Genere: Commedia, Erotico.
Pairing: BrianxMatt
Rating: NC-17
AVVISI: Lemon, Slash.
- Dom sa che l'unico modo per convincere Matthew Bellamy a rilassarsi un po' è obbligarlo a farlo. Perciò, è deciso a portarlo in un locale un po' speciale. Anche contro la sua volontà.
Commento dell'autrice: Loool X’D Allora, ho un po’ di cose da dire, sopportatemi. Prima di tutto: questo è il mio regalo di Natale per l’Happyna :**** L’Happyna è una ragazza fantastica, per molti motivi: primo perché ha un elastico per capelli arancione che può essere riconosciuto in mezzo alla folla <3 XD Secondo, perché mi ha regalato il live in Milan dei Placebo *_*!!! Terzo, perché ci ha fatto avere dei posti bellissimi in fila per il live dei Muse al Datchforum il 4 dicembre (chi smette più di ringraziare? XD). E quarto, ma non ultimo, perché ha scritto una storia adorabile che mi ha iniziato al BrixMatt slash fandom!!! (Potremmo chiamarlo Mollamy? X’DDDDDD) Questa storia adorabile è “Try something new”, e dovete leggerla perché è iperpuccia.
Ma questa storia non nasce solo da questo è_é!!! Nasce anche dal desiderio di copiare Caska Langley, che ha avuto un’idea mitica: prendere i 52 temi proposti dalla 52Flavours Community e scriverci storie su è_é Lei, che è molto più figa di me <3, s’è data dei limiti del tipo “tutte AU che parlano di rapporti amorosi”; io sono troppo pigra anche per questo, e quindi mi limiterò a fare un po’ quello che voglio finché voglio, lol XD
Il tema che ho scelto è “so shaken as we are”, semplicemente perché mi ricordava il movimento di Brian contro Matt che avevo in testa e mi ossessionava da giorni :D
Slashosamente parlando, questa è la cosa più esplicita che abbia mai scritto O_O OMG, ho paura di rileggerla perché so già che la odierò XDDDD
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THIS IS NOT GOING TO DESTROY YOUR WORLD
Flavour#24. So shaken as we are


- Mi stai sfidando?
Sì, Dom lo stava sfidando. Perché Dom sapeva perfettamente che l’unico modo per convincere Matthew a rilassarsi un pochino, una volta ogni tanto, era sfidarlo a farlo.
Annuì lentamente, mentre un enorme sorriso furbo gli si apriva sulle labbra.
- Sentiamo. – grugnì Matthew, incrociando le braccia sul petto, - Dov’è che mi vorresti portare?
- Be’, c’è questo posto, qua vicino… si chiama Mate. È un locale un po’ particolare.
- Ovvero?
- Praticamente ci sono tutta una serie di salette private… e in queste salette private non si vede un accidenti. Tu entri lì e assieme a te fanno entrare anche qualcun altro… solo che tu non sai chi è.
- …ma è una specie di porno-locale per appuntamenti al buio?!
Dom ghignò, dondolandosi sulla sedia.
- In poche parole, sì.
- Ma scherzi?!
- Oh, avanti Bells, non essere sempre così rigido…
- Che c’entra l’essere rigido?! Prima di tutto: ho una ragazza, te lo sei dimenticato?
- Per carità, Matt… - sbuffò lui, roteando gli occhi, - come potrei? Solo che farebbe bene a te dimenticarti di lei, una volta ogni tanto…
- Ma sei un… non ho parole! Solo per il fatto che tu non hai legami e quando li hai cose come “la fedeltà” non ti toccano minimamente, non vuol dire che gli altri debbano essere come te…
- Santo cielo… stiamo parlando di un appuntamento al buio! Di una persona della quale non vedrai neanche mai la faccia, se non vuoi! Neanche parlerete, probabilmente! Puoi chiamarlo tradimento?
- Cazzo, Dom, , se ci vado a letto!
- Tecnicamente non ci sono letti nelle salette…
- Hai capito perfettamente cosa voglio dire!
- Come vuoi, come vuoi… - sospirò Dominic agitando una mano.
- Che poi comunque come puoi anche solo pensare di fare cose simili con una completa sconosciuta?
- O un completo sconosciuto…
- Come?!
- Non che siano differenziati fra maschi e femmine… quello che entra, entra.
- …Dominic!
- Insomma, è un locale in cui si va per provare qualcosa di nuovo, per fare qualcosa di diverso! Il mistero e l’imprevisto sono parte del divertimento!
