Genere: Comico, Demenziale, Parodia.
Pairing: MatthewxBrian. ...che lo dico a fare "in un certo qual modo"? X'D
Rating: R
AVVISI: Boy's Love, CrackFic, RPS.
- Se c'è una cosa che Matthew ha imparato nei brevi mesi di convivenza che ha vissuto con Brian, è che ci sono degli sguardi di cui si fa meglio ad avere paura. E questa sera Brian sembra avere proprio uno di quegli sguardi lì...
Commento dell'autrice: Aaaw <3 Ok, dunque, siamo seri XD Tanto per cominciare, questa fanfiction è nata nel momento in cui Sanny mi ha passato questo filmato totalmente amabile in cui Brian esce dall'albergo a Brescia e si ferma un attimo davanti alla folla osannante per... fotografarla XD Ho passato praticamente una nottata a domandarmi per quale accidenti di motivo Brian dovesse voler fare una cosa del genere (e io MI RIFIUTO di pensare che abbia tipo una parete tappezzata di foto da guardare pensando "ah, quanta gente mi ama *____*!!!"), e questa è tipo la brillante spiegazione che ho tirato fuori dalla nottata di riflessione XD Sì, che dovete temermi non è una novità XD
Dedicata alla Sanny perché senza di lei non sarebbe mai nata <3
Brian, ti amiamo tutti ç_____ç
(E un ringraziamento doveroso alla Lemmina, assieme alla quale ho pseudo-ideato il dialogo finale fra Matt e Bri XD)
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SMILE, BRIAN IS TAKING PHOTOS!!!
Song #98. Pictures

Ossignore.
Dopo appena due mesi di gioiosa convivenza – partita nell’angoscia, ripetendosi in maniera quasi ossessiva “lo conosco da una settimana!!! Che ci faccio in casa sua?!”, e poi sfociata nell’accettazione rassegnata, ammettendo “in fondo mi conosce da una settimana anche lui e questo non gli impedisce di trotterellare allegro per casa chiamandomi ‘Matty’ come fossimo entrambi bimbi di due anni” – Matthew Bellamy non poteva ancora dire di sapere tutto del suo amante, Brian Molko.
Ma di sicuro poteva affermare con assoluta certezza di saper riconoscere certi sguardi.
Brian aveva degli "sguardi base", che Matthew era profondamente convinto fosse fondamentale conoscere, per una questione di pura autodifesa. Perché Brian sapeva come essere pericoloso. E non nel senso inquietante ma ammiccante e dunque piacevole del termine. Proprio nel senso spaventoso e crudele. Nel senso argh.
C’era lo Sguardo Del Sesso Strano, sottile e allusivo, brillante come quello dei gatti, terribilmente sexy, che ti faceva gridare mentalmente “AAAAAAH! TRAPPOLA!!!” e subito dopo “CI CASCHERO’!” con tanta entusiastica convinzione da farti sentire un maniaco sessuale più di quanto non fosse Brian stesso.
C’era lo Sguardo Del Proviamo A Cucinare, sbrilluccicoso e stupidamente felice, come quello dei bimbi, che era male puro – soprattutto perché Brian non era in grado di cucinare e utilizzava i fornelli come una parentesi fra un divertimento e l’altro o, peggio ancora, come un preliminare allo Sguardo Del Sesso Strano.
C’era lo Sguardo Dell’Usciamo Tutti Insieme, implorante e lacrimoso e dotato di Broncio Carino Capace Di Intenerire Perfino Il Cuore Più Duro, che costringeva a bighellonare felicemente per i pub di mezza Londra ubriacandosi come hooligan e finendo a fare Altro Sesso Strano in qualche anfratto buio, umido e sporco nel quale si sarebbero svegliati entrambi l’indomani mattina chiedendosi cosa diamine fosse successo e per quale motivo ci fosse un sacchetto della spazzatura aperto e svuotato e con dei fori sospetti un po’ ovunque.
