Genere: Comico.
Pairing: MattxBrian
Rating: NC-17.
AVVISI: Language, Slash.
- Matthew Bellamy e Brian Molko si risvegliano d'improvviso nel letto di Brian e cercano di fare luce sulla loro strana situazione.
Commento dell'autrice: *sghignazza* Ah! XD Lol. Ho cominciato a scrivere questa storia verso le sei, dopo un pomeriggio passato in ufficio da mia madre a cercare di rimettermi in pari con le faccende internettiane dalle quali sono forzosamente tenuta lontana causa Telecom lassista. L’ho finita… mah. Venti minuti dopo? XD Copincollandola furiosamente alla Nai e continuando a sbraitare “MWHA! Non li trovi anche tu amabili? *_* Non so chi amare di più!!!”.
In effetti, e mi pare di averlo già detto in passato, io soffro di una strana sindrome che mi obbliga fisiologicamente a scrivere roba Mollamy quando mi svago da troppo tempo con altro. Nello specifico, e suppongo l’avrete notato, ci sono andata giù pesante con roba varia ed eventuale sui Tokio Hotel, nonché qualche originale, ultimamente, perciò Brian e Matthew sono finiti un po’ indietro – complice la Nai che svarionava su altre cose ancora perdendo passione! Ah, cattiva!
Comunque sia, mentre ero in chat appunto con Nai ho cominciato a sbottare che m’era venuta in mente un’immagine definitivamente Mollamy ed era un problema, perché adesso volevo scriverla. Lei ha risposto che non era necessariamente un problema. Perciò l’ho scritta XD
Comunque: è breve, lol, del tutto spensierata e senza senso. Il che motiva il titolo ma non giustifica il fatto io abbia sentito tanto il bisogno di metterla su carta, ecco XD Beccatevela e compiacetevi, che io torno dai miei criceti pervertiti *-*!
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POINTLESS BABBLING

- Tutto questo ha un senso?
Matthew girò lo sguardo sulle pareti della camera sconosciuta al centro della quale giaceva, inerme e stanchissimo, su lenzuola spiegazzate e tiepide che erano pure molto meno morbide di quanto non avesse immaginato.
- Ha un senso che a chiedermelo sia proprio tu? – chiese, evitando la vista dell’uomo sdraiato al proprio fianco, - Ti ricordo che siamo a casa tua.
- Se è per questo, Bellamy, abbiamo anche appena finito di scopare. Ora, vogliamo continuare l’elenco dei particolari ovvi ancora a lungo?
Si morse un labbro, incerto.
- Brian-
- No. Niente Brian. – disse lui, perentorio, - Non devi per forza chiamarmi per nome. È strano.
Forzando i muscoli del collo, riuscì a voltarsi abbastanza per scorgere il suo profilo.
- Strano? – chiese, con aria confusa, - Strano?!
Brian sospirò, socchiudendo gli occhi.
- Non pretendo che tu capisca. – sbottò laconico, - Ubbidisci e basta.
- …guarda: non mi interessa neanche sapere cosa tu ti sia messo in testa. Però vorrei capire cosa diavolo c’era nella mia quando ho accettato di sottopormi a questo disastro! – si lamentò, pur senza riuscire a muoversi di un centimetro. Quelle dannate lenzuola sembravano intrappolarlo al materasso.
Brian inarcò le sopracciglia con aria inquisitoria.
- Ti pare di aver accettato qualcosa? – chiese a bassa voce, quasi assente, - Io non ricordo di avere accettato nulla…
Sembrava così assorto… perfino sincero, in tutto il proprio smarrimento.
Matthew digrignò i denti.
- Sapevo che prima o poi sarei finito con uno psicopatico. – borbottò fra sé, - Dom me l’aveva detto. Così si finisce a scopare in giro! Che poi un maniaco ti rapisce, ti stordisce di vaccate, poi ti sevizia e ti fa fuori!
Brian si lasciò andare ad un mugolio infastidito, sollevando un braccio con uno sforzo che parve titanico e massaggiandosi lentamente la testa.
- Ho bevuto troppo, Bellamy. – lo rimproverò, - Abbi un po’ di rispetto.
- Rispetto! – sillabò Matthew, indignato, - Devo ricordarti che da quando abbiamo riaperto gli occhi mi stai trattando come una qualsiasi scopata del venerdì notte?
Brian si voltò finalmente a guardarlo. L’espressione del suo viso era spaventosa.
- …ok. Tecnicamente lo sono. – ammise Matthew, annuendo compito, - Ma sono anche Matthew Bellamy, perdio! Sarò pure una scopata del venerdì, ma decisamente non una qualunque!
- …e dai a me dello psicopatico. – commentò Brian, - Ti ascolti quando parli?
- Quasi mai. – rispose immediatamente lui, - Sono convinto sia dannoso per l’autostima. Si finisce sempre per dire un mucchio di cazzate che poi irrimediabilmente-
- Appunto. – lo interruppe, già esasperato, - Ma sei sempre così logorroico?
- Mia nonna mi diceva sempre che-
- No, non voglio veramente sapere cosa ti diceva tua nonna, Bellamy.
