Genere: Erotico, Commedia.
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon.
- Miguel si presenta con una sorpresa per Dimitri e quest'ultimo non solo ne è completamente sconcertato, ma non è neanche tanto sicuro di volerla provare.
Note: Scritta per la seconda settimana del #summerCOWT, Sfida #2 su prompt wing!fic. Doveva essere porno, il Dimiguel chiamava porno, io ho scritto Dimiguel. #simpleasthat
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon.
- Miguel si presenta con una sorpresa per Dimitri e quest'ultimo non solo ne è completamente sconcertato, ma non è neanche tanto sicuro di volerla provare.
Note: Scritta per la seconda settimana del #summerCOWT, Sfida #2 su prompt wing!fic. Doveva essere porno, il Dimiguel chiamava porno, io ho scritto Dimiguel. #simpleasthat
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PIUME DI STRUZZO
- Ah, ti ho preso una cosa. – dice Miguel, rotolando giù dal letto ed allontanandosi verso il punto in cui, entrando in camera quella mattina presto, ha lasciato ricadere senza molta cura quell’enorme zaino col quale s’era presentato all’appuntamento, - Spero non si siano rovinate.
Ancora disteso fra i cuscini, una gamba piegata e l’altra distesa, nudo senza perdono e immobile – e pesante – come un sasso, e bene intenzionato a rimanere tale fino a che non avrà riacquistato piena padronanza su tutti i propri arti, Dimitri si limita ad inarcare un sopracciglio al di sotto dell’avambraccio abbandonato sulla fronte.
- Cosa. – dice. Non è nemmeno una domanda. Non si prende la briga di farne alcuna perché tanto sa che Miguel non risponderebbe, la sua è più che altro una manifestazione di curiosità pro-forma. La butta lì, chissà, magari Miguel oggi si sente ispirato o si è svegliato dalla parte giusta del letto, e decide di rispondere.
Naturalmente non è così.
- È una sorpresa. – dice, ghignando soddisfatto e molleggiandosi sulle ginocchia mentre apre la cerniera dello zaino.
Dimitri sbuffa e si volta sullo stomaco, un movimento che, da solo, gli richiede molta più forza di quanta non ne abbia a sua disposizione al momento, e per il quale si riserva il diritto di portare rancore a Miguel per sempre. È colpa sua, d’altronde, e delle sue stupidaggini, se lui è costretto a manifestare il proprio disaccordo con qualsiasi sorpresa possa coinvolgerlo tramite gesti eclatanti e palesi come uno sbuffo, ad esempio, o un movimento rotatorio del corpo atto a nascondere la faccia contro il cuscino. Se Miguel non fosse un perfetto idiota, Dimitri non avrebbe alcun bisogno di farli.
D’altronde, però, se Miguel non fosse un perfetto idiota loro due non sarebbero nemmeno lì, in quel momento. Dimitri non comprende ancora bene la propria posizione a riguardo, per cui si limita a constatare che l’idiozia di Miguel è stata, è e sempre sarà causa di forti disagi per la sua persona, ma che comunque ha causato anche qualcosa di positivo nella sua vita. Qualcosa di positivo come un gran numero di orgasmi, ad esempio.
È successo tutto dopo la conclusione della guerra, ovviamente, per quanto già durante fosse stato abbastanza evidente per tutti come entrambi stessero muovendosi un po’ alla cieca nella stessa direzione. Si sono girati intorno per un po’, Miguel con quella sua aria sempre incazzata e coi nervi sempre a fior di pelle, Dimitri coi suoi occhi gelati e quell’unica espressione perennemente incollata alla faccia, e le cose sono un po’ esplose dopo la vittoria degli Angels. Miguel non è stato capace di accettarlo come avrebbe dovuto, Dimitri non è stato in grado di mostrarsi superiore abbastanza da ignorare il suo malumore e le sue palesi mancanze di rispetto ed entrambi hanno silenziosamente deciso che, in qualche modo, sarebbero riusciti ad impartire l’uno all’altro una lezione che non avrebbero mai dimenticato, per riportare le cose al loro posto.
Si sono incontrati ai margini della città, nello scheletro d’acciaio e cemento di un edificio che forse, un tempo, era stato concepito per diventare un palazzo residenziale, ma che era sicuramente morto ancora prima di nascere. La città era piena zeppa di aborti simili, ed i componenti delle varie bande amavano sceglierli come cornice delle loro lotte all’ultimo sangue. Qualcosa nella loro essenza di defunti prematuri risuonava dentro di loro, facendoli sentire a casa.
