Genere: Introspettivo, Romantico, Triste.
Pairing: Dani/Douglas.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Angst, Slash.
- "Mordi."
Note: C'era semplicemente bisogno che io la scrivessi.
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TAKE A BITE OF ME
(SHOW ME YOUR TEETH)


La prima volta che fanno l’amore, sono entrambi spaventati ed hanno una fretta della Madonna. È un anno che si rincorrono da un lato all’altro dell’Europa, è un anno che vivono di baci e carezze dati di sfuggita negli spogliatoi o nel tunnel nascosti dietro agli altri, e ora non hanno più nessuna cazzo di voglia di aspettare. Sanno già che sarà dura farlo ancora quando si rivedranno nuovamente a Barcellona, ed hanno parlato, sono stati molto chiari, niente legami, niente obblighi, ma hanno una cazzo di voglia fottuta di sentirsi l’uno addosso all’altro senza star troppo a pensare alle conseguenze, e così il tre a uno scompare e scompare anche il ritorno che potrebbe portarli anche a pestarsi a caso in mezzo al campo, dipende da come andrà, e restano solo loro due e lo spogliatoio vuoto. E dieci minuti di tempo.
- Mordi. – dice Daniel, ridendo appena nel buio. Si sporge in avanti, offrendogli tutto il proprio corpo in un invito imprecisato. “Mordere dove?”, si chiede Douglas, e un secondo dopo smette di pensare, e affonda i denti.
*

Dopo il ritorno di Champions, stranamente, non hanno per niente voglia di picchiarsi a vicenda, nonostante il risultato della partita. A Douglas basta sentire addosso l’odore e il calore della sua pelle, quando si abbracciano dopo essersi scambiati le maglie, per desiderarlo come se non avessero appena finito di darsi battaglia in mezzo al campo.
Gli basta uno sguardo veloce per rendersi conto che negli occhi di Daniel c’è la stessa identica voglia, e non ha bisogno di chiedergli niente ad alta voce: tutto ciò che deve essere detto si traduce nei gesti, nel linguaggio dei loro corpi che si cercano e, mezz’ora dopo, in uno stanzino vuoto e buio del Camp Nou, si trovano anche.
- Mordi. – dice Douglas, e sorride quando negli occhi di Daniel legge in un bagliore improvviso la consapevolezza che anche lui se lo ricorda.
- Perché? – chiede Daniel, sfiorando coi denti la pelle tesa e scura e calda del suo collo.
Douglas inspira con forza il suo odore, poggia le mani sulla parete, ai lati della sua testa, e si spinge d’impeto contro di lui, sentendo tutto il suo corpo teso di voglia con tanta forza contro il proprio da sentirsi girare la testa.
- Perché voglio sentire che è vero. – risponde in un sussurro, e Daniel affonda i denti.
*

Non è stato facile trovare un po’ di tempo l’uno per l’altro, durante il Mondiale. Gli allenamenti continui, e le conferenze, e le partite, ovviamente, e la stanchezza generale, l’andare a letto presto e le guardie del corpo che non ti si allontanano dal culo quasi mai durante il giorno o la notte, e ad entrambi è mancato quel tipo di contatto che, da quando sono in Sudafrica, non sono ancora riusciti a trovare neanche una volta. Ogni tanto, durante gli allenamenti o durante il pranzo o in qualsiasi altro momento, sia Daniel che Douglas si sono sentiti quasi avvampare e, voltandosi intorno alla ricerca del motivo di quel calore improvviso, hanno trovato gli occhi dell’altro piantati con forza in un punto a caso del loro corpo, ed era sempre il punto in cui il fuoco era divampato.
È triste trovarsi finalmente con la possibilità di stare di nuovo vicini, e solo perché ormai è tutto finito.
Assaggiano l’uno il sapore dell’altro con la devozione nostalgica di qualcuno che, tornato a casa dopo anni passati in viaggio, riscopre la morbidezza delle proprie lenzuola, il gusto particolare del proprio cibo e il calore dolce e confortante del proprio focolare domestico. Daniel strizza forte le palpebre, Douglas lo stringe forte a sé.
- Mordi. – dicono insieme, vicini tanto da non percepire distanza fra le loro pelli. Si lasciano sfuggire una risatina un po’ imbarazzata e un po’ divertita per quello strano attacco di telepatia casuale, ed è Douglas, poco dopo, a parlare per primo.
- Perché? – chiede, sentendosi ridicolo perché, in effetti, per primo non sarebbe capace di rispondere a quella stessa domanda.
Daniel ci pensa su qualche secondo, appoggia il capo contro la sua spalla, sospira pesantemente.
- Voglio sentire dolore per qualcosa che possa passare in fretta. – risponde a mezza voce.
Douglas fissa la parete di fronte a sé e sente il singhiozzo minuscolo di Daniel esplodere nelle proprie orecchie con la potenza di un’atomica. E poi affonda i denti.
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