Genere: Comico, Romantico.
Pairing: MattxBrian, a suo modo XD
Rating: PG-13
AVVISI: CrackFic, Fluff, RPS.
- Una mattina, Brian si sveglia e si ritrova accanto una sua copia esatta in tutto e per tutto. E' solo l'inizio dell'apocalisse XD
Commento dell'autrice: Awh, li voglio ç_ç Tutti e quattro ç_ç Sono così carini e spucciabili ç_ç
Alloooora… scritta perché… perché… no, davvero, non ha un perché XD Un giorno ho pensato che se Matt e Brian si fossero sdoppiati sarebbe stata una fic niente male per la serie delle Disease, che si va allungando sempre di più… XD (ne avrete altre due, come minimo XD). Comunque questa storia non ha senso. Nai dice che è talmente carina che le si perdona tutto. Io non so se sia così, ma so che scriverla è stato totalmente amabile, e che io l’ho amata in maniera assoluta, ecco XD
Olè per i finali puccini.
Dedicati alla Nai, tra l’altro, perché è praticamente quanto di meglio si possa desiderare in una donna. <3
La roba del BrianBot e del MattyBot invece è un omaggio all’Happyna X3 E a chiunque abbia visto la sesta serie di Buffy e si ricordi cos’era il BuffyBot X’D
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REPLICA
Song #86. Strange Disease Pt.3