- Permettimi di dissentire! Pensa se vado e mi capita un uomo! Che gli dico, “no, scusa, ho preferenze diverse, ti spiacerebbe uscire e dire di far entrare il prossimo”?
- No, Matthew. – spiegò lui, esasperato, - Una volta che entri là dentro accetti di provare qualsiasi cosa ti capiti. Proprio non riesci ad entrare nello spirito…?
- Cavolo, no!
- Uuuh… non ti facevo così omofobo…
- Omofobo tuo fratello! Non è solo questo, e lo sai!
Dom scrollò le spalle.
- Se non te la senti, fa nulla.
- Ecco, appunto, diciamo che non me la sento.
- Non è un problema Matt… - disse sorridendo e dandogli un paio di pacche sulla spalla, - Non avere il coraggio di fare qualcosa va bene.
- …coraggio…?
Il diavoletto sulla spalla di Dom sorrise.
- La stai riducendo a una prova di coraggio?
Vittoria.
- Non pensarci più, Matt, va bene così…
- No no no. Proprio no. Chi è che non avrebbe il coraggio?
Lui semplicemente adorava questo suo modo di ragionare per capricci.
*

Il posto era effettivamente strano.
Una donna con un elegante completo da hostess ti accoglieva all’ingresso, tutta un sorriso e con lo sguardo più vacuo dell’universo, tanto che tu all’inizio ti chiedevi “ma sarà mica cieca?”, prima di pensare al fatto che probabilmente si era forzata alla cecità per lavoro, visto il segreto che andava mantenuto su chi entrava dove per trovarci chissà chi altro.
Poi la tipa ti separava dall’amico col quale eri giunto in quel posto allucinante, causandoti un enorme attacco di panico e assorbendo le tue domande esasperate e isteriche come se le stessi facendo l’elenco delle forme delle nuvole in cielo e, dopo un attimo di tregua, ti bendava.
Ti bendava! E tu rimanevi lì, bandato e impotente, pregando tutti gli dei dell’universo perché ti proteggessero almeno dal dolore fisico.
Mentre la hostess, tenendolo per mano e spingendolo lievemente, lo obbligava a camminare, Matthew segnò qualche appunto per dopo.
Prima di tutto, chiedere a Dom quanto avesse speso per quella serata e pretendere la stessa quantità di denaro come risarcimento danni.
Poi, probabilmente, ucciderlo, anche se non dubitava di poter trovare un modo un po’ più originale per concludere la faccenda.
- Siamo arrivati. – annunciò la ragazza, lasciandogli la mano per un attimo e tornando a riprenderla subito dopo, per condurlo all’interno della stanza. – Quando sentirà il campanello, potrà togliere la benda, se la infastidisce. In ogni caso, non vedrà nulla.
Deglutì a fatica, mentre lei cinguettava un “prego” e gli chiudeva la porta alle spalle.
Il campanellino suonò quasi subito, e lui si strappò di dosso la benda come fosse stata infuocata. Strinse le palpebre, cercando di capirci qualcosa, ma non si vedeva proprio nulla. Non c’era neanche speranza che i suoi occhi potessero abituarsi al buio, perché quello non era “buio”, quella era l’Oscurità. Non c’era un granello di luce cui aggrapparsi per distinguere i contorni delle cose, non aveva nessuna possibilità di recuperare la vista.
Smise di concentrarsi in quell’attività inutile e cercò a tentoni qualcosa su cui potersi sedere o almeno appoggiare, per fare mente locale e capire come risolvere la situazione senza uscirne disonorato.
E allora lo sentì. Il respiro.
Terrorizzato, si pietrificò.
- C’è qualcuno…? – chiese titubante, guardandosi intorno come se servisse a qualcosa.
Per tutta risposta, il respiro si bloccò.
- No. – rispose infine l’altra persona, ridacchiando lievemente.
Oddio, era un uomo. La voce era acuta e non esattamente virile, ma non c’era dubbio sul fatto che fosse uno stramaledettissimo uomo.
Niente panico, Matt, niente panico. Risolverai. Andrai da lui, gli parlerai, ti capirà e fra due minuti sarà tutto finito.
- Eh… scusa, mi rendo conto che la cosa potrebbe rovinarti la serata, ma in realtà io sono stato trascinato qui da un amico, e la cosa si è rivelata un discreto disastro, quindi mi dispiace ma adesso- cazzo!
Si premette una mano sulla bocca, per fermare quel qualcosa che ne stava uscendo e che se non era un gemito ci andava molto vicino.
Qualcuno… l’altro tipo gli aveva poggiato una mano sul cavallo dei pantaloni.
