Genere: Erotico, Introspettivo, Commedia, Romantico.
Pairing: Giorgio/Maicol, Giorgio/Maicol/Alberto.
Personaggi: Giorgio, Maicol, Alberto, nominata Mara.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, Threesome.
- "[...] solo ora che rivede quello stesso identico sguardo in una situazione così diversa gli sembra di essere veramente in grado di interpretarlo per cos’è davvero."
Note: ...io non avrei mai pensato di scrivere su questi tre insieme XD Poi, fondamentalmente, Fae ha deciso che dovevo e più o meno nello stesso istante anche Baiocco ha deciso che dovevo, strusciandosi felicemente contro Maicol. Che poi non c'entra niente con quello che accade all'interno della shot, ma questo è del tutto secondario.
Titolo rubato a Guiding Light dei Muse.
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Stripped To The Core


Alberto lì con loro nel letto non ci voleva stare.
Un conto è se Ronchini, nel mezzo della propria sclerata pazzia, dopo aver litigato per ore con Maicol, aver devastato un letto e rotto i coglioni a una casa intera, gli chiede il favore di dormire insieme per evitare che Maicol possa andarsi a sdraiare accanto a lui.
Cosa completamente diversa, com’è ovvio, è stare nel letto sia con Ronchini che con Maicol perché, nel corso delle ventiquattro ore più allucinanti da che vivono in quella casa – sebbene sia difficile identificarne soloventiquattro, dal momento che fondamentalmente Giorgio e Maicol hanno preso d’assedio il GF rendendolo una follia fin dal primo giorno – i due cretini hanno deciso di fare pace, ricominciare a lottare come leoncini in calore come non fosse mai successo niente di brutto fra loro – e Alberto dovrà parlare a lungo con Giorgio di questo, perché per un periodo ha pensato o s’è illuso che il problema fosse Carmen, quando evidentemente non era così – e dulcis in fundo Maicol ha deciso di mozzarsi un piede sa Dio solo come mandando in paranoia tutto il mondo e Giorgio per primo, che quando l’ha chiamato a notte fonda per farsi dare una mano con bende e cerottame vario aveva una faccia che pareva gli fosse morto un parente.
Lui vuole bene a Maicol, davvero, ma quando è arrivato in cucina e lui sembrava svenuto e Giorgio gli si aggirava attorno come un’anima in pena, Alberto s’è sentito male. Perché già prefigurava come sarebbe andata a finire, e non era un bel finale. Tra l’altro, poi, è stata esattamente in quel modo che è andata: Maicol s’è ripreso – perché, figurarsi, è come i bambini, che sbattono ovunque ma non si fanno mai niente – e Giorgio s’è guardato intorno con quell’aria carica di innocenza che contraddistingue sempre le sue uscite più idiote, e ha detto “sì, ma io non me la sento di lasciarlo solo, stanotte”. Fine del mondo in atto.
Alberto avrebbe voluto dirgli “guarda che sta nel letto in fondo alla stanza, se vuoi puoi alzarti ogni venti minuti per controllare non sia caduto di lato, e comunque, cielo, s’è fatto un taglietto al piede, placati, Ronchini!”, ma ha taciuto. Ha colpevolmente taciuto. E quando ha fatto per dire “va be’, allora io vado di là a dormire con Mara, eh? Addio”, Maicol ha allungato un braccino magro, gli ha tirato la maglia e gli ha detto “resti, per favore?”, con quegli enormi occhi azzurri che brillavano come fari nella notte nonostante il buio pesto della camera, e lui cosa poteva fare, a quel punto? Uscire e sbattersene bellamente come ogni essere umano sano di mente avrebbe fatto nella sua situazione? Ma naturalmente no.
E quindi sì, è rimasto. Giorgio a destra, così preoccupato da dimenticare perfino la solita pantomima della camicia che forse un tempo millemila secoli fa tratteneva un po’ del profumo di Giulia ed ora sa solo della colonia dolciastra di Maicol, lui a sinistra e Maicol al centro. Mai avuto più ottimi motivi per sparire in un lampo da qualsiasi posto in cui si trovasse, eppure lì è rimasto, ed ha anche mantenuto la lucidità mentre osservava Giorgio rigirarsi come un pollo sullo spiedo e chiedere a Maicol “ma fa male?” a intervalli regolari di una volta ogni dieci secondi, costringendo perfino Maicol a sbottare “ma non devi mai scoppiare, Ronchini?!”. Alla fine, però, la stanchezza e il pensiero delle pulizie anticipate il giorno dopo l’hanno costretto alla resa, e s’è addormentato.
