Genere: Commedia, Romantico.
Pairing: Matthew/Brian.
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon.
- Matthew, preoccupato dal collasso di Brian durante un concerto in quel di Osaka, una volta saputo che il suo ragazzo sta riprendendosi a Londra, passa a fargli un saluto.
Commento dell'autrice: La colpa è interamente di Fae e del collasso che ha colpito il povero Brian mentre cantava in Giappone D: Povero coccolo. Storiellina per esorcizzare la cattiva sorte (ogni tanto funziona; ogni tanto no XD) e per giocare un po’ con questi tatini, che mi mancavano.
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TRE PROS AND CONS OF GORGONZOLA CHEESE
20 Rooms / 001 Cucina @ PWP Fest (Kinks&Pervs)
RPF Cantanti @ Fanworld.it Pigiama Party

Brian mugolò di fastidio quando la luce della stanza si accese, colpendolo in pieno volto.
- Nooo… - biascicò esausto, nascondendosi al di sotto delle lenzuola, - È ancora presto, i dottori hanno detto sei settimane e sei settimane non finiscono prima di altri quarantuno giorni e dodici ore…
- Brian! – tuonò la voce di Matthew, inondando l’intero ambiente e costringendo Brian a tapparsi le orecchie, pressando forte le mani ai lati del viso, - Ma cosa diavolo ti è successo?!
- Non… urlare… ti prego… - mugolò lui, rivoltandosi stancamente fra le coperte, - Sto male…
- Il Giappone è sempre la causa di ogni male! – asserì risoluto Matthew, afferrando il lenzuolo e strappandoglielo di dosso con la delicatezza di uno scaricatore di porto che si fosse svegliato col piede peggiore in assoluto, quel mattino, - Ho dei pessimi ricordi di quella terra. Sballo dissennato fino alle cinque del mattino, donne ovunque il cui unico scopo sembrava venire a letto con me, droga, alcool, ro-
- Quando comincia la parte negativa? – chiese Brian, ancora steso sul letto, osservandolo con aria supponente.
Matthew aggrottò le sopracciglia, deluso.
- È cominciata quando ho cominciato a parlare di sballo, Bri. – precisò, - Posso solo immaginare come tu abbia passato i giorni prima del collasso, per ridurti in questo stato!
- Non sono in nessuno stato, Matt. – sospirò Brian, cercando di sorridere conciliante mentre si metteva seduto e poggiava i piedi a terra, cercando a tentoni le proprie pantofole, - Vedi? – cinguettò incoraggiante, alzandosi in piedi e vagolando a caso per la stanza, - Sto in piedi, posso muovermi senza svenire e se devo dirti la verità ho anche un po’ di fame. Per cui apprezzo che tu sia venuto a controllare come sto, ma puoi anche tornare al tuo lavoro. – concluse, muovendosi disinvoltamente verso la cucina.
- Ma! – cerco di fermarlo Matthew, andandogli dietro, - Ho preso il primo aereo, appena ho saputo!
- Ma! – gli fece il verso Brian, roteando gli occhi prima di spalancare il frigo e immergersi al suo interno, fra pacchetti e pacchettini di svariate forme e dimensioni, alla ricerca di qualcosa da mangiare, - Chi te l’ha chiesto?
Offeso, Matthew si ritrasse di qualche centimetro.
- …simpatico. – commentò acido, incrociando le braccia sul petto.
- Sì, eh? – ghignò Brian, riemergendo dal frigorifero con un sandwich al formaggio fra le mani.
- Come un calcio nelle palle, più o meno. – annuì Matthew, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi, - E quello ti fa malissimo, comunque, è pesante da digerire! Tanto vale, non so, che torni da Gaia a prendere quello che è rimasto della peperonata di sua zia, così quantomeno se devi morire lo fai con un sorriso sulle labbra e mangiando qualcosa di più glorioso di un dannato panino con del dannato cos’è quello?
- Gorgonzola. – rispose Brian, scrollando le spalle e portando il panino alla bocca.
- Ma neanche per idea! – urlò Matthew, raccapricciato, strappandoglielo dalle mani, - Tu non mangerai questa schifezza, lo sai che c’è la muffa dentro?!
- Sì, Matthew, lo so. – grugnì l’uomo, allungando una mano a cercare di recuperare il panino, - Mi piace, è commestibile, un po’ di gorgonzola non ha mai ucciso nessuno, ti spiacerebbe ridarmelo, adesso?
- Mi spiacerebbe moltissimo! – s’impuntò lui, la voce quasi stridula, - Tu non ti curi abbastanza! Non ti riguardi! Sei completamente sregolato e questi sono i risultati, e-
- E non intendo continuare ad ascoltare una paternale simile da te che sei notoriamente uno degli esseri umani più fuori di testa abbiano mai calcato questa terra, Dio mio, Matthew! – strillò Brian, spintonandolo lateralmente e dimostrando di non essere poi così esausto come Matt aveva creduto in principio, per poi dirigersi risoluto verso la camera da letto, fumando come una teiera prossima allo scoppio.
