Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Adriano/Philippe, Willians/Philippe accennato.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Troia!Philippe, Underage.
- Subito dopo questo.
Note: Questa storia inizialmente voleva essere un porno *rotola* come suppongo dimostri la troiaggine infinita di Philippe sull'inizio. Però poi, boh, non è venuto. O meglio, è venuta fuori una robaccia malinconica Inter-orientata (come al solito) che, vabbe'. In ogni caso, per i pigri che non vogliono andarsi a leggere l'articolo o vedere il video incriminato, durante il derby Vasco-Flamengo, Willians (centrocampista del Flamengo) ha atterrato Philippe (attaccante minorenne del Vasco in arrivo all'Inter) in area, cosa che poi è risultata in un calcio di rigore per il Vasco, che Dodo s'è poi premurato di sbagliare, ma questo non c'interessa. Il fatto veramente importante è che, dopo aver atterrato Philippe, Williams gli si è avvicinato e gli ha dato un bacino per consolarlo XD Giuro che è successo davvero. Potevo mai non scriverci su? u.u (Per la cronaca, la partita è poi finita 1-0 per il Flamengo, su altro rigore, realizzato senza problemi da Adri u.u) (E VOI NON POTETE MINIMAMENTE IMMAGINARE QUANTO SIA DIFFICILE RECUPERARE INFO SERIE E CIRCOSTANZIATE SULLE PARTITE DEL CAMPIONATO BRASILIANO.) (Che, per inciso, è un troiaio.) Titolo rubato a un verso di La Pared di Shakira :D
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Sabes Que A Donde Vayas Voy


- Sicuro che non ti sei fatto male? – gli chiese Willians, abbracciandolo da dietro e chinandosi fino a sfiorargli l’orecchio con le labbra, una volta che si furono entrambi assicurati di essere tranquilli nel tunnel con nessuno (nessuno che non fosse già abituato a scene simili) ad osservarli.
Philippe, per tutta risposta, reclinò il capo – i ricci pesanti e bagnati di sudore che gli si appiccicavano al collo, alla nuca, alle tempie – e rise a bassa voce, sollevando un braccio per stringerlo a propria volta dietro la testa e spianare la strada al suo naso, impegnato a seguire il profilo della sua spalla come in attesa di trovare un tesoro alla fine di quella linea curva e ancora un po’ infantile.
- Sto bene. – lo rassicurò, voltandosi appena per consentirgli di stampargli un altro bacio sulla guancia, - Non preoccuparti.
- Preoccupati, invece. – disse una voce conosciuta ad entrambi, - Perché fra poco tutti e due potreste stare molto peggio di quanto state adesso. Soprattutto se non vi staccate immediatamente l’uno dall’altro.
Willians rise, allontanando immediatamente le mani fino a quel momento impegnate ad accarezzare i fianchi magri del ragazzo, sotto la casacca leggera della divisa, e si scostò da lui, voltandosi a guardare Adriano alle proprie spalle mentre quest’ultimo restava immobile al proprio posto, le braccia incrociate sul petto e negli occhi la luce di chi forse non intende davvero pestarti a sangue ma è fermamente intenzionato a lasciarti intendere chepotrebbe, perciò tanto vale evitare di star lì a giocare con la propria sorte più del consentito, che a girare la ruota nel verso sbagliato non si sa mai quante legnate si possono beccare.
- Pace, pace! – ridacchiò Willians indietreggiando, mentre Philippe letteralmente zampettava verso di lui e gli saltava al collo, ricoprendogli una guancia di baci umidi e appiccicosi, - Lo sai che non gli farei mai niente, anche perché sennò poi la mia donna mi strapperebbe le palle a morsi, ti pare?
- Lei ti strapperebbe le palle a morsi e io te le farei mangiare. – aggiunse Adriano, avvolgendo un braccio attorno alla vita sottile di Philippe e stringendoselo possessivamente contro, continuando a scagliare occhiate di fuoco al compagno di squadra che, per tutta risposta, rise ancora.
- Sei esilarante, sul serio. – commentò infatti, - Ti prego, ti prego, non tornare più in Europa e non privarmi mai della tua presenza.