Ricordava perfettamente di essere andato a letto da solo, la notte precedente.
Per carità, probabilmente era ubriaco. Non aveva ricordi proprio chiarissimi di ciò che aveva fatto e detto nelle ore che avevano preceduto il sonno, ma diamine, se fosse stata una notte da scopata l’avrebbe ricordato. Decisamente.
Perciò fu con non poco timore che riaprì lentamente gli occhi e sbirciò cautamente al proprio fianco, cercando di capire a chi appartenesse il calore che la propria pelle percepiva e il respiro che sentiva morbido e tranquillo e sonnecchiante al suo fianco.
E fu con non poco sgomento che scattò a sedere mentre, tirandosi indietro per lo spavento, si rendeva conto che il corpo addormentato al suo fianco non era altro che una sua copia esatta. In ogni dannatissimo particolare.
Un altro Brian Molko dormiva serenamente accanto a lui.
Dopo un primo momento di smarrimento totale, si rese conto che l’unica cosa da fare era saltare in piedi e strillare.
E fu esattamente ciò che fece.
Con enorme disappunto della sua replica, che si tirò a sua volta in piedi, riemergendo dalle lenzuola e stropicciandosi gli occhi con fare assonnato.
- Cosa diamine sei e che diamine ci fai qui?! – strillò Brian, inorridendo e indietreggiando di qualche passo.
La replica lo guardò di sottecchi.
Poi si guardò intorno.
Aprì definitivamente gli occhioni.
E parlò.
- Matty?
- …eh? – fu l’ovvia risposta di Brian.
- Dov’è Matty? – insisté la copia, guardandosi intorno con aria smarrita.
- …Matty chi? – chiese Brian, a sua volta confuso come mai.
L’altro Brian fece una smorfietta e si alzò in piedi.
Era completamente nudo.
Brian si concesse di fissarsi per qualche secondo, e poi strillò ancora, gettandogli addosso una coperta.
- Svergognato! – sbraitò, - Ma come vai in giro a dormire nei letti degli altri?!
- Questo è il mio letto. – rispose pacata la replica, avvolgendosi con noncuranza nel lenzuolo e dirigendosi tranquilla verso il bagno.
- Quello è il mio letto! – precisò Brian, inseguendolo, - E non so ancora chi diavolo sei!
- Dov’è Matty? – chiese ancora l’altro, frugando dietro le porte e infilandosi in bagno.
- Ma chi è questo Matty?! – ululò Brian esasperato, roteando gli occhi.
- Il mio ragazzo. – rispose la replica con un risolino da ragazzina, - Dovrebbe essere qui.
- Be’, qui non c’è nessuno a parte me, e io decisamente non sono il tuo ragazzo, e- si può capire perché cavolo cerchi il tuo presunto Matty dentro il cesso?! Dio!!!
La replica scrollò le spalle, riabbassando la tavoloccia e uscendo dal bagno.
- Potrebbe essere ovunque, Matty è piccino, lo perdo spesso.
- Cioè è più piccino di te…? – chiese soprapensiero Brian, prima di accorgersi che in pratica si stava dando del nano da solo e decidere che forse era meglio cominciare a pensare in modo razionale, prima di fare qualche idiozia.
La replica cominciò a rovistare gioiosamente nel suo armadio, come stesse cercando un pupazzo di peluche.
- Ok. – disse Brian afferrando l’altro per le spalle e costringendolo a tornare seduto sul letto, - Non ho idea di dove stia questo tipo, ma d’accordo. Mi sembri un idiota, quindi ti aiuterò a trovarlo.
Se non altro per togliermelo dai piedi, pensò crudelmente.
- Oh! – rispose la replica, felice, - Probabilmente è nel suo appartamento! Puoi accompagnarmi lì!
Brian sospirò, incrociando le braccia sul petto.
- Be’. Non vedo perché no, in fondo.
L’altro Brian si lasciò sfuggire un piccolo e stupido applauso di approvazione.
- Sei davvero gentile! – commentò entusiasta, - Come ti chiami? Io mi chiamo Brian!
Brian?!
- Come hai detto, scusa…?
- Brian Molko! – ripeté la replica, e subito dopo sulle belle labbra rosa pallido si dipinse una smorfia di delusione, - Non dirmi che non mi conosci… sono un cantante!
Brian spalancò gli occhi.
- Bimbo… - disse, la voce tremula, - Io sono Brian Molko. Io sono un cantante.
Non aveva la minima idea del perché l’avesse chiamato bimbo. Probabilmente perché gli sembrava di stare parlando con un idiota. Ma preferiva non pensarci.
- …che coincidenza! – disse la replica, esplodendo in una risata felice.
Ok, era un idiota sul serio.
Quello non poteva essere lui stesso! Cioè, come mai avrebbe potuto?! Già la clonazione umana era un argomento quasi fantascientifico, ma in una notte…! E con quei risultati, poi!
- Senti… - cominciò, al limite della sopportazione, - Adesso facciamo così: dimmi dov’è che sta questo Matty. Io ti ci porto. Ti ci lascio. E tu non ti fai più vedere.
- Va bene! – rispose tranquillamente la replica, socchiudendo gli occhi e reclinando graziosamente il capo, mentre sgambettava sul letto.
- Spero vivamente che questo Matty di cui parli sia lo scienziato che ti ha creato. E spero vivamente che ti termini. – concluse poi afferrando una camicia ed un paio di pantaloni random dall’armadio e lanciandoli addosso alla sua copia ancora avvolta nel lenzuolo.
La replica non capì, si limitò a prendere gli abiti e infilarcisi dentro, tutta ripiena di gridolini eccitati.
*