- Eh! – sbottò Matthew, irritato, - Ma se continui a interrompermi non potremo mai avere un dialogo equilibrato!
Brian tornò a guardarlo, del tutto incredulo, per la seconda volta nello spazio di pochi minuti.
- La tua mente funziona come quella dei pesci rossi. – constatò con stupore quasi scientifico, - A intervalli di trenta secondi. Vivi, dimentichi, ricominci. Come puoi pretendere un dialogo equilibrato nella situazione in cui siamo?! – sbottò quindi, alterato.
Matthew scrollò le spalle, guardando altrove.
- Stavo solo provando a trarre da tutto ciò qualcosa di buono. – si giustificò.
- Per quanto mi riguarda, - sospirò Brian, allungandosi verso il comodino per raggiungere il pacchetto di sigarette, - ho già tratto tutto ciò che m’interessava trarre. Credo. Per caso, prima di arrivare qua, mi hai fatto un pompino? No, perché non ricordo bene, e in questo caso-
- Brian!!!
- Ti ho chiesto di non chiamarmi per nome, per carità!
- Ah, certo, tu puoi chiedermi impunemente se ho elargito pompini a destra e a manca lungo la strada verso casa tua, ma io non posso chiamarti per nome! Questo ha molto senso, guarda!
Brian lo guardò ancora. Matthew si ritrovò a pensare che gli sarebbe piaciuto che si saziasse una buona volta, di quelle occhiate derisorie, e la piantasse.
- Tu non sai proprio come funzionano queste cose, vero?
Matthew aggrottò le sopracciglia, guardando altrove.
- Col cavolo. – sbottò, - Se stai insinuando che non scopo, ti sbagli di grosso. – affermò piccato, - E’ che in genere ho a che fare con gente più normale!
- Primo: non stavo insinuando tu non scopassi. Non so come possa esserti venuto in mente, visto che non stavo parlando di sesso. – spiegò Brian, con la pazienza di un maestro di scuola elementare, - Secondo: io sono una persona normalissima. Siamo nel bel mezzo di una normalissima interazione da scopata casuale. E tu non sai che pesci prendere. Scusa se ne prendo nota.
- …no, senti. – argomentò a quel punto Matthew, - Forse sei tu che non capisci. Io apro gli occhi e mi sento chiedere se il fatto di trovarmi in un letto che non è il mio con un uomo che conosco solo perché mi odia abbia un senso. Ammetterai che è una cosa quantomeno destabilizzante!
- Bellamy, scusa se te lo chiedo così a bruciapelo: da quando ti sei svegliato, il pensiero di alzarti, rivestirti ed andartene, come avrebbe fatto una qualsiasi persona normale nella tua situazione, ti ha anche solo sfiorato vagamente o era una mia pia illusione?
- Ma no! Quando uno si ritrova nel mezzo di una situazione incomprensibile, deve per forza-
- Ok. Pia illusione.
Matthew sbuffò ed arricciò le labbra in una smorfia offesa, sforzandosi perfino di intrecciare le braccia sul petto e lasciando perdere subito dopo: la posizione distesa non si prestava bene alle pose plastiche.
- Mi lascerai, prima o poi, concludere un concetto, o – ironizzò pungente, - è una mia pia illusione?
Brian si voltò a guardarlo, sorridendo orgoglioso.
- Pia illusione, Bellamy. – disse trionfante, - E non offrire così il fianco, è patetico.
- Oh, d’accordo! – sbottò Matthew, provando a svoltolarsi dalle coperte per poi riavvoltolarsi in una posizione che gli consentisse di dare le spalle a Brian, - Allora me ne sto zitto.
- No, no! – rispose lui, ridacchiando, - Come potrei resistere alla tentazione di prenderti in giro? Troppo succulenta! Parla pure.
Matthew si svoltolò nuovamente, guardando l’uomo con aria disgustata e attonita.
- Ma sei un essere umano orrendo! – balbettò, allucinato, - Anzi, non sei neanche un essere umano!
Brian roteò gli occhi, accendendo finalmente una sigaretta e portandola alle labbra con un movimento annoiato.
- E quindi? – chiese, - Resti e ti ostini a rompere i coglioni o ti rassegni e fai un favore a tutti andandotene?
Matthew aggrottò le sopracciglia, gonfiando le guance come uno scoiattolo.
- Se ti aspetti che ti renda la vita più facile, Molko, ti sbagli di grosso! – sbraitò, neanche stesse arringando una folla di rivoltosi.
- Almeno hai imparato a chiamarmi come si confà a due sconosciuti. – sospirò il moro, alzando gli occhi al cielo, - Fammi capire: devo tirare fuori un asciugamano pulito e prenderti un pigiama?
- Ti prego. – sospirò Matt, cercando di mostrarsi all’altezza, - La sola idea mi uccide. No, no, - rifletté poi, sorridendo furbo come un bimbo dispettoso, - penso che per ora rimarrò qui a rigirarmi fra le coperte, se a te non dispiace.