E c’era anche lo Sguardo Del Proviamo A Scrivere Qualcosa Insieme, deciso e autoritario, spesso accompagnato da un’agendina rosa confetto e una penna fuxia al profumo di fragola, che era uno degli sguardi più temuti in assoluto, dato che conduceva a un momento di lirica e idiotissima commozione ogni volta che Brian se ne usciva con un “nella prossima canzone che scrivo ti dedico un verso romantico random”, che poi ovviamente portava a fare Ancora Sesso Strano in qualche metro di casa fino a quel momento non battezzato in tal senso.
…sì, in effetti era inquietante come tutti gli sguardi di Brian finissero per coincidere col sesso.
Ecco perché Brian poteva essere pericoloso nel senso argh del termine; era chiaro che in realtà non fosse un essere umano, bensì una pianta carnivora perversa intenzionata a succhiare la sua linfa vitale e ridurlo come uno di quegli omini monodimensionali tutti rinsecchiti che volano via col vento assieme alle balle di fieno nei cartoni animati!
Quella sera, comunque, sembrava essere arrivato il momento di imparare qualcosa di nuovo su Brian. Una nuova sfumatura nel suo sguardo.
Sollevò lo sguardo dal giornale e lo vide lì, in piedi davanti al letto, le gambe semidivaricate e le mani posate sui fianchi, la curva della vita morbidissima appena intuibile sotto la maglia nera.
- No, dico… - mormorò incredulo il cantante dei Placebo, - lo stai leggendo?
Matthew sospirò e pensò che se avesse avuto degli occhiali sarebbe stato divertente calarseli sul naso come un vecchio nonno e osservare la piega che avrebbero preso le labbra di Brian in una smorfia disgustata.
- Be’, sai, uno può avere degli interessi, a volte.
Brian si chinò appena, sorridendo malizioso, e si arrampicò sul materasso, avanzando come una leonessa fra le lenzuola, mentre con una mano afferrava il giornale e lo tirava verso il basso per toglierlo di mezzo.
- Mmmh, se questi interessi non comprendono il sottoscritto non sono ammessi.
Matt si tirò indietro, appoggiandosi contro lo schienale del letto e forzandosi a non sorridere e mantenere un cipiglio serio e sicuro di sé.
- Siamo in fase egocentrica, vedo. – commentò, puntellandosi il mento con l’indice, - Sì, i bambini la attraversano intorno al primo mese di vita, è normale.
Brian ridacchiò – amava sentirsi dare del moccioso, era per questo che si comportava in quel modo, ed era una delle poche cose che Matthew aveva imparato a capire con la convivenza – e poi si sedette al suo fianco con un tonfo lieve, appena percepibile.
- Mi annoio… - mugolò, spingendoglisi addosso e strusciandosi in cerca di coccole.
Sì, un paio d’occhiali da far scivolare sul naso sarebbero decisamente serviti.
- Brian… - articolò il cantante dei Muse, piegando in due il giornale e riponendolo sul comodino, - tu sei tornato un’ora fa da Madrid. Io sono tornato un’ora fa dalla Warner. Non puoi davvero avere voglia di farlo, mi rifiuto di crederlo!
Brian ridacchiò ancora, stringendosi nelle spalle.
- Se solo fossi un po’ meno distrutto, - disse, ripiegando il capo sulla spalla di Matthew, - questa frase mi avrebbe convinto che era proprio il caso di fare sesso. Fortunatamente o sfortunatamente per te, sono davvero stanco e non era con queste intenzioni che mi ero avvicinato, perciò… - si interruppe un attimo, lanciandogli uno sguardo brillante, entusiasta e vagamente malefico, - che ne dici di fare qualcos’altro?
Ah-ha! Ci aveva visto giusto! Gli stava proprio propinando uno sguardo nuovo!
Matthew incrociò le braccia sul petto e sbuffò una mezza approvazione, aspettando di vedere a che cataclisma associare quella nuova scoperta, e osservò Brian battere le manine e illuminarsi in viso, saltando giù dal letto per sparire oltre la porta della camera da letto, in corridoio, in direzione dello stanzino.