La smorfia severa di Adriano si stemperò presto in un mezzo sorriso divertito, anche grazie all’abbraccio strettissimo di Philippe impegnato a sussurrargli cose idiote e assolutamente incomprensibili all’orecchio, ed alla fine l’uomo dovette arrendersi ad una risata tonante, mentre Willians gli si avvicinava abbastanza da tirargli una pacca amichevole su una spalla per poi sparire nelle profondità del tunnel, lasciandoli soli.
- Be’? Che si fa? – chiese quindi Philippe, trattenendosi palesemente a stento dal ballargli intorno come un cucciolo.
- Ovviamente si festeggia. – sorrise Adriano, tirandogli una pacca sul sedere. Philippe s’imbronciò, aggrottando le sopracciglia.
- Si festeggia cosa, il fatto che avete vinto su rigore?
- No. – ghignò apertamente l’altro, pizzicandogli un fianco, - Il fatto che siete stati tanto scemi da sbagliare quello che era stato concesso a voi.

*

Un’ora dopo, nessuno dei due stava più pensando ai rigori, né tantomeno al calcio, e Philippe restava immobile e sfiancato, steso su Adriano come un lenzuolo ed ugualmente tiepido. Adriano sorrise appena nel guardarlo – gli occhi chiusi e l’espressione rilassata – mentre gli ravviava i riccioli umidi e scomposti sulla fronte, perché non lo infastidissero.
Aveva sempre provato molta tenerezza per i ragazzini, e per questo motivo non si era stupito poi tantissimo quando aveva sentito quasi il bisogno fisico di avvicinarsi anche a Philippe, che con tutto il suo stupido entusiasmo e quell’esplosività devastante così tipica di quelli della sua età gli ricordava un po’ quello che anche lui era stato, millenni prima, e che aveva provato a ritrovare in tutti i modi prima di arrendersi all’evidenza della vita – quella per cui, quando il tempo passa e ti si cicatrizza addosso, non c’è più modo di cancellare i segni e tornare liscio e pulito come quando eri piccolo.
C’è anche qualcos’altro di Philippe che giocoforza non fa che attirarlo verso di lui, e sebbene ancora non fosse a conoscenza del suo cartellino in mano all’Inter quando erano andati a letto insieme la prima volta, quella scoperta era diventata una delle mille motivazioni che l’avevano poi spinto a non lasciarlo più andare e tenergli sempre gli occhi addosso, quasi la sua massima aspirazione, giunto a quel punto della sua vita, capocannoniere in Campionato e con un Mondiale alle porte, dovesse essere proteggere quel ragazzino da tutti i possibili guai che avrebbe potuto incontrare crescendo.
Coccolato dalle sue carezze, Philippe aprì gli occhi solo diversi minuti dopo, e gli sorrise serenamente, spostandosi sul materasso quel tanto che bastava per potersi sistemare contro di lui, la testa sul suo grembo e le dita a tracciare disegni incomprensibili sul suo avambraccio.
- Adri, - gli chiese poco dopo, l’aria sognante tipica che s’impadroniva di lui quando pensava alle mille possibilità che si aprivano per il suo futuro, - Adri, com’è Milano?
Adriano distolse lo sguardo dal suo profilo infantile, fissandolo sulla finestra poco distante dal letto. Di fuori, la primavera esplodeva in un tripudio di colori – e il suo cuore, da qualche parte nel suo petto, doleva come ad esplodere, invece, fosse stato lui stesso.
- È presto per pensarci. – tentò di deviare l’argomento, scrollando le spalle, ma Philippe si rivoltò contro di lui, rigirandosi a pancia in giù e piantandogli i gomiti nelle cosce per potersi tenere sollevato rispetto al materasso, e guardarlo con curiosità.
- Dai! – insisté, agitandosi un po’, - Raccontami solo com’è! E poi da qui a luglio mancano pochissimi mesi!
