Titolo originale: Forever Sacred
Autrice: Lirren
Genere: Introspettivo, Triste.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: R
AVVERTIMENTI: Slash, Death, OC, Traduzione.
- Georg e Gustav si ritrovano a guardare da lontano la piccola folla di persone presente al funerale dei loro più cari amici, e si lasciano andare ai ricordi.
Note: Oddio ç_ç Prima di tutto, ci terrei a specificare che questa fanfiction mi ha portato – forse ingenuamente – a rivedere la (bassissima) considerazione che avevo delle deathfic. Il fatto è che ho sempre creduto (probabilmente a ragione, eh XD) che la maggior parte delle deathfic risultasse inesorabilmente per fare schifo – soprattutto in ambito RPF, devo dire. Forever Sacred mi ha spiazzato, perché è incredibilmente semplice, incredibilmente vera e, a mio parere, anche incredibilmente toccante. Nel momento esatto in cui Gustav confessa ciò che ha fatto, io ed Ana abbiamo avuto la stessa reazione. Prima abbiamo riso, e poi c’è venuta una voglia incredibile di piangere. Anche rileggendo la storia per tradurla, la mia reazione è stata lo stesso, ed è veramente stupenda come cosa.
Spero sia piaciuta anche a voi ^_^ Commentate numerose, perché tradurrò i vostri commenti per l’autrice originale ù_ù Facciamola sentire amata come merita, e vedrete presto anche le altre shottine (tutte adorabili, e fortunatamente molto più allegre e comprendenti i gemelli sotto forma vivente XD) situate nello stesso universo! A presto <3 :*
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PER SEMPRE SACRO
Forever Sacred

Georg rimase a fissare quietamente il piccolo gruppo di persone che stazionava a qualche metro da lui. Sapeva che c’erano persone che avrebbero preferito lui si trovasse fra loro, ma ciò che stava provando non era qualcosa che fosse intenzionato a condividere con persone che erano, in effetti, relativamente degli sconosciuti. Un lieve suono lo forzò a concentrare la propria attenzione sull’uomo al suo fianco. Gustav stava immobile, tranquillo, gli occhiali da sole a nascondere gli occhi.
- Quanto ancora pensi che durerà? – chiese, tornando a guardare il gruppo.
Gustav scrollò le spalle.
- Mezz’ora, forse. – sollevò il viso a guardare il cielo, - Almeno è una bella giornata.
Georg annuì. L’ultima volta che erano stati lì insieme, sei anni prima, quando avevano sepolto la moglie di Gustav, dal cielo cadeva nevischio. Poteva ancora ricordare l’espressione vuota e desolata sul volto di Gustav, dopo che anche l’ultima preghiera era stata detta. Si era preoccupato così tanto che aveva deciso di passare qualche giorno dormendo sul suo divano, solo per controllarlo. Era stato strano il modo in cui s’erano velocemente riadattati alle abitudini della convivenza, anche dopo più di trent’anni passati lontani, e un po’ di giorni s’erano trasformati in settimane, poi in mesi, fino a quando finalmente era stato Gustav a suggerire sarebbe stato meglio rendere la soluzione permanente.
Georg si guardò intorno.
- Sono sorpreso di non vedere telecamere.
Gustav si strinse nelle spalle.
- Non facciamo più battere il cuore a nessuna teenager, oramai. A nessuno importa di un gruppetto di nonnetti.
Georg si offese.
- Parla per te, nonnetto. Io sono un figo come sempre.
Gustav ghignò leggermente.
- Sì, okay. Continua a ripetertelo, se questo ti fa stare meglio.
Il matrimonio di Georg era durato solo qualche anno, ma nel momento in cui colse in uno sguardo la figura di sua figlia ferma in mezzo al capannello di persone si rese conto di nuovo di non averlo mai rimpianto. Kati era la luce della sua vita, e nessuno era stato più felice di lui quando il figlio di Gustav l’aveva chiesta in sposa. Ricordava ancora come lui, Gustav e i gemelli si fossero ubriacati fino a svenire al ricevimento di notte, e come lui avesse cominciato a piagnucolare e blaterare sull’essere felice del fatto che, se doveva proprio lasciare che la sua piccolina se ne andasse, almeno era consapevole di stare lasciando che andasse ad un buono uomo. Bill e Tom l’avevano preso in giro per questo per mesi.
Pensare ai gemelli lo riportò indietro al presente, ed a controllare l’orologio.
- Sta durando troppo a lungo.
- Hanno quasi finito. – disse Gustav, - Dovremo andare all’appartamento, domani.
Georg annuì.
- Pensi che ci sarà molto disordine?
Gustav grugni piano.