Quando Brian tornò, portava con sé, fra le braccia, una tale quantità di enormi, immensi, mastodontici album di fotografie, che dietro quella montagna di carta e cartoncino lui neanche si vedeva. C’era solo questa gigantesca pila di libroni, che caracollava felice verso il letto, minacciando una caduta e un conseguente terremoto da un momento all’altro.
- Brian… - lo chiamò Matt, svoltolandosi dalle lenzuola per correre in suo aiuto.
- A posto, a posto! – pigolò lui, allegro come un fringuello, raggiungendo finalmente il letto e rovesciando sulle coperte l’immenso ammontare di album, - Ecco quello che voglio fare!
- …rivangare i vecchi ricordi? Non ti fa bene, Bri, poi ti accigli e ti vengono le rughe.
Brian si limitò a scoccargli un’occhiataccia di rimprovero, causando le sue risatine, e poi si lasciò cadere morbidamente al suo fianco, afferrando uno dei libroni e incrociando le gambe per appoggiarlo sulle ginocchia.
- Non sono foto mie. – puntualizzò l’uomo, aprendo l’album e sollevando con cura la carta velina che proteggeva la prima pagina di foto, - Sono del mio pubblico!
- Ah, sì! – sospirò Matt, alzando gli occhi al cielo, - Questa tua abitudine idiota…
- Non è un’abitudine idiota! Mi piace fare le foto alla folla che mi aspetta quando esco dall’albergo!
- Mi sono sempre chiesto perché… me lo spieghi?
Il sorriso entusiasta sul volto di Brian si trasformò all’improvviso in un ghigno malefico, mentre batteva un paio di volte l’indice su una foto e scrollava appena le spalle.
- Mi piace riguardarli dopo e pensare a quanto sono ridicoli.
Matthew spalancò gli occhi. E con gli occhi spalancati continuò a fissarlo, mentre il proprio cervello faceva tutta una serie di connessioni, riportava alla luce certi avvenimenti passati e comprendeva che un’affermazione simile era del tutto inaccettabile.
- Come?!
Brian sghignazzò felice, abbassando lo sguardo sulla prima foto e lasciandosi andare ad un pfft di derisione pura.
- Be’, sì! Insomma, guardali! Questo è il primo album che ho, è del novantasei…
- …Brian, sarebbero tipo tuoi fan questi!
Lo sguardo che Brian gli lanciò gli diede l’esatta misura di quanto capisse la rimostranza.
Ovvero per niente.
E la cosa lo offese indicibilmente.
- Dunque? – chiese infatti, sbattendo le ciglia come un cerbiatto.
- …dunque è gente che ti ama! – protestò, gesticolando, - E nel novanta percento dei casi ti rispetta, anche! E tu… tu…!
- No, ma Matty, li hai visti?
- Non è una questione di-
- Oh, Matt, che è una questione di. Coraggio, dai un’occhiata. – lo incitò, aprendogli l’album proprio sotto il naso.
Controvoglia – e lievemente spaventato dalla possibilità di vedere cose che avrebbe preferito rimuovere – Matt guardò.
E nella prima, confusionaria foto, il suo sguardo venne attratto da un ragazzino dall’aria familiare, che all’epoca avrà avuto non più di quindici anni, e che andava in giro con un giacchetto peloso rosso in tutto e per tutto uguale a quello che Brian indossava nel video di Teenage Angst.
- Ossignore… - disse a mezza voce, arrossendo furiosamente, sporgendosi per guardare meglio mentre Brian rideva e commentava “Visto che è questione di?”.
Chiuse di scatto l’album, lanciandolo ai piedi del letto tra i gridolini concitati di Brian che lo pregava di far piano, perché erano pezzi d’antiquariato.