- Dovresti pensare al campionato, adesso. – lo rimproverò lui, severo, - A questo, non a quello che potresti giocare fra sei mesi, se tutto va bene. E comunque… - cedette alla fine, tormentato dal broncio di Philippe e dai suoi occhi brillanti avidi di racconti, - Milano a luglio fa schifo. Mai quanto faccia schifo ad agosto, ma è comunque orrenda. Calda e umida e asfissiante e-
- E com’è la Pinetina? – cambiò argomento Philippe, inclinando un po’ il capo e mordicchiandosi il labbro inferiore per tentare almeno in parte di tenere sotto controllo l’emozione.
- Ah, non te lo saprei dire. – scrollò le spalle Adriano, quasi annoiato, - Era in un certo modo, quando ci stavo io, ma ho saputo che è stata completamente rimodernata quest’estate, per cui…
- E il presidente Moratti com’è? – continuò il ragazzino, avvicinandoglisi esponenzialmente quanto più il discorso andava a parare verso il fulcro vero della vicenda, - È veramente un po’ scemo come si dice in giro?
- In giro si confonde spesso la bontà con la stupidaggine. – obiettò Adriano, aggrottando le sopracciglia, quasi personalmente offeso, - Il presidente Moratti è molto, molto, molto buono. – sospirò, - Anche troppo.
- Quindi è anche un po’ stupido. – ridacchiò Philippe, coprendosi la bocca con una mano. Adriano gli rifilò uno scappellotto contro la nuca, ma questo non gli impedì di ridere ancora. – E… - si decise a chiedere alla fine, gli occhi che tornavano a brillare prepotentemente, - Mourinho? Com’è Mourinho?
Adriano sospirò profondamente, sistemandosi contro il cuscino che dava l’impressione di essere diventato improvvisamente l’appoggio più scomodo dell’intero universo.
- Un altro troppo buono. – commentò atono.
- Anche lui un po’ stupido? – chiese Philippe, ed Adriano rise ironico.
- No, lui decisamente no.
Philippe rise a propria volta, tornando a stendersi supino e poggiando la testa sulle sue gambe, i ricci che tornavano asciutti diventando sempre più piccoli ed elastici sulle sue tempie e sulla sua fronte. Rimase molti secondi a fissare il soffitto con aria persa, come stesse guardando un’ipotesi del proprio futuro proiettata sull’intonaco bianco, prima di tornare a parlare.
- Com’è giocare in Italia, Adri? Essere finalmente qualcuno… - sospirò pianissimo, come un innamorato, - Com’è l’Inter?
Adriano strinse le labbra, prendendosi qualche secondo per riflettere, prima di rispondergli.
- Qualsiasi cosa possa dirti del giocare in Italia o dell’essere qualcuno non ti piacerebbe. – disse infine, - Probabilmente avrei avuto degli ottimi ricordi da raccontarti se mi avessi fatto questa stessa domanda cinque anni fa, ma qualsiasi cosa potessi pensare allora, adesso non la penso più. Per quanto riguarda l’Inter, ad ogni modo… - e sospirò ancora, mentre le sue labbra si schiudevano su un sorriso più dolce e sincero degli altri, - è famiglia. E questa risposta non sarebbe stata diversa, se mi avessi posto la domanda cinque anni fa.
Philippe lo guardò incerto per qualche secondo, prima di sorridere a propria volta e fare leva sulle mani per mettersi seduto. Gli si avvicinò fino a sfiorare la sua fronte con la propria, e lasciò un bacio intenerito sulla punta del suo naso, prima di tornare a guardarlo.
- Io mi trasferirò quasi certamente dopo i mondiali. – disse quindi, una risata non espressa ma vibrante nella voce, - Hai detto di voler tornare in Italia, per quel momento. Potresti venire con me.
Adriano rise, divertito dall’audacia della proposta e dalla sicurezza con la quale Philippe riusciva a parlare di un futuro ancora così tremendamente incerto, e si sporse a baciarlo appena sulle labbra.
- Ne parleremo a tempo debito, nenê. – concluse, stendendosi sul materasso e lasciando scorrere una mano fra i suoi riccioli, - Adesso torna giù. – aggiunse con un sorriso, prima di trarlo a sé per un altro bacio. E smettere un’altra volta di parlare di calcio.
 
Nenê: vezzeggiativo di "bambino" in portoghese.
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