Genere: Introspettivo.
Pairing: Davide/Mario.
Rating: PG-13.
AVVERTIMENTI: Slash, Angst, Flashfic.
- "È ironico, pensa, ma non fa ridere affatto."
Note: Scritta per la Notte Bianca #5 @ maridichallenge, su prompt RPS Calcio, Mario/Davide, Don't make me sad, don't make me cry, sometimes love it's not enough and the road gets tough, I don't know why.
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SOMEWHERE ONLY WE KNOW

È difficile identificare il momento in cui ha cominciato a capirlo. Forse è stato quando Mario ha deciso di andare via per primo, forse è stato dopo, quando Davide l’ha inseguito sapendo con assoluta certezza che non si trattava d’altro che di quello, un inseguimento, una corsa disperata verso qualcuno che non voleva più stargli accanto – verso qualcuno che, probabilmente, non voleva stare più accanto a nessuno e basta.
Forse è stato dopo. Sarà stato quando si sono rivisti, a metà strada fra Newcastle e Manchester, in territorio neutro, ha detto Mario scherzando, dove nessuno potrà vederci insieme, ha pensato Davide sentendo il cuore fremere e lo stomaco annodarsi in uno spasmo doloroso. Sarà stato in quel momento, quando si sono incontrati e la stanza d’albergo che li ha accolti è sembrata ad entrambi squallida, inutile, disperata come loro. Sarà stato quando si sono toccati chiedendosi “ma cosa cazzo stiamo facendo, perché cazzo siamo qui, dove cazzo siamo?”, quando nel buio hanno stentato a riconoscere i profili dei loro corpi, quando dopo il sesso – caldo e intimo e appiccicoso come sempre, un’immagine dal passato, la dimensione temporale perfetta nella quale vivere, se solo il tempo non continuasse a scorrere – hanno acceso la televisione e invece delle solite stupide repliche di Spongebob con le quali passavano il tempo in Pinetina fra una scopata e l’altra, fra un attimo di loro e l’altro, hanno trovato un talk show inglese e la consapevolezza di essere lì a chilometri e chilometri da casa – chissà quale casa, poi – ha investito entrambi in pieno con una violenza estrema, spropositata, perfino ingiusta.
Sarà stato dopo, Davide immagina. Ogni singola volta che hanno continuato a vedersi, ogni singolo pomeriggio passato in un letto disfatto, in un albergo sempre diverso, immersi in un silenzio irreale e innaturale, l’esatto opposto delle giornate piene di chiacchiere, piene di tutto e niente, che vivevano quando la parola “insieme” aveva ancora un significato concreto e tangibile nelle loro esistenze. Sarà stato lì, nel buio di stanze sempre nuove, fissando soffitti sconosciuti, riscoprendosi incapaci di sincronizzare il ritmo del loro respiro. Sarà stato lì che l’hanno capito, probabilmente sì.
Come stupidi, hanno deciso di ignorarlo. È diventata una cosa quasi ovvia, ed è assurdo quanto poco tempo ci sia voluto. Quanto poco sia servito smettere di conoscersi. È ironico, pensa Davide, se paragonato a tutto il tempo che c’è voluto anni, prima, invece, per imparare a conoscersi veramente.
È ironico, pensa, ma non fa ridere affatto.
Ed ora che alza gli occhi su di lui, e sono soli, davvero soli, soli l’uno con l’altro in una stanza spoglia, persa nella periferia di una città senza nome che smetterà di essere importante nel momento stesso in cui se ne saranno andati, Davide guarda Mario e Mario guarda Davide ed entrambi sanno di stare pensando esattamente la stessa cosa. Sanno di non avere più niente da dirsi, e sanno che fa male ad entrambi perché la distanza non annulla l’amore, che sia fisica o emotiva non importa, c’è qualcosa di profondo, qualcosa che li lega nelle viscere, qualcosa che stanno per strappare e che farà un male fottuto e sarà insopportabile e odiosa, qualcosa che li renderà delusi e arrabbiati e frustrati e definitivamente soli per tutto il resto delle loro vite, probabilmente, ma che non possono più ignorare, in nessun modo. Perché ora si stanno guardando dentro, e lo stanno facendo sinceramente per la prima volta da quando hanno finto di ritrovarsi per perdersi una volta per tutte.
A volte amare non basta. A volte l’amore da solo è schifosamente troppo poco. E si conoscono abbastanza per sapere che è vero per entrambi.
È ironico anche riuscire a riconoscersi, finalmente, dopo mesi, solo adesso che stanno per non vedersi più.
Ma anche questo, pensa Davide alzandosi dal letto e cominciando lentamente a raccogliere i propri vestiti, anche questo non fa ridere affatto.
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