- Mi dispiace moltissimo, visto che è esattamente quello che vorrei fare io e che la tua presenza mi impedisce di realizzare. – commentò Brian, ben deciso a non lasciargli spazio di alcun genere, - Ma figurati, resta pure. I miei genitori mi hanno educato a mostrarmi cortese con gli ospiti, perfino quelli indesiderati.
Niente da fare. “Interagire così non è affatto soddisfacente!”, pensò Matthew in un rigurgito di indesiderata razionalità, che scomparve così com’era venuto nel momento stesso in cui una magnifica idea su come movimentare il dialogo fece capolino fra i suoi pensieri confusi.
- Se ti dispiacesse davvero la mia presenza, - borbottò supponente, - mi avresti già mandato via.
- Ti sarà sicuramente sfuggito, - rispose Brian, guardando altrove, - ma ci ho provato. E tu hai finto di non capire.
Matthew ghignò soddisfatto, voltandosi su un fianco per osservarlo meglio.
- Oh, avanti. – argomentò mellifluo, - Non si buttano fuori le persone a parole. Si prendono e si sbattono fuori a calci.
Brian lo guardò, dissimulando una consistente dose di disgusto.
- Ti sembro il tipo da calci?
- Ti sembro il tipo da crederci?
Sul volto di Brian si aprì un sorriso dapprima minuscolo, poi sempre più soddisfatto e, di conseguenza, spaventoso.
Si voltò anche lui su un fianco, fronteggiando Matthew con sano spirito di competizione.
- Ma tu guarda che esserino grazioso e interessante abbiamo qui. – cinguettò, - Ci metti un po’ di tempo, a scaldarti, ma poi funzioni bene. Come stanotte, quindi.
- Certo. – ridacchiò Matthew, guardandolo con pietà, - Non ti ricordavi neanche se ieri ti ho fatto un pompino o meno, e pretendi che adesso io mi beva questa tua reminiscenza improvvisa di com’è stato stanotte?
- Cielo! – rise anche Brian, avvicinandoglisi impercettibilmente, - Di bene in meglio! – commentò soddisfatto. – Non ti ha sfiorato il pensiero che potessi averti chiesto del pompino apposta per metterti in imbarazzo, così come poi è effettivamente successo?
- Oh, mio Dio! – ironizzò lui, portando comicamente una mano alla fronte, - Come potevo mai prevedere qualcosa di così eccezionalmente furbo? La tua mostruosa intelligenza mi turba!
Brian rise ancora, avvicinandosi al punto da sfiorarlo con le gambe.
- Sei spassoso. – commentò come si fosse trattato di un film appena visto al cinema, - Rifammi un po’ quella posa da vergine che sviene?
Matthew riportò la mano alla fronte, gettando indietro il capo.
- Così? – chiese sghignazzando.
- Sì, esatto. – rise Brian, - Mi dispiace solo non avere una macchina fotografica, giuro!
- Mi dispiace, sono spettacoli cui si assiste una volta sola. – lo prese in giro Matt, mandandogli un bacio volante, - Perciò imprimiti bene questo bel faccino nella mente, perché non lo rivedrai più.
- Oh, che peccato! – mugolò lui, inarcando giocosamente le sopracciglia verso il basso, - Eppure sei a buon mercato, per essere uno spettacolo unico…
- Non ti ho ancora presentato la parcella, Molko. – precisò lui con un sorriso smagliante, - Non si può mai sapere.
- No, in effetti no. – annuì lui, serio, - Con tutte le tasse sui beni mobili e immobili che ci sono al giorno d’oggi… ma tu in che categoria rientri? Sei come quelle eredità pallosissime che la zia Petunia poteva risparmiarsi di lasciarti in dono o sei un bene di lusso?
- …non ho capito bene chi sia zia Petunia, ma mi ritengo abbastanza lussuoso, in ogni caso. – concluse Matt con uno sbuffo competente.
Rimasero immobili in un attimo di silenzio che sembrò durare secoli, ed al termine del quale si sciolsero entrambi in tali e tante risate che le lenzuola si sfilarono dagli angoli del materasso e presero a intrappolarli, mentre loro rotolavano, in una specie di morbido nido dell’ilarità dal quale, in effetti, faticarono entrambi ad uscire. Fu per questo che, da un lato, districarsi dalla massa di coperte fu piuttosto difficile. E, dall’altro lato, fu difficile anche smettere di ridere.
- Be’. – disse alla fine Matthew, scrollando le spalle ed alzandosi in piedi, - Allora magari io vado. Mi sembra che l’abbiamo trascinata abbastanza a lungo, no?
Brian annuì, ridacchiando ancora.
- Non è stato così male, comunque. – ridacchiò anche Matt, recuperando i pantaloni ed infilandoli con studiata lentezza.
Brian si soffermò a guardarlo per qualche secondo, prima di sorridere distrattamente.
- Ti va un caffè? – chiese alla fine, lasciando andare il capo contro il palmo aperto.
Matthew lo fissò, vagamente stupito.
- …tutto questo ha un senso? – chiese curioso e vagamente ammiccante, stringendosi nelle spalle.
Brian rise e si distese nuovamente sul materasso.
- Deve per forza?
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