Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Darren/Max.
Rating: R/NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon, Angst, Language, Crack.
- Di come Dave si sia sempre pentito di aver cominciato a spiare qualcuno, e di come ciò l'abbia portato a un vicolo cieco e sbarrato con un cavalletto di legno.
Note: Qui.
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PARALLEL LINES, SEPARATE LIVES

Darren e Max si scambiano un “cinque” prima ancora di fare lo stesso con Naya e Chris, quando la ripresa si interrompe e un «Buona!» risuona contemporaneamente dalle due parti opposte del set: l’episodio sta procedendo a gonfie vele, ancor più di quanto non sia accaduto nei giorni passati, come se Prom Queen fosse il gran finale dell’intera stagione anziché l’interludio alla conclusione della serie.
«Spuntino!» grida Max agli altri tre, avviandosi di gran carriera verso il bordo del set prima ancora che uno degli altri si accinga a fare lo stesso. Darren deve correre, per raggiungerlo.
«Vacci piano, per oggi non abbiamo ancora finito» dice, tentando di far somigliare quelle parole a un rimprovero e fallendo miseramente. «Ti stai divertendo come mai prima.»
«Già.» Max è davvero su di giri, al punto da essere tra i pochi a non aver accusato la fatica di una settimana di lavoro più intensa del solito, per girare tutte le scene prima di trasferirsi a New York. «Già» ripete, e strizza Darren in un abbraccio da orso per trascinarlo fino al bar.

«Forse dovresti prendere esempio.»
David non prende bene l’allusione, esattamente come previsto: incrocia le braccia con uno sbuffo e distoglie ostentatamente lo sguardo. «Non me ne può fottere di meno.»
«Può darsi. Ma il tuo problema non è Kurt- almeno, non da un certo punto di vista» si affretta a specificare Blaine, protendendo le mani aperte in avanti in segno di scusa quando l’occhiataccia di David tenta di incenerirlo sul posto. «Tu hai problemi a relazionarti con chiunque.»
«Prova a ripeterlo di nuovo e ti mischio le ossa fino a non farti riconoscere il femore dal fegato.»
Blaine scrolla le spalle, lisciandosi la giacca e scrollando inesistenti granelli di polvere dalla sua spalla. «Stavamo dicendo?» replica, un sorriso furbo a increspargli le labbra. David lo pianta in mezzo al corridoio, furibondo, senza neanche dargli il tempo di aggiungere che, comunque, il fegato non è un osso.

«Cosa prendi?» domanda Max, sedendosi su uno degli sgabelli e facendo cenno alla ragazza che si occupa del catering perché si avvicini. Darren si arrampica sul proprio sgabello al suo fianco con qualche difficoltà, imprecando sottovoce per poi lasciarsi andare contro il bancone con uno sbuffo stremato ed esibirsi in un gesto vago al quale Max risponde con una risata e un’ordinazione per due.
«Come facevi a saperlo?» chiede Darren, sollevando la testa, e Max si volta a guardarlo con aria un po’ stupita.
«Sapere cosa?»
«Cosa avevo voglia di mangiare» risponde Darren con un sorrisino, e Max si stringe nelle spalle.
«Ho tirato a indovinare» risponde.
Darren si lascia andare ad un sogghigno complice e si avvicina a lui, strisciando lo sgabello sul pavimento. «Dici che possiamo portare via i sandwich e la Coca ed andare a fare un giro dove non va a guardare nessuno?» propone. Il rossore improvviso che colora le guance di Dave è sufficiente a costringere le sue labbra ad aprirsi in un sorriso perfino più sfacciato.

«Che fai?» chiede Blaine, individuandolo appoggiato contro il muro e raggiungendolo circospetto. David sbuffa, guarda altrove, sembra tremendamente annoiato e infastidito dalla semplice consapevolezza di averlo ancora intorno nonostante le minacce di poco prima, ma comunque risponde.
«Li tengo d’occhio» borbotta, «Non si sa mai.»
«Cos’è che non si sa mai?» domanda Blaine, inarcando un sopracciglio. «Non che è avresti il potere di fermarli, se anche decidessero…»
«Possiamo non parlarne?» sbuffa lui, cambiando posizione, in modo da fissare con più insistenza il proprio sguardo altrove, ignorando Blaine ormai vicinissimo al suo fianco.
«Ma ormai dovresti esserci abituato» sospira quest’ultimo, sollevando gli occhi al cielo in una silenziosa supplica di misericordia e scrollando le spalle, «Non è mica la prima volta che…»
«Cos’è che non ti è chiaro dell’espressione “possiamo non parlarne?”, esattamente?» sbotta Dave, voltandosi a guardarlo di scatto, gli occhi pieni di rabbia, le labbra piegate in una smorfia gonfia di irritazione e fastidio.
Cercando di dar fondo a tutta la propria pazienza, Blaine sospira ancora.