Aveva già visto quel posto.
Non ricordava quando e non ricordava perché ma l’aveva visto. Probabilmente in televisione. E la visione non doveva essergli piaciuta granché, perché al palazzo grigio e alto davanti al quale si trovava erano associate un mucchio di sensazioni spiacevoli. Irrequietezza, disappunto, fastidio. Noia.
- Sei sicuro che sia qui…?
La replica annuì con decisione, afferrandolo per una mano e trascinandolo all’interno del palazzo.
- Ehi! – protestò Brian, opponendo resistenza, - Non è necessario che venga insieme a te! Ti ho già portato fin qui!
La replica lo ignorò, continuando a trainarlo senza sforzo su per le scale, fino al primo piano.
Quando furono sul pianerottolo, si gettò con impeto sul campanello, cominciando a trillare furiosamente come fosse l’unico motivo per il quale era nato.
L’ansia di Brian non faceva che crescere. Si appoggiò contro la grata che proteggeva la tromba dell’ascensore, battendo agitato il piede contro il pavimento e guardandosi intorno con sospetto.
Lui conosceva quel posto, era certo di averlo visto, certissimo.
E le sue certezze divennero realtà quando dall’interno dell’appartamento eruppe un indiavolato “ho capito!!!” e Matthew Bellamy aprì la porta, presentandosi a loro in pantaloni e nient’altro, i capelli ancora scompigliati dalle ore di sonno e una lieve barbetta a rendere ispide le guance solitamente lisce.
Il povero frontman dei Muse non ebbe neanche il tempo di capire quello che gli si trovava davanti, che la replica gli saltò addosso, mandandolo per terra con un innamoratissimo e giubilante “nyah!”. Brian non trovò niente di meglio da fare che abbandonarsi vergognoso contro la ringhiera e darsi uno schiaffo sulla fronte, desiderando una morte istantanea e il più possibile indolore.
- Co-cosa… - riuscì appena a mormorare Bellamy, sconvolto, scivolando svelto con lo sguardo dall’uno all’altro, - DUE?!
Brian sospirò di fronte al suo sconcerto e lo afferrò per la collottola, facendolo strisciare fino all’interno dell’appartamento con replica ancora ballonzolante in grembo e richiudendosi frettolosamente la porta alle spalle, prima di un qualche disastro – tipo essere visti.
- Cosa diavolo sta succedendo, Molko?! – strillò Matt quando fu al sicuro in casa sua, cercando di scrollarsi la replica di dosso mentre quella decideva che la cosa più appropriata che potesse fare fosse attaccare i suoi pantaloni, cercando di strapparglieli.
Brian scosse le spalle.
- Mi aspettavo che lo sapessi tu. Questo coso – disse, indicando la replica gongolante, - era nel mio letto stamattina.
- E quando una cosa che è uguale a te è nel tuo letto quando ti svegli tu pensi che sia colpa mia?!
- Ma appena sveglio ha detto “Matty” e poi s’è messo a cercare per tutta la casa dicendo che “Matty” era il suo ragazzo e dal momento che era piccino lo perdeva spesso!!!
- …e quindi Matty…
- Be’, sì. Mi sono offerto di portarlo dal suo presunto ragazzo e mi ha portato qui.
- …ma…
- Ma niente, Bellamy! Adesso non fare il finto tonto! Ho capito qual è il tuo gioco!
Matthew gli rivolse uno sguardo perso e vuoto e, privo di forze, lasciò perdere la lotta palesemente impari che stava portando avanti con la replica, così che quella ebbe modo di lasciarlo in mutande e poi partire all’attacco anche di quelle.
- Il mio gioco…? – chiese Matt, sempre più stordito, - Quale gioco…?
Brian ghignò apertamente e incrociò le braccia sul petto.
- Ti credi furbo, vero? Credi che non sappia perfettamente-
- Molko, PIANTALA, diosanto, e staccami questa cosa di dosso!!!
La replica ridacchiò allegramente e si aggrappò coi denti all’orlo dei suoi slip, dando i brividi a entrambi i cantanti. Fortunatamente, poi prese l’accorta decisione di fermarsi a miagolare e far le fusa lì, senza procedere oltre. Ed entrambi gli uomini poterono sospirare di sollievo.
Brian ebbe così modo di esporre la sua teoria.
- Ci ho pensato e ripensato da quando ti ho visto apparire sulla porta. Era evidente fin dall’inizio che questa roba dovesse essere opera di uno scienziato pazzo o qualcosa del genere…
- Io non sono uno scienziato pazzo!
- …e quindi per me è ovvio che mi hai visto in televisione, sei stato colpito dalla mia bellezza sfolgorante e hai deciso di costruire un BrianBot a mia immagine e somiglianza, per soddisfare tutti i turpi desideri che covavi nei miei confronti…
- …ma santo cielo…!
- Il che a mio parere spiega anche perfettamente il perché questa cosa sia così innamorata di te e arrendevole nei tuoi confronti!
- Arrendevole?! Ti pare che sia arrendevole?! – strillò Matt mentre la replica lo ribaltava, stendendolo per terra, e cercava di sfilargli le mutande, - È mezz’ora che cerco di strapparmelo di dosso e a te sembra arrendevole?!
- Adesso non cominciamo a rovesciare la Verità! Sei un pervertito, ti meriti di essere deflorato dalla tua stessa malefica creatura!
- Deflorato?!
La replica riuscì finalmente ad afferrare le mutande di Matt e cominciò a strattonarle verso di sé, ma proprio quando quelle furono sul punto di cedere, sfilacciarsi e lasciare il loro padrone nudo in tutta la sua grazia, qualcosa di meraviglioso accadde. Una luce biancastra quasi accecante si materializzò nel mezzo del salotto, e si espanse, si espanse, si espanse fino a lambire il soffitto.
E quando fu svanita, un’altra replica restò al suo posto.
Nudo come appena nato, un Matt Bellamy perfettamente uguale all’originale stazionava di fronte al divano del salotto, occhi luminosi e bene aperti e labbra dischiuse piegate in un mezzo sorriso imbarazzato e vagamente invitante.
La replica di Brian alzò lo sguardo e lo incollò addosso al suo degno compare, luccicando d’amore.
- M-Matty…! – mormorò gioioso l’altro Brian, giungendo le mani sotto al mento, - Sei tu!
Matt – o almeno, il suo sosia – sorrise, chiudendo gli occhi e reclinando il capo.
Due secondi dopo, il BrianBot o quel che era gli stava già addosso, erano entrambi caduti sul divano e si intrattenevano in giochini piacevoli che producevano smorfie di disapprovazione e disgusto in Matthew e silenzioso sgomento in Brian.
- Non ho parole! – commentò Matt, risollevandosi in piedi, senza trovare la forza neanche per rimettersi i pantaloni.
Brian scrollò ancora le spalle, limitandosi ad osservare la scena per un paio di secondi, le braccia sui fianchi e un pericolosissimo ghigno nascente sul volto.
- Però. – disse il frontman dei Placebo, voltandosi a guardare il suo compagno di sventure, - Sembra che si divertano.
Matt lo fissò, inorridito, incapace di spiccicare una sillaba.
Ma questo non sembrò abbastanza a Brian Molko, perché decidesse di tacere. Il ghigno sul suo viso si allargò, mentre i suoi occhi diventavano due fessure brillanti di malizia, prendendo a somigliare spaventosamente a quelli di un gatto.
- Be’, - concluse, avvicinandosi provocante, - tanto vale provare anche noi, no?