Che idiota era stato a mettere dei jeans così aderenti?
- Parli troppo in fretta… - disse l’uomo, facendo scivolare lentamente la mano dal basso verso l’alto, - non capisco una parola di quello che dici.
- I-Io… - articolò Matt, cercando di fare un passo indietro, - sto dicendo che non voglio fare niente…
- E allora perché sei venuto? – domandò la voce, ironica, seguendolo nel movimento, senza staccarsi da lui un secondo.
- Perché…
Insomma, non poteva certo dire “perché sono un bambino e casco sempre nei tranelli idioti del mio migliore amico”.
- Mh? – insisté la voce, facendosi più vicina.
- Ecco… quello che intendo… - mormorò Matt, cercando le parole per esprimere il concetto – anche se prima avrebbe fatto meglio a trovare il concetto da esprimere, - Vo-Vorrei uscire e… insomma, smettila di fare così!
La mano si fermò.
- Preferiresti che facessi qualcos’altro…?
- Sì! – si lamentò Matt, riacquistando la facoltà di pensiero, - Preferirei uscire di qui!
- Ma sarebbe un peccato…
- Oh, non so che idea tu abbia di “peccato”, ma credo proprio non coincida con la mia.
- E allora? Potrebbe essere una buona occasione per rivedere le tue posizioni…
- …non credo proprio! Santo cielo! Come si esce da qua?
L’altro sospirò, muovendo qualche passo in giro – aveva i tacchi?
- Fra un’ora ci chiederanno se vogliamo accese le luci o no, dopodiché le porte si apriranno automaticamente e ci accompagneranno fuori.
- Sembri… sembri abituato…
- Non è la prima volta che vengo qui. Mentre tu sei di sicuro un novellino… altrimenti sapresti che, con quello che costa questa roba, parlare dovrebbe essere l’ultimo dei tuoi pensieri.
- Ma non c’è proprio modo di uscire da qui prima della scadenza dell’orario?
L’uomo sbuffò.
- Insomma, che lagna sei.
Matt lo sentì allontanarsi, e poco dopo percepì un tonfo proveniente da chissà che punto lontano della stanza.
- E’… è tutto a posto?
- Sì. Mi sono solo seduto sul divano.
- C’è un divano?!
- Certo che c’è, la stanza è arredata.
- Come diavolo ci arrivo? Ho voglia di sedermi…
- Segui la mia voce. – propose l’altro, ridacchiando.
- Ok… - annuì Matt, preparandosi a camminare, - Parla.
- Ho voglia di spogliarti. – disse la voce, e Matthew per poco non svenne.
- Come…?
- Mi hai detto tu di parlare. Sto parlando. Seguimi.
- …
- Ho voglia di spogliarti. Se tu mi lasciassi fare, ti sfilerei la maglietta e ti accarezzerei ovunque. Posso immaginare la sensazione della pelle della tua schiena sotto le mie mani, tesa, liscia… sei magro? Sei muscoloso?
- …puoi parlare di qualcos’altro? Che ne so, puoi raccontare una storia? – chiese Matthew, così imbarazzato che gli sembrava di stare per sciogliersi, tale era il calore che sentiva su tutto il corpo.
- Come preferisci. – disse l’altro, furbo. – C’era una volta un ragazzo cui tutti volevano bene, nel paese.
- Ecco, così va meglio… - sospirò Matt rilassandosi e seguendo la voce, cercando di non sbattere contro i numerosi mobili che incontrava sul suo cammino.
- Gli abitanti del villaggio lo chiamavano Cappuccetto Rosso, perché sua madre gli aveva regalato un cappotto rosso dal quale lui non si separava mai.
- …questa storia me la ricordo un po’ diversa. – ridacchiò, continuando a camminare.
- Un giorno, la mamma lo mandò dalla nonna, che in quel periodo era malata, e gli raccomandò di non prendere la strada del bosco, perché lì avrebbe potuto fare dei brutti incontri. Ma il ragazzo era un po’ disubbidiente, e così prese la strada del bosco, guidato dalla curiosità.
- …sto per arrivare, continua ancora un po’… ma quanto diavolo è lunga questa stanza?
- Mentre passeggiava tranquillamente sul sentiero, godendosi l’aria fresca e pura e i colori dei fiori nell’erba, all’improvviso qualcuno lo chiamò. Il ragazzo si voltò a guardare… dietro di lui c’era un enorme lupo. Inizialmente, il ragazzo si spaventò, ma poi, guardando meglio, si accorse che gli occhi del lupo non erano cattivi, e gli si avvicinò.