Sullo sfondo del tramonto più rosso di sempre, Miguel e Dimitri si sono incontrati, armi alla mano. Entrambi hanno stretto la propria pistola fra le dita e poi l’hanno lanciata per terra, poco prima di lanciarsi l’uno contro l’altro. Si sono picchiati per ore, Miguel insultando Dimitri fino alla settima generazione, sputandogli addosso tutta la sua rabbia con la lingua oltre che con i pugni, com’era sempre stato abituato, e Dimitri più metodico, quasi chirurgico nei suoi movimenti, diretti, ganci, montanti sferrati sempre nel punto giusto, geometricamente calcolato al millimetro per causare il maggior dolore ed arrecare il maggior danno possibile.
Miguel ha puntato sulla propria resistenza per sfinire Dimitri, Dimitri ha puntato sulla propria tecnica per ridurre Miguel in poltiglia. Dopo un paio d’ore di combattimento, si sono entrambi resi conto che, continuando a prendersi a pugni in faccia, non sarebbero mai arrivati da nessuna parte, ed il gioco si è fatto più scorretto. Unghiate, morsi, sputi in faccia, dita strette attorno ai capelli, dita strette attorno alle palle, dita strette intorno ai capezzoli per fare male nel modo più scorretto possibile.
E poi la presa ha cominciato a farsi più debole, e il respiro più pesante, e la pelle più sensibile. Sul far della sera, sotto il cielo macchiato a chiazze biancastre da nuvole e stelle, si sono guardati negli occhi e poi si sono saltati addosso in un modo ancora diverso, un assalto che si è concluso solo all’alba del giorno dopo, in seguito ad una notte intera passata fra le lenzuola tiepide del letto sfatto di un lurido motel a basso costo non tanto distante da lì.
Ed era tutta colpa dell’idiozia di Miguel, naturalmente, perché se si fosse limitato ad accettare la sua supremazia come le regole della guerra, stabilite dalla Veggente, avevano sancito, niente di tutto quello si sarebbe mai verificato. Ma lui no, lui doveva avere l’ultima parola, lui doveva avere il controllo su qualcosa, non interessava cosa, purché fosse qualcosa.
Quella notte, Dimitri ha stabilito che era più facile, per lui, dargli il culo e sottomettersi a lui a letto piuttosto che trascinarsi avanti una lotta sterile per il predominio sulla città che avrebbe potuto protrarsi per chissà quanti anni.
Dopo quel giorno, Miguel si è subito calmato, come fosse stato una lattina di qualche bibita gassata agitata vorticosamente e pronta ad esplodere ma incapace di farlo a causa della linguetta metallica ancora saldamente ancorata al proprio posto. Dimitri ha fatto saltare la linguetta, gli ha permesso di riversarsi su di lui, e Miguel si è improvvisamente sentito soddisfatto così. D’altronde, lui e i suoi ragazzi non sono portati per il comando. Sono gente che si muove di notte, che preferisce i traffici nascosti all’onere di dover tenere in ordine le strade terrorizzando tutti gli altri. Questo è più un mestiere per Dimitri. Miguel può accettare di stargli sotto in questo, se Dimitri gli permette di stare sopra da qualche altra parte.
È davvero così semplice, e Dimitri, per quanto confuso dalla stessa, non si è mai pentito della propria scelta – d’altronde, Miguel è bravo in quello che fa, si tratti di contrabbandare droga da un lato all’altro della nazione passando per il centro della città o di infilargli le mani nelle mutande e farlo gemere come una scolaretta con la sola imposizione delle proprie dita, qualcosa che Dimitri non ammetterà mai ma che nondimeno è accaduta piuttosto spesso da quando hanno cominciato a darsi da fare in qual senso – ma d’altronde esiste sempre una prima volta per tutto, e nel momento in cui i suoi occhi si posano sulla “sorpresa” che l’uomo che sorprendentemente considera il proprio amante ha preparato per lui capisce che, prima o poi, il giorno del pentimento doveva arrivare per forza, e stabilisce che, per l’appunto, quel giorno è arrivato.