*


Omake

Buon appetito!
- Santo cielo, il cucchiaio si usa così! – sbraitò Matt, infilando l’oggetto di prepotenza in bocca alla sua replica, che guardava languidamente la replica di Brian seduta al suo fianco.
Brian sospirò pesantemente, imboccando a sua volta il proprio piccolo clone e scuotendo il capo.
- Non può continuare in questo modo… - disse, mentre il BrianBot sputacchiava minestra un po’ ovunque e riprendeva a fare le fusa al MattyBot.
- Potrebbe continuare! Se solo questi due cosi si decidessero a mollare il mondo dei bambini innamorati e si trasformassero in veri esseri umani!
- Sì, Bellamy, credici: un giorno saranno bambini veri.
- Be’, sarebbe già qualcosa se fossero solamente dei bambini! E invece sono chiaramente due maniaci sessuali! E io scommetto che è colpa tua, Molko! Sei tu quello a cui piacciono le perversioni, fra noi! Questi due cosi devono essere il risultato di un qualche tuo stupido sogno erotico! Devi avere trasformato la cosa in realtà, in qualche modo idiota!
- …Matthew.
- Sì?
- Questo discorso è stupido quasi quanto quello che ho fatto io sullo scienziato pazzo.
- …
- Avanti, finiamo di dar loro da mangiare e mettiamoli a letto.
- Sarebbe pure possibile! Se questi due piccoli maniaci la smettessero di toccarsi per un solo secondo!
Brian sospirò ancora e si rassegnò ad altre quattro ore di pappa.

