*
Davanti a loro si stagliano quattro differenti casse di legno, apparentemente tutte uguali, almeno a giudicare dall'esterno. Quando Alberto li fa sedere tutti sul divano e si para davanti a loro con le mani sui fianchi, preparandosi a spiegare cosa ci troveranno dentro, Alessandro si premura di precisare, "visto che Alberto è modesto e non lo confesserà mai", che le ha costruite tutte lui con le sue sante manine, schiacciandosi anche tutte le dita nel tentativo di inchiodare le assi di legno l'una all'altra. Darla obbietta che non si tratta di modestia ma di idiozia, ed Alberto la zittisce ricoprendola di improperi, in seguito ai quali passano mezz'ora a rotolarsi per terra riempiendosi vicendevolmente di calci e pugni con estrema soddisfazione, nell'ilarità di Alessandro e nella più completa indifferenza di Andrea, il quale ad un certo punto, pur di non vederli, tira su il cappuccio della felpa e ci si trincera sotto nella sua migliore interpretazione dell'adolescente emo, una parte che in realtà non ha mai smesso di essere il suo cavallo di battaglia in anni ed anni di recitazione a livello semi-professionistico.
La Susi arriva appena in tempo per impedire a Darla di sedersi sulla schiena di Alberto e renderlo probabilmente paralizzato a vita. Suona Nella vecchia fattoria al campanello e, quando Alessandro le apre, strilla "è qui la festa?" precipitandosi dentro casa con le braccia spalancate ed un sacchetto pieno di lattine di birra pendente al gomito come una borsetta.
- Temo di no. - si risponde da sola, afflosciandosi un po' per la delusione, - Alberto, mi hai preso in giro! - sbotta, fissandolo dall'alto, le mani sui fianchi e le sopracciglia perfettamente disegnate corrucciate in un'espressione colma di disappunto.
Dal pavimento, Alberto le risponde "non saresti mai venuta, se ti avessi detto che cos'era in realtà". Susi guarda le casse disposte ordinatamente di fronte al divano e non capisce assolutamente di cosa possa trattarsi quest'evento sul quale Alberto si ostina a fare tanto il misterioso, ma anche senza saperlo non può che dargli ragione quando afferma che, qualsiasi fosse la realtà, dal momento che si era trattato di un'idea di Alberto probabilmente non le sarebbe importato niente per principio.
*
Mezz'ora dopo, Alberto sfoggia un gigantesco cerotto di Sailor Moon sul naso ed un paio di cerotti di Pucca a cercare di tenere insieme uno squarcio che Darla gli ha aperto con un cazzotto sullo zigomo sinistro. Anche Darla è ricoperta di cerotti ridicoli, ma su di lei fanno meno effetto.
Con la sola eccezione di Alberto, il quale si staglia orgogliosamente di fronte a tutte le proprie amate casse messe in fila, sono tutti seduti sul divano, chi in divertita attesa, chi in piena fase scazzo, chi curiosamente rassegnato a non capirne niente anche dopo le spiegazioni di rito.
- Allora, - comincia Alberto, - questa è per l'attacco chimico, questa per lo tsunami-barra-terremoto, questa per il black-out e quest'ultima, - conclude, - naturalmente per l'outbreak.
Darla spalanca gli occhi.
- L'outbreak di cosa? - domanda innocentemente Susi.
- Del virus zombie, ovviamente. - ribatte Alberto.
Darla si alza in piedi, sfoggiando la sua migliore I-had-enough-of-this-shit face. Alessandro la osserva, poi osserva l'espressione ignara di Alberto che la guarda con una certa curiosità mentre lei gli si avvicina e lui non capisce perché e, sospirando, si alza in piedi.
- Vado a prendere la cassetta del pronto soccorso. - annuncia, - Di nuovo.
La voce di Andrea lo accompagna lungo il corridoio, sullo sfondo delle botte che quei due riprendono a tirarsi di santa ragione.
- Ma perché non li lasci ammazzarsi fra loro, una buona volta?!
*
- E tu lo lasci fare?! - strilla Darla, i capelli tutti arruffati, un occhio nero e un labbro spaccato, mentre Alessandro cerca di ripulirle e incerottarle una ferita sul ginocchio risultante da uno dei tremendi morsi di cui, nell'impeto della battaglia, Alberto l'ha ricoperta, - No, dico, lui è pazzo, colonizza casa mia per le sue stronzate e tu lo lasci fare?! E non mi avverti neanche, così che io non possa nemmeno barricarmi in casa e fingere di non esistere finché non sia passato il ventuno dicembre?!
- Falla stare zitta! - abbaia Alberto, mentre Susi tenta con poco successo di infilargli una retina sulla testa per tenere fermo il bendaggio che gli hanno avvolto attorno alla fronte quando Darla l'ha preso per la nuca e sbattuto senza tanti complimenti contro il muro, - Falla stare zitta, Ale, o giuro che non rispondo più di me!
- Perché, in genere rispondi di te stesso e della tua abissale idiozia?!