- Quello che stavo cercando di dire, Brian, - disse, tentando di riacquistare la calma, - è che sono esseri umani che meritano rispetto a prescindere da come si vestano e a prescindere che vengano o meno ai tuoi concerti! – s’infervorò, sbuffando sonoramente.
- Ah, non capisco perché tu te la stia prendendo tanto! – sbottò Brian, afferrando un altro volume dalla pila ormai disgregata sul materasso e aprendoselo sulle gambe, - Fino a quando è gente che non conosco, non vedo perché dovrebbe fregarmene qualcosa.
- Gente che non… - annaspò Matthew, osservandolo sfogliare l’album con noncuranza, - Brian, sono loro che ti hanno permesso di diventare quello che sei oggi! Loro, col loro amore, e la loro devozione, e-
- Sono balle, Matt! – rispose tranquillamente Brian, inarcando le sopracciglia con supponenza, - Io sono sempre stato quello che sono oggi.
- Non intendevo in questo senso! – protestò Matt con veemenza, - Se oggi sei famoso e pieno di soldi lo devi a n- a-a-a loro!!!
Brian lo osservò con interesse, come volesse cercare di capire cosa diavolo gli frullasse nella mente. Matthew si augurò che non ci arrivasse, e tirò un sospiro di sollievo quando lo vide sbuffare, scrollare le spalle e tornare a immergersi nella complicata operazione dello spulciare le varie foto d’epoca senza rovinarne alcuna, dimentico di tutto il resto.
Ma fu un momento di effimera pace, breve quanto illusorio. Quando lo sguardo gli cadde sulla pagina che Brian stava osservando, notò un’altra di quelle cosa che avrebbe preferito chiudere a chiave in un baule da gettare sul fondo del Tamigi: un altro ragazzino familiare. Diciassette, massimo diciott’anni. Una sgargiante magliettina rosa con la stampa “Nancy Boy” in fucsia glitterato sul petto e pantaloni di pelle nera attillati e dalla vita talmente bassa che s’intravedevano le mutande subito sotto – rosa e glitterate anch’esse.
Signore, signore, signore benedetto!!!
- BRIAN! – strillò all’improvviso, per richiamare la sua attenzione.
Brian sollevò lo sguardo e lo fissò stupito, chiedendosi probabilmente per quale motivo il proprio amante avesse deciso di passare la serata a sclerare come una donnetta isterica.
Matthew si rese conto di non avere nulla da dire e andò nel panico.
- Cioè… - abbozzò, guardandosi intorno terrorizzato, - G-Guarda questa foto!!! – disse, voltando pagina all’improvviso e puntando l’indice sulla prima fotografia che trovò, cercando di distrarre Brian dall’altra, - Non sono proprio ridicoli?
Brian ghignò, mostrando i denti.
- Hai visto, Bellamy? Anche tu sei stregato dal fascino della presa per i fondelli!
L’unica cosa che mi strega è il terrore che tu possa riconoscere la mia faccia in mezzo al marasma, mettere in moto i neuroni, fare due più due e ridere di me fino alla fine dei tuoi giorni!
- Per esempio, guarda questo. – continuò seriamente Molko, grattandosi il mento con due dita, - Non so per quanti secoli ho parlato con Stef di questa maglietta a pois, dopo la fine del concerto! Era semplicemente indecente!
Maglietta a pois…
- Poi questi pallini verde acido sul porpora stavano veramente ma veramente male…
Verde e porpora…
- Per non parlare dei pantaloni di lino a righe orizzontali colorate stile “non-avevo-cosa-mettere-perciò-ho-frugato-un-po’-nell’armadio-da-hippy-della-mamma-e-questo-è-ciò-che-ho-pescato”!!!
Pantaloni, righe orizzontali, hippy, mamma, argh!
Afferrò l’album e lo richiuse con un colpo secco, lanciandolo così lontano che per poco non cadde sul pavimento del corridoio.
- Matthew! – lo sgridò Brian, sconvolto, - Se quando lo recupero vedo che ha anche solo un minuscolo strappo, giuro che ti metto lì a incollarlo con lo scotch per tutta la notte!!!