- Brian! – lo richiamò Matthew, afferrandolo per un polso e riportandoselo vicino, notandolo molto più arrendevole di quanto non fosse in genere, e quindi dicendosi che okay, probabilmente era stanco davvero. – Bri… - ripeté più dolcemente, appoggiando la fronte contro la sua e spingendolo piano contro lo sportello chiuso del frigorifero, accarezzandogli lento la nuca, - Senti, mi dispiace. – sussurrò sulla sua pelle, cercando le sue labbra per un bacio lievissimo, appena accennato, - Ero solo preoccupato. Sei… voglio dire, le immagini hanno fatto il giro del mondo, sei collassato nel mezzo del palco. Ero fuori di me.
- Me ne sono accorto. – borbottò Brian, ricambiando con scarsa convinzione i suoi baci, - Ma non sono mica morto. Mi vedi, no? Vivo e vegeto.
- Idiota. – rispose semplicemente Matthew, chinandosi di qualche centimetro e catturando più decisamente le sue labbra, spingendolo ancora contro il frigo.
- Matt...? – cercò di chiamarlo Brian, incerto, piegando il capo per accogliere le sue labbra mentre scivolavano lente lungo la curva bianchissima del suo collo, un po’ ruvida a causa della barba non rasata da qualche giorno, - Che…
- Mi sei mancato. – rispose sbrigativamente Matthew, avvolgendogli le braccia attorno alla vita ed introducendo le dita oltre l’orlo della maglia, a sfiorare la pelle morbida dei fianchi e della pancia, - Dio, Bri…
Brian rispose chiamandolo a propria volta in un sospiro sottilissimo, sollevando entrambe le braccia a cingerlo al collo e spingendosi in alto col bacino per strusciarsi lento contro di lui. Matthew arpionò con forza l’elastico dei pantaloni del suo pigiama, spingendoli verso il basso e sorridendo compiaciuto contro le sue labbra quando Brian, docile, sollevò una gamba e poi l’altra per agevolare i suoi movimenti.
- Sverrò. Sicuro. – sorrise anche Brian, quando Matthew lo sollevò contro lo sportello, spingendolo a serrare le cosce attorno ai suoi fianchi e reggendolo per un fianco mentre, con la mano libera, si disfaceva dell’impaccio della cintura e della zip dei jeans, - Sei un pessimo infermiere.
- E un ottimo amante. – rispose sicuro lui, mordendogli il labbro inferiore.
- E un pessimo modesto. – rise Brian, perdendosi nei tocchi brevi di Matthew lungo la sua spina dorsale, - Ma va bene così. – ammise, chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra per offrirsi ad un altro bacio.
Matthew stava già spingendosi contro e dentro di lui con la solita forza, con la solita foga, meno di un minuto dopo. Perso fra la sensazione fredda e quasi fastidiosa del metallo del frigorifero contro le spalle e quella decisamente più calda e piacevole del corpo di Matthew schiacciato addosso davanti a sé, contro il petto, contro i fianchi, sotto la stretta saldissima delle sue gambe, Brian si inarcò e gemette il suo nome più volte, in ogni carezza e in ogni bacio a fior di labbra, sussurrandogli il proprio piacere sulla lingua quando, venendo dentro di lui e stringendolo con forza fra le dita per portarlo a sua volta all’orgasmo, Matthew si sporse verso di lui reclamando l’ennesimo bacio umido e profondo, fra un morso e l’altro.
Ringraziò che Matthew avesse abbastanza forza nelle gambe da continuare a sorreggere lui e se stesso, perché se fosse rimasto in piedi sarebbe sicuramente crollato per terra, e il suo collasso non sarebbe stato poi molto diverso da quello che aveva tanto spaventato Matthew in video. Lentamente, gli lasciò scorrere le dita fra i capelli arruffati, ravviandoli sulla fronte e sulla nuca ed osservando come, madidi di sudore, si appiccicassero alla sua pelle chiara e un po’ arrossata dalla fatica e dalle sue carezze.
- Ora però mi riporti a letto. – gli mugolò in un orecchio, col tono lamentoso di una principessa insoddisfatta. Matthew roteò gli occhi, sbuffando annoiato contro la sua spalla.
- Viziato. – lo rimproverò, stringendolo con forza fra le braccia e cercando di camminare in modo da non dover perdere i pantaloni per strada, mentre lo riconduceva in camera, - Quanto hai detto che durerà ancora la vacanza?
- Quarantuno giorni, - rifletté Brian, risistemandosi mollemente fra coperte e cuscini, - e dieci ore, più o meno. – completò con una risatina. – Resti?
Matthew scrollò le spalle, stendendosi al suo fianco sul materasso ed allungandosi a recuperare il telecomando perso fra i cuscini, per accendere il televisore.
- Qualcuno dovrà pure impedirti di mettere in bocca altre schifezze.
Brian rise, senza cogliere l’opportunità per la battuta cattivissima che s’era appena formulata nella sua mente. Poi, l’aria della stanza si riempì delle risate preregistrate di una vecchia commedia inglese che Matthew sembrava adorare alla follia, e presto anche la stanchezza tornò a farsi sentire, solo che, fra le risatine idiote di Matt e quelle altrettanto idiote del pubblico della commedia, sembrava molto più facile da affrontare.
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