- Non più di quanto ce ne sia da noi. – disse con un piccolo sorriso, - Tu e Bill avete avuto sempre più o meno lo stesso modo di fare confusione.
Georg rise a bassa voce.
- Ricordi quando cominciò a fare i capricci perché il suo flacone di balsamo gli esplose nella valigia, imbrattando tutta la sua biancheria?
Gustav ridacchio.
- Ed andava in giro imprecando e battendo i piedi, lanciando i vestiti ovunque. Ho pensato che avremmo dovuto chiamare Saki, per impedirgli di distruggere la stanza.
- E poi arrivò Tom, gli strappò una scarpa dalle mani e gli sussurrò qualcosa, e non servì altro. Era tornato tutto felicità e sorrisi. – Georg percepì qualcosa di pesante scendergli addosso nel ricordare. Guardò in basso, l’erba ai suoi piedi. – Ti sei mai chiesto se per caso non l’avessero fatto di proposito?
Gustav rimase in silenzio a lungo, e Georg aveva quasi rinunciato all’ipotesi di ricevere una risposta, quando lui finalmente parlò.
- Gliel’ho chiesto, una volta. Be’, non proprio chiesto, più che altro gliel’ho gridato. È successo qualche anno dopo che la cosa era venuta alla luce. Il padre di Elaine stava cercando di obbligarla a smettere di vedermi, dicendole che frequentavo pervertiti ed avevo perso il lavoro come produttore di quella giovane band svizzera perché la madre del chitarrista aveva pensato potessi avere una cattiva influenza sui ragazzi. Ho completamente perso la testa. Sono andato a casa loro ed ho cominciato a gridare e strepitare e accusarli di aver consapevolmente fatto l’amore su quella spiaggia, pur sapendo che c’erano paparazzi tutto intorno, così non avrebbero più dovuto sopportare il peso del segreto.
Georg spalancò gli occhi.
- Wow. E cos’hanno detto loro?
Gustav scrollò le spalle.
- Bill mi guardo con quell’espressione che faceva sempre quando qualcuno diceva qualcosa di completamente ridicolo, e disse che non poteva credere potessi pensare cose simili di loro. Ma Tom, - scosse il capo, - Tom sembrava semplicemente sentirsi in colpa.
Il bassista annuì.
- Bill è sempre stato più bravo a mentire, anche a se stesso. – guardò in alto, verso le nuvole bianche e morbide che passavano sopra le loro teste. – Avresti potuto semplicemente andartene. Loro avrebbero capito. Penso che in realtà se lo aspettassero, da entrambi.
- Non avrei mai potuto perdonarmi se li avessi abbandonati. Sapevamo quello che stava succedendo. – si voltò appena a guardare altrove. – Lo sapevamo, e non abbiamo mai detto niente. Li abbiamo perfino coperti. Se loro hanno sbagliato, lo abbiamo fatto anche noi.
- Pensi che abbiano sbagliato? – chiese lui.
Gustav sospirò.
- Non lo so. Forse. Forse no. Ma che importava? Tutto ciò che hanno sempre voluto era la loro musica e loro stessi. Non hanno mai fatto del male a nessuno, quindi non ho mai visto nessuna ragione valida perché non dovessero avere entrambe le cose.
Per un momento, Georg fu distratto dalla discussione. Guardò avanti, per vedere la piccola folla disperdersi e la propria figlia avvicinarsi al punto in cui lui e Gustav stavano aspettando. Sorrise lievemente, quando lei lo baciò sulla guancia.
- Siete pronti per andare? – chiese lei, mentre si chinava ad abbracciare Gustav.
Georg scosse il capo.
- Vi raggiungeremo presto.
Kati spostò lo sguardo fra loro, visibilmente preoccupata.
- Perché non venite a cena, stasera? Potrei prepararvi il vostro piatto preferito! E i bambini sarebbero felici di vedervi. – disse, voltandosi a guardare suo marito, - Potrebbero anche stare da noi per un paio di giorni, no?
- Kati. – la interruppe Georg, stringendole una mano nella propria, - Stiamo bene. Vai a casa. Verremo a trovarvi fra qualche giorno. Per adesso, abbiamo bisogno di un po’ di tempo per starcene per conto nostro.
Kati si morse le labbra. Annuì, anche se qualche lacrima cominciava già ad affacciarsi fra le sue ciglia.
- Okay. Ma vi vedremo presto, giusto?
Gustav annuì.
- Date un abbraccio ai bambini da parte nostra. – disse, baciandola sulla guancia ed abbracciando il proprio figlio, prima di indirizzarli con una leggera gomitata verso la macchina che li aspettava.
- Si preoccupa troppo. – si lamentò Georg.