- Oh, come la fai grossa…! – cercò di sminuire lui, - Sono solo un paio di metri!
Brian sbuffò contrariato, e si piegò per raggiungere e recuperare il terzo album.
E il cervello di Matt esplose.
Sulla copertina campeggiava orgogliosa la scritta 2000.
Duemiladuemiladuemila…
Del duemila ricordava il tour dopo Showbiz, ovviamente.
Duemiladuemila…
E il lavoro sfiancante a Origin Of Symmetry.
Duemila.
E Taste In Men.
Come la quasi totalità della popolazione pseudo-pre-post-adolescente di quel periodo.
Ad ottobre, alla Brixton Academy, c’era pure lui.
…con un dannatissimo paio di pantaloni di velluto a costine viola e la camicia coi volant rossi PEGGIORE dell’universo intero.
E i capelli di Bliss, chiaramente.
- Brian, tesoro! – gridò, saltandogli letteralmente addosso e facendo capitombolare l’album lungo il fianco del letto, fino al pavimento, - Non senti anche tu improvvisamente freddo?
Brian spalancò gli occhioni e lo fissò, confuso.
- Matthew, ma sei sicuro di stare bene…? – chiese in un soffio, - Mi sembri strano…
Matthew non perse tempo prima di annuire con decisione.
- Certo che sto bene!!! È che tu sei… sei… - oddioddioddio tira fuori qualcosa immediatamente!!! – sei così sexy che è impossibile resisterti!!!
L’altro lo guardò storto, inarcando le sopracciglia e osservandosi attentamente subito dopo. Indossava un paio di pantaloni grigi in tessuto vagamente spugnoso e una maglietta comprata a Disneyland quando aveva tipo diciott'anni. E Brian Molko aveva un'altissima opinione di sé, ma in quel preciso istante non si sarebbe dato del sexy neanche se fosse stato eccitato come un mandrillo.
- Decisamente hai qualcosa che non va. Non me la racconti giusta. – constatò, scrollandosi Matt di dosso come un vecchio scialle e rimettendosi seduto, gambe e braccia incrociate.
- Che c’è?! – saltò su Matt, spaventato dalla possibilità di veder crollare la sua blanda difesa, - Non posso trovarti sexy?! Io ti trovo sexy! E quindi?!
- Matthew… - sospirò Brian, inclinando il capo, - sentirmi amato è stupendo, sai, ma a parte il fatto che Dio, hai visto come sono conciato?, tu non sei esattamente il tipo da dirmi “sei sexy” e saltarmi addosso in questo modo…
- Comecome?! Che dici?!
- È vero… - annuì Brian, come a darsi ragione da solo, - A parte il fatto che generalmente sono io a dover saltare addosso a te… - mugugnò, quasi deluso, - le rare volte in cui sei tu a prendere l’iniziativa… non sei granché loquace
- Loquace!!! – scattò Matt, percependo nella propria voce una nota isterica che lo terrorizzò, - Io sono loquacissimo! Io loquo di continuo!!! Sono l’essere più loquace dell’intero universo!!! Mi senti, come loquo bene?!
- …ok. – concluse Brian, sbattendo un paio di volte le palpebre, - Se anche prima non ne fossi stato certo, direi che adesso non ci sono più dubbi. Tu hai dei problemi. Gravi. Parliamone.
- Il mio problema – sbottò Matthew, evitando il suo sguardo, - è che tu sei un… un essere crudele che non mostra rispetto per chi lo ammira!
Brian dischiuse le labbra, fissandolo con occhi enormi.
- Ma si può capire perché continui a tirare fuori quest’argomento? Guarda che siamo passati avanti…
- Non c’entra! Non parlavo dei fan! – si difese concitatamente, sentendosi come se stesse cercando di aggrapparsi alla superficie di uno specchio, - Parlavo di me! Non rispetti me!