- Sì, c’è decisamente qualcosa che non va con questo Cappuccetto Rosso. Ma dove diavolo sei? Mi sembra che la tua voce si sia allontanata…
- Avrai sbagliato direzione. Continua a seguirmi. “Che c’è, lupo?”, chiese Cappuccetto Rosso posando una mano sulla testa dell’animale e accarezzandolo, “Perché mi hai chiamato?”. “Mi sento solo, qui nel bosco…”, rispose il lupo, strofinando il muso contro il grembo del ragazzo, “Tutti mi evitano, dicono che sono crudele, ma non è affatto vero…”. “Oh, povero lupo…”, disse Cappuccetto, commosso, “Posso fare qualcosa per te?”. “Puoi starmi vicino…”, disse il lupo, costringendolo a sedersi e accucciandosi accanto a lui. Dopodiché, sotto lo sguardo meravigliato di Cappuccetto Rosso, il lupo si trasformò in un uomo bellissimo.
- Che?!
- “Ti ho preso”, disse il lupo abbracciandolo di sorpresa.
Mi hai preso, pensò Matthew, congelandosi, mentre due braccia gli si stringevano attorno alla vita e qualcuno gli si pressava contro la schiena.
- Ti ho preso. – ripeté l’uomo, sfiorandogli l’orecchio con le labbra.
- L-Lasciami andare…
- Ormai ti ho preso, Cappuccetto. Sta’ tranquillo, sarà divertente…
- Io non- - gli morirono le parole in bocca, quando lui ricominciò a sfiorarlo con la mano attraverso i pantaloni.
- Non…?
- Non… lasciami…
- Non vuoi che ti lasci…?
- No! Voglio che… voglio…
L’uomo lo spinse da dietro, costringendolo ad avanzare. E lo costrinse ad avanzare finché non incontrò il muro e vi si schiacciò contro.
Solo allora gli sbottonò i jeans e, lentamente, abbassò la zip.
Il suono della cerniera lo esasperò.
- S… Smettila subito…
Ignorandolo, l’uomo gli abbassò i pantaloni e lo liberò dai boxer, prendendo ad accarezzarlo lentamente, stringendo delicatamente la sua erezione fra le mani – cazzo, pensò Matthew, cazzo, perché diavolo sono così eccitato?
- Il tuo corpo lo vuole… - mormorò lo sconosciuto, pressandosi contro di lui – poté sentirlo spingere il bacino contro di lui, oddio, qualcuno faccia esplodere questo posto e mi ci lasci.
Ansimando faticosamente, Matt si lasciò andare, la fronte contro il muro, gli occhi chiusi. La mano dello sconosciuto continuava a muoversi lentamente, senza sosta, quella sensazione lo stava facendo impazzire, avrebbe voluto dirgli di muoversi più veloce, quella era una tortura…
E d’improvviso, la mano si fermò, e Matthew ebbe un sussulto tale che si morse la lingua.
- Cosa… perché…
L’uomo ridacchiò, orgoglioso della conquista.
Adesso sapeva che anche Matt lo voleva.
Lo sentì armeggiare con una cintura, e capì che si stava togliendo i pantaloni. La supposizione si rivelò reale quando sentì il suo sesso cercare di infiltrarglisi fra le natiche – e lì non poté semplicemente rilassarsi e lasciar fare.
- No! No, aspetta! – quasi gridò, schiacciandosi contro il muro nella speranza di sfuggire a quel tocco, - Questo no!
L’altro gli sorrise sulla pelle, baciandogli il collo – dannati brividi.
- Va bene. Ci sono tanti altri modi per divertirsi in due.
- Tipo giocare a carte…? – ironizzò, cercando di riportare il suo respiro a un ritmo meno indecente e sorridendo – sapeva già che sarebbero andati fino in fondo.
L’uomo lo costrinse a voltarsi, pressandoglisi addosso. Sentì immediatamente i loro sessi toccarsi, e non poté trattenere un gemito misto di sorpresa e piacere.
- Ti ho proprio preso, Cappuccetto…
…detestava quella voce. Detestava il suo tono sicuro e sensuale, detestava che gli parlasse come se fosse un bambino, o uno sprovveduto, o uno stupido. Desiderò farla tacere, quella dannata voce, e perciò cercò le sue labbra, nel buio, senza sapere se dovesse dirigersi verso l’alto o verso il basso, cercò quelle labbra e le trovò a pochi centimetri dalle sue.
Dio, cosa sto facendo?