Lo risveglia la voce di Giorgio, naturalmente, e già questo potrebbe bastargli ad afferrare il battipanni rosa di Maicol posato lì accanto e darglielo in testa per stordirlo o addormentarlo per sempre. Lo fermano il tono diverso della sua voce e le diverse cose che dice rispetto a prima.
- Mi hai fatto preoccupare, prima. – sospira, ed Alberto apre un singolo occhio per cercare di capire cosa sia cambiato, osservando Maicol minuscolo fra le braccia di Giorgio, che lo stringe ben riparato dalle coperte tirate fin sopra la testa, sotto le quali anche lui è finito, peraltro, e la cosa non gli piace più di tanto.
- Guarda, mi sono tagliato apposta. – sbuffa lui, dimenandosi come un’anguilla ed ottenendo in cambio solo che Giorgio stringa la presa attorno alle sue spalle, sistemandoselo sul petto come altre volte l’ha visto sistemarsi addosso la camicia bianca.
- Ci scherzi, - sospira lui, accarezzandogli una guancia, - ma ci ho quasi pensato.
Alberto osserva Maicol sollevare il viso e cercare gli occhi di Giorgio nel buio.
- Mi credi davvero così spregevole? – chiede con una vocina sottilissima. Giorgio lo guarda per qualche secondo, Alberto può vedere i suoi occhi con una chiarezza impressionante, ma sono così incredibilmente densi di non detti che non riuscirebbe a tirarne fuori dalla massa nemmeno uno. Fa come per aprir bocca, e le labbra le schiude anche, ma non le usa per parlare: si china su Maicol, solleticandogli l’angolo della bocca in un bacio piccolo e umido prima di sistemarsi contro il suo fianco e tirarselo contro, baciandolo più profondamente.
“No,” pensa Alberto, teso come una corda di violino, “no, non sta succedendo davvero”. E invece sì, sta succedendo davvero, e Alberto non può neanche dire di esserne stupito perché, insomma, si sapeva, Walker gliene aveva parlato a lungo, spiegandogli di cosa si poteva parlare e cosa invece andava taciuto, spiegandogli come funzionava là dentro, le telecamere, i microfoni, il buio di notte, “e non preoccuparti che un favore lo si fa a tutti”, il tono ammiccante e le rassicurazioni della sera dopo “ti ho visto, con Mara, guarda che non c’è bisogno di farsi problemi”, e via discorrendo. Non lo stupisce, solo sperava che, insomma, fossero discreti, o evitassero almeno mentre c’era lui nello stesso letto.
Solo che poi li osserva muoversi – Maicol che dischiude le gambe per far posto a Giorgio, e Giorgio che prende a strusciarsi lentamente contro di lui in un ritmo quasi pigro, i bacini che collidono e si strofinano mentre l’incendio divampa nel suo bassoventre – e realizza che loro, a lui, probabilmente nemmeno hanno pensato. Il mondo in cui cominciano a vivere quando le luci si spengono e stanno da soli sotto le coperte, è un mondo completamente differente rispetto a quello in cui vivono di giorno, sotto gli occhi delle telecamere. È un mondo in cui non esiste altro che loro, tutto il resto scompare.
Giorgio si allontana poco dopo, e non ha bisogno di chiedere niente perché Maicol si volti a pancia in giù e si sollevi appena sui gomiti, schiudendo le gambe mentre Giorgio tira fuori un preservativo da dentro la federa del cuscino e si sistema dietro di lui, indossandolo ed inumidendosi le dita per prepararlo. Alberto cerca di restare immobile, ma il punto è che non riesce a tornare a fare almeno finta di dormire, è irrazionalmente terrorizzato da quello che sta succedendo e, molto più razionalmente, si sente di troppo, anche se – di nuovo irrazionalmente – non riesce a tirarsi fuori da quel casino.
Maicol deve mordersi il pugno per impedirsi di gemere quando Giorgio si spinge appena contro di lui, costringendolo col suo movimento a strusciarsi sul materasso, ma nello stesso momento in cui l’onda di piacere lo costringe a sollevare il viso nota che Alberto è sveglio. Alberto che ancora non riesce a muoversi e si sente i suoi occhi terrorizzati e sconvolti addosso, come stesse realizzando solo in quel momento quale fosse il rischio di mettersi a scopare con un terzo incomodo nel letto, ma è già troppo tardi, perché Giorgio entra dentro di lui con un sospiro che gronda piacere e Maicol non fa in tempo a fermarlo, anche perché forse nemmeno voleva.