Max bacia Darren con la naturalezza di chi lo ha fatto molte altre volte, prendendosela comoda nell’assaporare le sue labbra piene e sempre atteggiate a qualche smorfia, lasciando che le sue mani si spingano dove meglio credano, gli palpino i muscoli degli avambracci, gli massaggino le spalle, sfiorino le sue guance chiazzate di rosso e scostino lembi di stoffa per accarezzargli la schiena; e per quante volte si siano detti l’un l’altro che non c’era bisogno di impegni, tra loro, Max non fa fatica ad ammettere che il tocco di Darren tra le sue gambe, a volte, è più soddisfacente della sua stessa mano.
Incurante della polvere e del pericolo che qualcuno possa effettivamente gettare un occhio lì dietro, Darren sfugge al bacio di Max con uno schiocco voluttuoso, gli sfiora ancora le labbra, poi scivola alla stretta del suo abbraccio fino a finire con le ginocchia ben poggiate per terra.
«Che fai?» gli chiede, sinceramente ignaro dei suoi pensieri.
«Qualcosa che ti piacerà.» Darren non può fare a meno di arrossire, ma slaccia la cintura dei pantaloni di Max con una decisione che neanche pensava di possedere.

Se non fosse Dave quello che si passa le mani tra i capelli una decina di volte in pochi secondi, arruffandoli in una maniera che risulta tenera e comica insieme, Blaine avrebbe più pietà di lui e lo lascerebbe da solo di fronte a ciò che sta succedendo. In ogni caso, lui non ha mai brillato né per delicatezza né per senso della tempistica (e sì che, in quanto cantante, dovrebbe essere in possesso di entrambi), così gli si avvicina e appoggia i gomiti al cavalletto che Max e Darren hanno spostato di traverso all’imboccatura di quella traversa, così da avere una visuale, seppur parziale, di ciò che chiaramente sta accadendo.
«È inutile fare quella faccia schifata.» Blaine studia di sottecchi i suoi occhi stretti come quelli di un gatto irritato e pronto a colpire. «Non ci credo, che non hai mai visto un porno.»
«Nessuno con la mia faccia.»
«Dovresti venire a patti con una cosa molto semplice, Dave.»
«Non voglio p-»
«Nessuno ti ha chiesto di farlo. Dimostra di essere poco più di un animale dotato di orecchie e ascolta.» Blaine lo spintona, proprio come ha fatto poco meno di mezz’ora prima nei corridoi della McKinley, e lo costringe a fare qualcosa di più che minacciarlo di una sana legnata. «A loro piace, David Karofsky. A. Loro. Piace. E non hai un solo fottuto diritto nel prenderti male per questo, perché senza di loro, noi non esistiamo.»
Dave gli tira un calcio abbastanza forte da fargli piegare un ginocchio fino a terra, ma non va via abbastanza in fretta da evitare di vedere qualcosa di orribilmente familiare colare dalle labbra compiaciute di Darren.

Darren ride, divertito dall’apparente incapacità di Max di allontanarsi da lui. Hanno già stabilito di darsi appuntamento per quella sera più di venti minuti fa, ma ogni volta che si sono ripromessi di baciarsi un’ultima volta e poi uscire da quella tana improvvisata - dai, Naya e Chris saranno preoccupati, ormai - per qualche motivo non risultava altrettanto automatico lasciarsi andare, sciogliere l’abbraccio e tornare dagli altri.
Max sospira, mandando giù il proprio sapore misto a quello di Darren per l’ultima volta, prima di appoggiare la fronte alla sua e sorridere con aria un po’ persa.
«Stasera ricambio il favore» promette con un ghigno carico di allusioni. Darren ridacchia, scuotendo il capo.
«Io non te l’ho chiesto» precisa, tirando fuori la lingua. Max lo prende per un invito, e lo bacia ancora.
«Ma io voglio farlo lo stesso» ribatte, scrollando le spalle e decidendosi finalmente a lasciarlo andare. Nel momento in cui lo fa, per un secondo Darren si sente incerto sulle gambe. Non si era neanche reso conto di essersi appoggiato a lui così tanto, e il pensiero è vagamente inquietante – inquietante? No, non è la parola giusta. Spaventoso - ma tutto sommato piacevole.
«D’accordo» concede, come si trattasse di chissà che permesso speciale. E poi saltella all’improvviso, riuscendo a stento a trattenere un urletto stupito, quando per salutarlo Max gli pizzica il sedere.

Lo trova seduto su una panchina, appena fuori dagli studi. Sospira e si siede al suo fianco, pensando che ci vuole davvero troppa pazienza, con questo ragazzo, e lui probabilmente non ne ha a sufficienza.
«Volevo prendere una limonata» comincia a sorpresa Dave, sospirando, e Blaine si volta subito a guardarlo, concedendogli istantaneamente tutta la propria attenzione, «Per rinfrescarmi, sai. Ma poi ho pensato che nessuno poteva vedermi.»
«E me lo stai dicendo perché…?» domanda, sinceramente curioso, strisciando sulla seduta della panca per avvicinarsi un po’. Dave sospira un’altra volta, stringendosi timidamente nelle spalle.
«Non ne sono sicuro» ammette in un sussurro, «Forse ho solo voglia di parlare.»
Blaine sorride, appoggiandogli una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.
«Io ho tempo» si offre, appena riesce a incrociare gli occhi di Dave, «Essere un personaggio fittizio aiuta, in certi casi.»
Dave si morde un labbro, distogliendo nuovamente lo sguardo, e Blaine potrebbe giurare di averlo visto arrossire appena.
«Non so neanche cosa ti voglio dire» borbotta imbarazzato. Blaine non può fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina divertita.
«Comincia dall’inizio» lo invita, «Coraggio.»
Faticosamente, Dave schiude le labbra, e comincia a parlare.
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