Erano morbide, le labbra dello sconosciuto. Sembravano labbra da ragazza. Sapevano di fumo, di vodka alla pesca, avevano perfino il sapore vuoto del lucidalabbra, un gusto senza gusto.
Chi è quest’uomo?
Voglio vederlo in faccia.

Lo sconosciuto si muoveva velocemente contro di lui, mugugnava, gemeva, gli sfiorava il petto sotto la maglietta – aveva le unghia corte, sembravano rovinate – e Matt semplicemente non riuscì a tener ferme le mani, dovette sollevarle, dovette cingergli il collo con le braccia, si sentì male, si sentì succube, la pelle del suo collo era liscia e sottile, lo baciò ancora, odiò quelle labbra, adorò quelle labbra, quelle labbra piene e bagnate, adorò quei fianchi in movimento ritmico contro i suoi, adorò il pene che gli si strusciava addosso, adorò tutto, di quel momento, adorò, e odiò, e si sentì in colpa, ed ebbe voglia di ringraziare Dom e picchiarlo fino a lasciarlo morto per terra, e poi d’improvviso l’altro uomo tremò, e si sentì tremare anche lui, e venne sopraffatto dal piacere dell’orgasmo.
Rimase per qualche secondo immobile contro il muro, ansimando, cercando di calmarsi, ascoltando il battito furioso del suo cuore e percependo attraverso la maglietta il colore dell’altro corpo abbandonato sul proprio, mentre una sensazione poco piacevole di qualcosa di bagnato che gli scendeva lungo le gambe cominciava a farlo sentire a disagio.
- Però… - mormorò l’uomo fra un ansito e l’altro, - Sei stato molto più collaborativo di quanto non sperassi.
- Molto gentile da parte tua rinfacciarmelo, quando sai benissimo che era l’ultimo dei miei desideri…
- Be’, - ridacchiò l’altro, - l’ultimo direi proprio di no…
In quel momento, suonò il campanellino. A Matt trillarono le orecchie. Quello era uno dei suoni più brutti che avesse mai sentito.
- Fra trenta secondi le luci verranno accese. Se non avete intenzione di vedervi, vi preghiamo di voltarvi schiena contro schiena e aspettare che una hostess venga a riprendervi.
- Pare sia finito il tempo. – constatò lo sconosciuto, separandosi da lui e sistemandosi i pantaloni, - Be’, è stato un piacere…
Matt tirò su i jeans e li richiuse, mordendosi le labbra.
Non poteva andarsene così.
Con uno scatto improvviso, afferrò il braccio dell’uomo prima che potesse allontanarsi.
- Voglio vederti. – disse a bassa voce, cercando nel buio i suoi occhi.
- Come…? – chiese l’altro, incredulo, senza forzare la sua stretta.
- Voglio vederti. Avrò diritto almeno a questo, no?
L’uomo ridacchiò, scrollando le spalle.
- Certo che sì.
E le luci si accesero.
Matt chiuse gli occhi, aspettando di abituarsi alla nuova condizione. Poi sollevò lo sguardo e individuò la figura di fronte a lui.
La sua mano stringeva il polso bianco e sottile di Brian Molko.
- …tu. – esalò, sconvolto, fissandolo negli occhi.
- Io. – sorrise Brian, liberandosi della stretta ormai molle della sua mano.
- …perché non mi sembri sorpreso…?
- Avevo immaginato fossi tu. Non conosco molte persone che parlano come te.
- Oddio. Oddio, non ci posso credere…
- Avanti, - rise Brian, - fosse stato un perfetto sconosciuto ti sarebbe andato bene! Perché fai storie, ora che hai scoperto che ero io?
- Perché tu… io… noi ci odiamo!
- Guarda, dopo oggi non ne sono più tanto sicuro, abbiamo una buona intesa, non so come ho fatto a non capirlo prima…
- Non esiste! Non provare neanche a fare discorsi del genere!
- E poi sei fortunato, avrebbe potuto capitarti un cesso… invece ti sono capitato io, molto meglio, no? E comunque non è che questa cosa debba necessariamente cambiarti la vita, è stato divertente ma puoi anche non volermi più rivedere…
Esasperato, gli voltò le spalle, allargando le braccia in segno di resa.
- Esatto. Io non ti voglio vedere mai più.
- Sul serio?
- Sul serio! – gridò, voltandosi d’improvviso e trovandosi Brian a pochi centimetri da lui.
- Sul serio…? – ripeté l’uomo, sfiorandogli le labbra con un bacio.
Matt arrossì. Si voltò.
- Non lo so. – rispose, mentre già Brian sogghignava, anche se lui non poteva vederlo. – Ti farò sapere.
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