- Matthew, santo cielo, mi sei saltato addosso dopo che mezz’ora fa sei sbottato in un surrogato di “ho mal di testa” per evitare che fossi io a saltarti addosso! Scusami se voglio vederci chiaro!
- Io non ho mal di testa!
Il cantante dei Placebo sospirò, picchiettando con l’indice sull’interno del gomito.
- Okay. – disse infine, - Te lo concedo. Ma adesso sono stanco e molto seccato da tutto questo, perciò lasciami prendere i miei album e fammeli sfogliare in santa pace, prima che…
Matthew rabbrividì.
E Brian se ne accorse.
Lanciò un’occhiata agli album.
E di nuovo al suo uomo.
- Prima che… - ripeté, allungando una manina titubante verso uno dei libroni.
Matthew deglutì.
Brian ghignò.
- AHA! – rise, - Ci sono!
Ossignore, ossignore!!!
- C’è qualcosa negli album!
Mio Dio!
- C’è qualcosa che non vuoi vedere! O peggio… qualcosa che non vuoi che io veda!!!
È la fine! La fine di tutto!
Brian spalancò un volumone a caso e puntò il dito su una foto a caso e su un ragazzo a caso, e quel ragazzo a caso era Matthew.
Grazie, signora Sfiga! Mi ricorderò di te, quando il mondo sarà preso dagli alieni!
- Ta-dah! – strillò, felice come avesse vinto un premio, - Adesso è tutto più chiaro! Ossignore, Matthew! Che razza di camicia tutta trine è questa?!
Il periodo trine e merletti!!! Dio, il periodo trine e merletti non l’avrebbe mai abbandonato!!!
- Sei anche qui!!! Perché hai una parrucca emo?!
Non era una parrucca emo, erano i suoi dannatissimi capelli!
- Matthew!!! Ma hai una maglietta con la mia faccia qui! Dio, che orrore!
E dire che lui se l’era fatta stampare con tanto affetto…!
- Santo cielo, ma sei ovunque! Abbiamo fatto centinaia di concerti e tu sei o-vun-que!!!
Bene.
Sarebbe stato sfottuto a vita.
A vita!!!
Sfiancato e depresso, si lasciò andare contro il materasso, mugolando di dolore.
Fra una strizzata di palpebre e l’altra, poté vedere Brian illuminarsi e sorridere malefico una volta di più.
- Ora che ci penso… devo giusto controllare le foto che ho fatto a Brescia… - sibilò in un ghigno, - Tu non c’eri mica, eh, Matt…?
Mentire non aveva senso.
Ma Matthew lo fece comunque.
- No che non c’ero. – disse, privo della benché minima convinzione, coprendosi gli occhi con entrambe le mani.
Brian ridacchiò felice, pregustando la quantità enorme di prese in giro che avrebbe potuto organizzare ai suoi danni quando l’avesse visto immortalato nelle foto con qualche altra mise assurda.
Ma nulla di ciò che aveva preventivato avvenne. Tanto che appena Matt si accorse del suo prolungato e attonito silenzio, si costrinse a liberare gli occhi dal braccio che li copriva, per lanciargli uno sguardo e assicurarsi che fosse ancora vivo e integro.
E Brian probabilmente era vivo, ma di sicuro non era integro.
Fissava inorridito una foto appena tirata fuori da una busta gialla, le labbra dischiuse e gli occhi spalancati.
- ...questo è... è il massimo...
Matthew tornò a coprirsi gli occhi.
Ricordava come s'era presentato al concerto di Brescia.
- E' proprio il massimo... - continuò Brian, disgustato, - Non ho mai visto niente di peggio... tutti i vestiti che hai usato le altre volte, in confronto erano... dignitosi!
Matt si lasciò sfuggire una risatina.
In realtà, la semplice maglietta nera e i jeans chiari che indossava a Brescia erano probabilmente le cose più normali che avesse mai messo per un concerto.
Solo che...