- Non puoi davvero biasimarla. – disse Gustav, - Probabilmente, è la prima volta che deve realmente prendere atto del fatto che tu non sei immortale.
- Hmmm. – mugugnò Georg, voltandosi a guardare il piccolo padiglione che proteggeva dal sole di mezzogiorno una coppia di bare identiche. – Penso che sia arrivata l’ora.
Gustav non rispose, si limitò a cominciare a camminare.
Georg lo seguì, lasciandosi distrarre dalle memorie del passato.
- Ti ricordi quando Kati era ancora una bambina e Bill si mise a giocare con lei subito dopo che Tom le aveva dato da mangiare.
Gustav scoppiò letteralmente a ridere.
- Gli vomitò tutto addosso. Dio, che sguardo aveva.
- Anche Tom. Sembravano entrambi come sul punto di vomitare a loro volta. E c’è stata anche una volta in cui i gemelli le hanno fatto da babysitter. – continuò Georg, ridendo più apertamente, - Subito dopo il divorzio, e fecero il gravissimo errore di lasciare che Kati mangiasse troppe caramelle e bevesse troppa soda. Quando andai a riprenderla, pensai che Bill sarebbe scoppiato a piangere dal sollievo.
- Oh, come se non fosse il giusto prezzo da pagare per tutte le volte che noi avevamo dovuto avere a che fare con lui in overdose da Red Bull. – commentò Gustav seccamente, - Il karma può essere lento, a volte, ma ti raggiunge sempre, in qualche modo.
Le loro risate si spensero nel momento in cui i due si fermarono di fronte alle bare. Georg rimase in silenzio, guardando i contenitori nei quali era conservato quanto rimaneva di due uomini che erano stati per lui una famiglia, per quasi tutta la sua intera vita. Il pensiero di quanto tutto ciò che stava vivendo fosse reale comincio a farsi strada dentro di lui, mentre si ritrovava a fronteggiare il fatto che non avrebbe mai più visto il sorriso luminoso di Tom e non avrebbe più sentito la risata dolce di Bill, mai più. Tutto il dolore ed il cordoglio che aveva trattenuto fin dal momento in cui avevano appreso la notizia di condensò in una sfera nel mezzo del suo petto, rimanendo lì a soffocare i singhiozzi che cercavano di farsi strada con la forza per uscire dalla sua gola.
Lasciò scivolare una mano sulla bara più vicina.
- Non è giusto. – disse, mentre le lacrime cominciavano a scivolare giù sulle sue guance, - Dovrebbero essere insieme. Sono stati insieme dal primo momento in cui sono venuti al mondo. Non dovrebbero stare separati così per tutto il resto dell’eternità. – e la diga finalmente crollò, mentre lui si lasciava andare, appoggiando la testa sulla superficie lucida della bara, singhiozzando.
In un momento Gustav lo attirò a sé, stringendolo fra le forti braccia che l’avevano confortato sin da quando erano piccoli.
- Non lo sono. Shhh, Georg, non lo sono. Non sono soli.
Georg sollevò il capo, ancora tremante per il dolore.
- Che intendi?
Gustav si fermò un attimo, per asciugare le proprie stesse lacrime.
- Non sono soli. Ho pagato un tipo delle pompe funebri perché li mettesse nella stessa bara. L’altra è lì soltanto per conservare le apparenze.
Georg fissò sconvolto l’amico. Poi un piccolo sorriso cominciò a farsi strada sul suo viso, quasi strisciando. Il sorriso si trasformò in una risatina repressa, poi in un singhiozzo divertito, e ben presto Georg si ritrovò ad accasciarsi debolmente per terra, ridendo senza freni.
- Oddio. Oh, mio Dio, Gustav. Posso solo provare ad immaginare la conversazione. – guardò in altu Gustav, che lo stava a propria volta guardando con un sorriso sottile, - I gemelli l’avrebbero adorato.
Gustav ghignò e lo prese per un braccio, aiutandolo a risollevarsi in piedi. Poi tornò a guardare le bare, poggiando una mano sulla più vicina e sussurrando un addio quasi silenzioso, prima di allungarsi a prendere due rose dal vaso che ne conteneva il mazzo. Intrecciò i loro gambi e le passò a Georg.
- Andiamo a casa. Ti faccio un po’ di cioccolata.
- Con i marshmallow?
Gustav annuì seriamente.
- Non sarebbe la stessa cosa senza i marshmallow. – dopodichè si voltò e cominciò a camminare lentamente verso la macchina.
Georg guardò le rose che teneva in mano e si avvicinò alla bara che conteneva entrambi i suoi amici, insieme anche nella morte, nello stesso modo in cui erano sempre stati per tutta la loro vita.
- Ci rivedremo presto. – sussurrò. E poi si allontanò.
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