Buon bagno!
- Siete coperti di salsa! Ma dico, si può?
Il BrianBot ridacchiò e si sporse verso il MattyBot, strusciandosi contro una sua guancia.
- Dovreste stare più attenti a quello che combinate col cibo! – continuò Brian, staccando le repliche l’una dall’altra e riprendendo a strofinare con foga i capelli del proprio clone, - Adesso siete tutti appiccicosi! Matt, un po’ d’olio di gomito, non vedi che il tuo coso è ancora lurido?!
- Sto facendo il possibile! – replicò Matthew mentre, con una smorfia disgustata, tirava fuori uno spaghetto dal padiglione auricolare della sua piccola copia.
- Non stai facendo abbastanza, evidentemente! Avanti, sono distrutto! Tiriamoli fuori da questa vasca, passiamoli sotto un asciugamano, infiliamoli in un pigiama e archiviamoli!
- …piccoli pervertiti! Avete sentito papà? Smettetela di toccarvi e finiamo questa cosa!
Brian sollevò lo sguardo su Matt e lo osservò concentrarsi sulle incrostazioni di salsa sulle guance del suo clone.
- …cos’è che hai detto?
- Mh? Quando?
- …adesso.
- …?
- Quella cosa… del papà…
Lo vide arrossire.
Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa.
Mentre le repliche ricominciavano a giocare, si limitò ad arrossire a sua volta.

Buona notte!
- Dobbiamo proprio mettere loro anche i cappellini…?
Brian ricominciò a sprizzare cuoricini in ogni dove, lanciando gridolini di pura gioia, al punto che sembrava essersi trasformato della sua stessa replica. I piccoli cloni restavano immobili, le braccia graziosamente incrociate dietro la schiena, ondeggiando di qua e di là come bimbi vanitosi, sfoggiando i loro pigiamini nuovi.
- Non era già sufficiente vestirli uguali…?
- No! Non sarebbe stato lo stesso senza i cappellini col pon pon finale!
- …
- Guardali! Sono carinissimi!!!
- …
- Sono un dannato problema per tutto il resto del giorno, ma quando arriva la sera… aaaawh!
- …
- …?
- Brian?
- Mh?
- Buonanotte.

*


Reprise.
Crollarono sul divano in sincronia, con identici sbuffi esasperati. Due mesi di quella vita li avevano velocemente ridotti a copie conformi l’uno dell’altro. Avevano gli stessi bisogni, negli stessi momenti, pensavano le stesse cose e i loro tempi andavano ormai di pari passo.
Le piccole repliche continuavano a vivere la loro vita tranquilla, e Brian e Matthew andavano loro dietro. Ormai era quasi maggiore la quantità di ore che Brian passava in casa di Matt – dove i cloni vivevano – che non quelle che passava in casa propria.
- Brian… domani la sveglia è alle sette… - ricordò il frontman dei Muse, abbandonando il capo contro lo schienale.
- Cosa?! – si lamentò Brian, esausto, - Perché?
- Ricordi? Alex e Tom vogliono provare a farci cantare tutti e quattro insieme…
- Ah! La quadrifonia! Come dimenticare! Che poi, come sarà venuto in mente a quei due diavoli?! I cosi in genere squittiscono, al massimo miagolano!!!
- …mi dispiace…
- Non ti scusare! Che c’entra?! Sono solo esausto! Oggi abbiamo passato ore a fare shopping e metterli a letto è stato più problematico del solito! Il pensiero di dovermi svegliare alle sei domattina per essere qui in orario… mi dà i brividi!
- …
- …
- Bri…
Sentirsi chiamare così gli diede dei brividi non indifferenti.
Doveva essere la prima volta.
Cercò di ricordarne una precedente, e non la trovò.
Sì, era la prima.
- Se vuoi… ecco… puoi restare a dormire qui.
Si voltò a guardarlo.
Matt fissava un punto imprecisato nell’aria vuota davanti a lui, stropicciava un lembo della maglia ed era imbarazzato in maniera adorabile.
Sorrise.
- Avrai dove mettermi? – chiese con un sorriso malizioso, - I cosi hanno occupato la stanza degli ospiti.
Matt sbuffò, roteando gli occhi.
- Che significa. – sbottò, e la sua espressione riempì Brian di tenerezza, - Lo spazio si trova.
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