- No. – stabilisce seccamente, tirandosi su a sedere. Ha giurato di non muoversi, è vero, ma la cosa su cui il suo sguardo si è appena posato è una di quelle cose che possono portare un uomo ad infrangere un giuramento fatto a se stesso, anche se dettato dalle contingenze del caso, come ad esempio la fatica fisica che fa in questo momento a contrarre anche solo un muscolo dopo sei ore di attività fisica pseudo-erotica praticamente ininterrotta. Hanno cominciato stamattina all’alba – Miguel era in tiro dalla sera prima, apparentemente, ma non erano riusciti ad incontrarsi fino a quel momento – e si stanno fermando solo adesso che è quasi mezzogiorno, e Dimitri è stanco, spossato, stremato, e non avrebbe desiderato altro che rimanere sdraiato su quel letto pulcioso per sempre, ma si alzerà e se ne andrà. Ciò che Miguel gli sta mostrando glielo impone.
- Oh, andiamo! – borbotta Miguel, piegando le labbra in un broncio deluso, - Perché no?
Dimitri inarca un sopracciglio e lascia scorrere lo sguardo sul paio di ali che Miguel stringe devotamente fra le braccia. Hanno un aspetto molto morbido, sono rivestite all’esterno di candide piume bianche ed all’interno di una soffice peluria dello stesso colore che ricorda davvero quella di certi grandi uccelli, e sono perfino provviste di due pratici laccetti in tinta, da legare attorno alle spalle per tenerle ferme al loro posto.
Sono probabilmente la cosa più spaventosa che Dimitri abbia mai visto in vita propria.
- Perché no. – conclude, alzandosi in piedi.
- Aspetta! – Miguel quasi gli corre dietro, salendo sul letto e avvicinandoglisi camminando sulle ginocchia, le braccia protese ad offrirgli le ali, - Almeno provale! Come sai che non ti piacciono se prima non le provi?
- Allo stesso modo in cui non ho bisogno di farmi infilare un braccio su per il culo per sapere se fa male.
- Però—
- No, Miguel, ti ho già detto che non m’interessa che tu abbia visto un video in cui il tipo che si faceva infilare il braccio su per il culo sembrava spassarsela un casino.
Miguel abbassa lo sguardo, inarcando le sopracciglia verso il basso. Prende sempre un po’ quest’aria da cane bastonato, quando Dimitri lo rimprovera. Probabilmente, se avesse le orecchie, finirebbe per abbassarle mentre guaisce con aria colpevole.
- Sì, però… - insiste, - Se tu volessi almeno provarci, io potrei provare a fare qualcosa per te.
- Guarda, Miguel, - Dimitri sospira, sedendosi sul letto e massaggiandosi le tempie con entrambe le mani, - Ti assicuro che non c’è niente che tu possa fare in una camera da letto che valga la pena di indossare un paio d’ali ed esibirmi per te come fossi una cazzo di spogliarellista di uno dei tuoi night club.
- Mmmhn. – mugola Miguel, seduto sui talloni, le ali abbandonate in grembo. Sembra rifletterci per qualche secondo e poi solleva lo sguardo su Dimitri, abbozzando un’occhiata analitica, - Però forse posso fare qualcosa fuori. – dice.
Dimitri si volta a guardarlo, inarcando un sopracciglio.
- Spiegati.
Miguel sorride entusiasta: è fatta.
- Be’, - comincia, - Sai i magazzini d’armi nella zona dei baracconi industriali, in fondo alla trentacinquesima? – domanda retorico, - Ho visto i tuoi ragazzi fingere di non essere per nulla interessati mentre perlustravano la zona, la scorsa settimana. Di’ la verità, stavate pianificando un attacco, mh?
Dimitri distoglie lo sguardo, arrossendo lievemente e sentendosi un imbecille a riguardo. Certo che stavano pianificando un attacco. Chiunque sta pianificando un attacco a quelle riserve di armi e munizioni, fin da quando il carico è arrivato in città il mese scorso. Naturalmente, Miguel sa come difendere la propria roba, però, e tutti i ragazzi di Dimitri hanno detto la stessa cosa, dopo essere passati di lì a controllare, chi più e chi meno accuratamente: “non si può fare, capo, il magazzino è sorvegliato peggio che una fottuta fortezza”.