- No, dico come hai osato presentarti a un mio concerto con la maglietta dei Muse?! - strillò Brian, offeso a morte, sventolandogli la foto davanti al viso, - Guardati! Tutto arzillo e sorridente fuori dall'albergo mentre sfoggi quel... quell'orrore!!!
- Bri... - mormorò, tornando a coprirsi gli occhi con l'avambraccio, - io vengo per supportarti, perché ti amo. Dovresti esserne orgoglioso, invece di lamentarti! C'era un uomo con la maglietta dei Muse... a un tuo concerto!
- Demente! - protestò Brian, fissando la foto e poi lui come volesse stracciarli entrambi in due, - Primo: perché avere un uomo con la maglietta dei Muse a un mio concerto dovrebbe rendermi orgoglioso?! Mica significherebbe che avrebbe smesso di ascoltare la pseudo-musica che fate per seguire la giusta via!
Matthew mugolò un dissenso, qualcosa di troppo simile a un "Proprio tu parli di pseudo-musica?" perché Brian potesse prenderlo davvero in considerazione.
- E poi, santo cielo, quello mica è un uomo random! Sei tu!!! Cosa me ne faccio di un te con una maglietta dei Muse a un mio concerto?! E' delirante!
Matthew si rigirò sullo stomaco, sentendosi morire di stanchezza.
- Senti, Brian. - disse esasperato, - Sinceramente non lo so. Volevo solo evitare che mi vedessi conciato in quel modo, ma se devo dire la verità ora che hai visto tutto mi sento anche meglio... sono più libero, capisci?
- No! L'unica cosa che è cambiata da prima ad adesso è che ora ho la prova fisica che idiota lo sei sempre stato e non è colpa mia, come la stampa si ostina a dire!
- Oh, be', se ti fa piacere metterla in questi termini... - disse Matthew, ormai talmente stanco che, se anche Brian gli avesse proposto di appendersi per le mutande fuori dal balcone, si sarebbe limitato a rispondere "ci farò un pensiero, Bri", per poi piombare nel sonno, - Io preferisco pensare che adesso siamo pari. D'altronde, io conosco tutte le oscenità che hai usato per concerti e interviste nel tuo passato... era frustrante che tu non conoscessi le mie. Ero sempre agitato e spaventato! Ma adesso non più!
- Matthew, ma i miei vestiti li conoscono tutti, mica li conosci solo tu! Le tue oscenità invece sono solo mie! E' un peso troppo grande perché possa portarlo da solo! Permettimi di dividerlo col resto del mondo!
- Mai!
- Ma Matt-
- Li brucio! Li brucio tutti! - lo minacciò duramente, scoccandogli un’occhiata infuocata da sotto il braccio, - Sei avvertito!
Brian abbassò lo sguardo, mugugnando indispettito.
Poi sul suo volto si aprì l'ennesimo sorriso crudele, e Matthew riconobbe lo Sguardo Dell'Adesso Ti Dico Una Cosa Orribile Per Concludere La Serata In Bellezza.
- In ogni caso è incredibile, Bells... nei vostri magazzini restano così tante magliette che siete costretti a comprarvele da soli e andarci pure in giro per farvi pubblicità ai concerti altrui...?
Matthew si sollevò appena dal cuscino, guardandolo attentamente.
Poi sorrise a sua volta. Lo stesso identico sguardo crudele riflesso negli occhi.
- Sai, Brian... la cosa veramente divertente non è che tu scatti foto ai tuoi fan per prenderli in giro quando hai una serata libera... ma che loro continuino a venirti a vedere nonostante l'età!
E dopo aver sganciato la bomba, tornò ad accomodarsi placidamente sul materasso, sprofondando quasi immediatamente nel sonno, mentre ancora sentiva sempre più deboli le urla di Brian che strepitava "a chi hai detto vecchio, dannato moccioso merlettato?!".
Sì, magari i merletti l'avrebbero perseguitato per sempre.
Ma mai quanto quei dannatissimi cinque anni in più avrebbero perseguitato Brian da quel momento in poi!
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