Genere: Introspettivo.
Pairing: Mario/Davide/Carla.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Flashfic, Het, Slash, Threesome.
- "Il privè è buio, caldo e claustrofobico."
Note: Non riletta – per mancanza di tempo – e non betata – per mancanza di uomo – ma ci tengo molto, primo perché partecipa all’Estemporaneo #Nonricordopiùquale di Criticoni, secondo perché è canon <3 Cioè, non proprio canon-canon, ma pare sia vero che Davide e Mario abbiano passato del tempo con la Velli (Carla Velli, ex-pretendente di uno degli svariati tronisti che si sono avvicendati sul palco di Uomini E Donne, non chiedetemi specifiche maggiori perché non saprei darvele XD) all’Hollywood di Milano, in occasione della festa d’addio di Maldini al calcio *annuisce* Maggiori info qui.
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Teasing To Please


Il privè è buio, caldo e claustrofobico. Per la prima volta da quando si fida di Mario, Davide si pente di aver cominciato a farlo. Si lascia ricadere con uno sbuffo sul divano in pelle nera, che scricchiola con forza sotto di lui. La sua voce somiglia a quella di suo nonno quando si sveglia da un lungo riposino sulla sedia a dondolo in salotto, pieno di acciacchi e dolori. Lo mette a disagio e lo costringe a mordicchiarsi un labbro con una certa violenza per cercare di fissare l’attenzione più sul dolore che non sul suo imbarazzo, che lo fa sentire piccolo, scemo e fuori posto. Accanto a lui, Mario sta seduto a gambe divaricate, spiaccicato contro lo schienale del divano, e sembra così perfettamente a disagio da dargli quasi fastidio fisico. Tutto il lato destro del suo corpo prude, e Davide sente il bisogno impellente di grattarsi il naso quando comincia a prudere anche lui, irritato dal profumo di Mario – e dire che quel profumo non gli ha mai, mai, mai dato fastidio.
- Mario, io non sono convinto che sia stata una bella idea. – dice fra i denti, grattandosi anche la nuca e sistemandosi più comodamente sul divano. O almeno provandoci e fermandosi subito quando il divano ricomincia a lamentarsi sotto i suoi movimenti.
Mario sorride e scuote appena il capo – il brillante che porta all’orecchio luccica nell’oscurità e Davide lo segue come fosse sotto ipnosi, cercando di utilizzarlo come una fottuta bussola, il suo nord, la sua dannata stella polare, un modo per orientarsi in un posto che non gli appartiene e che, ne è quasi sicuro, non gli farà guadagnare altro che una strigliata da parte del mister.
- Abbi fede, figliolo. – lo prende in giro Mario, scompigliandogli divertito i capelli e poi risistemandoglieli distrattamente sulla testa, lasciandogli scivolare due dita lungo il viso e il collo prima di smettere finalmente di toccarlo, dando modo a Davide di uscire dalla trance in cui l’hanno gettato le sue carezze e ricominciare ad odiarlo furiosamente come merita. – Sarà divertente.
Davide fa per protestare, ma la porta si apre, l’oscurità perfetta della stanza per un attimo – un solo attimo – si spezza e lui riesce a cogliere di sfuggita le forme sinuose di una donna sconosciuta che si fa avanti all’interno del privè, ancheggiando sensuale. Il suo profumo è più dolce e più forte di quello di Mario, conquista l’aria e i sensi di Davide e per molti secondi l’universo cessa di esistere quasi tutto; tutto, in realtà, ad eccezione delle minuscole molecole d’aria cui si attacca il profumo della ragazza, mentre avanza verso di lui.
- Io sono Carla. – dice a bassa voce, chinandosi a baciarlo su una guancia, - Mario mi ha parlato molto di te.
Davide deglutisce e boccheggia a corto d’ossigeno, mentre ascolta il fruscio della sua gonna leggera nel momento in cui lei la solleva, lasciandola scorrere lentamente lungo le cosce lisce e morbide, per poi divaricare leggermente le gambe e scendere a sedersi su di lui come una cavallerizza, le ginocchia strette attorno ai suoi fianchi e le braccia allacciate dietro il suo collo, due dita a disegnare figure astratte e senza senso sulla sua nuca e i brividi a correre come impazziti lungo la sua spina dorsale.
Carla china il capo e gli sfiora il collo con le labbra, mentre le sue mani scendono ad accarezzargli il petto da sopra la sottile maglietta di cotone, e Davide, in mezzo al rumore assordante del proprio respiro affannoso, riesce a percepire Mario avvicinarsi a lui e parlargli direttamente all’orecchio, così vicino da sfiorarlo ad ogni parola.
- Te l’avevo detto che non te ne saresti pentito. – dice ironico. Davide accarezza per un secondo la possibilità di mandarlo a fanculo, rovesciare Carla per terra e scappare via il più lontano e il più velocemente possibile. Poi Carla gli accarezza il cavallo dei pantaloni e Mario gli accarezza un fianco, e sono carezze decisamente più piacevoli di quelle che lui stava rifilando alle sue possibilità poco prima.
Il privè è buio, caldo e claustrofobico. E, al momento, è anche il posto più bello che esista.
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