Genere: Malinconico/Triste
Rating: PG13
- Mollato da una ragazzina che non sa neanche scrivere "perché" nel suo giusto modo...
AVVISI: Underage.
Commento dell'autrice: Ho apprezzato questo racconto molto di più rileggendolo in seguito che non mentre lo scrivevo. Anzi, mentre battevo al computer pensavo "Ma che cazzo scrivo? Vorrà dire qualcosa?". Alla fine mi è entrato nel cuore, perché è vero, il protagonista è falso, e rinnega i suoi reali sentimenti, ma... è solo un uomo ferito che non può ammetterlo perché soffrirebbe di più... Mi piace soprattutto la fine. La vedo come una vera catarsi.
Rating: PG13
- Mollato da una ragazzina che non sa neanche scrivere "perché" nel suo giusto modo...
AVVISI: Underage.
Commento dell'autrice: Ho apprezzato questo racconto molto di più rileggendolo in seguito che non mentre lo scrivevo. Anzi, mentre battevo al computer pensavo "Ma che cazzo scrivo? Vorrà dire qualcosa?". Alla fine mi è entrato nel cuore, perché è vero, il protagonista è falso, e rinnega i suoi reali sentimenti, ma... è solo un uomo ferito che non può ammetterlo perché soffrirebbe di più... Mi piace soprattutto la fine. La vedo come una vera catarsi.
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Può Finire
Ah, si, bene, ok, è finita.
Cosa dovrei dire, adesso? C’è un codice, una legge, un dannatissimo copione che mi indichi *esattamente*, battuta per battuta cosa devo dire?
Comprensivo di punteggiatura, perché ti dirò, in questo momento oltre a sentirmi spossato mi sento anche atono.
Puoi capire cosa questo voglia dire per me? Me che parlo sempre con tanto fervore, con tanta passione, insomma, non sarò attore per un motivo qualsiasi!
E mi sento incapace di dare alla mia voce toni più alti o più bassi, o semplicemente vari. È tutto un unico blocco informe, quello che vorrebbe uscire dalla mia gola. Vorrebbe, ma non esce, in ogni caso. Perché io parlo con passione e fervore, ma raramente. Infatti mi dicevi sempre che fuori dal palcoscenico era una sfida cercare di capirmi.
Ma cazzo, così! Così! Proprio così, doveva finire? Io non riesco a crederci.
E dire che me l’avevano anche detto. Mai con le ammiratrici. Mai con le ammiratrici, non vogliono venire a letto con te, ma con quello che proietti quando reciti, e quando si rendono conto di essersi sbagliate e che tu non sei Amleto né tantomeno Romeo, scappano via arrabbiate, per giunta. Ha! Ed io, da stupido quale sono, ho ignorato.
Eri carina, sembravi così pura e dolce, tranquilla, educata, coscienziosa. Mi sono detto ‘diamole fiducia!’ e te l’ho data, e guarda a cosa mi ha portato, adesso! Sono stato lasciato con un messaggio sul cellulare! Un inutilissimo apparecchio metallico ronzante e musicale! Poi ammetto anche che musicale sia una parola un po’ grossa per il suddetto ammasso di ferraglia inutile, ma tant’è… io li ho sempre odiati i telefoni cellulari. E non dipende dal fatto che tu mi ci abbia lasciato, cretina, non sei stata così importante nella mia vita. I telefoni cellulari però li ho sempre odiati, non so perché. Ripeto che sicuramente il motivo non sei tu, però.
Però… cazzo! ‘La nostra storia è finita, e nn credo c sia altro da dire fra noi xké nn t amo +. Ciao.’.
Ecco, questo è tutto quello che voglio dire, io non voglio dire altro, ma cazzo! Guarda che messaggino del cazzo, parli come un’adolescente, non si direbbe che hai diciannove anni.
O forse si.
