Fandom: Originali
Genere: Commedia.
Rating: G.
AVVERTIMENTI: Gen, Flashfic.
- "La sala parto è probabilmente la più affollata che il dottor Rayne abbia mai visto in vita propria."
Note: Dal momento che la quantità di asservimento presente in me è notevole, questa fic è in realtà una specie di tributo/spin-off/AU di Ballata triste di sole e neve, di Tab. Che posso farci, ormai è palese che, per tutto il resto della mia vita, io non farò altro che spinoffare le storie di questa donna. Lo faccio ormai dal 2008/09, e non ho più smesso. Sue me.
Dal momento che è un'AU, comunque, mi sono presa un bel po' di libertà (leggasi: ho inventato tutto), quindi l'idea di partenza - ovvero raccontare la nascita di Neve (e, per l'occasione, di suo fratello Gelo XD) - è andata allegramente a farsi benedire. Cosa ne è rimasto? Non lo so. Volevo far arrivare i City Angels a 50k. Amen.
Scritta per la sesta settimana del COW-T @ maridichallene (Missione 2, prompt: primavera).
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SPRING, SUMMER, WINTER & FALL

La sala parto è probabilmente la più affollata che il dottor Rayne abbia mai visto in vita propria. Le gote rubiconde arrossate per lo sforzo e gli occhi tondi fissi sulla testa della bambina che lentamente si fa strada verso la vita fuori dal corpo di sua madre, cerca di non pensare a quanta gente c’è qua dentro, ma è difficile quando tutto intorno a sé non sente altro che gente berciare e incitare la paziente, neanche fossimo allo stadio.
- Signori! – strilla, sollevando il capo e porgendo la fronte lucida perché l’infermiera possa tergergliela dal sudore, - Un po’ di contegno!
Di fronte a lui, sdraiata sul lettino, miss Summer prende fiato dopo aver passato gli ultimi dieci minuti a seguire il consiglio degli isterici che le gravitano attorno, riempiendole le orecchie di spingispingispingi! come se i medici fossero loro e il parere di un laureato non avesse più il benché minimo valore. Miss Spring, la sua fidanzata, regge una delle mani della malcapitata fra le proprie, inspirando ed espirando come fosse affetta da un grave disturbo respiratorio di origine allergica. Dall’altro lato del lettino, mister Winter e il suo compagno il signor Fall, padri del nascituro, stanno piegati in due l’uno a reggere l’altra mano libera della sventurata dal pancione rotondo, l’altro ad accarezzarne i lunghi capelli biondo scuro, arricciati sulle tempie e sulla fronte a causa del sudore.
Quantomeno, adesso c’è silenzio.
Ma non è che una pia illusione: dura un paio di secondi, in seguito ai quali miss Summer riprende ad urlare come un’indemoniata e tutto il gruppo di fanatici sconvenientemente raggruppato attorno a lei riprende a urlare istericamente, suggerendole contemporaneamente di spingere, rilassarsi, trattenere il fiato, respirare e farsi somministrare un antidolorifico.
- Signori, tutto ciò ha dell’inverosimile! – strilla ancora il dottor Rayne, sollevando entrambe le braccia al cielo ed agitandole con aria isterica. Quando, nove mesi fa, questo bislacco gruppo di persone è giunto nel suo ufficio portando con sé il proprio carico di assurdità e chiedendogli di seguire il processo che, alla fine, avrebbe permesso alla signorina Summer di dare un figlio al suo migliore amico il signor Winter ed al suo compagno, lui avrebbe dovuto rifiutarsi. Avrebbe dovuto già sapere che da una simile condizione di partenza non avrebbe mai potuto venire niente di buono. – Cortesemente, signori, fatevi indietro. – li invita, allargando le braccia. Sia i due uomini che miss Summer si fanno indietro, anche se quest’ultima continua a tenere strette fra le proprie dita scure quelle pallide e delicate di miss Spring.
*
Poco meno di un’ora dopo, è tutto finito. La piccola è nata senza ulteriori intoppi e, cosa ben più importante, senza il teatrino di grida che avrebbero accompagnato i suoi primi vagiti se il dottor Rayne non fosse eroicamente intervenuto a porre fine a tutto quel chiasso.
Assieme a lei, è nato senza intoppi anche il suo fratello gemello, ed entrambi adesso giacciono, minuscoli, arrossati e ancora arruffati, fra le braccia della madre, la quale li osserva con affetto, sulle labbra un sorriso a parere del dottor Rayne quasi ebete. Egli è perfettamente consapevole di quanto possa essere grande il miracolo della vita, ma non ha mai capito per quale motivo un genitore sentisse tanto il bisogno di fissare la propria creatura come fosse un’opera d’arte. Tutti avrebbero dovuto ringraziarlo per la sua bravura, prontezza di spirito e abnegazione, e invece eccoli lì a ciarlare attorno ai due infanti, cercando di stabilire di chi sia il naso, di chi le mani, di chi perfino gli occhi che, al momento, non riescono nemmeno a vedere.
- Lei è palesemente Snow. – annuisce miss Summer, premendo appena la punta del dito contro il minuscolo palmo della candida manina della bimba, - Guarda quant’è pallida!
- Saremo liberi di dare ai nostri figli i nomi che vogliamo? – borbotta mister Fall, ma mister Winter ride, asciugandosi una lacrima ribelle dall’angolo di un occhio prima di piegarsi a lasciargli un bacio intenerito sulla tempia.
- Mi piace Snow. – commenta quindi, annuendo, - È deciso.
- Se lei è Snow, allora lui è Frost. – sorride miss Spring, sfiorando con le labbra la fronte vagamente aggrottata del maschietto, - Mi sembra appropriato, no?
Mister Winter scoppia a ridere, mentre mister Fall si produce in un “che?!” di svariate ottave più alto di quanto non dovrebbe essere permesso ad un uomo della sua età che, per di più, si trova al momento in una clinica.
- Io li trovo adorabili. – annuisce mister Winter, - Snow e Frost! Sono perfetti.
- Già me li vedo, alle elementari. – borbotta mister Fall, - Snow e Frost Winter-Fall. Esisterà al mondo qualcosa di più ridicolo? Ci odieranno per tutto il resto della loro vita.
Il resto della compagnia ride, intimandogli di tacere, una buona volta, e il dottor Rayne scuote il capo, sfilando i guanti e gettandoli via. C’è altro lavoro per lui, da qualche parte, non ha tempo da perdere con le sciocche bazzecole in cui i neo-genitori sono capaci di perdersi per ore dopo la nascita di uno o più pargoli.
Sorride, comunque, abbandonando la sala parto, nell’osservare i due bambini sonnecchiare serenamente fra le braccia dei loro cari.
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