Alberto stringe i denti ed ascolta i loro sospiri flebilissimi in perfetta sincronia coi movimenti appena accennati dei loro corpi, e proprio non riesce a pensare che quello che sta vedendo in teoria non dovrebbe piacergli, perché quelli sono suoni universali, gesti universali, è il linguaggio dell’amore in tutto il mondo, e gli sta parlando dolcemente, soffiando miele e voglia nelle sue orecchie e sulla sua pelle accaldata, ed Alberto è uno abituato a resistere, davvero, ma stavolta proprio no, non ce la fa. Mentre il profumo di Mara, conservato gelosamente nella sua memoria olfattiva, si mescola e si confonde col profumo di Giorgio e Maicol e con l’odore di sesso che impregna l’aria sotto le coperte, lui lascia scivolare una mano fra le gambe, e non si ferma nemmeno quando gli occhi di Maicol si schiudono – due fessure brillanti e un po’ umide – e le sue labbra si piegano in un sorriso tenero e comprensivo.
Lo osserva strisciare sul materasso nella sua direzione – Giorgio lo segue con un gemito insoddisfatto, preoccupandosi perfino di tirarsi dietro le coperte, mentre Alberto pensa ai tappi nelle orecchie di Gianluca e alla possibilità li abbia prestati anche a Mauro – e quando si ferma a pochi centimetri da lui, trattiene il respiro.
- Chiudi gli occhi. – sussurra Maicol sul suo collo, appena sotto l’orecchio, prima di tornare a scivolare verso il basso. Giorgio continua a seguire, ma il suo grugnito di disappunto si fa più sonoro. Maicol sbuffa una risatina sarcastica.
- E non rompere, Ronchini. – dice, prima di liberare la sua erezione dalla dolorosa trappola dei pantaloni e dei boxer e sfiorarla appena con la punta della lingua, per poi lasciarla scivolare fra le labbra.
Alberto lascia andare un gemito sorpreso e francamente terrorizzato, ma pressa una mano sulla bocca appena capisce che altri gemiti potrebbero seguire il primo, e prima di rassegnarsi a chiudere gli occhi – perché che altro vuoi fare, in una situazione simile? Chiudi gli occhi, è così – lancia un’occhiata a Giorgio e vede che i suoi, di occhi, non sono affatto chiusi. Seguono la curva bianca e sottile della schiena di Maicol con una devozione che ha del surreale e che di giorno è solo possibile intuire nelle lunghe occhiate che gli lancia quando se lo vede passare davanti mentre va da una stanza all’altra.
Prima di quel momento, Alberto aveva sempre pensato che fosse diffidenza. Che quelle occhiate significassero in qualche modo paura, una qualche incertezza su quelli che avrebbero potuto essere gli imprevedibili comportamenti di Maicol, così incline a cambiare umore da un momento all’altro anche senza un evidente perché, ma solo ora che rivede quello stesso identico sguardo in una situazione così diversa gli sembra di essere veramente in grado di interpretarlo per cos’è davvero.
E poi niente, poi gli occhi li chiude e lascia che la mente vaghi libera dove vuole. Ogni tanto le labbra sono quelle di Mara, e lui ne segue i movimenti col bacino inspirando ed espirando a fatica e passandosi una mano sugli occhi. Ogni tanto, però, le labbra sono quelle che sono in realtà – quelle di Maicol – e le spinte di Alberto non cambiano. E quindi forse c’è un ragionamento da fare, dietro a tutto questo, ma Alberto non è sicuro di volerlo affrontare adesso. Non adesso e sicuramente non mentre viene fra le labbra di Maicol e resta lì, ansante, mentre anche Giorgio si lascia andare dentro di lui e poi lo convince a rigirarsi supino e si occupa cura della sua erezione, stando bene attento ad essere lì vicino quando finalmente anche Maicol, arreso contro il cuscino, viene fra le sue dita, esausto.
Giorgio si prende cura di Maicol come si prenderebbe cura di un bambino infebbrato. Lo ripulisce con calma e precisione, lo accarezza per tranquillizzarlo mentre il suo respiro torna regolare e poi lo stringe fra le braccia, cullandolo lentamente mentre aspetta che torni a dormire. Non ha bisogno di dirgli che niente di quanto ha visto deve uscire da quel letto, e in realtà non ha nemmeno bisogno di guardarlo. Alberto sa che la bocca di Maicol non è stata altro che la ricompensa anticipata per il suo silenzio, e volta loro le spalle, nascondendo la testa sotto il cuscino per cercare di dimenticare tutto il più in fretta possibile.
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