Genere: Comico, Demenziale, Parodia.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Crack, Flashfic.
- Un urlo squarcia la tranquillità della notte. Tom scatta a sedere. Si guarda intorno spaesato. Bill fissa lo specchio con aria inorridita... cosa diamine è successo?
Note: È così idiota che quasi me ne vergogno X’D
Scritta in seguito a suggerimento dell’ormai onnipresente nee-chan. E ispirata a una storia vera (nel senso che è vero che Bill ha i brufoli e che si riempie di dolciumi XD).
Il significato del titolo è abbastanza intuibile, no? XD Pickel è il tedesco di brufolo. Era troppo lol, dovevo mettercelo X’D
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THE PICKEL DRAMA QUEEN

- KYAAAAAAAAAAAAH!
Lo strillo riempì la notte silenziosa e le orecchie di Tom, ridestandolo poco felicemente dal sonno nel quale era appena crollato dopo l’estenuante giornata di interviste promozionali che aveva dovuto controvoglia affrontare – previa efficacissima minaccia di castrazione da parte di David.
Il biondo si drizzò a sedere sul letto, riconoscendo immediatamente nella nota acuta che aveva perforato i suoi timpani l’urlo agitato che suo fratello Bill riservava per le occasioni speciali, quelle per le quali una semplice lamentela non sarebbe stata abbastanza.
Si voltò verso la toilette dall’altro lato della camera, solo per vedere il moro chino su se stesso, come fosse appassito, fissare lo specchio con occhi vacui.
- Bill…? – mormorò, ancora mezzo addormentato, stropicciandosi gli occhi, - Che succede? Hai avuto un incubo?
Per tutta risposta, Bill afferrò l’applicatore per cipria abbandonato sul ripiano in legno e glielo lanciò addosso, ricoprendolo di polvere bianca e inducendolo allo starnuto compulsivo per dieci minuti.
- Ti pare che questa sia la posizione che una persona assume quando ha un incubo?! Davanti allo specchio con aria inorridita?!
- Che ne so! – strillò a suo volta Tom, ormai sveglio, fra uno starnuto e l’altro, - Ti sento urlare e penso a un incubo! Sono io strano?!
- Magari mi stavano squartando!!!
Tom spalancò gli occhi e d’improvviso capì.
Suo fratello stava straparlando.
Il che voleva dire semplicemente che qualcosa nei suoi soliti ragionamenti s’era inceppato, e il suo cervello era andato in tilt.
Tom si alzò faticosamente dal letto e raggiunse il fratello dov’era seduto, accorgendosi delle lacrimucce che rendevano brillanti i suoi occhi.
- Avanti, non fare così. – disse conciliante, - Adesso calmati e raccontami tutto fin dall’inizio.
Bill tirò su col naso e si strinse nelle spalle.
- Volevo struccarmi! – disse con enfasi eccessiva, indicando la boccetta di tonico riversa sul tavolo.
- Mh-hm, - annuì comprensivo, - e poi?
- E poi… e poi… d’improvviso… senza un perché…
- …?
- …l’ho visto!
Tom si raddrizzò di scatto, lanciando uno sguardo omicida verso la finestra.
Probabilmente là fuori c’era un guardone! Probabilmente Bill l’aveva visto fare qualcosa di osceno! Probabilmente si era spaventato!
- Che diamine guardi, Tom?!
…probabilmente no.
- Scusa, cos’è che hai visto?!
Bill rabbrividì, aggrappandosi alla sua maglietta come fosse stato realmente terrorizzato da qualcosa.
- …lui. – mormorò dunque, indicando lo specchio con un ditino tremolante.
Tom guardò la superficie riflettente.
E il faccino spaventato di Bill.
- Hai visto te stesso e hai avuto paura?
Stavolta a colpirlo dritto in faccia fu l’intero scatolino della cipria.
- Bill! – gridò soffocando, - Che diamine fai?!
- Sei un idiota!
- Ma si può capire cos’è che ti ha terrorizzato tanto?!
Suo fratello lo afferrò per il colletto della maglia e lo trascinò a due millimetri dallo specchio.
- Guarda! – ordinò poi.
Tom guardò.
E ovviamente non vide nulla.
- Bill, io non capisco…
Il moro lo schiacciò contro lo specchio.
- GUARDA MEGLIO! – gridò.
Tom aguzzò la vista.
Si concentrò sulla forma del viso di suo fratello e la trovò normale.
Si concentrò sul profilo allucinante della sua messa in piega e, pur con tutte le riserve del caso, - trovò normale anche quella.
E infine si concentrò sulla sua pelle liscia e bianca e con un minuscolo, insignificante brufolino sul mento, e-

- …il brufolo…?
Al solo sentire quella parola, Bill si accartocciò su sé stesso, inorridendo, con una smorfia di puro disgusto sulle labbra.
- Non dirlo ad alta voce!!! – implorò, nascondendo il volto fra le mani.
Tom lo fissò, attonito.
- …è tutto qui?
Gli occhi di Bill riemersero dalle sue mani, enormi e umidi di lacrime.
- Come tutto qui?
- Voglio dire… da come avevi urlato avevo pensato che qualcuno avesse cercato di stuprarti o peggio!
Bill lo schiaffeggiò.
- Come osi dire una cosa simile?! UN BRUFOLO! Sul mio BELLISSIMO mento!
- Ma… ma dai, Bill, è così piccino…
- È enorme!!! Immenso!!! Planetario!!! Guardalo!!!
In realtà, da quella distanza neanche si vedeva.
E si trovavano a – uhm – venti centimetri l’uno dall’altro. Circa.
- Bill?
- Dimmi.
- Sei completamente pazzo.
Tre secondi dopo già era di nuovo sommerso dalle coperte, mentre suo fratello ancora strepitava sull’ingiustizia della natura umana e giurava e spergiurava di non comprare più un dolce in vita sua.
Per farlo smettere di strillare, tirò fuori una caramella dalla scorta per le emergenze che teneva sotto il cuscino e gliela lanciò. Bill la afferrò al volo come un cagnolino e piombò sul suo materasso, addormentandosi di botto.
Tom sorrise compiaciuto e si riaddormentò a sua volta.
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