Sai che riflettendoci… magari lo stupido sono stato io… insomma, andarmi a mettere con una ragazza di diciannove anni, io che ne ho quasi trenta… ok… trentadue… perché cazzo continuo a mentire, sulla mia età? Insomma, è grave se lo faccio anche nei miei pensieri, no? Bah.
Ma vaffanculo, sono stato lasciato da una stupidissima diciannovenne qualsiasi che non sa scrivere neanche ‘perché’ nella sua giusta maniera!
Sai che non riesco a capire se siano più feriti i miei sentimenti o il mio orgoglio? Insomma… penso che anche un po’ coincidano… ma è impossibile che siano solo i miei sentimenti, no.
Ok, è vero, se devo essere proprio sincero sincero, mi piacevi. Mi piacevi un casino. Eri proprio carina, così bionda e con gli occhi castani, la pelle un po’ abbronzata, il sorriso e la risposta sempre pronti. Si, mi piacevi.
Ma non era un cazzo di amore, sai? Ah, no, chi credi che io sia? Innamorarmi di una stupidissima diciannovenne, ma no… piuttosto, ormai mi ero, come dire, abituato a te. Insomma, a vederti la mattina nel mio letto, a doverti svegliare perché ti muovessi ed andassi all’università, a prepararti la colazione perché tu eri negata, ad invitarti a tutte le feste più importanti sfoggiandoti con un po’ di sano esibizionismo che a te non dispiaceva neanche, poi… si, ecco, ero abituato.
Non innamorato, abituato.
Ed infatti adesso non capisco tutta questa rabbia da dove mi arrivi… cioè, dall’arrivo del messaggio non mi sono preso neanche il tempo di deprimermi, è scattata subito una rabbia cieca, io non lo so mica da dove arriva…
Forse è perché mi sento abbandonato? No dai… sono stato lasciato altre volte, sono un uomo adulto, potrei reggere il colpo, credo…
È… il fatto è che mi piacevi proprio tanto, sai…? Quando ti rigiravi nel letto in quella maniera maliziosa un po’ particolare, quando ti pettinavi… e una cosa carina, che adoravo, mi aggiustavi la cravatta. Quando me la mettevo, tu ti avvicinavi e se il nodo era fatto male me lo rifacevi teneramente. A volte lo sbagliavo apposta, ma solo a volte, perché si, era piacevole sentirti così vicina ed amorevole, ma dopo un po’ anche quello mi stufava!
E sai cosa? Forse è anche meglio che sia finita, si. Perché un po’ avevi anche cominciato a rompermi le palle. Con quella tua continua aria di sufficienza, quella superiorità sintomo della tua età, così inferiore alla mia ma proprio per questo così importante…
Dodici anni di differenza. Wow. Di solito queste cose si notano solo da fidanzati, una volta sposati la differenza d’età un po’ si accorcia, psicologicamente parlando. Eh, non pensare che io arrivassi a progetti di matrimonio, con te, ti ho già detto che un po’ avevi cominciato a rompere.
Solo che, davvero, ogni tanto avevo l’idea di vederti vestita con quell’abito bianco… te l’ho perfino comprato, allucinante, non te l’ho mai fatto vedere perché mi imbarazzava troppo… ma non ti volevo portare all’altare, solo l’idea di vederti con quel vestito mi mandava in estasi, perché eri proprio carina, perché sei proprio carina da morire ed il bianco ti dona un sacco, anche se non so se i pizzi ed i merletti ti si addicano, tu sei così semplice…
In ogni caso dovrei smetterla di stare qui a dare cazzotti al muro, mi rendo conto che non serve a niente e mi fa male la mano. E Dio solo sa quanto vorrei avere qui te per prendere a cazzotti la tua dannata faccia, ma anche questo servirebbe solo a farmi guadagnare una denuncia.
Uhm… però adesso mi annoio… umpf, va bè, vuol dire che darò fuoco al vestito, così, per passare il tempo. Credo che stasera un po’ piangerò, trovandomi da solo nel lettone grigio perla, ma dai, in fondo è meglio così. Una storia può anche finire.