Genere: Romantico
Pairing: Brian/Justin
Rating: R
AVVISI: Slash.
- Justin intende portare a termine il compito che gli hanno assegnato a scuola. Brian non è d'accordo.
Commento dell'autrice: …comunque proprio non mi riesce di scrivere cose più lunghe di due pagine o.o Sarà perché i versi delle canzoni mi danno idee di “attimi”, di situazioni che cominciano e si esauriscono nell’arco di una giornata al massimo. Da un certo punto di vista, però, è anche meglio: mi permette di esplorare il rapporto fra Brian e Justin (che sia prima o dopo Ethan XD) in tutte le sue sfaccettature, senza però impelagarmi in una long story che magari risulterebbe anche pesante. La mia adorata pre-reader Juccha mi ha fatto notare che l’ultimo pezzo è melodrammatico XD Sinceramente non saprei. In ogni caso, mi piacevano moltissimo sia il suono del periodo che l’immagine che dava. Quindi ho voluto tenerlo ù_ù
PS: Terza storia scritta per la writing community True Colors.
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Surrender
#15 Silent visions of rain


- Allora facevi parte anche tu delle migliaia di ragazzine che videro “Titanic” al cinema più di undici volte?
Justin sorride, continuando a rifinire lo schizzo sul blocco da disegno.
- L’ho visto solo una volta. Per accompagnare Daphne.
- Mi stai dicendo che quest’idea ridicola del ritratto sul divano è tutta farina del tuo sacco? Vergogna!
- Dai, smettila di lamentarti… fuori diluvia, hai di meglio da fare?
- Solitamente, quando diluvia sono nella backroom del Babylon, a ingannare il tempo in attesa che spiova.
- …facendoti succhiare il cazzo?
- E’ un passatempo efficace.
Justin ride, e anche Brian.
- Vuol dire che stasera ti sacrificherai a un passatempo più romantico…
- Sì. L’importante è che ti dia una mossa, o presto sarò ricoperto di piaghe da decubito.
- Gesù, sei peggio di una vecchia moglie.
- Questo non me lo dovevi dire!
Justin fa appena in tempo a puntargli una mano sul petto, perché lui non si alzi. Si lanciano un sorriso aperto di sfida. Stavolta vince Justin.
Questi momenti piacciono a tutti e due. Sono incredibilmente simili a qualcosa di stabile, cosa che li riempie di indefinita tenerezza, e però sono ancora liberissimi, cosa che li rassicura.
Fuori, il cielo nero viene squarciato da un lampo, e il tuono che lo segue fa tremare i vetri tanto forte che Justin ha quasi paura che si frantumino in mille pezzi.
Il ragazzo sospira, guardando fuori dalla finestra.
- Anche se mi sbrigassi a finire, dubito potremmo uscire, poi… - commenta con un pizzico di soddisfazione.
Brian sorride.
- Possiamo comunque trovare qualcosa di più divertente da fare, che non stare bloccati qui a disegnare, no?
- A parte il fatto che tu non stai disegnando…
- …il che rende la cosa ancora più noiosa…
- …dico, potresti anche farmi un favore, una volta ogni tanto. Te l’ho detto che mi serve per la scuola.
- Credevo che aveste già superato la fase dello studio anatomico del corpo umano.
- Credevi male… avanti! Ci sbrighiamo prima se la smetti di distrarmi!
Brian sbuffa e si distende supino.
- No, dai! Non puoi cambiare posizione!
- Sto scioperando. Avrò diritto almeno a questo.
- No, perché tecnicamente non stai lavorando, dal momento che non hai un contratto e non ti pago.
- Ragione in più per ribellarmi.
- Ok, ho capito, mi rendo conto che stare fermo per mezz’ora è per te un enorme sacrificio e già non ne puoi più. Facciamo una pausa.
- Grazie, signore!
Si alza in piedi di scatto, muovendo qualche passo per sgranchirsi le gambe. Anche Justin si alza, dirigendosi verso il frigorifero per bere qualcosa.
- Cazzo. – sente mormorare dietro di lui, e si volta per guardare.
Brian è davanti alla finestra e fissa la notte fuori. Il suo profilo si confonde nel buio – la piccola lampada accanto al divano non riesce a illuminare tutto l’ampio spazio del loft.
- Tempo di merda. – si lamenta.
Justin sente di amare questa pioggia almeno quanto Brian la odia.
Beve dalla bottiglia, la ripone in frigo e richiude lo sportello. Gli si avvicina. Non fa che guardarlo. Non potrebbe fare altrimenti. È nudo, e bellissimo. E per molti secondi non si sente altro che il rumore della pioggia, forte tanto da nascondere anche il loro respiro.
Lui si volta e lo fissa. In un attimo – Justin ne è certo – capisce tutto e sorride.
- Adesso è meglio rimettersi a lavoro… - gli dice con un sorriso di sfida, tornando a distendersi sul divano.
Justin si sente sotto tortura, e ha una dannata erezione che gli esplode nei pantaloni. Da un lato, prega perché lui non se ne accorga. Dall’altro, perché lo veda e gli salti addosso.
Sa bene che nel secondo caso poi passerebbe il resto della notte a brontolare fra sé, rimproverandosi quella sua assurda incapacità di resistergli, che lo rende psicologicamente frustrato… ma beh, per come la vede ora, meglio frustrato nell’animo che non nel corpo, e fanculo il resto.
Proponendosi comunque di non cedere per primo, riprende posto sulla sedia davanti al divano, e ricomincia a disegnare. Brian continua a sorridere, guardandolo negli occhi. Quando Justin incrocia il suo sguardo, non può più separarsene.
Poi, in un movimento quasi impercettibile, gli occhi di Brian vagano verso il basso e, per un nanosecondo, si fissano sul cavallo dei suoi pantaloni. Danno giusto una controllatina, si riempiono di malizia e poi tornano su.
Justin si alza in piedi, riesce appena a trattenersi dal gettare a terra il blocco da disegno e gli sale addosso, travolgendolo di baci.
Brian ride.
- Ma come? Devi disegnare! La scuola!
- Fanculo. Zitto e scopami.
La faccia del professore che domattina lo ricoprirà di rimproveri perché non ha portato a termine il compito puntualmente, svanisce in un baleno. Il richiamo del suo senso del dovere dura giusto il tempo di un lampo, il tempo di un bacio a fior di labbra, il tempo, per Brian, di stringerlo e fargli dimenticare l’universo.
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