Per qualche ragione, però, da quando lui e Miguel stanno insieme Dimitri si sente sempre un po’ in difetto quando viene colto con le mani nel sacco a fare qualcosa che lo danneggia apertamente. Non che questo lo dissuada in qualche modo dal farla, ma la sensazione di disagiò è in grado di permanere anche per giorni, perciò cerca sempre di non farsi scoprire.
- Se fosse? – chiede dunque, fingendo indifferenza, come non sapesse nemmeno dell’esistenza di quelle armi, o di quei magazzini.
Il sorriso di Miguel si allarga, malizioso.
- Be’, come immaginerai, conosco alla perfezione gli orari di turno dei miei ragazzi, e le loro abitudini. Potrei sempre suggerirti l’orario, il modo e perché no, perfino la via più sicura per introdurti assieme ad un paio di amici fidati all’interno dei magazzini, e da lì portare via un po’ qual cavolo che ti pare. Tu guadagneresti un po’ di ferri, io potrei liberamente prendermela con i miei ragazzi per essersi distratti ed averlo lasciato accadere… vincono tutti.
- E tutto questo, - domanda Dimitri, voltandosi appena per lanciargli un’occhiata inquisitoria, - Solo per avermi scopato con un paio di ali da piccione legate alla schiena?
- Non sono ali da piccione! – sbotta immediatamente Miguel, sollevando le suddette ali fino a schiacciargliele quasi contro la faccia, - Senti che morbide! Senti come profumano di paradiso! Sono ali da angelo! Appropriate, visto che in fondo sei un angelo anche tu. – conclude con una risatina.
- A-ha, - finge di ridere Dimitri, senza cambiare la propria espressione neanche di un millimetro, - Divertente. – poi sospira, sollevando gli occhi al cielo, - Di’ un po’, ma i tuoi lo sanno a quanta roba sono costretti a rinunciare solo perché tu ti scopi il capo della banda avversaria?
- No. – scuote candidamente la testa lui, i lunghi rasta castani che gli spiovono ballonzolando lungo le spalle abbronzate e tornite, - Ed è meglio così. Allora? – dice quindi, sollevando le ali un’altra volta, - Ci stai?
Stabilito che sarebbe un’idiozia bella e buona rifiutarsi di approfittare dell’imbecillità che con tanto candore Miguel gli offre su un piatto d’argento, Dimitri sospira un’altra volta ed annuisce.
- D’accordo, - dice, - Ma solo una volta.
A Miguel sembra bastare, anzi, sembra perfino più di quanto non avesse osato sperare, almeno se l’urletto che gli sfugge di bocca può essere di qualche indicazione a riguardo. Dimitri sospira abbattuto ed allarga le braccia, lasciando che sia Miguel a svolazzargli allegramente attorno, posizionandogli le ali sulla schiena, assicurandosi che siano ben dritte e poi legandogli i laccetti attorno alle spalle. Se non altro, pensa Dimitri, scuotendo un po’ le braccia per abituarsi al peso, non sono particolarmente fastidiose.
- Ah! – ride Miguel, tornando a sedersi sulla sponda del letto, - Sei uno splendore. Fatti un po’ vedere. – dice, facendogli cenno di alzarsi e girare in tondo.
Dimitri gli lancia un’occhiataccia già spazientita, ma obbedisce, e volteggia brevemente su se stesso, accompagnato dalla risatina ilare di Miguel.
- Senti. – sbotta, fermandosi all’improvviso, - Se tutto quello che vuoi fare è sfottermi, non ci sto.
- No, no, non ti arrabbiare. – ridacchia ancora Miguel, - Voglio vederti fare l’angelo. Dai, - aggiunge con un sorrisetto idiota, allargando le gambe ed indicandosi l’inguine con entrambe le mani, - Discendi su di me come la benedizione di Dio.
Dimitri rabbrividisce al punto che gli scappa una smorfia disgustata.
- Sei un coglione abissale e adesso me ne vado. – sentenzia, voltandogli le spalle.
Miguel ride ancora e si alza in piedi, girandogli un braccio attorno alla vita per trattenerlo.
- Dai, scherzavo. – dice, sorridendogli addosso, - Sei così carino così.
- Io non sono nient’affatto carino. – borbotta lui, piegando il capo e fingendo di volersi allontanare mentre il realtà sta solo lasciando spazio alle labbra di Miguel perché possano risalire lente, umide e calde lungo la curva esposta del suo collo pallido.