- Sta' zitta, stronza!
- Testa di cazzo!
- Baldracca!
- Ma io ti cavo gli occhi a mani nude!
Alessandro riesce a malapena ad afferrare Susi - la quale gli si adagia fra le braccia come la svenevole principessa che non è affatto non appena si sente le sue mani addosso - per impedirle di restare coinvolta nella tragedia quando Darla si lancia dal divano sul quale è seduta per franare addosso ad Alberto e riprendere a picchiarlo selvaggiamente.
Andrea solleva la testa da un vecchio numero di Video Girl Ai, sfila un auricolare e li fissa sconcertato.
- Ma non avevano smesso? - domanda.
Nessuno gli risponde.
*
Quando riescono a separarli, esaminano con cura il contenuto delle casse. Ci sono maschere antigas nella cassa anti-attacco chimico, giubbotti di salvataggio ed un gran numero di bende e cerotti nella cassa anti-tsunami-barra-terremoto, torce dinamo nella cassa anti-black-out, fucili a pallettoni e manuali per la sopravvivenza contro gli zombie, oltre ad un gran numero di munizioni, nella cassa anti-outbreak ed una variabile quantità di provviste disseminata più o meno ordinatamente un po' ovunque, per ogni evenienza.
Darla decide saggiamente di mettere da parte l'istinto ad uccidere ed afferra un pacchetto di patatine, raggomitolandosi in un angolo del divano per trangugiare silenziosamente via la serata una cipster dopo l'altra, mentre Susi si siede al suo fianco e comincia a stordirla di chiacchiere nel disperato tentativo di placarla.
Alessandro ed Andrea spariscono all'improvviso, senza dire niente a nessuno. Qualunque persona normale farebbe due più due, capirebbe perché è starebbe alla larga da qualsiasi luogo in cui potrebbero essersi nascosti, ma Alberto apparentemente non è una persona normale, e perciò, dal momento che la fatidica mezzanotte fra il venti e il ventuno si avvicina e, a suo dire, "bisogna restare uniti, non si sa mai", ad un certo punto si avventura al piano di sopra alla loro ricerca.
Torna giù correndo cinque minuti dopo, e mentre Susi rotea gli occhi e decide che ne ha avuto abbastanza Darla gli lancia un'occhiata distratta e borbotta "mbe'?".
- Non resterò in questa casa un minuto di più! - strilla lui, isterico, afferrando il giubbotto e posando la mano sulla maniglia, evidentemente determinato ad abbandonare il forte e fuggire nel buio della notte gelida.
- Ah, sì? - commenta Darla con un certo sollievo, - Buona apocalisse, allora.
E lì Alberto si ferma. Solleva la mano della maniglia, si volta e torna indietro. Darla non ha il tempo di pentirsene, che se lo vede piombare seduto accanto a lei sul divano.
- Perché nessuno mi prende mai sul serio? - borbotta Alberto astioso.
- Forse perché sei un cretino? - ribatte lei, ma commette l'errore di voltarsi a guardarlo. La sua faccia è letteralmente ricoperta di cerotti di Sailor Moon, Pucca e Bad Badtz-Maru, e la retina che indossa, che prova senza riuscirci del tutto a comprimere i riccioli neri, rende la sua testa ancora più rotonda del solito. Gli scoppia a ridere in faccia, indicandolo senza il minimo pudore mentre sparge patatine per tutto il divano.
Alberto arrossisce furiosamente, aggrottando le sopracciglia.
- No, ma grazie, - borbotta, - grazie davvero. Proprio quello di cui avevo bisogno.
- Ma si può sapere perché hai combinato tutto questo casino? - gli chiede finalmente lei, asciugandosi una lacrima dall'angolo di un occhio, - E non dirmi che credi veramente alla stronzata della fine del mondo, perché sennò ti butto fuori io a calci.
- Ma che ne so... - risponde onestamente lui, scrollando le spalle, - Mi sembrava una cosa carina.
Darla sente la voce di Alessandro dire qualcosa e la risata stupida di suo fratello farle eco mentre, dalla cucina, Susi strilla "ommioddio, ho trovato il Ciobar! Darly, posso preparare la cioccolata calda?" e, istintivamente, sorride.
- Ma sì, in fondo un po' lo è. - ammette dolcemente.
Alberto si volta verso di lei e, per un istante, si scambiano uno sguardo di cui entrambi comprendono perfettamente la gravità.
- ...okay. - deglutisce Alberto, - Adesso indietreggerò molto lentamente ed andrò in cucina ad aiutare la Susi.
- Sì. - annuisce Darla, scossa dai brividi e dai sudori freddi di puro terrore, - E faremo finta che questa cosa non sia mai accaduta.
Alberto concorda, fuggendo via dal salotto più in fretta che può, e Darla sospira, sollevata dall'essere scampata indenne dall'unico tipo di apocalisse per il quale Alberto non avesse preparato una cassa piena di contromisure adeguate.
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