- Tu sei tutto quello che ti dico di essere. – gli sorride addosso Miguel, mordicchiandolo sotto un orecchio. – Ora basta stronzate, però. – conclude, chiudendo con forza le labbra attorno a lui e succhiando.
Dimitri rabbrividisce sotto le carezze insistenti della sua lingua, perdendosi nella sensazione di solletico che quelle carezze producono sulla sua pelle resa ipersensibile dal modo in cui Miguel la trattiene fra le labbra, succhiando a lungo e poi sfiorandola con i denti.
Non oppone resistenza quando Miguel lo fa girare e gli preme una mano al centro della schiena per invitarlo a piegarsi in avanti. Obbedisce, invece, appoggiando entrambe le mani sul materasso ed allargando appena le gambe. È ancora bagnato del suo ultimo orgasmo, se lo sente ancora colare giù per una coscia. Chiude gli occhi e sorride, ripensando al viso di Miguel ed alla sua espressione persa ogni volta che l’ha scopato, e gli viene da ridere quando pensa che Miguel davvero crede di essere lui a tenere il coltello dalla parte del manico, nella loro relazione. Quando è evidente che a Dimitri basterebbe uno schiocco di dita per ottenere da lui qualsiasi cosa voglia.
Miguel è fortunato, pensa mordendosi un labbro mentre lo sente entrare in un colpo solo dentro di lui, che Dimitri non voglia altro che questo, dalla sua persona. Be’, questo e gli occasionali ulteriori vantaggi che lui stesso gli offre. Come la questione delle armi, ad esempio. Non è mica stato Dimitri, a proporgliela, è stata un’offerta partita interamente da lui. Non lo si può certo accusare di niente solo perché l’ha accettata. In fondo, la sta pagando a caro prezzo comunque, no? Con quelle stupide ali che gli ballonzolano sulla schiena.
Le piume più lunghe gli solleticano i fianchi, e Dimitri si lascia andare ad una smorfia e ad un lamento infastidito che Miguel soffoca immediatamente con una risatina.
- Non fare il bambino. – gli dice, spingendosi velocemente dentro di lui. Dimitri lo sente muoversi così in profondità da dargli quasi il capogiro, e sta per mandarlo a quel paese quando improvvisamente Miguel cambia ritmo. Le sue mani risalgono lungo la schiena di Dimitri, afferrano le ali alla base e le stringono saldamente fra le dita. Poi comincia a muoversi più svelto, a spingere più forte, aggrappandosi alle ali per favorire i movimenti e mantenere il ritmo esattamente come lui lo vuole. Dimitri si sente esplodere uno tsunami nel bassoventre e lancia uno strillo che riesce a sfuggirgli di bocca nonostante tutti gli sforzi che ha fatto per cercare di trattenerlo.
Apre gli occhi e si accorge di essere venuto. È stato un orgasmo così violento e spontaneo che non ha avuto neanche bisogno che Miguel lo toccasse per procurarselo. Sono bastate solo le sue spinte, così profonde dentro di lui grazie alle ali che sta ancora usando come appiglio per muoversi più in fretta.
Dio benedica queste appendici in piume di struzzo, pensa con un certo sollievo, ancora talmente scosso dai brividi di piacere da non provare nemmeno fastidio per i movimenti bruschi di Miguel, neanche quando cominciano a farsi confusi ed erratici.
Poi lo sente grugnire, e quel suono profondo è subito seguito dalla sensazione incredibilmente intensa del suo orgasmo che si riversa all’interno del suo corpo. Dimitri contrae i muscoli per accoglierlo più in profondità, strappandogli dalle labbra un gemito arreso da ragazzino, e sorride nell’ascoltarlo.
- Aah. – Miguel sospira soddisfatto, abbattendosi contro di lui e trascinandolo pesantemente sul letto, - È stato grandioso. Visto? Avevo ragione a volerti mettere le ali.
Dimitri si sistema scompostamente contro il suo petto, stabilendo che può aspettare ancora un po’, prima di ricominciare a fare lo scontroso ed allontanarsi da lui. Quanto a dire a Miguel che in realtà, nonostante sia convinto di aver vinto, è stato Dimitri – ancora una volta – a spuntarla, be’, quello non è necessario che Miguel lo sappia mai.